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Autore: Jedis    05/01/2006    4 recensioni
[Il ricordo, il legame, il sole… gli verranno restituiti da un sogno… venuto da un luogo lontano, la cui vita è stata troppo segnata nel dolore… Il risveglio è vicino…] La memoria si muove a volte sulle note di una canzone, l'ultima udita prima che il proprio mondo crollasse e prima che uno nuovo ne nascesse. Scoprirai di avere ancora con te chi credevi d'aver perduto, scoprirai quei sentimenti che mai si sono cancellati. Perciò, adesso... ascolta il mio canto.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Kanzeon Bosatsu, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ LAST SONG ~

 

 

~ LAST SONG ~

 

 

 

2. Pieces of a dream

 

 

 

Fortunatamente, la ferita di Goku si rivelò meno pericolosa del previsto: era profonda, questo sì, e il ragazzo aveva perso sangue in abbondanza, ma gli organi interni non erano stati lesionati e sarebbero bastati alcuni impacchi e alcune ore di sano riposo per farlo rimettere in sesto. Nell’udire le parole rassicuranti del medico, Sanzo, Gojyo e Hakkai si sentirono rincuorati, e se i secondi due si profusero in ringraziamenti e sospiri di sollievo, il primo si guardò bene dal mostrare che era lui quello che si era preoccupato più di tutti. Nonostante ciò, rimase per una nottata intera nella stanza del giovane dagli occhi dorati, vegliandone il sonno e fumando sigarette su sigarette, lo sguardo rivolto verso la finestra aperta: non poteva fare a meno di ripensare al dialogo avuto con “quella pazza sconsiderata”, come ormai aveva ribattezzato Yume, e si scervellava chiedendosi cosa mai cercasse.

La mattina seguente giunse quasi senza che lui se ne accorgesse. Doveva essersi appisolato, poiché quando riaprì gli occhi si stupì di vedere la luce del sole filtrare attraverso le imposte socchiuse; Goku dormiva ancora profondamente, il volto sprofondato nel cuscino e il respiro regolare. Il biondo monaco non riuscì a non lasciarsi sfuggire un lieve sorriso nell’osservarlo e nel constatare, oltretutto, che le sue guance avevano riacquistato il loro consueto colorito. La sua stupida stupida scimmia…

- Ehilà! – fece una voce allegra proveniente dall’esterno – Di cattivo umore pure stamattina? -

Yume lo fissava con i suoi maliziosi occhi chiari, appollaiata sul ramo d’albero che ombreggiava la finestra e per una volta senza mantello. Sanzo inarcò le sottili sopracciglia, rammentandole che era la colpa era sua.

Lei scrollò le spalle: - Tu sei sempre di cattivo umore. Comunque, tralasciando questo piccolo particolare… hai riflettuto su quanto ti ho detto ieri? Vedo che sei preoccupato per la scimmia, e questo dovrebbe bastare a farti ammettere che… -

- Insisti ancora con questa storia, mocciosa? – la interruppe il biondo, brusco.

- Sei testardo in una maniera assurda… Ma già, dimenticavo – sospirò Yume e poi recitò in tono annoiato: - Se incontri un Buddha uccidilo, se incontri un tuo antenato uccidilo; non avere legami, non essere schiavo di nessuno, vivi semplicemente per la tua vita -

Si voltò a guardare Sanzo, che nel frattempo aveva assunto un’aria a metà tra l’infastidito e il colpito:

- Non è forse per questo che non riesci a riconoscere quello che per tutti è evidente? – incalzò la donna.

Il giovane monaco ricambiò lo sguardo con una certa fatica. Yume stava centrando il punto cruciale della questione, la verità che lui respingeva servendosi dell’ultimo insegnamento di suo padre come giustificazione: - E se anche fosse? – disse quindi con stizza.

Lo sbuffo della demone stavolta fu particolarmente esasperato:

- Ma idiota di un bonzo, pensaci bene – lo redarguì – Vivere nel ricordo e nel rimorso, non è forse un legame? E il fatto che il tuo maestro sia morto per proteggerti… non lo è pure questo? -

E la sua voce era seria, in netto contrasto con l’espressione scocciata che le si leggeva in viso.

