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Autore: _rainbow_    17/02/2011    33 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao ragazze!
Prima di tutto, vi volevo informare che credo proprio di aver trovato dei tempi regolari nello scrivere che mi porteranno a postare, perciò, due capitoli alla settimana: ossia il lunedì e il giovedì (salvo, ovviamente, impedimenti particolari).
Detto questo, introducendo il capitolo di oggi, dato che vi si accenna, mi trovo a voler precisare un punto per me importante sul personaggio di Edward, così come lo immagino io: non è un uomo che disprezza o "usa" le donne, manco fossero kleenex. Infatti, non avrà avuto schiere di donne al suo fianco (e nel suo letto, aggiungo) anzi, ne avrà avute poche, e con le quali avrà incontrato una certa difficoltà ad approfondire i sentimenti verso di loro, proprio in ragione di quei discorsi fatti a Bella sull'influenza che ha esercitato suo padre su di lui. E' un uomo di trent'anni, avrà maturato la sua esperienza ovviamente, ma tutto in una misura che lo renderà "normale".
Scusate se ho voluto sottolinearlo, ma non credo che il "fascino" di un uomo, agli occhi di una donna, passi attraverso il numero di donne che ha avuto. Anzi, un uomo così, mi darebbe un'impressione di superficialità e mancanza di rispetto, che lo renderebbe solo più "povero" ai miei occhi.
Opinione assolutamente personalissima, ci tengo a sottolineare anche questo. Per cui, più o meno condivisibile.
E adesso datemi pure dell'inguaribile romantica, della sognatrice... insomma, fate voi, basta che non mi insultiate! XD!
Buona lettura, a presto.
R.








Bella si sentiva come sull'orlo di un precipizio: poteva fare un passo in avanti, e precipitare nell'ignoto, oppure farne uno indietro, e rimanere al sicuro.

Il cuore le batteva forte, la salivazione le si era azzerata, le mani le tremavano, mentre quella furiosa battaglia proseguiva dentro di lei: chiedere o non chiedere?
Aveva sollevato appena lo sguardo dalla rivista che da più di cinque minuti faceva finta di sfogliare, perchè in realtà non vedeva più neanche mezza parola o immagine.
Aveva guardato ancora Edward, all'altro capo del piccolo tavolo, intento come lei a sfogliare una rivista, la sua di nautica però. Appariva concentrato, ma non teso. Aveva l'atteggiamento tipico di chi si sta godendo una lettura impegnativa, ma piacevole.
Le sue lunghe dita tenevano l'angolo del foglio sollevato, sino a che non arrivava il momento di girarlo.
Bella aveva pensato di essere davvero in piena tempesta emozionale, per arrivare a concentrarsi su una cosa così sciocca come le sue dita che giravano le pagine di una rivista.
Il problema era che da quando aveva trovato quel servizio su di lui, su quella maledetta rivista, un pensiero fisso le era entrato in testa, portandola appunto sull'orlo di quel precipizio: chiedere o non chiedere ad Edward quella domanda che le bruciava sulle labbra, e non solo lì?
Alla fine, preoccupata che il cuore le schizzasse davvero fuori dalla gola, si era buttata.
- Edward, hai mai pensato di sposarti?
La sua reazione era stata istantanea: aveva sollevato la testa di scatto, guardandola tra il sorpreso e l'interdetto.
Certo la sua domanda gli era dovuta sembrare alquanto strana ed improvvisa. Però non imbarazzante, evidentemente, dal momento che sorpresa e confusione, avevano lasciato il posto ad un'espressione più pensierosa nei suoi occhi, dopo la reazione iniziale.
- No, direi proprio di no.
La prima sensazione che aveva provato Bella era stata di sollievo, senza saperne ancora bene il perchè. Poi, una volta che era stato lui a fissarla come in attesa che lei ora giustificasse quella sua domanda, aveva iniziato a cercare le risposte dentro di lei.
- Scusa, per avertelo chiesto così all'improvviso. Non è che non ci avessi mai pensato... anche prima, intendo... cioè, prima di adesso...
Ecco, adesso che lui la fissava così, cioè concentrato su di lei, Bella aveva iniziato a pentirsi di non essersene stata zitta.
Ma c'era stato quel senso di colpa... e poi quel fastidio... e sì, anche quella punta di gelosia, a cui proprio non era riuscita a resistere.
