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Autore: Amy Dickinson    17/02/2011    2 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Tutti insieme appassionatamente - Atto I


“D'accordo, avrà fatto pure il galletto” disse Patience con la forchetta in mano. “Ma la cosa che conta è che è carino e ti ha notata”

“Sciocchezze, la bellezza non è fondamentale e poi non mi importa di lui”

“Ma insomma Alice, se nemmeno questo sconosciuto è riuscito a far colpo su di te, non è che non ti piacciono più i ragazzi?”

Julia spruzzò via la cola che aveva in bocca non riuscendo a trattenere una risata, Alice era esterrefatta.

“Pat, ma come ti vengono in mente certe cose? Ah ah ah ah ah!”

“Io non ci trovo niente da ridere, Julia, è plausibile che la pensi così dopo i suoi commenti”

“Ti assicuro che i ragazzi mi piacciono ma ora mi interessa solo studiare e vivere la mia vita, non ho interesse verso nessuno” le rispose Alice. “Tu, invece, ci pensi un po’ troppo, Pat!”

“Non è vero, sto solo cercando quello giusto per me…”

“E cosa ci sai dire di questo ragazzo giusto per te?” chiese Julia.

“Beh deve essere bello, alto, muscoloso, deve avere begli occhi, belle mani, un bel fondo schiena, un sorriso affascinante…”

“Prego, signorina, la stanza sogni impossibili è per di qua…”

“Oh, non prendetemi in giro!”

“Pat, sii ragionevole, tu vorresti un Mr. Universo come ragazzo, non ti sembra di chiedere troppo?” domandò Alice, finendo l’insalata.

“No, Miss Non-mi-importa-di-quel-ragazzo, io me lo merito un belloccio!”“Nessuno dice che non te lo meriti ma non penso che si possa incontrare un tipo così dall’oggi al domani, e poi penso che tu ti concentri troppo sulla bellezza”

“Ha ragione, non pensi che oltre ai muscoli abbia bisogno di una personalità e, soprattutto, di un cervello?” si aggregò Julia.

“A cosa gli serve un cervello quando sta con me? Un secchione mi ammorberebbe con le sue chiacchiere e la cosa mi toglierebbe ogni entusiasmo”

“Ci stai dicendo che saresti davvero disposta a prenderti un emerito idiota purché sia bello?”

Patience annuì semplicemente lasciando le amiche di sasso.

“Visto che nessuno mi prende sul serio non vedo perché dovrei farlo io. Beh, ora vi saluto, devo scappare, ho un appuntamento con Cassie. Ci vediamo mercoledì, ciao” scambiò i saluti e si allontanò a piedi.

“Chi è Cassie?” domandò Alice poco dopo.

“La sua parrucchiera” rispose Julia distrattamente.

“Chissà perché si pone in maniera così superficiale. Okay, è sfortunata in amore, ma non vedo perché…”

“Alice” fece Julia. “Pat potrebbe essere molto fortunata e avere un sacco di bei ragazzi ma sai bene che non è quel genere di ragazza, e non è fatta nemmeno nel modo in cui si pone, la conosco da tempo ormai e posso dirti che prima non era così, insomma non era come la conosci tu”

“E com’era?”

“Beh, per alcune cose non è cambiata ma il modo di porsi non è più quello di una volta, ora vuole apparire estroversa e sicura di sé e vuol dare l’impressione di essere felice così, ma dentro soffre tantissimo e può nasconderlo a tutti ma non a me, e soprattutto non a se stessa”

“Vuoi dire che Pat non cerca l’uomo che ha descritto poco fa?”

“Senz’altro vuole un bel ragazzo ma, dopotutto, chi mai vorrebbe il contrario? Lei non cerca veramente un tipo superficiale, se così fosse si sarebbe messa con qualcuno già da tempo, non ti pare? Patience vuole una persona seria accanto a sé, una persona che sappia apprezzarla ed amarla per ciò che è davvero e non per ciò che appare. Ma  le delusioni avute finora l’hanno tirata giù di morale, ecco perché fa così”

“Non l’avevo mai vista in questa prospettiva… Già, sta soffrendo”

“Puoi dirlo. Credo che ti abbia anche un po’ invidiata oggi”

“Me? E perché?”

