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Autore: dark_witch    16/02/2011    3 recensioni
Lavorando proprio davanti al Cinema Odeon a Londra e non poter andare a vedere la premiere di "Le cronache di Narnia: il principe Caspian" come la prendereste? e se poi la serata si trasformasse come per magia? [Il rating potrà subire variazioni]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccomi ad aggiornare questa Fanfic...ho notato che qualcuno l'ha letta e ne sono contentissima! (Credevo di aver fatto male a postarla)
Se volete farmi sapere cosa ne pensate, fatevi avanti, a me fa solo che piacere!
Buona lettura!!


Cap. 2
"Hot Chocolate"


Questa è un'occasione d'oro e non posso rovinarla. Mentre mi occupo di latte, acqua calda e bustine del tè butto lo sguardo al tavolo di Ben. Victoria si è seduta sul divanetto vicino a lui, mentre il ragazzo osserva il grande quadro alle sue spalle. Una copia di un manifesto del Moulin Rouge. Prima di tornare al tavolo mi dirigo alla porta d'ingresso e giro il cartello mostrando la scritta “Closed”. Prendo il vassoio con entrambe le mani e mi avvio al tavolo. Due tazze fumanti di cioccolata calda con panna e col mio tocco finale, piccoli marshmallows e una tazza di tè verde. Il tutto accompagnato con due piattini di pasticcini. Mentre porgo la tazza a Vic la guardo malissimo e, appena se ne accorge, mi risponde che Ben l'ha invitata al suo tavolo. E te pareva che quella non riusciva a rimorchiare persino Ben Barnes? Alquanto scocciata prendo la mia tazza di cioccolata tra le mani, rubo due pasticcini e mi posiziono esattamente al tavolino davanti, vicino alla vetrata.
- Ma perché non stai qui con noi?
Mi chiede il ragazzo.
- Perché da qui posso vedere Londra di notte. Tutte le luci, la gente che passeggia ignara che io la osservi. E' come spiare dal buco della serratura e voi inglesi mi incuriosite molto.
Dico senza distogliere lo sguardo dal grande teatro davanti.
- Anche voi italiani siete molto curiosi.
Mi dice mentre si alza dalla sua poltrona per accomodarsi difronte a me. Per un pelo riesco a non strozzarmi col marshmallow che mi si è piantato di traverso nella gola. Tossisco un paio di volte per mandar giù quel dolcetto e poi porto la tazza fumante alla bocca. Ne prendo un lungo sorso e socchiudo gli occhi. Non c'è niente di meglio, dopo una giornataccia di lavoro, di una bella tazza di cioccolata calda, è come entrare in paradiso. La sento scivolare dolce lungo la gola. Il brivido che mi causa mi fa venire la pelle d'oca. E quando riapro gli occhi mi ritrovo quelli di Ben fissi nei miei. Sorrido cercando di non mostrargli il mio imbarazzo.

- Cosa c'è che ti incuriosisce di noi italiani?
Chiedo continuando a guardare fuori dalla vetrata.
- Il vostro modo di vivere, sorridete sempre, siete molto calorosi, amate la buona cucina, il buon vino, la buona compagnia.
- E questo sarebbe strano? Non dirmi che tu sei musone, ti piace la cucina inglese, il vino scarso e stare solo.
- No, certo che no, però sembra che per voi sia vitale.
- E' tutto unito se ci fai caso. Noi amiamo la buona compagnia e per renderla ancora più piacevole preferiamo mangiare e bere bene. Il calore ci è dato dalla nostra terra baciata dal sole. E non tutti sono così calorosi come credi. Strano che tu non abbia detto che siamo morbosamente legati alla nostra famiglia, è uno dei tratti di riconoscimento di noi italiani!
Mi sorride. E stavolta è lui che guarda fuori dalla vetrina. Gli occhi che corrono sulle scie lasciate dalle macchine. Questi inglesi sono più ermetici delle scatole della tupperware! Anche con Vic ho faticato molto per farla aprire. Sarà anche vero che noi italiani siamo troppo aperti col prossimo, ma è altrettanto vero che gli inglesi sono chiusi come pochi.

