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Autore: chances    15/02/2011    1 recensioni
E' la prima volta che postiamo qui. Questo primo capitolo è solo un'anticipazione di ciò che sarà la nostra effe effe, spero che questo inizio vi piaccia. Un bacio
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A new day has come.
 
 
Hayley.
Sveglia ( http://www.youtube.com/watch?v=SgM3r8xKfGE )
L’i-phone poggiato sul comodino di fianco al mio letto si risvegliò nel buio totale della mia camera, segno che era giunta l’ora di alzarsi. Un nuovo giorno era cominciato, non un giorno qualunque, ma IL giorno: l’ ultimo anno di liceo.
Le note della mia sveglia risuonarono nella stanza facendo da colonna sonora a quella giornata; energica, mi alzai dal letto gettandomi immediatamente sotto il getto freddo della doccia. Il rumore del phon sovrastava ogni rumore, ma la musica la sentivo dentro, scorreva nelle vene, fluida e intensa, con la spazzola tra le mani, a mò di microfono, muovevo il mio corpo a ritmo di musica, lasciandomi pervadere da un’energia  che solo la musica sapeva darmi.
Nel frattempo cominciai a cercare gli abiti (http://i55.tinypic.com/1z54xua.png) da indossare gettando dietro le spalle tutti quelli che non mi piacevano; stavo ancora ballando quando la porta si spalancò di botto lasciando entrare una ragazza sulla ventina, bionda, un sorrisino strafottente dipinto sul viso, lo sguardo fisso su di me: vi presento mia sorella, Vanessa Miller.
V:”La colazione è pronta, sfigata..” disse ridendo di me, uscendo dalla stanza.
H:”Oddio – dissi fingendomi sconvolta – non ti muovere..” mi portai le mani alla bocca.
V:”Che cosa c’è, che cosa c’è?” disse terrorizzata toccandosi dappertutto.
H:”E’ enorme, orribile, poi guarda quegli occhi.”  dissi indicando il suo viso inorridita..
V:”Hayley che cos’è?” disse urlando come una gallina .
H:”Ah no scusa, era solo la tua faccia.” Dissi decisa, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e ridendo a crepapelle uscii dalla stanza, scendendo in cucina.
Mi sedetti sullo sgabello, mamma era dietro alla cucina che come suo solito preparava i suoi speciali pancake per colazione.
H:”Buongiorno..” dissi sorridendo bevendo un sorso di caffè e addentando la mia colazione.
M:”Allora agitata per oggi?”
H:”Non più di tanto..” dissi distratta dai passi di Vanessa che scendeva arrabbiata giù dalle scale.
V:”MAMMA – strillò con la sua voce acuta, quasi fastidiosa – non sai che cosa mi ha fatto Hayley”
M:”Che cosa è successo?” disse sbuffando.
H:”Oh si è fatto proprio tardi – dissi guardando l’orologio per finta – a più tardi famiglia..” dissi ingurgitando l’ultimo pezzo di pancake e sorso di caffè, quasi strozzandomi.
Quasi di corsa uscii da casa. Le cuffie dell’ipod fisse nelle orecchie, portavo la musica con me ovunque andassi; la scuola distava pochi isolati dalla mia casa, motivo per cui arrivai dopo soli 15 minuti o giù di lì.
Il piazzale era già colmo di studenti e insegnanti. C’era il gruppo dei secchioni, se ne stavano tutti seduti sui gradini con la testa china su quegli spessi libri, chissà poi a ripassare cosa; gli alternativi, invece, loro si che erano interessanti, non gli fregava nulla di ciò che le persone pensavano di loro, indossavano abiti stravaganti, avevano comportamenti strani, alle volte potevano sembrare un po’ svitati; gli sportivi e le cheerleaders, quello era il gruppo di Vanessa, che da un anno allenava la squadra di quelle oche con i pop on, naturalmente ognuna impegnata con un diverso giocatore di football, la loro unica preoccupazione? Se lo smalto fosse in tinta con il calzino del giorno; e poi c’ero io, una semplice ragazza diciannovenne americana con la passione per la danza.
 