“Perché quel ragazzo ti ha notata e per attirare la tua attenzione ha fatto una battuta senza doppi sensi”

Alice stava per ribattere ma poi comprese quello che voleva dire e le dispiacque per la sua amica visto che gli unici complimenti che riceveva erano sull’aspetto fisico.

“Comunque secondo me anche tu avresti bisogno di aprirti di più all’amore, insomma dovresti cercare anche tu la tua anima gemella”

“Finché si tratta di Pat okay, ma io sinceramente non ne ho bisogno, non mi serve proprio, guarda, sarebbe solo un impedimento”

“Io non credo, perché non abbandoni quest’eccessiva serietà e ti dai una possibilità?”

“Mah, non penso sia una buona idea. Devo pensare a studiare e…”

“Lo studio è importante ma ricordati che devi prima di tutto vivere la tua vita”

“E infatti lo sto facendo…”

“Sì, ma non sei soddisfatta, lo so per certo. Non lo sei davvero, te lo leggo in faccia che ti manca qualcosa”

Alice si stava innervosendo ma si trattenne dal risponderle. Non era così, che ne sapeva lei? Che cosa poteva saperne Julia di come aveva sofferto solo pochi anni prima proprio per colpa dell’amore? 

Nel frattempo l’amica si era infilata il giubbotto pesante e aveva impugnato l’ombrello, pronta ad uscire.

“Ora devo proprio scappare, il mio tesoro è arrivato”

“D’accordo, salutalo”

“Senz’altro. Ad ogni modo, guardati attorno” disse alzandosi dalla sedia e strizzandole l’occhiolino. “Ci vediamo”

“Ciao”

Julia si diresse alla cassa, pagò il conto e se ne andò. 

‘Sciocchezze’ pensò Alice. ‘Non ho bisogno di niente, non ho bisogno di nessuno, sto benissimo così!’

Terminò il toast e la cola e si mise il cappotto sulle spalle, prese la borsa ed imbracciò l’ombrello. Pagò il suo paio di pounds quotidiani e uscì anche lei da Philip’s.

Pioveva. Fortuna che aveva seguito il consiglio di Bella e si era portata l’ombrellino a motivo scozzese così poteva comodamente tenerlo in borsa quando non serviva. Lo aprì, appoggiò la borsa sulla spalla e si lanciò sotto il diluvio. 

Quando rientrò a casa mise l’ombrello fradicio nel portaombrelli e si tolse di dosso il cappotto e gli stivali lasciandoli nell’ingresso ad asciugare.    

“Alice?” chiamò Bella dal salotto.

“Sì, sono io” rispose, raggiungendo l’amica.

“Che tempo fa fuori?”

“Piove a dirotto e tira un ventaccio...” fece, sistemandosi davanti al fuoco. Era la prima volta da quando abitava in quella casa che Bella lo aveva acceso, era evidente che il freddo più rigido stava arrivando. 

“Perché me lo chiedi?”

“Fra poco esco, devo fare la spesa e devo sbrigare alcune commissioni”

“Perché non lo hai chiesto a me?”

“Sapevo che eri con le tue amiche, non volevo disturbarti”

“Non ci sarebbe stato alcun problema. Vuoi che ti accompagni?”

“No, meglio di no, sei appena tornata. Ad ogni modo, hai impegni per stasera?”

“Sì, devo lavorare, perché?”

“Hai presente la cena con Rosalie di cui ti avevo parlato?”

“Sì, è per sabato prossimo, giusto?”

“Beh, lo era. Ma ha pensato di farla questa sera visto che suo fratello è venuto a trovarla da Birmingham e domani riparte. Sai, vorrebbe presentarcelo, quale occasione migliore se non questa?”

“E’ per questo che vai a fare la spesa adesso?”

“No, ci vado perché domani ho da fare e so che tu devi studiare. Gli avevo proposto di farla qui ma visto che l’ha anticipata ci ha invitato a casa sua”

“Non sapevo che avesse un fratello, comunque”

“Mi sembrava lo sapessi” disse Bella sorpresa. Ma quando Alice scosse il capo fece spallucce e continuò: “Ha un anno più di te”

“E a che ora dobbiamo andare?” tagliò corto la piccola Cullen, evitando accuratamente di replicare sull’argomento.

“Ma se tu non puoi venire è meglio che la chiami e rimandiamo ad un’altra volta”

“Tranquilla, dacché ho iniziato a lavorare non mi sono mai assentata quando ero di turno al pub, mi spetta qualche giorno, diciamo, di permesso. Chiamo subito Bernie, lavorerà Cindy al posto mio”

“Ne sei sicura?”