- Un penny per i tuoi pensieri.
Ok forse ho esagerato un po' facendogli questa osservazione, ma questo silenzio mi sta letteralmente mandando al manicomio. Il suo sguardo interrogatorio non aiuta la mia insicurezza.
- Scusa, forse non dovevo intromettermi.
- Tranquilla, non ci sono problemi! È proprio questo che intendevo quando dicevo che siete calorosi.
- Impiccioni vorrai dire!
Detto questo il suo sguardo si illumina e la sua risata risuona fragorosa nel locale. Almeno una cosa buona l'ho fatta, farlo ridere di gusto. Dovrei darmi al cabaret, qui in Inghilterra andrei forte non c'è che dire!
- E' che è stata una serata lunga, pesante e faticosa. Dover sorridere per forza anche quando non ti va, dover fingere interesse e soprattutto dover sopportare la compagnia di gente a cui non interessi nulla. Diciamo che non è stata una delle mie migliori serate!
E mi sorride nuovamente.
- Mi spiace, ma in qualche modo è il tuo lavoro. Io pure devo sorridere spesso, non devo mai rispondere ai clienti, non posso lamentarmi e devo accettare tutto, comprese le mance da fame che mi lasciano quindi...Benvenuto nel club Ben!
E ride, un'altra volta. Mi piace far sorridere la gente, ancora di più quando si tratta di persone che hanno uno sguardo spento, triste, stanco. E far ridere Ben mi riempie di gioia. Vic ci si avvicina e mi chiede se può staccare un po' prima, tanto la situazione è sotto controllo. Annuisco e la lascio andare, non è la prima volta che devo chiudere da sola. Quando sbuca dalla porta dei camerini ci saluta e spegne le luci del bancone. Ora siamo nella penombra, illuminati solo dai lampioni sulla strada. E' il momento della giornata che preferisco. Nessuno che mi dà ordini, che mi riempie di compiti, che minaccia di licenziarmi. Io, il buio, una tazza di cioccolata e Londra. E stasera ci aggiungo Ben. Credo che meglio di così la serata non potrebbe andare. Anzi già penso al momento dei saluti e un'ondata di tristezza mi riempie il cuore. Mando giù il resto della mia cioccolata tutta d'un fiato per allontanare quel pensiero. Appoggio la tazza sul tavolino e quando rialzo gli occhi vedo Ben che mi osserva stranito.

- Che c'è?
- Sei sporca di cioccolata.
Ti prego Dio fulminami immediatamente! Non ci credo! In 25 anni non mi sono mai sporcata con la cioccolata, doveva accadere proprio oggi? E poi siamo al buio come diavolo ha fatto a vederlo? Ha gli occhi bionici? Non mi meraviglierei che Dio lo abbia dotato, oltre che di una sana dose di figaggine acuta, anche di vista a raggi X. Prendo immediatamente il tovagliolo e inizio a scorticarmi la bocca. La foga aumenta quando Ben scuote la testa a destra e sinistra. Ok, recepito il messaggio, sono ancora sporca. Continuo a massacrarmi la faccia con quel tovagliolo fatto di carta vetrata, ma non ottengo risultati dato che la testa di Ben continua a muoversi. Sbuffo.
- Lascia, faccio io.
Panico totale. Allunga delicatamente la mano e l'appoggia sul mio naso. Toglie quel poco di cioccolata che ci è finita e si ripulisce.
- Vorrei proprio sapere come ci è finita lassù!
Dico in tono arrendevole causando la sua ilarità.
- Sei proprio simpatica! Una serata così mi serviva dopo l'incubo della premiere.
- Non credo sia carino sentirti chiamare Caspian o Dorian vero?
- Fosse solo quello il problema! Quando mi avvicino alle ragazze iniziano ad urlare, piangono e farfugliano qualcosa in un inglese che a stento riesco a riconoscere. E poi mi dicono quanto sono bello e basta. A volte vorrei essere considerato anche per altro, oltre che per l'aspetto fisico. E vorrei che mi chiamassero col mio nome, come hai fatto tu!
Mi dice mentre si alza dalla sedia e avvicinando gli occhi pericolosamente verso i miei. Deglutisco a fatica un groppo di saliva che sembra essersi incastrato in gola. Per recuperare ed evitare che il suo avvicinamento mi causi un embolo, mi alzo dalla sedia e prendo la mia tazza e il piattino e mi dirigo al bancone.
- Sono giovani e confondono la realtà con quello che vedono nello schermo. Non dovresti prendertela più di tanto. Là fuori c'è gente che pagherebbe per stare al loro posto e poterti rivolgere anche solo una stupida domanda sul tuo lavoro, ma purtroppo sono inchiodate dietro ad un bancone del bar.
Ok non mi sono accorta di aver parlato troppo e di essermi svelata. Ormai quello che è fatto è fatto, non posso certo rimangiarmi le parole o schiacciare il tasto rewind! Se ci fosse starei sempre ad usarlo!
- Come te magari?
Mi dice avvicinandosi dietro al bancone. Appoggia la sua tazza nel lavandino e puntella le mani dietro la mia vita. Vicino, troppo vicino.
- Magari, e chi lo sa?
Sorrido, mi volto e cerco di pulire quei 3 oggetti prima di chiudere il locale. Lui non si fa abbattere dalla mia reticenza e avvicina la bocca al mio orecchio.
- Preferirei una sola come te piuttosto che cento come quelle!
Fortuna che gli do le spalle, altrimenti si sarebbe accorto delle mie guance diventate rosse al suono di quelle parole, allo sfioramento della sua guancia sul mio orecchio. Credo di aver perso anche qualche battito del cuore, che è prontamente ripartito aumentando velocemente, tanto che ho paura che lui possa sentirlo.
- La prossima volta invitami, così ti farò ridere tutte le volte che vuoi e non ti scoccerai a presenziare ad una premiere!
E questa da dove mi è uscita? Da quando sono così esplicita e sicura? Non credevo di possederla. Che sia un altro potere di Ben? Dio aveva proprio quantità di doni e pregi da distribuire, tutti allo stesso soggetto oltretutto!
- E' una richiesta?
- No, è un'affermazione, sta a te accettarla o meno.
Mi volto verso di lui sorridendogli. O bene o male.
- Accetto volentieri!
Poi abbassa le mani e le porta dentro la tasca del mio grembiule. Afferra il taccuino e la penna e scrive il suo numero di telefono. Ok caro, tu non hai capito niente se pensi che io ti chiami! Il suo sguardo si accende, di una luce strana, diversa da quella che aveva quando rideva. Una luce provocatoria che aumenta mentre mi porge il block notes. Lo afferro e riporto il mio sguardo nel suo. Di sfida.
- E da quando tocca ad una ragazza chiamare un ragazzo?
Gli dico e per risposta piega la testa da un lato. Lo sguardo provocatorio cede il passo a quello confuso. Mi porto la penna alla bocca, prendo il cappuccio saldamente tra i denti, la stappo e scrivo il mio numero di telefono. Strappo il foglietto e lo infilo delicatamente nella tasca della giacca.
- E non aspettare troppo a chiamarmi!
Gli dico avvicinandomi al suo orecchio. Ok questa è la conferma che la mia cioccolata doveva essere corretta con tequila o qualcosa del genere, o non si spiegherebbe questo mio atteggiamento da gatta morta. Prendo il suo polso con la mano, lo sollevo e passo sotto.

