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Autore: Epicuro    17/02/2011    6 recensioni
Una moglie irritata, un avvocato femminista, un marito negato e un cane conteso. Ce la farà Shura a risolvere un pericoloso inghippo diplomatico a favore del Santuario? E Radamante riuscirà a fare il cascamorto per aiutare il suo signore?
Nonostante il titolo riprenda Lost Canvas la fic si rifà alla serie classica di Saint Seya e si colloca dopo la fine della saga di Ade.
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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Scintille Pericolose.

Quando Ade non combina casini....ci pensa Atena!

(sono o no parenti?)

 

VROOM!

L’aereo privato di Saori Kido sorvolava delle nubi in alta quota, diretto verso l’Italia, da dove il viaggio sarebbe proseguito alla volta del Regno dei Morti. Come mai ci fosse un passaggio per il regno dei morti proprio in Veneto, sui colli Euganei e per la precisione sul Monte Venda, era una domanda che Shura si stava facendo già da un po’, ma senza venirne a capo.

Il saint di Capricorn decise quindi di lasciar perdere e iniziò ad osservare Penelope, che sonnecchiava di fronte a lui. Tailleur nero, tacco 12, capelli corti elegantemente acconciati, 24 ore e portatile: nonostante il suo viso e statura da bambolina, la sua ex ancella, nonché attuale avvocato di Atena, sapeva come far tremare le persone.

Cera poco da fare, e per quanto si sforzasse, nulla di quella donna gli ricordava più l’amica di un tempo.

Rammentò il primo giorno in cui si erano incontrati...

Era entrato in possesso del Tempio del Capricorno da poche ore e lo stava esplorando per riuscire ad ambientarsi. Quando si affacciò al giardinetto recintato, che si apriva sul salotto, venne centrato in fronte da qualcosa di metallo, mentre una voce femminile urlava delle imprecazioni oltre il muro. Shura, sorpreso, raccolse l’oggetto e lo guardò: era una maschera d’argento. Poco dopo, dal muretto, spuntò una ragazzina, all’incirca della sua età, che lo guardava incuriosita. La giovane aveva i capelli corti e castani, la pelle ambrata ed era vestita con abiti maschili, ma quello che lo colpì erano i suoi occhi: un verde smeraldo intenso e penetrante. Fu lei a parlare per prima:

«Ehm scusa! Hai visto la mia maschera? Una bimbetta dispettosa dai capelli verdi, che aspira a diventare saint dell’Ofiuco, l’ha lanciata qui dentro! Quanto la odio!»

«Parli di questo affare?» Shura mostrò la maschera «Scusa, ma a cosa ti serve?»

Penelope lo guardò perplessa «Nuovo eh? Le sacerdotesse devono portarla obbligatoriamente per non mostrare il proprio volto. Sembra infatti che il viso delle saint femmine turbi particolarmente i saint maschi, come se le nostre armature, praticamente dei bikini di metallo, non siano molto più provocanti!»

Shura la guardò perplesso. (Capì il discorso solo un paio di giorni dopo, quando vide una saint in armatura e constatò che l’ultima cosa su cui cascava l’occhio era il viso, visto che il cloth lasciava poco all’immaginazione). Poi chiese allarmato:

«Quindi cosa succede a chi ti vede senza maschera? Sion impartisce una punizione o c’è una multa?»

«Ma va!» rispose la ragazzina: «Ti devo solo uccidere!»

«Cosa!?»

«Tranquillo, non sono talmente pazza da suicidarmi, dall’armatura che indossi, si vede che sei il cavaliere d’oro del Capricorno! Oppure..»

«Oppure?» chiese il cavaliere scioccato.

«Ti devo amare!» sorrise la ragazza.

Shura arrossì violentemente, irrigidendosi come un tronco di legno.

La giovane si mise a ridere e, dopo averlo squadrato dall’alto in basso, disse: «Tranquillo non sei il mio tipo, preferisco i biondi! Facciamo così: io non ho visto te e tu non hai visto me, d’accordo?»

Il cavaliere annuì e le restituì la maschera.

«Bene! Io sono Penelope, silver saint del Tucano!»

«Io mi chiamo Shura» rispose impacciato lo spagnolo.

«Ci si vede Shura!» e la ragazza scomparve dietro il muro.

Quella fu l’inizio di una splendida amicizia, erano praticamente inseparabili. Era l’unica persona a cui avesse confidato i suoi sensi di rimorso per aver attaccato Aiolos su ordine di Saga Grande Sacerdote, e le aveva anche parlato del suo dubbio di aver fatto o no la cosa giusta. Per lui era come una sorella e quando Penelope riportò gravi danni alla schiena, durante una missione, e venne quindi destituita dalla carica, fu ben lieto di accoglierla al tempio del Capricorno per aiutarla ad intraprendere gli studi di giurisprudenza.