- In effetti un pò inaspettata come domanda... ma perchè no, è una curiosità legittima anche questa, da parte tua.
Il suo atteggiamento le stava confermando che Edward non si sentiva in imbarazzo, forse solo sorpreso che lei avesse chiesto questo e non altro, su di lui.
A dire il vero, ora era lei a sentirsi un pò in imbarazzo, ma nonostante questo, rimaneva quello strano bisogno di chiarire la cosa con lui.
Così aveva raccimolato altro coraggio, era tornata indietro di diverse pagine, ed aveva alzato e girato la rivista in direzione di Edward.
Gli occhi verdi si erano impercettibilmente assottigliati, ed un lampo di fastidio, o forse più di rabbia, era passato veloce.
Poi era tornato a guardare lei negli occhi, ed era tornato più tranquillo.
- Pensavo fosse una rivista più seria... il suo direttore gode di una buona fama.
Il commento era stato vagamente laconico, ma lo sguardo era rimasto attento e puntato su di lei.
L'articolo che aveva mostrato ad Edward, e che le aveva suscitato dei pensieri ben precisi nella testa, titolava a grandi lettere "Edward Cullen: ultima estate da scapolo?".
Poi l'articolo iniziava così: "Fonti certe danno come imminente il matrimonio tra il facoltoso Edward Cullen e la bravissima attrice Alyssa Kent. I due sono stati visti più volte insieme, in varie occasioni più o meno ufficiali. Persone vicine all'attrice, ricordiamo tre volte premio Oscar, dicono che abbia rinunciato ad una importante proposta che l'avrebbe vista impegnata proprio dal prossimo autunno. Le motivazioni addotte sembrano essere davvero futili, tanto che lo stesso regista che se le è sentite snocciolare, le ha trovate un chiaro tentativo per gettare fumo negli occhi. Da parte di Edward Cullen, come sempre, giunge il massimo riserbo. La privacy del re della finanza è oggetto di grande attenzione da parte di tutti coloro che lo affiancano sia nel lavoro che nella sua vita privata. Rimane quindi da capire..."
Proseguiva con altre informazioni, intercalate da foto di Edward in compagnia di Alyssa, tutte in occasioni sicuramente mondane. Lo confermavano i loro abiti da sera e i luoghi in cui erano state scattate. Bella aveva notato che in nessuna avevano mai avuto un atteggiamento "intimo", però non rappresenteva una prova abbastanza certa che la cosa non fosse vera.
- Direi che sono venuto abbastanza bene in tutte le foto, considerata la bellezza sfolgorante di Alyssa, non trovi?
Le stava anche sorridendo, adesso.
- Certo, i miei anni si vedono tutti... ma d'altronde, di sottopormi a chirurgia estetica come fa lei, non se ne parla proprio.
Bella non si era aspettata proprio quel tipo di reazione ironica, e ne era rimasta un pò spiazzata.
- Quindi, niente nozze?
- No. Solo una conoscenza piacevole, la nostra. Alyssa si è rivelata una persona brillante con cui chiacchierare, superando la noia di eventi a cui sono stato costretto a partecipare.
Si era sentita sollevata. Il senso di colpa stava scivolando via. Insieme al fastidio, e sì, anche a quella punta di gelosia.
- Adesso, immaginerai che mi piacerebbe sapere il perchè di questa domanda. Sempre che tu me lo voglia dire, ovvio. Non è certo la prima volta che avrai visto articoli del genere su di me. Mi attribuiscono almeno due matrimoni l'anno... anzi, mi vedono sposato ogni volta che mi capita di essere fotografato due volte di seguito con la stessa donna!
Era vero quello che stava dicendo. Le era già capitato di leggere articoli in cui davano per certo un suo imminente matrimonio.
Ma era stato prima.
Prima che le rivelasse di tenere molto a lei, tanto da proporle di trascorrere un mese intero loro due soli.
L'idea che lui potesse essere, questa volta, in procinto davvero di sposarsi, l'aveva indotta a pensare che c'era una fidanzata innamorata a cui lei stava sottraendo del tempo legittimo da trascorrere con il suo fidanzato innamorato.
Poteva sembrare stupido, dato che il suo rapporto con Edward non avrebbe messo in discussione quello con una sua eventuale fidanzata, però non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa lo stesso.
Poi c'era stato il senso di fastidio. Se lui fosse stato davvero in procinto di sposarsi, lei nemmeno lo avrebbe saputo. Questo avrebbe reso un cumulo di menzogne tutto quello che le aveva detto in quei giorni. O meglio, lo avrebbe scoperto a mentire su un passaggio così importante sul suo futuro immediato.
