Tic, tic, tic.
Il temporale sgocciolava via, nei lievi rumori del mattino.
Gellert sentì Albus muoversi nei gesti alla cieca del risveglio, ma non si girò.
Continuava a guardare lassù, verso l'effimero di un vago arcobaleno.
Albus si avvicinò.
"Che guardi?"
Un bacio leggero, poi rispose indicando l'arcobaleno.
Al sorrise.
"Bello. Peccato duri così poco".
I colori, nell'indifferente brezza del mattino, cominciavano a svanire.
"Einen Regenbogen, der eine Viertelstunde steht, sieht man nicht mehr" ribattè Gellert.
Albus non si mosse dall'incavo del collo del compagno e brontolò: "Goethe, che guastafeste. Tu stai durando ben più di un quarto d'ora, mein Regenbogen".
"E ancora non ti sei annoiato?"
Una risata, su un futuro incerto.
[La citazione di Goethe mio significa "Un arcobaleno che dura un quarto d'ora non lo si guarda più"]