“Certo! A che ora andiamo?”

“Non c’è fretta, Edward verrà a prenderci verso le otto”

“Allora posso riposare un po’, ho avuto una giornata pesante all’università”

“E’ successo qualcosa?”

“No, niente di che, ho avuto una discussione con un docente sull’argomento ma per fortuna è durata poco”

“Accidenti, fai attenzione”

“Tranquilla, è stata una discussione civile e poi abbiamo risolto subito”

Bella ne fu sollevata.

“Meglio che vada ora, di questi tempi comincia a far buio presto”

“Copriti bene”

“Grazie, sorellina!”

Già, quelle due erano proprio come sorelle, si volevano un gran bene e si preoccupavano l’una dell’altra. 

Alice chiamò il pub ed il suo capo le concesse il permesso che le spettava, quindi si rilassò sul divano ed accese la tivù. Come al solito non c’era nulla di interessante da vedere, sempre e solo i soliti, stupidi, programmi trash. Allora si fece una cioccolata calda, lasciandone un po’ per Bella, quindi prese i suoi libri e si mise a studiare sulla poltroncina davanti al caminetto – in camera sua faceva un po’ freddo e lì si stava troppo bene. 

Un paio d’ore più tardi si fece la doccia nel piccolo bagno del piano di sotto, poi andò in quello di sopra dove terminò di prepararsi. Infine, in camera sua, scelse gli abiti che avrebbe indossato. Dopo un’attenta riflessione optò per un golfino lilla con i bordi rifiniti in tulle ed una spilla in tessuto a forma di fiore sul davanti, un paio di skinny jeans e le sue Chuck Taylor nere. In quel momento sentì bussare alla porta.

“Posso entrare?”

“Certo, Bella”

“Cavolo, stai benissimo!”

“Dici? Grazie”

“Eppure non mi sembri entusiasta…”

“No, è solo una tua impressione”

Diede un ultimo sguardo alla sua mise e prese la borsetta comprata da Burberry, regalo dei suoi genitori per il diploma, quindi cominciò a infilarvi oggetti vari dentro.

“Grazie della cioccolata, comunque, era deliziosa! Ora è meglio che mi sbrighi altrimenti faremo tardi”

“Come mai ci hai messo tanto?”

“Lascia stare… Il supermercato era affollatissimo, cosa insolita oggi, poi la signora Graham mi ha raccontato per la milionesima volta com’è morto il suo Chester e allora…”

“Eh? Ancora? Non posso crederci!” disse prima che le scappasse una risata.

“Già… Beh, a fra poco. Nel frattempo, saresti così gentile da lavare il bricco e le tazze quando hai finito?”

“Okay”

Bella allora chiuse la porta e se ne andò. 

‘Chissà che tipo è il fratello di Rosalie’ pensò Alice, cercando i chewing gum in un cassetto. ‘Speriamo che sia simpatico’

Poco dopo, cercando il cellulare sulla scrivania, l’occhio le cadde su una cornice contenente una sua foto con Julia e Patience. Come le dispiaceva per Pat, voleva che fosse felice e che trovasse qualcuno che le volesse bene davvero, ma d’altra parte non c’era nulla che lei potesse fare per aiutarla. Pensò al discorso che avevano fatto quel pomeriggio quando erano a pranzo da Philip’s, a come aveva giudicato superficiale Pat e a come poi si era ricreduta una volta che era rimasta con Julia. Se solo l’opinione maschile nei suoi confronti fosse stata diversa, Pat non sarebbe stata tanto infelice e chissà che a quell’ora lei non stesse insieme a qualcuno. 

Ripose le tazze ed il bricco puliti nella credenza della piccola cucina, poi andò a sedersi in salotto e fece un rapido giro dei canali televisivi mandando messaggi alle sue amiche contemporaneamente per ammazzare il tempo nell’attesa che Bella avesse terminato. Un quarto d’ora più tardi Edward suonò il campanello e quasi la travolse quando gli aprì.

“Ma non potevi portarti l’ombrello, intelligentone?”

“Ho fatto tardi e me ne sono dimenticato”

“Come fai a dimenticarti l’ombrello quando fuori diluvia?”