E poi c'era stata la gelosia. L'idea che lui fosse innamorato... bè, ecco, l'aveva fatta sentire ancora una volta messa in secondo piano. O meglio,  l'aveva indotta a pensare che forse la voglia di recuperare il rapporto con lei, era solo una conseguenza di un cambiamento provocato dall'amore per un'altra donna. Come se si fosse sentito in dovere di sistemare il passato, solo per affrontare il futuro con una "coscienza" più pulita.
Insomma, era un pò tutto confuso in quel momento, ma rimaneva il fatto che non era riuscito a tenerselo dentro. E adesso, giustamente, Edward era curioso di capire cosa le fosse passato per la testa.
- Okay, sarà stupido, ma mi sono sentita in colpa all'idea che fosse vero.
- In colpa?
Ovviamente era rimasto un pò perplesso davanti a quella risposta. Bella aveva cercato di mettere ordine nei suoi pensieri, per trovare il modo migliore di fargli capire cosa intendesse.
- Ho pensato che se fosse stato vero, non ero io la persona con cui avresti dovuto trascorrere questa vacanza.
Edward si era fatto serio. Si era appoggiato allo schienale del divanetto, incrociando le braccia.
- Avrei detto che saresti stata più arrabbiata di non esserne stata a conoscenza.
Era arrossita. Edward la conosceva bene, dopotutto, e glielo stava dimostrando.
- Sì, bè... in effetti... diciamo che quella è la seconda cosa che ho pensato! Se fosse stato vero, mi avrebbe dimostrato che non eri poi... come dire... che tu...
Aveva concluso lui la frase al suo posto.
- Che non sarebbe stata vera la mia intenzione di recuperare il mio rapporto con te. Ti avrei mentito proprio su un aspetto così importante della mia vita.
Ecco, adesso l'aveva fatta sentire più o meno come un verme. Le sembrava di avergli dimostrato una mancanza di fiducia in lui a priori.
- Mi sento molto stupida, adesso, Edward.
Era vero. Ma lui non sembrava essere d'accordo.
- Invece no. Sei stata sincera. E questo non può che farmi piacere.
Le piaceva il modo in cui la stava guardando ora. Nei suoi occhi c'era un affetto che le scaldava il cuore.
- Forse in passato ti avrei anche tenuta all'oscuro su una cosa del genere. Ma adesso no. Voglio davvero che le cose tra noi cambino.
Era bello essere lì, con lui, a parlare come non erano mai riusciti a fare.
- Perciò, ogni volta che avrai un dubbio, o un'incertezza, o anche solo una curiosità su di me, vorrei che tu me ne parlassi apertamente. Voglio che tu ti senta libera di chiedermi ogni cosa, senza che ti debba sentire stupida o quant'altro.
- Non è che sia proprio così facile.
- Però l'hai fatto, ora.
Lo aveva guardato, poi aveva abbassato lo sguardo di nuovo sulla rivista. Poteva dirgli perchè l'aveva dovuto fare? Insomma, che non aveva avuto molta scelta, dato quello che le si era scatenato dentro.
- Diciamo che ho anche pensato che tu potessi aver cambiato atteggiamento nei mie confronti perchè...
Adesso si sentiva completamente in imbarazzo. Era diventata consapevole che tutto l'argomento ruotava intorno alla vita privata di Edward. Si parlava di amore, matrimonio, relazioni.
- bè... perchè magari eri veramente innamorato, e magari... in qualche modo... ecco, magari questa cosa ti aveva portato a riflettere anche sul nostro rapporto.
Ecco, ce l'aveva fatta. Gli aveva confessato la sua paura: essere un'altra volta la conseguenza di qualcosa, e non la causa primaria.
Si era allungato verso di lei, tendendo un braccio sul tavolo e coprendo con la sua mano, le sue nervosamente intrecciate e posate sulla rivista.
- Niente ha influenzato le mie decisioni, se non l'affetto che provo per te, Isabella.
Bella, davanti a quel gesto e a quello sguardo, aveva sentito gli occhi farsi lucidi. Aveva desiderato molte volte, in passato, che lui pronunciasse parole del genere.
Edward, dal canto suo, aveva reagito agli occhi lucidi di Bella, con una voglia irrefrenabile di stringerla a se per contere, e placare, quell'emozione che le leggeva in viso.