- Proprio perché era un legame… se non lo fosse stato, magari non… - iniziò Sanzo di rimando.

Yume non gli concesse il tempo di proseguire: - Non ha rispettato il suo stesso precetto. Per quale motivo tu dovresti farlo? –

Più che centrare il nodo della questione, si sarebbe potuto tranquillamente dire che lo aveva ridotto in briciole, venne da pensare al bonzo mentre cercava di dire qualcosa che gli permettesse di non darle ragione. Eppure di ragione ne aveva eccome: non c’era niente al mondo che lo obbligasse a intestardirsi sulle posizioni che gli impedivano di vivere in pace da una decina d’anni. Ma ammetterlo in quel momento non gli parve una soluzione molto allettante.

- Piantala, ragazzina! Del resto, cosa puoi saperne tu? – inveì, una mano serrata a pugno.

Con sua grande sorpresa, la “ragazzina”  lo fissò con uno strano alone di tristezza dipinto negli occhi e nella piega che la sua bocca aveva assunto: - Già… cosa posso saperne io? Cosa può sapere una mocciosa del senso di colpa che non ti dà tregua… della consapevolezza di non aver saputo proteggere ciò che avevi di più caro? – disse, come parlando tra sé – Niente, è chiaro –

Sanzo, per un istante, si morse le labbra: - Io non volevo… oh, insomma! – borbottò.

- Lasciamo perdere – fu la secca replica di Yume – Piuttosto, guarda un po’. Il nostro malato si sta svegliando… -

Il biondo si girò fin troppo in fretta in direzione del letto. Goku aveva appena aperto gli occhi e sbadigliava di gusto, e lui, dal canto suo, non esitò un attimo a soffocare un sospiro di sollievo e a precipitarsi verso il ragazzo; l’altra, invece, con un elegante salto balzò dentro la stanza. Adesso potevano iniziare le danze, probabilmente, le venne da pensare.

- Goku! – chiamava intanto Sanzo, ormai ai piedi del letto.

Questi si mise a sedere tra le coperte: - Mmh… mi sembra di aver dormito una vita intera – farfugliò.

- Bentornato nel mondo dei vivi, scimmia – lo salutò Yume in tono cordiale. Era sincera, anche se non lo si sarebbe detto.

Difatti, il giovane dagli occhi dorati le riservò un’occhiata di profondo stupore: - Tu! Ma sei quella che… -

- … quella che ti ha ridotto così, esatto – terminò per lui la demone, senza smettere di sorridergli.

- E… ehi, non ci sto capendo più niente. Che ci fai qui? – chiese Goku, sempre poco convinto.

Yume accennò a Sanzo con la testa, rispondendo che era lì per “fare due chiacchiere con quel bonzo deficiente” e per aiutare lui, come aggiunse subito dopo tornando ad essere seria. Il ragazzo si grattò il capo, un sopracciglio inarcato:

- Mi riesce difficile crederti – borbottò – Insomma, è da ieri che mi parli di aiutarmi… ma in cosa di preciso? -

Il monaco, strano a dirsi, si fece da parte e rimase in silenzio, desideroso di ascoltare la conversazione tra i due, e Yume si avvicinò al letto: - Aiutarti a controllare la forza che hai in te, Son Goku. E per farlo, devi recuperare ciò che hai perduto – rispose.

Di nuovo. Ancora quella sensazione, l’ondata di ricordi che gli si riversavano addosso, l’ombra di una tristezza che, seppur mischiata a quella presente che la demone si portava appresso, era ben nota a Goku. Era quasi… straziante.

- Aspetta un attimo – la bloccò – Non credo di comprendere a cosa ti riferisci -

Forse era meglio prendere tempo. Non era sicuro di voler sapere.

- Ah no? Però ieri, quando ti ho fatto certi nomi, hai reagito -

In un secondo, Yume si portò tanto vicina da permettere a Goku di specchiarsi nei suoi occhi azzurri, ora severi e vagamente malinconici, e lui non si ritrasse; percepiva la presenza di Sanzo a pochi passi da loro, ma la sua attenzione era tutta concentrata sulle parole della donna: - Quali… nomi? – mormorò incerto.

