Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Lely1441    14/02/2011    3 recensioni
Sento di poterti odiare, a volte. Di poter odiare il tuo volto perennemente sorridente. Vorrei prendere un sasso appuntito e sfregarlo sopra quel tuo bel viso… Sopra le guance rosee, sopra le labbra sempre stirate all’insù. Farebbe male, vero? Pensa, non farebbe la metà del male che provo io in ogni dannatissimo minuto d’esistenza. Mi chinerei su di te, ti graffierei quella tua bella pelle, la bacerei solo per poterne succhiare il sangue che scorre. E la mia bocca sarebbe veleno, per te. Io sono veleno, per te.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aripiprazolo

 

 

 

Tu non lo sai cosa significa soffrire.

Davvero. Non lo dico con disprezzo, ma rido quando penso al tuo mondo schifosamente perfetto, al tuo volermi essere accanto quando - cazzo! - non puoi capire.

Sento di poterti odiare, a volte. Di poter odiare il tuo volto perennemente sorridente. Vorrei prendere un sasso appuntito e sfregarlo sopra quel tuo bel viso… Sopra le guance rosee, sopra le labbra sempre stirate all’insù. Farebbe male, vero? Pensa, non farebbe la metà del male che provo io in ogni dannatissimo minuto d’esistenza. Mi chinerei su di te, ti graffierei quella tua bella pelle, la bacerei solo per poterne succhiare il sangue che scorre. E la mia bocca sarebbe veleno, per te. Io sono veleno, per te.

Sarebbe come versare dell’alcol sulle tue ferite. Lo senti questo crepitio? Sono le tue future cicatrici che agonizzano nel mio piacere. È il suono della mia mente malata. Trovo conforto nel tuo dolore, chissà perché. Forse perché cerchi sempre di avere una risposta per me, quando le risposte non me le darebbe nemmeno Dio. Se mi dai una risposta vuoi essere migliore di me, ti credi migliore di me. E non lo sei. Hai semplicemente avuto una vita più facile. Quanto vorrei tapparti il becco, in quei momenti… Stringerei le mie dita sulla tua bocca, premerei i palmi aperti su di essa. Vedrei i tuoi occhi spalancati sul buio, sul marcio - su me. Avresti paura. Capiresti la mia sofferenza. E quella dannata paura - forse te la faresti persino sotto, che dici? - mi darebbe una scossa di piacere così forte da provocarmi un orgasmo. Stringerei le mie gambe intorno alla tua vita, ti spezzerei il bacino. Urleresti? Forse, ma io te lo starei impedendo. Il dolore non ti farebbe avere neppure un’erezione decente, quindi dovrei accontentarmi di fare da sola - una mano sulla tua bocca, una mano dentro di me. Sei mai stato dentro di me? Dentro di me davvero, intendo. Hai mai fatto un giro dentro il mio inferno personale? No? Che peccato. Lì ho a disposizione le mie torture migliori - sai, quelle che ora non si trovano più in giro - e le userei tutte, tutte su di te.

Ti rigurgiterei addosso tutto il mio dolore, vedendoti implorare pietà, chiedendo perdono perché tu sei innocente, perché hai solo cercato di aiutarmi, davvero. Hai cercato di fare il buono. I buoni sono sempre ripagati dalla vita, essa li coccola e li porta in palmo di mano…

Spiacente, tesoruccio, ti svelerò un segreto: qui nessuno ha ciò che si merita, fattene una ragione. E muori come lo stupido escremento umano che sei…

 

Le porte della cella si aprirono con un cigolio assordante. Non aveva sentito i passi avvicinarsi, ma il tono della guardiana la scosse nel profondo. Odiava quella donna.

C’erano visite, stava dicendo. Prese un bicchiere dal lavandino, lo riempì d’acqua e lo svuotò con un solo sorso. Si pettinò con le dita, alla bell’e meglio, e si presentò con ancora i segni del cuscino sul volto.

L’uomo la fissava sorridente e fiducioso. Si sentì profondamente stomacata.

«Oggi è finito il tuo isolamento, sono venuto per farti una sorpresa».

Il suo odore era insopportabile. Riusciva a sentire il sole mattutino che gli aveva accarezzato la pelle, l’asfalto bagnato che aveva abbracciato le sue scarpe, l’orgasmo di qualche puttanella che si era stretta a lui la sera prima, le parole dolci che si erano scambiati. Stronzo.

«Grazie, doc».

Perché, sì, era in cura psichiatrica. Ma stava decisamente meglio quando non doveva iniettarsi quella merda nel braccio. Era più lucida. Più forte. Più sé stessa.

«Come va?»

Lo guardò socchiudendo gli occhi. Quale tentativo patetico di iniziare una conversazione…

«Bene». Vaffanculo. Muori.

«Sono contento».

«Stanotte l’ho sognata, doc», continuò lei, in tono estasiato. L’uomo sorrise, vagamente compiaciuto.

«Spero sia stato un bel sogno».

Lo fissò con la testa inclinata, un sorriso osceno che solo lei poteva sentire sulle labbra.

«Oh, sì. È stato bellissimo».

 

 

 

Unico appunto: non ho nulla contro San Valentino, lo giuro. L’ho persino festeggiato! XD

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Lely1441