Se era stato spiazzato da quella domanda così personale e diretta, ora era contento che gliel'avesse rivolta, perchè gli aveva dato modo ancora una volta di parlare sinceramente con lei.
Poi, non aveva avuto più la forza di opporsi a quello che aveva avuto voglia di fare in quel momento.
- Vieni qui...
L'aveva afferrata per una mano, invitandola a scivolare lungo il divanetto, per andargli vicino.
C'era stato un solo breve attimo di esitazione da parte di Bella, poi l'aveva avuta accanto a sè. L'aveva abbracciata, facendole posare il viso sul suo torace, accarezzandole lievemente i capelli.




Si era stupito ancora una volta di come sentisse, sempre di più, il bisogno di avere anche un contatto
fisico con lei, e di come gli venisse naturale ricercarlo.
Era sempre stato restio a qualsiasi manifestazione di affetto, anche durante il corso di quelle poche relazione che aveva avuto.
Matrimonio? No, non ci aveva mai pensato. Perchè non era mai stato innamorato. L'amore era un sentimento in grado di ferire molto più dell'odio, o della rabbia, o dell'indifferenza.
L'amore distruggeva le persone, le rendeva insicure, le rendeva schiave.
Sua madre aveva amato suo padre, nonostante lui fosse un uomo freddo ed insensibile. Lui non riusciva a farsene una ragione di questo, ed aveva giurato che mai avrebbe sofferto così per colpa di un'altra persona.
Però, Isabella era riuscita a trovare una falla nella sua corazza, e si era insinuata poco alla volta, senza che lui se ne accorgesse pienamente.
Il momento in cui ne era divenuto cosciente, era coinciso con la scoperta di quello che aveva avuto in mente di fare con lei Matt Davenport.
Ecco, lì si era reso conto che i suoi sforzi per allontanarla, l'avevano invece ancora più legato a lei. Ogni volta che aveva incontrato i suoi occhi nocciola, vi aveva trovato una sofferenza pari alla sua.
E non solo, c'era sempre stato anche lo stesso desiderio che qualcuno la potesse cancellare, o almeno mitigare in parte.
E Isabella aveva sempre sperato che quel qualcuno potesse essere proprio lui. Era a lui che aveva pensato di poter affidare quel dolore, perchè l'aiutasse a superarlo.
L'aveva stretta ancora di più a se, quasi dovesse sentire che lei era realmente lì, a trarre conforto da lui. Quasi a pensare che era ancora possibile farle dimenticare la sofferenza provata.
Sentiva la mano di Bella poggiargli proprio sul cuore e diffondere un calore in grado di scaldarglielo.
- Non mi sono mai innamorato. Ma quando succederà, ti prometto che sarai la prima persona a cui lo dirò... bè, ovviamente, dopo averlo confessato prima alla diretta interessata.
Aveva sentito Bella ridacchiare a quella sua affermazione, facendogli così capire di apprezzare il tentativo di alleggerire quel momento tra loro.
- Non è che volessi proprio indagare sulla tua vita privata, in realtà...
- Bè, ne hai tutto il diritto. In fondo io...
Si era bruscamente interrotto, conscio che quello che stava per dire, avrebbe riportato tra loro emozioni negative.
- In fondo tu, hai fatto ben altro con me. Ti sei messo in mezzo l'unica volta che ho provato qualcosa per un ragazzo..
Era stata Bella, questa volta, a completare la frase per lui. E nella maniera corretta. Non era stata, però, accusatoria la sua voce.
E lui si era ritrovato a sperare che lei avesse compreso il perchè lo avesse fatto, e magari arrivasse anche a perdonarlo.
- Ci ho riflettuto, sai, in questi giorni. E sono giunta ad una conclusione.
Non si era scostata da lui, era ancora lì, stretta nel suo abbraccio. E aveva sperato fosse il segnale di una fiducia che lei iniziava a nutrire sempre di più nei suoi confronti.
- Sarei una stupida a non ammettere che la tua intromissione mi ha risparmiato un'umiliazione, e una sofferenza, ancora più grande di quella che ho provato davanti all' improvvisa, e per me ingiustificata, indifferenza di Matt. Però, rimane il fatto che avresti potuto comportarti diversamente. Forse non avrei creduto a te, è vero. Ma se me lo avessi detto con davanti anche il Preside Klee a confermare che era vero... forse avremmo potuto iniziare prima a parlare come stiamo facendo ora..