La sua interlocutrice si allontanò un poco: - Nataku. Kenren. Tenpou. E… Konzen – cantilenò sommessa.

Le iridi dorate del ragazzo si sbarrarono di colpo, e Yume sorrise. Adesso si cominciava a ragionare.

- Ammetto… di conoscere questi nomi. Solo che… non so perché – bisbigliò Goku.

Gli stava facendo male la testa, mentre alcuni strani sprazzi di luce gli balenavano dietro le palpebre ora socchiuse. Magari era a causa della ferita, e del fatto che aveva dormito a lungo, ma era una spiegazione troppo semplice.

- Sai anche quello – disse la donna – Coraggio, un piccolo sforzo! -

Goku si portò una mano alla fronte, avvertendo sotto la pelle il freddo metallo del diadema: ciò che gli si presentava davanti agli occhi ad intervalli regolari non erano guizzi di luci, bensì brandelli di immagini dai vaghi contorni. E per quanto indefiniti fossero, il ragazzo si rese conto di saperle perfettamente riconoscere.

Intravide alti edifici, il selciato di un cortile assolato, alberi carichi di fiori chiari che ombreggiavano il suolo.

E alcune figure, ora slanciate, ora di poco più basse, che sembravano chiamarlo da angoli remoti.

Si lasciò scappare un gemito: - Ricordo… un posto. Un luogo che ho già visto… un bel posto… -

- Il Tenkai – precisò Yume. Poi notò lo sguardo perplesso di Goku e aggiunse: - Significa, scimmia, che tu hai vissuto lì -

- Ma quello… è il mondo celeste! Non è possibile! Cosa ci facevo? – sbottò l’altro, facendosi pallido. Di tutte le cose assurde che avrebbe potuto sentirsi dire, quella era la peggiore. Uno come lui, nel mondo ultraterreno degli dei! Quella donna si stava prendendo gioco di lui, era chiaro. Non poteva conoscere il suo passato… quando Goku stesso non lo rammentava.

- Non aspettarti una risposta da me. È uno dei particolari che dovrai ricordarti – mormorò Yume.

Sanzo si mantenne ancora in silenzio. Non avrebbe saputo come intervenire poiché, se da una parte i discorsi di lei gli apparivano insensati, dall’altra non credeva che fosse completamente uscita di senno. Non avrebbe potuto inventarsi simili fatti.

- Chi sei tu per sapere tutto questo? – chiese Goku, le mani strette al lenzuolo.

Yume non rispose, si limitò a scoccargli un’occhiata che significava “scordati che te lo dica adesso”.

- Almeno… spiegami perché vuoi aiutarmi – insistette il giovane.

La donna sospirò: - Non pensare che io non intenda trarne alcun vantaggio. Ma i tuoi, di vantaggi… - s’interruppe e si voltò verso il bonzo, un sorriso appena accennato - … li saprai a tempo debito –

Il biondo si sarebbe volentieri andato a sotterrare da qualche parte, cogliendo l’allusione di Yume alla conversazione del giorno prima, e invece serrò le labbra e arrossì leggermente, non si sa se per stizza o per qualcos’altro di molto diverso. Goku, incuriosito dal suo comportamento, gli domandò subito se stesse poco bene (poteva avere la febbre, non si sa mai), e la demone non seppe trattenersi dal sogghignare: - Ma che carino… pare che abbia ammesso qualcosina a sé stesso, vero bonzo inutile? –

Sanzo si rigirò verso di lei con uno scatto che avrebbe fatto invidia ad un felino: - TACI! – sbraitò.

Sarebbe stato meglio se avesse fatto finta di niente, dal momento che peggio reagiva e più confermava le parole di Yume, eppure non fu proprio capace di trattenersi. Dove diamine era finita la sua proverbiale e forzata freddezza?

- Di cosa state parlando, si può sapere? Ci capisco sempre meno! – si lamentò Goku, ignaro.

“Non sai quanto mi fa piacere, scimmia” pensò il biondo. Yume ridacchiava con discrezione, ancora accanto al letto.

Poi si avvicinò a Sanzo: - E adesso come te la sbrogli? – gli sussurrò im modo che il ragazzo non ascoltasse.