Rachel.
Sveglia (http://www.youtube.com/watch?v=_O8HTGdBIwg&feature=fvst )
I caldi ma ormai deboli raggi del sole settembrino penetravano dai vetri della mia finestra colpendo in pieno il mio viso. La sveglia cominciò a intonare le parole dell’ultima canzone di Kesha riempiendo la camera di energia positiva; afferrai il morbido cuscino che tenevo sotto la testa e lo premetti forte sul viso emettendo dei suoni simili a lamenti.
Un nuovo giorno era cominciato. Lo scorso anno avevo terminato l’ultimo anno di liceo ed ora mi ritrovavo a vivere la vita vera, non quella che ogni adolescente è solito sognare durante l’ora di filosofia nei banchi di scuola.
Oggi avrei cominciato a lavorare per la prima volta nei miei vent’anni di vita; qualche settimana prima avevo fatto un colloquio da Starbucks e stranamente ero stata assunta pur non avendo nessuna esperienza.
A fatica ma piuttosto ottimista mi alzai dal letto e come da routine mi gettai sotto la doccia lasciando che quel piccolo box rettangolare diventasse il mio piccolo palcoscenico dove mi esibivo con una bottiglietta di shampoo come microfono.
Canticchiando sottovoce la canzone scelsi i vestiti ( http://i55.tinypic.com/1gj1jm.png)adatti per l’occasione, non sapendo che abbigliamento avrei dovuto tenere optai per qualcosa di semplice.
Non appena scesi le scale, Ryan, il mio fratello minore, mi corse incontro con la sua solita espressione solare e vivace.
R:”Rachel muoviti o faremo tardi a scuola..” disse con aria preoccupata.
Senza rispondergli, limitandomi ad un segno di assenso, corsi un cucina, presi al volo una fetta di pane tostato e tornata in sala, presi per mano Ryan facendolo salire sull’auto.
La scuola non distava molto da casa , arrivammo davanti all’istituto in men che non si dica.
Ra:”Passa una bella giornata piccoletto..” dissi spettinandogli i capelli.
R:”Rachel così mi spettini tutto..” disse il bimbo sistemandoseli.
Ridendo per il gesto del bambino, lo salutai con un bacio sulla guancia guardandolo allontanarsi dall’auto. Sorridendo tra me e me, raggiunsi Starbucks.
Ra:”Buongiorno mi chiamo Rachel e…”
X:”Mi scusi signorina, non compriamo niente..” disse non guardandomi neanche in faccia.
Ra:”Ma veramente io sarei qui per il mio primo giorno di lavoro..” dissi timidamente.
Il ragazzo bruno che mi aveva parlato alzò lo sguardo , notai che aveva dei grandi occhi verdi espressivi, sorrise imbarazzato.
X:”Scusa mi dispiace, non sapevo che.. – farfugliò – piacere sono Taylor, il tuo capo qui..” disse con voce gentile.
Ra:”Ah come Taylor Launter?” chiesi spudoratamente.
T:”Taylor chi?” assunse un’espressione interrogativa.
Ra:”Niente lascia stare..” mi arresi.
T:”Cominciamo da subito, lavorerai dal lunedi al venerdi, un giorno al pomeriggio uno al mattino, lì – disse indicando il bancone – c’è la macchinetta del caffè – e indicò altri attrezzi – e questa è la nostra divisa..” disse porgendomi un grembiule di un acceso arancione.
Ra:”Carina…” dissi acutizzando la voce fingendo che mi piacesse.
T:”Ti ci abituerai..” disse ridendo allontanandosi da me, capendo dalla mia espressione ciò che realmente pensavo su quella divisa che probabilmente era stato lui stesso a scegliere.
Durante la mattinata ebbi l’occasione di prendere confidenza con il locale, d'altronde ero abituata a casa a prendermi cura di altre persone, quindi il tutto non mi risultava poi cosi difficile. Fortunatamente quella mattina non vi era molta confusione quindi riuscii a portare  a termine il turno senza troppo imbarazzo e figuracce con Taylor che sembrava soddisfatto del mio lavoro.
Mentre facevo la commessa, però, la mia mente era rivolta a tutt’altra attività, rivolto a ciò che amavo veramente, la musica.

  
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