Ci aveva pensato, Edward. Di parlarle in presenza del Preside Klee. Ma dopo aveva riflettuto sul fatto che non avrebbe potuto restarle accanto, come aveva potuto fare invece adesso, aveva scartato l'idea. Non avrebbe potuto dimostrarle davvero che era intenzionato a cambiare con lei.
Sei mesi prima, lei sarebbe rimasta al St. Marie, lontano da lui. E avrebbe avuto, forse, la possibilità di dubitare di lui. E poi, c'era anche stata la necessità di non farla sentire a disagio, dal momento che avrebbe continuato a vedere quel ragazzo ogni giorno.
- E' vero, avrei potuto farlo. Ma la verità è che avevo due buone ragioni per non farlo: saresti rimasta lì al St. Marie, senza di me. Ho avuto paura che non saremmo riusciti a parlare come stiamo facendo ora, non con questo grado di... confidenza e fiducia reciproca.
La vicinanza fisica, come quella che stavano condividendo anche in quel momento, ne era una prova tangibile. O almeno, per lui che aveva difficoltà a lasciarsi andare, abbracciare Isabella significava molto, equivaleva a lasciarla entrare nel suo animo, per farle vedere quell'io profondo sepolto sotto strati di rigido autocontrollo.
- Non riesco ad immaginare che tu possa avere paura di qualcosa. Ti ho sempre visto così sicuro di te, delle tue azioni, delle tue decisioni.
- Lo sono stato in parte. Altre volte, ho indossato una maschera per fartelo credere.
Si era leggermente scostata da lui, senza veramente sciogliersi dal suo abbraccio. Era stato per guardarlo in viso.
- Perchè, Edward? Perchè non volevi farmi capire cosa provavi realmente?
Edward aveva sentito lo stomaco contrarsi in una morsa familiare: quella appunto della paura. Paura di amare, paura di dipendere da un'altra persona, paura di non essere diverso da suo padre.
Terence Cullen non lo aveva mai amato, e lui aveva pensato che fosse dipeso da lui. Probabilmente non era stato il bambino, e poi il ragazzino, che lui aveva desiderato. Non era stato "abbastanza" per lui, deludendolo.
Sua madre aveva cercato di farli avvicinare in ogni maniera. A lui, aveva spiegato molte volte che Terence Cullen era un uomo difficile, ma non cattivo.
Ma non era stato sufficiente, piano piano aveva smesso di cercare di capirlo, arrivando solo a costruirsi una corazza così solida da non poter essere più ferito da nessuno. Forse era stato proprio per questo, che alla fine era diventato come lui: incapace di rivelare i propri sentimenti.
- Perchè non volevo lasciarti entrare nella mia vita, Isabella.
L'aveva sentita irrigidirsi contro di lui, turbata da quella verità.
- Sentivo che tu saresti potuta diventare molto importante per me, e questo mi avrebbe obbligato a dipendere in qualche modo da te.
Mentre lo diceva, Edward sentiva come fosse vero, ora che era successo. Erano solo pochi giorni che erano insieme, e Isabella aveva già conquistato così tanto spazio dentro il suo cuore.
Non poteva già più pensare di fare a meno dei suoi sorrisi, delle sue risate, del suo modo buffo di arricciare il naso quando era pensierosa.
- Tu sei sempre stato molto importante per me, Edward.
Quella confessione di Bella, lo aveva letteralmente mandato ko. Le sue barriere, quelle che aveva sempre mantenuto alte e solide in sua presenza, erano crollate del tutto.
Si sentiva completamente esposto davanti a lei, e nonostante ne avesse una paura folle, ne era comunque felice.
- L'ho sempre saputo, perchè a differenza mia, non hai mai avuto paura di dimostrarmelo.
Era tornata a rilassarsi contro di lui, e ad appoggiare il viso sulla sua spalla..
- Ho sofferto molto, Edward, a causa tua. Ma adesso, inizio a rendermi conto di non essere stata la sola. Forse, a volte, ti ho giudicato senza veramente sforzarmi di capirti, o di andare oltre l'apparenza di quello che mi dimostravi.
La voce le si era colorata di un vago senso di colpa, e lui aveva sentito l'urgenza di doverla subito cancellare.
- Non eri tu che dovevi sforzarti, Isabella. Ero io quello maturo, tra i due. Io avrei dovuto essere diverso, non tu.