Il monaco la fissò in tralice: - In qualunque modo lo faccia, non sarà in tua presenza – sibilò di rimando.

- Per quanto ancora… potrai essere il sole per lui? -

Tali ultime parole sussurrate ebbero il potere di bloccare Sanzo lì dov’era, appoggiato alla parete della stanza. E mentre cercava di capire dove le avesse udite – perché certamente qualcuno gliele aveva già dette – Yume si rivolse ad entrambi:

- Signori miei, per il momento me ne vado di nuovo. A più tardi! – esclamò, e con un cenno di saluto saltò oltre il davanzale della finestra, scomparendo nell’aria limpida. Le foglie dell’albero frusciarono, e dopo cadde il silenzio.

Goku guardava Sanzo in cerca di delucidazioni, Sanzo guardava ovunque tranne che verso di lui. Fortunatamente, almeno per il bonzo, un paio di colpi contro il legno della porta della camera li distolsero dai loro pensieri.

 

 

Gojyo e Hakkai si erano svegliati da un po’, ma avevano preferito aspettare prima di andare ad accertarsi delle condizioni di Goku: sapevano che c’era il biondo monaco con lui, e questo li tranquillizzava in parte; inoltre, come il kappa aveva asserito con una risatina, probabilmente se avessero fatto subito irruzione nella stanza li avrebbero disturbati. Alla fine, comunque, bussarono alla porta, incuriositi dalle voci soffocate che avevano sentito: - Ehi, scimmia sul letto di morte e bonzo corrotto! – chiamò Gojyo.

- Ecco il pervertito… - commentò asciutto Sanzo nel vederlo entrare, seguito a ruota dal demone gentile.

Il kappa notò con piacere che Goku si era ripreso: - Vedo che ti sei deciso a tornare tra noi – lo apostrofò.

Il ragazzo sorrise, e il bonzo borbottò che uno come lui non sarebbe morto nemmeno ad ammazzarlo. Fu a quel punto che Gojyo si accorse di un particolare non propriamente usuale:

- Ehiehi, aspettate un secondo… Occhi suadenti, come mai quel colorito? – insinuò con voce melliflua.

Sanzo, in effetti, era ancora troppo cianotico in viso, almeno per i suoi standard. Ed era ovvio che a uno come il kappa dai capelli scarlatti, che da qualche tempo a quella parte non perdeva occasione per prenderlo in giro sulla questione Goku, una simile stranezza non sarebbe sfuggita. Il biondo tentò di mettere a tacere la faccenda con una frase secca, ma ci voleva ben altro per fermare Gojyo, una volta partito: - Scimmia… cos’avete fatto qui da soli, eh? – incalzò infatti, sorridendo sornione.

Prima che scoppiasse il finimondo e che anche Goku arrossisse da fare spavento, Hakkai ebbe la prontezza di inserirsi nella conversazione e di raffreddare gli animi, per poi precipitarsi al capezzale del ragazzo dagli occhi dorati.

- Goku! Stai meglio adesso? Eravamo tutti preoccupati per te! – disse.

- Ah… scusatemi. Vi ho fatti stare così in pensiero? – replicò il giovane – Anche… anche Sanzo? -

Hakkai annuì: - Soprattutto lui, oserei dire – sentenziò, controllando la ferita con fare critico e professionale.

Il monaco accusò il colpo con quanta più indifferenza gli era possibile, nel tentativo di non far capire a Goku che il demone gentile aveva detto la verità, e il ragazzo si scoprì piacevolmente sorpreso: era una stupidaggine, ma era contento di aver ricevuto quella risposta. Negli ultimi tempi Sanzo era cambiato, nei suoi confronti. Lo evitava più spesso, forse, eppure nonostante questo appariva molto più “reattivo” alla sua persona… appariva più simile a come lui si comportava verso l’uomo dai capelli di sole. E questo, oltre a renderlo felice, lo confondeva eccome.