Mi allontano dal bancone per dirigermi nel camerino. Mi tolgo il grembiule, lo ripongo nel mio armadietto e mi infilo il cappotto, con annesso cappello di lana. Londra a gennaio è veramente fredda. Tutto questo sotto lo sguardo di Ben che è rimasto appoggiato allo stipite della porta. Afferro la mia borsa e mi avvicino al ragazzo.
- Forza principe Caspian è ora di andare a casa!
Gli dico mentre lo afferro per un braccio e cerco di trascinarlo fuori dal locale. Lui ride.
- E se non fai il bravo potrei continuare a chiamarti Caspian quindi stai attento a come ti comporti!
- Agli ordini!
Mi risponde mentre usciamo dal bar inondati dalle nostre stesse risate.
- Io vado a prendere la metro, tu che fai?
Gli chiedo sperando che si offra per darmi un passaggio in macchina.
- Io ho la macchina che mi aspetta dietro al teatro, vuoi un passaggio? E' pericoloso girare a quest'ora per Londra!
- Lo so, per questo accetto volentieri il tuo passaggio principe!
Sorrido e mentre ripongo le chiavi del bar nella borsa lui allarga il braccio. Lo guardo alzando un sopracciglio e lui accentua il gesto. Stremata lo accontento e porto il mio braccio sotto al suo. Quando arriviamo alla sua macchina l'autista ci apre la portiera e prima di salire do il mio indirizzo all'uomo che annuisce. Salgo per la prima volta in vita mia su una limousine. Ancora non ci credo alla pazza serata che ho appena trascorso. A quei due occhi neri che continuano a scrutarmi mentre osservo meravigliata questa macchina. Quando arriviamo sotto al mio palazzo apro la portiera prima che lo faccia l'autista e Ben mi segue fin sotto al portone.
- Buonanotte.
- Buonanotte e grazie per la bella serata.
Mi risponde avvicinandosi alla mia guancia e lasciandomi un dolce bacio. Mentre lui risale sulla macchina non posso far altro che attaccarmi un pizzicotto sul braccio. No, non sto sognando, è la realtà. Stasera mi addormenterò non dovendo sognare ad occhi aperti il suo volto. Mi addormenterò ripensando a tutta la magnifica serata.

   
 
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