“Non l’avessi mai fatto” sospirò il cavaliere, è da quel dannato giorno che Penelope aveva iniziato la sua trasformazione: da gioviale rissaiola ad una terrificante donna in carriera in grado di far tremare chiunque si dovesse scontrare con lei in un’aula di tribunale.

“Ok anch’io ho avuto i mie cambiamenti negativi per colpa di Saga e il suo dannato Genro Mahoken” Shura si ricordò come stupidamente fosse andato dal Grande Sacerdote a palesarle i suoi dubbi sull’effettivo tradimento di Aiolos, finendo quindi vittima del saint di Gemini.

“E sono conscio di non essere stato esattamente gentile a tagliuzzarle la tesi per ripicca durante lo sciopero, su consiglio di Aiolos. Però infondo sono stato vittima della mia ingenuità! Non mi meritavo una citazione in quella sorta di tribunale per risarcimento danni! Ha veramente esagerato; soprattutto perché aveva salvato tutto su chiavetta! Ora, per colpa sua, la mia vita è un inferno!” rimuginò in cuor suo il gold saint.

Infatti, il cavaliere del Capricorno aveva fatto una pessima figura “All’Agorà” (una sorta di Forum) dove la sua ancella l’aveva fatto passare per un violento sanguinario; in mondo visione!. Quindi, per evitare di diffondere il panico tra i civili, a Shura era stato tassativamente vietato di uscire dal Santuario.

Di conseguenza, quando venne convocato da Epicuro, il nuovo Grande Sacerdote, la cosa lo sorprese e non poco, almeno fin quando non conobbe la destinazione: Inferi!

Li non avrebbe suscitato timore, al massimo gli spectre lo avrebbero malmenato tutti insieme in allegria!

Shura emise un lungo sospiro e poi passò la mano sul taschino della camicia, per controllare che la penna, con la cimice incorporata, fosse al suo posto. Dopo di che i suoi pensieri volarono al colloquio con il G.S. prima della partenza.

Epicuro non era stato molto chiaro sui dettagli della missione. Gli aveva solo detto che Atena (come al solito) aveva combinato un casino, acconsentendo a Penelope di prendere come cliente una certa Persefone, che voleva fare causa al re degli Inferi. Però la situazione, che lasciava trasparire un grosso inghippo diplomatico, poteva invece assumere risvolti interessanti per il Santuario, se gestita in modo adeguato.

Shura si rammentò anche che nel discorso c’era un cane da qualche parte e che, secondo il G.S, il batuffolo di pelo non era altro che un pretesto per dar vita a scintille sopite e, dato che il tirato in causa sarebbe stato Ade, le scintille probabilmente avrebbero dato origine ad un bel incendio che Penelope avrebbe sicuramente contribuito ad ingrossare.

Epicuro aveva inoltre concluso il monologo con una frase che Shura non comprese completamente: “Non saprò ancora prevedere le mosse di una divinità, ma so di cosa è capace una moglie incazzata e munita di un avvocato femminista come Penelope.”

La cosa che però lo inquietava di più, era il fatto che Epicuro sperasse che il casino scoppiasse, e il cavaliere continuava a chiedersi dove il G.S. volesse andare a parare, ma tutti le sue congetture finivano in un vicolo cieco.

Non gli rimaneva che rimanere agli ordini: ufficialmente scorta dell’avvocato, ma in realtà infiltrato per tenere sotto controllo la situazione e tenere informato il G.S. sui fatti. In pratica doveva essere gli occhi, le orecchie, la bocca e le mani di Epicuro agli inferi.

 

Ore dopo...

Colli Euganei, Monte Venda.

 

Shura e Penelope erano arrivati davanti ad un enorme portone d’ebano di una lussuosa villa recintata da un alto muro, che racchiudeva un lussureggiante giardino. Sul legno erano incise le iniziali “A” e “P”

PLIN! PLON!

Penelope suonò il campanello, ma non ottenne nessuna riposta dal citofono.

Shura: «Penelope sei sicura che la casa si questa?»

«Sul recapito, che la signora Persefone mi ha inviato, c’era questo indirizzo»

«Scusa, ma chi è questa Persefone? Il suo nome non mi è nuovo...»

Penelope guardò Shura sbalordita: «Ma come fai a non saperlo! Ah già! Durante le lezioni di mitologia tenute da Saga, dormivi sempre della grossa! Persefone è la moglie di Ade!»

«COSA?!» Shura era sotto shock. Lo spagnolo iniziò a capire il discorso di Epicuro. «Ma sei matta! Ti rendi conto del casino che ne verrà fuori? Tu sei l’avvocato di Atena!!!»

«E allora? L’avvocato è prima di tutto un libero professionista e quindi può essere assunto da chiunque! Ed è normale avere più clienti!» e Penelope, infastidita dall’ignoranza di Shura, suonò nuovamente il campanello.