Alla fine, dopo un piccolo tafferuglio tra il bonzo e il kappa, Hakkai si decise ad indagare sul proprietario della terza voce che avevano udito nella stanza, e il primo gli spiegò così che con loro c’era la strana demone di alcuni giorni addietro, la stessa che aveva ferito Goku e che aveva preso a fare discorsi alquanto bizzarri. Ignorando Gojyo, che si lagnava perché al bonzo toccavano tutte le fortune, comprese le belle ragazze, il moro proseguì:

- Sanzo, vorresti dirci perché quella signorina ce l’ha con voi? -

Il biondo scosse le spalle: - Non è che ce l’abbia con noi. Ha uno scopo che non ci ha ancora svelato e in cui è coinvolto Goku –

Hakkai si fece pensoso: - Ma che genere di discorsi vi ha fatto? – domandò.

- Beh, mi parlava di cose del passato… del mio passato – intervenne il ragazzo, cauto – Mi ha fatto dei nomi… e sinceramente credo di conoscerli, anche se non so come… E poi ha detto che un tempo vivevo nel Tenkai -

A quell’affermazione, cadde il silenzio.

- Il… Tenkai? – ripetè Hakkai, non molto convinto, all’apparenza.

- Sì. Ma non so se crederci o meno – si affrettò ad aggiungere Goku, temendo che gli dessero del bugiardo.

- E i nomi quali sono? – continuò l’altro. Non sembrava scettico, forse più concentrato.

Il giovane scoccò un’occhiata a Sanzo in cerca di sostegno, prima di rispondere: - Kenren, Tenpou, Nataku e Konzen –

E Hakkai, inaspettatamente, assunse un’espressione tranquilla, quella di chi ha appena appurato di aver fatto una supposizione giusta. Poi sorrise come solo lui sapeva fare e si rivolse agli altri due compagni, che nel frattempo avevano ascoltato:

- Potrebbe esserci un fondo di verità. Non avete notato che spesso Kanzeon Bosatsu, o quantomento nelle sue rare visite, ci chiama con questi nomi e non con i nostri? – disse. Gojyo annuì lentamente.

- Hai ragione. Non ci avevo pensato – ammise invece Sanzo, ricambiando un’ennesima occhiata di Goku.

Quest’ultimo corrugò la fronte: - Scusate, però… ci capisco meno di prima –

No, era una menzogna. Più andavano avanti, più la matassa di pezzi di sogno iniziava a sbrogliarsi e più chiare apparivano certe cose… e certe immagini. Perché mai, allora, aveva una tale paura di ricordare tutto quanto?

Hakkai sospirò: - Penso che siano poche le spiegazioni plausibili. Mi verrebbe da dire che siamo collegati strettamente a coloro che portano, o portavano, quei nomi. E che quasi sicuramente sono divinità –

- Oh, vedo che nel gruppo c’è qualcuno che usa il cervello! – lo interruppe una voce femminile.

Si voltarono: Yume era tornata, e sorrideva loro restandosene mollemente appoggiata al bordo della finestra ancora aperta.

 

 

 

 

#to be continued#

 

 

 

 

 

 

 

 

 

×

Note delle autrici: ecco a voi il secondo capitolo! Forse interrotto in un punto “cruciale”, ma ci è sembrata la soluzione migliore. Anche per il “povero” Sanzo, che già nel giro di poche pagine abbiamo spremuto da destra e da sinistra…! Allora, innanzitutto vorremmo ringraziare le ragazze che hanno finora recensito: ARIGATOU GOZAIMASU, MINA-SAN ^-^! Siamo davvero contente che la storia vi piaccia e, se ce lo consentite, anche se all’inizio vi sia sembrata tanto strana… era per suscitare la vostra curiosità, lo ammettiamo! Ora, comunque, dovrebbe essere tutto più chiaro. Beh, d’accordo, relativamente… ma piano piano tutto verrà spiegato e i nodi verranno al pettine, garantito. In attesa del prossimo aggiornamento fateci sapere cosa pensate di questo, mi raccomando *-*!

Ah, altra cosa… Vi proponiamo un indovinello: riuscite a capire (a parte chi già lo sa XP) chi si cela in realtà sotto il nome di Akito? Perché vi assicuriamo che conoscete anche quella che, tra le due, porta tale pseudonimo… Premio per chi indovina, uno spoiler gratuito XP!

Bene, e con questa abbiamo tirato la cavolata della serata… Ci sentiamo al più presto!

See you soon! Jadis [the White Witch] – aka Akito&Yume

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