Era una giornata particolarmente afosa.
Intorno, nulla si muoveva.
Silenzio, tranne un frinire di cicale, laggiù, vicino al fiume.
Nella stanza, l'unico a non avvertire il caldo soffocante era Gellert, che aveva appena iniziato una delle sue orazioni sul futuro che li attendeva con grande -e inutile- dispendio di gesti frenetici.
Albus lo guardava dal basso verso l'alto, sorridendo.
"...Padroni della morte, Albus, lo capisci?! ...Albus, mi stai ascoltando o cosa?"
"Gellert", rispose, senza smettere di sorridere. "Io ti ascolto sempre. Il fatto è che stai diventando monotono. So cosa ci attende. Ma perché dovrei preoccuparmi di diventare padrone della morte quando ho già te?"
"Sdolcinato".
"Noioso".
Un sorriso più ampio.
In fondo entrambi volevano lo stesso. O si sforzavano di crederlo.