«Ok, va bene, ma qui si tratta di Ade e sua moglie! Mica sono pizza e fichi!» ribadì il saint.

«La legge è uguale per tutti e io non faccio distinzioni di sorta!» rispose secca l’avvocato.

«Ma come fai a non capire! Ade penserà sicuramente che ci sia lo zampino di Atena sotto tutto questo e potrebbe scatenare una nuova Guerra Sacra. Proprio ora che il G.S. è riuscito a realizzare un armistizio tra i due regni!»

«E il dio degli Inferi farebbe tutto sto casino per un cane? Shura, ma smettila di dire idiozie! Stai tranquillo e rilassato, un paio di parole con Ade, con in mano il certificato di proprietà dell’animale, e vedrai che tutto si risolverà con un stretta di mano!»

Shura non ne era molto convinto, ma ormai era troppo tardi per caricarsi di peso l’avvocato in spalla e tornare in Grecia; il portone aveva infatti iniziato ad aprirsi.

«Su, smettila di essere così preoccupato! Neanche Epicuro era così allarmato quando ha cercato di dissuadermi dall’iniziativa! Anzi, dopo averci pensato un po’ mi ha lasciato carta bianca con un sorriso disteso! Sono sicura che sarà una bella gita istruttiva in un regno alternativo al nostro!» e Penelope entrò con non curanza nel giardino della villa; seguita da Shura, per nulla convinto della cosa (agli inferi c’era già stato, e non era stato esattamente il periodo più bello della sua vita).

SBAM!

Il portone si rinchiuse pesantemente alle loro spalle. Shura si guardò intorno ed incredulo esclamò:

«Sembra una foresta pluviale!»

Davanti a loro si estendeva un fitto giardino pieno di alberi giganteschi, fiori di ogni foggia e colore, piante e frutti.

Il cavaliere venne però subito messo in allarme da un rumore sinistro di rami in movimento e, fulmineo, afferrò l’avvocato per la vita e salì con un grande balzo sul ramo di un’enorme albero fiorito. Il tutto appena in tempo per non venire catturato da dell’edera che era spuntata all’improvviso dal terreno.

Shura non ebbe però il tempo di rilassarsi in quanto avvertì un pericolo imminente alle sua spalle.

«Ma che caz» imprecò lo spagnolo girandosi di scatto, ma non ebbe il tempo di finire la frase perché uno degli enormi fiori dell’albero lo ingoiò con un GNAM!.

«Petronilla! Cattiva! Sputalo subito, che poi ti viene il blocco intestinale! Come quando hai ingoiato Eaco! Ci ho messo due giorni a fartelo rigurgitare!» La voce di una donna riprese la pianta carnivora, che sputò Shura a terra e poi, sempre la stessa voce, riprese l’edera strangolatrice: «E a te, quante volte ti ho detto di non soffocare i miei ospiti! Puoi solo farlo con i tre Giganti Infernali, intanto resuscitano!»

Una forte luce, dalla quale comparve una donna, apparve di fronte all’avvocato e al cavaliere.

«Sono desolata, ma cercate di scusarli. La mie piante da compagnia sono come dei bambini piccoli, giocano e mettono in bocca tutto quello che gli capita a tiro!» poi rivolta a Penelope, che nel frattempo era scesa dall’albero: «Lei deve essere l’avvocato Penelope Fernandez giusto?»

«Esattamente! E lui è Shura, la mia guardia del corpo e saint di Atena, ma se venivo senza era la stessa cosa, vedendo i risultati!»

«Piacere! Io sono Persefone, la moglie di quell’idiota di Ade! Vi aspettavo con ansia!» poi rivolgendosi a Shura «Che disastro, Petronilla vi ha rovinato tutti vestiti, ma non si preoccupi, potrà ripulirsi alla villa e cambiarsi d’abito. Dovrei avere ancora dei vecchi vestiti di mio marito...di quando ancora si degnava di farmi visita di persona, invece di mandarmi i suoi tre leccapiedi con mazzi di crisantemi, rose in corona e gioielli!».

Shura, ricoperto di bava, squadrò la donna che gli tendeva la mano per aiutarlo ad alzarsi. Era alta con i capelli biondi lunghi e lisci, aveva gli occhi azzurri e un corpo mozzafiato. Dopo essersi soffermato sulle curve della bionda notò anche come era vestita: camicione bianco con fiori fantasia, pantaloni a zampa fucsia e zeppe.

“Si, Persefone era decisamente hippy! E Ade aveva buon gusto in fatto di donne, ma un po’ meno con gli omaggi floreali...” sentenziò mentalmente lo Spagnolo, afferrando la mano della donna e, alzatosi da terra, rivolse lo sguardo verso l’avvocato e pensò: “Penelope è proprio un’ingrata su tutta la linea! Ma prima o poi giuro che riuscirò a fargliela pagare!

  
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