- Poteva essere nei primi anni, ma negli ultimi tempi, anch'io ero abbastanza matura da poter valutare diversamente le cose. Forse ho avuto paura anch'io di farlo, di scoprire una volta per tutte cosa veramente rappresentavo per te.
Edward aveva sentito rinascere dentro di se, sensazioni che non provava da tempo. Si sentiva di nuovo vivo ed in grado di sperare.
Speranza, Isabella per lui era anche questo.
-
Ora lo sai, cosa sei per me. Una persona importante, che non voglio assolutamente perdere.
Per tutta risposta, Bella lo aveva baciato sulla guancia.
Quel gesto così intimo, affettuoso, lo aveva sorpreso di nuovo, scatenando dentro di lui tutta una serie di emozioni intricate.
Tanto che, ancora non lo sapeva Edward, lo avrebbero tenuto sveglio tutta notte per rifletterci sopra.




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Il risveglio aveva visto Bella entusiasta di iniziare quella nuova giornata.
La sera prima, lei ed Edward si erano nuovamente parlati, condividendo emozioni profonde. Sentiva che quei pochi giorni trascorsi con lui, lo avevano già reso una parte fondamentale del suo futuro.
Quell'affetto che aveva sempre cercato in lui, stava emergendo sempre più prepotentemente in ogni parola e gesto di Edward.
Seduta sul letto, aveva rievocato le sensazioni che aveva provato quando lui l'aveva stretta a se.
Gioia, affetto, protezione, erano solo una parte di quello che aveva provato. Perchè era stato così improvviso, ma anche così naturale essere abbracciata da lui, che ancora non riusciva a distinguere bene tutte le emozioni vissute.
Quello di cui era certa, era che si sentiva bene per la prima volta, dopo tanti anni.
Sentiva che la vita sarebbe potuta tornare ad essere piena di speranza e di serenità. Ed era altrettanto certa, che la felicità sarebbe arrivata anche lei a farle visita prima o poi.
Forte di quella positività che sentiva dentro, si era messa in moto per cominciare la giornata. Stava iniziando a stabilire una certa routine, che comprendeva anche l'aver iniziato a prendere sempre più confidenza con la vita su di una barca a vela.
La prima preoccupazione, infatti, era stata quella di controllare il tempo: aveva aperto le tendine che oscuravano gli oblò, aprendo poi quello sopra il letto per vedere fuori.
Il sole era già caldo, e tutt'intorno si vedeva solo mare e cielo azzurro.
Il secondo passo, era stato indossare costume, short e maglietta, ossia l'unico abbigliamento che adesso sfoggiava. Le piaceva molto poter indossare solo pochi indumenti e pratici. Come del resto, le piaceva essere sempre scalza.
Edward aveva avuto ragione, anche queste cose contribuivano a quella sensazione di libertà che sentiva sempre più appartenerle.
Il ricordo della divisa scolastica si faceva sempre più lontano e meno fastidioso. Indossarla le aveva fatto avvertire ancora di più il rigore e la rigidità della sua vita trascorsa al St. Marie. Qualcosa che aveva contribuito a renderla "soffocante".
Si era guardata nello specchio attaccato internamente all'anta dell'armadio, ed aveva contemplato la sua immagine serenamente: si era sempre piaciuta nel suo essere "normale".



Normale, perchè "bella" era la sua amica Kelly, per esempio. Alta, bionda, occhi di un grigio spettacolare, non passava mai indifferente agli occhi di nessuno.
Aveva proseguito nell'esame, trovando che la leggera abbronzatura che iniziava a sfoggiare, contribuisse a farla sembrare meno sofferente.
O, forse, aveva proprio una luce diversa negli occhi, e questo si rifletteva sul suo viso in generale.
Dopo aver raccolto i capelli nella solita coda di cavallo, pratica e veloce, aveva concluso con la solita tappa in bagno. Lì, aveva trovato il primo segno della presenza di Edward.
Attaccato ad un gancio, c'era il suo accappatoio. Se da una parte si era sentita ancora vagamente in imbarazzo, dall'altra c'era stata anche la sensazione di "familiarità" che aveva compensato la cosa.
In un gesto istintivo, quasi per rafforzare la sensazione, aveva aperto lo stipetto che conteneva le cose di Edward. C'era una bomboletta di schiuma da barba, dei rasoi usa e getta, crema dopobarba, crema solare, spazzolino e dentifricio, una confezione di analgesici...