“Lo sai che, essendo proprietario della macchina, potrei lasciarti a piedi?”

“Non fare tanto lo spavaldo solo perché la macchina di Bella è temporaneamente fuori uso e tu sei l’unico che può accompagnarci. E poi, se mi lasci qui posso sempre chiamare Emmett!”

“Oh, il suo fratello preferito!” esclamò, alquanto divertito. “Proprio come quando eri piccola. Mett, quello sgorbio di Edward mi ha nascosto la bambola! Mett, Edds mi prende in giro! Mett, Mett, Mett! Ah ah ah!”

“Avevo le mie ragioni! Emmett è molto maturo a differenza di certi altri fratelli di mia conoscenza…”

“Su, basta punzecchiarvi, voi due”

La voce di Bella riecheggiò per il salotto quando la ragazza fece capolino dalle scale.    

“Wow!” esclamò Edward.

“Andiamo?” chiese Alice indossando un giubbotto di pelle nera, al posto del solito cappotto di panno. Bella annuì mentre baciava il ragazzo. In un minuto furono fuori e saltarono in macchina prima di bagnarsi da capo a piedi com’era successo a Edward. 

 

 

“Ciao ragazzi, che bello avervi qui! Entrate, entrate!” esclamò Rosalie, accogliendoli in casa sua con un sorriso raggiante. Sembrava molto felice di avere ospiti anche se, probabilmente, da brava cuoca quale era, era stata tutto il pomeriggio davanti ai fornelli. Aveva legato i capelli dorati in una treccia che aveva poi modellato in un’ elegante acconciatura e indossava un grazioso abito stampato. Per l’occasione aveva apparecchiato la tavola nell’ampio, elegante salone, avente finestre panoramiche che davano su uno splendido spiazzo di giardino inglese che contornava la preziosa villa, – insomma, un ambiente caldo e romantico anche nei mesi freddi, l’ideale per fare una cena con gli amici. 

“Fra pochi minuti sarà tutto pronto, intanto servitevi, ci sono degli aperitivi” disse Rosalie, spingendo gli ospiti verso un tavolino a pochi metri da lei. “Emmett sarà qui a momenti. Come sono contenta che ci siate tutti!” 

Alice alutò la padrona di casa, sfilò il giubbotto e poco dopo prese una tartina al tonno e si allontanò dal salotto, uscendo sul piccolo portico di villa Hale da dove si vedeva il cortile anteriore alla casa, il cancello color legno, i muretti di mattoncini e le strade esterne alla proprietà. Quella zona della città le era sempre piaciuta molto sebbene ci fosse passata solo di rado. E poi Alice adorava Rosalie e la sua casa era un vero incanto. Quella era senz’altro una bella occasione di vedersi, visti gli impegni che avevano un po’ tutti non era mai facile mettersi d’accordo per organizzare una cena senza che qualcuno avesse problemi nel venire, ma dato che Rosalie ci teneva tanto a trascorrere un paio d’ore tutti insieme, nessuno se l’era sentita di rifiutare ed avevano accettato l’invito di buon grado, ed Alice stessa non voleva che la cena venisse rimandata proprio a causa sua. Dopotutto la buona condotta sul lavoro, finalmente, era servita a qualcosa in più oltre che a farle avere lo stipendio. 

Rosalie, la maggiore della famiglia Hale, aveva ventisei anni, viveva quasi sempre sola nella villa di famiglia poiché figlia di un manager e di un’importante avvocatessa, entrambi ormai residenti all’estero perché sempre in giro per l’Europa, e sorella di uno studente che aveva scelto di vivere a Birmingham. Bionda, alta e slanciata, lavorava presso un liceo di Manchester come docente di Letteratura ed era la ragazza di Emmett ormai da diversi anni. 

“Alice?” chiamò, uscendo sul portico a sua volta. 

“Sì?”

“Non stare lì così, ti prenderai un malanno!”

“Ma no, sta’ tranquilla, la struttura del tuo bel portico mi protegge”

“Sono proprio contenta che sia venuta anche tu” ribadì, prendendole le mani.

