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Autore: Gloom    17/02/2011    2 recensioni
Per tutti, Mem è mitica: sempre presente per tutti, sempre disposta ad ascoltare, ad aiutare, a sorridere.
Eppure non permette mai a nessuno di avvicinarla troppo: l'unico che ci è riuscito è un Old Boy tenero e non troppo alto.
Ma Mem ha anche un padre, dilaniato dalla paura di perdere l'ultima donna della sua vita; qualche sua iniziativa potrebbe compromettere la fama della mitica Mem che tutti conoscono.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando di notte tutto è buio ed anche la sagoma dell'armadio sembra una minaccia di morte, l'ultima cosa che vorresti fare è svegliarti di soprassalto.
Mem spalancò gli occhi, ma non aveva il coraggio di alzarsi: la luce che entrava dalla finestra era poca e di quell'arancione spettrale dei lampioni, di certo non contribuiva a tranquillizzarla.
Tranquillizzarla... da cosa? Cosa c'era che non andava, dopotutto? Era finalmente sola. Finalmente poteva vivere senza fare danni, ora che si era allontanata dalle persone che più si erano avvicinate a lei e più le avrebbero potuto far male.
Certo, allontanarsi definitivamente da suo padre era difficile - Mem aveva pur sempre diciassette anni, era minorenne e suo padre non sarebbe stato certo disposto a buttarla fuori di casa-, ma almeno ora non c'era più l'Old Boy.
Povero Old Boy. A ripensarci, Mem un po' si odiava: lui non meritava di stare male, soprattutto non per lei. Avrebbe davvero voluto stringerlo un'altra volta, avrebbe davvero voluto tornare a scherzare e a ridere con lui, come del resto continuava a fare con gli altri amici. Eppure, non se la sentiva: uno strano meccanismo dentro di lei aveva fatto sì che allontanasse le persone a lei più care, e Mem non capiva come fermarlo. 
 Tutte queste sensazioni si rincorrevano in lei, mescolandosi in un'inquietudine tale da far risalire la bile su per la gola. 
 Si alzò a sedere, scostando il piumone sul grembo. Oddio, le stava venedo da vomitare davvero?
Non avrebbe davvero voluto farlo, ma pensò che forse una camomilla le avrebbe fatto bene, quindi scese dal letto e si avviò verso la cucina. Forse avrebbe svegliato suo padre, ma tant'era...
 Una volta in piedi, si rese conto che la sensazione di vomito non accennava a diminuire. Sicuri che una camomilla le avrebbe fatto bene? Non sarebbe stato più saggio pazientare riversa sul water, fino a quando non avesse rovesciato l'anima?
Eppure si stava avviando verso la cucina: trasalì quando la porta della sua camera scricchiolò, e scoprì che il corridoio buio non le piaceva per niente.
Il cuore le batteva forte, più del dovuto; al diavolo, cosa aveva da temere in casa sua?
A piccoli passi, tentava di avanzare il più leggermente possibile. Forse era a causa dell'ora tarda, ma le sembrava importante fare poco rumore... come se fosse in un albergo, o in casa di un estraneo.
 Bum. Sentì uno sportello sbattere in cucina e sussultò. Perché uno sportello avrebbe dovuto sbattere, se nessuno lo aveva aperto?
 Rumore di stoviglie.
Mem ora era circospetta sul serio: la porta della cucina era chiusa... e la porta della cucina non era mai chiusa.
 Un parlottare sommesso.
Strano come le cose sembrino più inquietanti se non sono illuminate. Ma, grazie al cielo, a Mem non era mai mancato il coraggio. Certo, sapeva che la differenza tra coraggio e incoscienza era sottile come un capello, ma in genere riusciva a distinguere le due; stavolta, restare ferma era fuori discussione.
 Prese un bel respiro e spalancò la porta, ma la paura la invase: c'erano delle persone, uomini grandi e dal volto coperto! Ma erano al buio! Chi erano? Cosa ci facevano lì?
E perché ora urlavano? Tutto quel casino avrebbe svegliato suo padre!
Il petto di Mem si gonfiò, sentiva il terrore e non riusciva a muoversi, forse stava per scoppiare a piang...
 
Mem si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi allo stesso modo di come aveva fatto all'inizio dell'incubo.
Giaceva a pancia in giù, con il viso premuto sul materasso e il cuscino scaraventato lontano durante il sonno.
Maledizione... incubi di merda. Ok che erano tutto sommato rapidi, ma il batticuore riusciva sempre a durarle anche ore. E, quando poi riusciva a distrarsi, se per caso durante la giornata le capitava di ripensarci la paura e il terrore tornavano, mettendola K.O. per parecchi minuti. 
 Povera la nostra Mem: la vita le sembrava sempre più ridursi all'alzarsi dal letto la mattina per andare a sopravvivere.
Tra lei e l'Old Boy, apparentemente quello che ci era rimasto più male era lui... era lui che gli amici vedevano triste e nostalgico. Eppure lui si sarebbe rialzato molto più facilmente. Mem invece...
 Mem si era davvero allontanata anche dal padre: se prima si limitavano a poche parole, ora neanche quelle. Durante i pasti si sentivano solo le forchette e il ciarlare della televisione, poi subito Mem svincolava per rifugiarsi in camera sua - a studiare e a sentire musica e a scrivere.
 Era vero, dentro di sè avvertiva un meccanismo che si era messo in moto, e più andava avanti più Mem si isolava: aveva cominciato a non esserci più neanche per gli amici e loro se ne erano accorti... ma non sapevano dove mettere mano.
La vedevano addormentarsi a scuola, regalare sorrisi sempre più rari e tirati, stropicciarsi le occhiaie e incantarsi fuori dalla finestra sempre più spesso... io so che in realtà la mitica Mem immaginava il sole e qualche spiaggia greca, di quelle che soleva vedere tra le foto del profilo Facebook della madre. 
Poi pensava effettivamente a quella che negli ultimi tempi stava diventando un'ossessione per lei, e le saliva la disperazione. Non piangeva mai, no, ma forse la sua faccia era ancora peggio delle lacrime.
 Eppure, se la chiamavano "mitica" qualche motivo doveva pur esserci: arriva un momento in cui se non ti raccogli col cucchiaino da solo non lo farà nessuno per te, e Mem non era tipa da lasciarsi calpestare dalla vita... anche se doveva ancora rendersene conto. 


 

  
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