- Isabella, sei sveglia?
Aveva richiuso di scatto lo stipetto, quasi fosse stata davvero colta in flagrante.
- Sì, sono in bagno.
- Ah, okay. Allora inizio a preparo la colazione.
Ecco, anche questa era una routine che aveva iniziato a farle sentire un sapore di intimità sempre maggiore. Il termine che le si era affacciato era stato "sapore di casa", ma aveva paura a pensarlo davvero.
Quella era una vacanza destinata a durare un mese, su di una barca a vela a fare da casa, come sarebbe stata dopo la sua vita, ancora non lo sapeva.
Si era rabbuiata per un attimo a quel pensiero, poi aveva deciso che era presto per pensarci e che, soprattutto, non voleva guastarsi l'ottimo umore con cui si era svegliata.
Aveva aperto il suo, di stipetto, e si era ritrovata a ridacchiare un pò stupidamente al pensiero che le si era affacciato: chissà se Edward aveva sbirciato tra le sue cose, come lei aveva fatto con lui.
E se lo aveva fatto, chissà se aveva provato le sue stesse sensazioni.
- Isabella, stai mettendo radici in quel bagno? La colazione è pronta...
- Arrivo!
Si era sbrigata, più che altro perchè si era scoperta affamata. Ecco, un altro aspetto positivo: le era venuto un sano appetito. Aveva sempre mangiato poco, a volte apparendo sin troppo magra.
Una volta, persino Edward era arrivato a dirglielo, preoccupato per la sua salute, non certo per il suo aspetto.
A quel pensiero, le si era affacciata nella mente la figura di Alyssa Kent. Edward l'aveva definita di una "bellezza sfolgorante". Chissà se era quello il suo tipo di donna. O se no, quale sarebbe stato?
- Ehi, tra un pò inizio senza di te, pigrona!
Era sobbalzata di nuovo, come colta ancora in flagrante. Però non è che stesse facendo niente di male, si era detta. Anche se si era stupita di essersi soffermata a pensare quel genere di cose su di lui.
Forse, era ancora frutto della conversazione avuta solo ieri sera.
Poi si era davvero sbrigata, raggiungendolo. Sulla tavola c'era già tutto l'occorrente per fare colazione, insieme al suo sorriso di buongiorno.



Gli aveva sorriso a sua volta, sedendosi e iniziando a servirsi latte e cereali. Il silenzio tra loro era disteso, sereno.
Bella aveva iniziato a sviluppare quel minimo di equilibrio necessario su una barca a vela per maneggiare cibo e stoviglie, ovviamente tutte di plastica, senza combinare ogni volta un disastro totale.
Edward, era indubbiamente molto più bravo e a suo agio di lei, ma d'altronde non c'era paragone tra le loro esperienze.
Lui si era servito caffè e frutta, che era tutto ciò con cui faceva colazione. In effetti, a voler vedere, tra i due era sicuramente lei quella che si concedeva più schifezze, e le era venuto da sorridere ricordando come l'aveva presa in giro per il suo "appetito".
- Posso divertirmi anch'io?
Edward aveva notato la sua espressione.
- Stavo pensando che è vero: mangio molto più di te!.
Lui era scoppiato a ridere.
- Se vogliamo vedere, dormi anche più di me!
Era arrossita, non per imbarazzo, ma per senso di colpa: era vero anche quello, di media non si era mai svegliata prima delle dieci! Quando lui era già sveglio da diverso tempo, quindi.
- Mi fai sentire in colpa... perchè, oltretutto, vado a dormire anche prima di te.
- No dai, non l'ho detto per farti sentire in colpa. Sei in vacanza, ci mancherebbe altro che non potessi poltrire...
- Bè, anche tu sei in vacanza! E mi sa che ne avresti più diritto tu, visti i ritmi che tieni di solito.
Infatti, in qualche occasione, era stata Jennifer a raccontarle che tipo di vita conducesse Edward, ossia giornate lavorative fatte anche di diciassette, diciotto ore. Capitava spesso che arrivasse in ufficio la mattina presto e ne uscisse solo a notte inoltrata.
- Sai che non ci riesco proprio? Sono talmente abituato a dormire tre, quattro ore per notte, che anche volendo, di più non riesco.
- Io non ce la farei mai. E soprattutto, la mattina dopo sembrerei uno zombie!
Edward l'aveva guardata con un'espressione sorniona.