“Anch’io, grazie dell’invito”

“Oh, non ringraziarmi! Ah, guarda, è arrivato Emmett!” a quelle parole aveva lasciato Alice sul portico, aveva aperto un ombrello ed era scesa giù per i gradini, andando incontro al ragazzo che stava parcheggiando la macchina nel garage di villa Hale, accanto alla Volvo di Edward e alla sua Mercedes. Era incredibile come quei due dimostrassero l’affetto che nutrivano l’uno per l’altra con la stessa spontanea felicità di due adolescenti, notò Alice, eppure non era da poco che stavano insieme. La cosa stupiva ma non si poteva fare a meno di sorridere serenamente vedendo una scena simile.

Dopo i saluti, Rosalie salì al piano di sopra e ridiscese poco dopo accompagnata da un ragazzo. Lo presentò a tutti i suoi ospiti poi, quando venne il turno di Alice, la ragazza ammutolì tutt’a un tratto. 

“Alice, questo è mio fratello”

“Jasper. E’ un piacere conoscerti” disse lui tendendogli la mano e abbozzando un sorrisetto compiaciuto. L’aveva riconosciuta subito.

“Ehm… Alice” balbettò lei dopo alcuni istanti di esitazione, stringendogli la mano.

“Ragazzi, accomodatevi a tavola, io arrivo subito” disse allora Rosalie dirigendosi in cucina per preparare i piatti.

“Aspetta, veniamo a darti una mano”

“No, Alice, siete mie ospiti, quindi sedetevi perché al resto ci penso io” 

Alice allora si diresse nel salone quando Jasper, rivolgendole un altro sorriso, le sussurrò: “Ci siamo visti ancora, proprio come avevo sperato”

“E’ stato solo per puro caso e comunque non sperarci ancora perché la cosa non si ripeterà”

“Beh, adesso che so che mia sorella ha amiche così carine avrò la scusa pronta per venire a trovarla più spesso, così potrò rivederti, mio caro folletto”

“Non sperare di trovarmi qui ad aspettarti, damerino!”

Alice e Jasper presero posto insieme agli altri ma la ragazza si assicurò di essere a debita distanza da lui, prese posto fra Bella e Emmett trovandoselo, però, di fronte. Rosalie arrivò subito dopo, cominciando a servire le prime portate. Gli Hale erano di origini italiane per parte di madre e Rosalie doveva agli insegnamenti di sua nonna la sua bravura in cucina. Il primo piatto era costituito da fumanti e squisite lasagne, accompagnato da acqua minerale effervescente e del buon vino italiano, sia bianco che rosso. “Buon appetito!” disse Rose un attimo prima che gli ospiti impugnassero le forchette.

“Dì un po’, Jasper” domandò Edward alcuni minuti più tardi. “Così vivi a Birmingham, eh?”

“Già, ho un appartamento lì e studio alla Univeristy of Birmingham

“Ah, sei uno studente anche tu. E cos’hai scelto?”

“Archeologia, sono al secondo anno”

“Interessante” fece Bella, bevendo un sorso d’acqua.

“Sapete, mio fratello non ama vantarsi, ma è già molto avanti con gli esami, se continua così l’anno prossimo si laureerà” dichiarò Rosalie mettendo un braccio attorno alle spalle del fratello, piena d’orgoglio.

“Complimenti!” disse Edward insieme a Bella. “Hai la passione per l’arte antica, dunque”

“In realtà amo l’arte nel suo generale ma quella antica ha un fascino magnetico e ho un’ insaziabile sete di sapere in materia.Anche se, oggi come oggi, dubito che farò davvero l’archeologo”

“Scusa se te lo chiedo, ma come mai hai scelto Birmingham?” domandò Bella.

“Alle superiori, l’ultimo anno, mi ero messo con una ragazza che aveva intenzione di trasferirsi là con la sua famiglia così, per non allontanarmi da lei, ci sono andato anch’io. All’inizio funzionava ma dopo qualche mese, di comune accordo, ci siamo lasciati. Nonostante tutto ho deciso di terminare gli studi lì perché ho molti amici e mi ci trovo molto bene” spiegò Jasper, senza il minimo imbarazzo.

“Anche Alice studia Arte, non è così?”

Ad Alice andò quasi di traverso il boccone di sfoglia al sugo che aveva in bocca e, nonostante fosse sua ospite, se avesse potuto avrebbe strozzato Rosalie per averla chiamata in causa così all’improvviso.

“Ehm… Sì, certo, l’arte è una delle mie passioni”

“Frequenta Storia dell’Arte qui a Manchester e abita con me” spiegò Bella dato che Alice non diceva più del dovuto.

“Capisco, una bella facoltà, complimenti” disse Jasper con un tono di aristocratica cordialità.

“Oh, grazie… Anche la tua lo è” gli rispose per non essere da meno, anche se un po’ imbarazzata. 

“Finalmente hai trovato qualcuno con cui fare discussioni artistiche!”

“Edward, ho già dei colleghi, e poi…”

“Perché no? Ne sarei felice” si sovrappose Jasper, con quel sorriso smagliante sempre dipinto sulla bocca quando guardava nella direzione della piccola Cullen.

“Beh, anche volendo, se studi a Birmingham non sarebbe comunque una cosa semplice…” 

“C’è pur sempre il telefono o Internet, li hanno inventati, sai?” disse il fratello, sarcastico.

“Sì, Ed, ma avremmo comunque da fare…”

“Il problema non si porrebbe, in realtà. Verrò qui spesso, oltre a Rosalie ho i miei vecchi amici e ho prenotato i biglietti per parecchi match, per cui penso mi vedrete spesso in giro”

“Sapete, ragazzi, Jasper è un grande tifoso dello United” disse Emmett mentre aiutava la sua ragazza a disporre il secondo piatto a tavola. Pollo e patate al forno, salsicce, arancini di riso, caprese ed insalata mista.

“Wow, anche noi!”

“Lo so, Edward, mia sorella me ne ha parlato”

“Pensa che proprio sabato siamo andati a Old Trafford”

“Ma pensa un po’, c’ero anch’io”

“Davvero?” chiese Alice sarcastica.

“Sì, sono venuto giovedì scorso proprio per vedere il match. Penso che sia stata davvero una bella partita…”

La discussione si incentrò sull’argomento Premier League ed Alice poté tirare un sospiro di sollievo, non fu più chiamata in causa e poté gustarsi in santa pace la fantastica cenetta che Rosalie aveva preparato. Per il dessert si offrì di andare in cucina ad aiutare Rosalie al posto di Bella.

“Era tutto ottimo, Rose, grazie”

“Oh, figurati, adoro cucinare, soprattutto se gli ospiti siete voi!”

“Ehi, ha un aspetto delizioso ma… Che cos’è?” domandò, guardando il dessert che a prima vista assomigliava a budino bianco con cioccolato fuso sopra.

“In Italia si chiama panna cotta. Te la sentiresti di assaggiarla prima di portarla di là? Nel caso non fosse buona ho preso una torta gelato, sai, è la prima volta che la preparo da sola e non so se sia buona o meno… Mi faresti questo favore?”

“Non c’è problema” rispose Alice prendendo una coppetta, cucchiaino alla mano. Ne prese un po’ e l’assaggiò. “Ma è fantastico questo panno cotti!”

“Panna cotta… Grazie mille, comunque, sono contenta che sia venuta bene!”

“Aspetta che porto il vassoio”

“Sì, per favore, io preparo il caffè nel frattempo”

Alice tornò subito dopo e, nonostante l’avversione di Rosalie, l’aiutò a sistemare la cucina superficialmente, era chiaro che bisognava ancora spazzare e lavare i piatti ma almeno gli ingredienti avanzati sarebbero stati riposti nelle credenze e non ammucchiati sul bordo del lavandino o sul piano da lavoro.

“Che ne pensi di Jasper?” le chiese Rosalie poco dopo.

“In che senso?” la domanda l’aveva colta alla sprovvista.

“Non hai parlato molto stasera”

“Ma lui non c’entra… Ero concentrata sulla cena, cucini benissimo!” 

“Ah, in questo caso mi fa piacere” fece, con un ampio sorriso. “Sai, Jazz è un ragazzo con tante qualità, e non lo dico perché è mio fratello… Ma dopo quella ragazza ha avuto pochissime amiche, anche se in realtà sono più che altro colleghe o spasimanti, e anche se non lo da’ a vedere ho paura che abbia bisogno di un’amicizia femminile e così ho pensato a te”

“A me?!”

“Beh, sì, hai praticamente la sua età, tifi la sua stessa squadra e sei studentessa in una specialità connessa alla sua. Insomma, avete parecchie cose in comune”

“Già” 

“Conoscendolo, devi avergli fatto un’ottima impressione”

“Tu dici?”

“Ne sono più che certa”

“Ti aiuto con il vassoio?”