- Mi stai facendo un complimento? Nonostante sia un vecchietto, reggo bene?
Era stata lei a ridere, ora.
- Sì, decisamente. Devo riconosere che sei un vecchietto che si difende bene.
E poi le era venuto spontaneo aggiungere.
- Lo pensa anche Kelly, sai? E' sempre stata un pò cotta di te!
Non appena l'aveva detto, però, si era sentita in imbarazzo. Questa volta vero imbarazzo. Perchè le era tornata alla mente l'ultima conversazione avuta con l'amica, quella che probabilmente lui aveva sentito, trovandosi appena fuori dalla loro camera da letto. Quella in cui lei aveva ammesso che c'era stato un momento, verso i suoi quattordici anni, in cui anche i suoi ormoni erano entrati in subbuglio per lui.
Lui non si era scomposto, però, anzi aveva mantenuto l'espressione divertita che già aveva.
- Avevo intuito qualcosa su Kelly, a dire il vero. Non poteva essere un caso che si trovasse sempre sulla mia strada mentre lasciavo il St. Marie. E' vero che aveva sempre qualcosa di importante da dirmi, ma di sicuro me lo diceva fissandomi come se stesse ammirando qualcosa di molto piacevole.
Bella aveva momentaneamente accantonato l'imbarazzo, sorpresa da quella rivelazione su Kelly: aveva parlato con Edward? Non le aveva mai detto nulla!
- Isabella, prima di pensare che Kelly ti abbia taciuto chissà cosa, lasciami finire.
Aveva immediatamente capito come si sentisse.
- Quella ragazza ti è veramente molto affezionata, sai? In più di un'occasione ha avuto il coraggio di dirmi sinceramente che mi comportavo di "merda" con te, e che tu non lo meritavi di certo..
Bella doveva esssere rimasta a bocca aperta, perchè lui era scoppiato a ridere.
- Sì, sì. Credimi, ha usato proprio quell'espressione con me. E non aveva torto, anzi. Solo che non l'avrei mai ammesso con lei, ovviamente, dal momento che non lo facevo nemmeno con te.
Bella era certa che quando avrebbe risentito Kelly, avrebbe avuto qualcosa di cui parlare. Non era arrabbiata con lei, anzi. Le aveva dimostrato una volta di più quanto davvero le volesse bene.
- E tu, scusa, che cosa le rispondevi?
Era anche stupita di riuscirne a parlare con lui, senza provare fastidio per l'argomento trattato: ossia i loro dissapori passati.
- Che dovevo andare perchè ero in ritardo. Poi la salutavo educatamente e me ne andavo.
Li vedeva, nella sua mente: Kelly combattiva e lui altrettanto deciso ad ignorarla. Le era venuto da ridere.
- Non ha mai insistito?
- No. Anche se un paio di volte, e ne sono sicuro, non mi ha risparmiato qualche saluto "gentile" alle mie spalle pensando di non essere vista.
A quel punto, Bella aveva riso per un paio di minuti buoni, e anche Edward si era unito a lei.
Kelly era davvero un'amica speciale, non aveva più dubbi, se mai ne avesse avuti. Conoscendola, immaginava quale saluto "gentile" gli avesse propinato.
- Credo di essermi meritato anche questo.
Quando le risa erano diminuite, Edward lo aveva affermato serenamente. Dandole un'ulteriore prova del suo voler cambiare. In passato, se mai fosse uscito quell'argomento, non sarebbe stato così "morbido", ne era sicura.
- Quando glielo dirò, che te ne sei accorto, e non mi riferisco solo ai saluti "gentili", ma anche della sua "ammirazione" per te, ci rimarrà secca!
- Magari, potresti invitarla per qualche giorno, quando torneremo.
Bella lo aveva guardato negli occhi, certa che lui stesse proprio aspettando di vedere che effetto avrebbe avuto su di lei questa proposta.
Quando sarebbero tornati. Invitare Kelly per qualche giorno.
La domanda le era salita spontanea dal profondo del cuore.
- Tornati dove?
Il sorriso che aveva illuminato il viso di Edward, conteneva già il sapore di quello che stava per dirle.
- A casa. Quella che adesso è mia, ma che quando saremo tornati, vorrei che diventasse anche la tua.
E senza che entrambi potessero ancora immaginarlo, la loro sarebbe diventata molto più che una semplice convivenza. 







 
 
 


  
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