“Ah, sì, grazie”

La serata si concluse tranquillamente e il momento dei saluti arrivò prima di quanto Alice pensasse.

“Grazie della splendida serata”

“Oh, no, sono io che devo ringraziavi per essere venuti, Bella” rispose abbracciando l’amica.

“Era tutto fantastico, soprattutto le lasagne e quella pa-non-so-cosa

“Panna cotta, Alice, panna cotta!” la rimproverò affettuosamente Rose e tutti risero con lei.

“E’ stato un vero piacere conoscerti, Alice, ci vediamo” sussurrò Jasper con voce vellutata mentre le stringeva la mano.

“Buon viaggio” si limitò a dire Alice, sbrigativa, sperando in cuor suo di non doverlo vedere più. Un attimo dopo era sul sedile posteriore della Volvo di suo fratello e aspettava che lui e Bella vi entrassero dentro per poter tornare a casa.

“Accidenti, questa pioggia!” brontolò Edward, inserendo le chiavi nel quadro.

“Che ore sono?” domandò Bella una volta usciti dal cancello di villa Hale.

“Quasi mezzanotte” rispose il ragazzo mentre controllava l’orologio.

“Mezzanotte?! Oh, no, domattina devo andare all’università…” si lamentò Bella mettendosi le mani nei capelli.

“Eh, io ho il turno alle otto al supermercato e se non ci vado la signora Jenkins stavolta mi licenzia per davvero” s’aggregò il secondogenito dei Cullen.  

Alice la mattina seguente non aveva lezione, sarebbe rimasta a casa e ne avrebbe approfittato per fare le pulizie e per studiare un po’, senza contare poi che la sera seguente avrebbe dovuto lavorare. 

“Simpatico Jasper, non trovi?”

“Sì, Bella, mi è parso davvero un bravo ragazzo”

“Non lo dici solo perché tifa il Man. United, vero?”

“Può darsi…” scherzò Edward. 

Arrivate a casa, Alice lasciò la doccia a Bella che aveva fretta di coricarsi e si preparò un bagno rilassante con le candele ed una buona tazza di camomilla – quelle due cose sì che le avrebbero conciliato il sonno.

‘Figurarsi se quel damerino è simpatico…’ si ritrovò a pensare. ‘Ha quell’aria di superiorità, come se lui fosse tutto e tu niente…Ma come fanno gli altri a sopportarlo? Non ho alcuna intenzione di diventare amica di un tipo simile, possibile che non sappia farsi delle amicizie a Birmingham? Perché devono infastidire proprio me con la sua presenza? Con tutte le ragazze che ci sono al mondo… Possibile che uno così carino non abbia amiche?’ scosse la testa. ‘Ma che vai a pensare, Alice Cullen? La cosa primaria è il carattere non l’aspetto di una persona, il carattere! E lui di bello ha solo l’aspetto… Quello non posso negarlo, è carino, che mi piaccia oppure no…’ altra negazione col capo. ‘Ad ogni modo lui non mi interessa, che si mettesse in cerca di amiche se ne vuole, ma io non sono disponibile’

Alice era stata in qualche modo sconvolta dall’incontro di quella sera, di certo rivedere il ragazzo di Old Trafford era l’ultimo dei suoi desideri e trovarselo davanti così, senza via d’uscita poi, era giusto dire che si era trovata con le spalle al muro. Ma a lei la situazione non piaceva affatto e per tutto il tempo che trascorse a mollo nell’acqua calda pensò accuratamente alla faccenda e l’analizzò, non trovando, però, alcun vantaggio per se stessa. Come avrebbe fatto a diventare amica di quel Jasper se non le andava poi così a genio? Si convinse che ci avrebbe pensato su. Si coricò nel letto, sistemò le coperte e spense la luce sul suo comodino, piombando nel sonno a distanza di pochi minuti.  

 

 

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L’angolo di Amy

Ciao gente.
scusate se mi faccio viva solo ora, dunque Alice si è trovata faccia a faccia proprio con quel “damerino” che non voleva assolutamente rivedere… Ciononostante, non vi sembra che Jasper, infondo, sia tutt’altro che odioso? La nostra protagonista però ormai la pensa così e sarà difficile farle cambiare idea…Voi che ne dite, che succederà nel prossimo capitolo? 

Grazie mille a voi che mi seguite, vi abbraccio. 

Amy 

 

 

  
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