Prima di tutto… grazie mille a
tutti voi che leggete, recensite, inserite tra le seguite- preferite…
E un grazie particolare a
Vales,
perché la sua recensione
dello scorso capitolo mi ha reso particolarmente orgogliosa.
The Promise
Il caos della Tana non era mai stato così ben
mascherato.
Non che i suoi abitanti ci si dovessero impegnare
molto… il silenzio era diventato la normalità in quegli ultimi due mesi e
nessuno osava tentare di ripristinare l’allegro e continuo chiacchiericcio che
da sempre aveva animato casa Weasley.
Se non avesse guardato il vistoso orologio appeso in
cucina, Ron non si sarebbe neanche reso conto di che ora fosse.
Nelle ultime settimane, i giorni erano volati via.
Lo stesso avevano fatto i minuti, le ore. Senza che se
ne fosse accorto la mezzanotte di quel
primo settembre era arrivato.
Ron sospirò, appoggiando i gomiti al massiccio tavolo
della cucina, lasciandosi tranquillizzare dal buio e ignorando palesemente il
bicchierone di latte posato di fronte a lui, la scusa a cui si era aggrappato
per poter scendere in cucina… per sfuggire all’ansia che, nel suo letto, gli
aveva mozzato il respiro.
- Per qualche strano motivo non mi stupisce trovarti
qui.
Ron sorrise nell’udire quelle parole; il viso ancora
stretto tra le mani.
Quando Ginny gli passò accanto, gli sfiorò le spalle,
riempendosi una tazza, come aveva fatto lui poco prima. La vide muoversì nell’oscurità
della cucina, a sprazzi illuminata dai raggi della luna che filtravano tra le
tendine bianche.
- Sono io ad essere stupito - le disse, guardandola
mentre si sedeva sulla sedia di fronte a lui, sorseggiando dalla sua tazza - Ti
facevo a dormire da parecchio. Domani sarà una giornata impegnativa… - gli si
smorzò la voce - …per voi.
Ginny sospirò, mentre gli rivolgeva uno sguardo carico
di tenerezza e apprensione - Lo sarà per tutti.
In risposta, Ron si limitò a fare una strana smorfia
con la bocca - Già.
Afferrò il suo bicchiere, osservando la superficie
bianca e pura del latte incresparsi di molte piccole onde.
Non sapeva se gli andava di parlare.
Forse preferiva stare zitto. Non pensare per quelle
poche ore che rimanevano e crogiolarsi ancora per poco nel pensiero di essere
sotto lo stesso tetto.
O magari, aspettava solo lo spunto per sfogarsi. Per
tirar fuori tutto ciò che gli consumava lo stomaco.
- Non cambierà nulla, Ron… - disse ad un certo punto
Ginny, allungando la mano per sfiorare il braccio del fratello - Lo sai che lei
non lo permetterebbe, vero?
Ron fece un mezzo sorriso malriuscito - E’ già cambiato
tutto, Ginny.
- Non significa che sia un cambiamento negativo, però.
Ron si decise a guardare sua sorella. Nella penombra
vide la ragazza forte e sicura di sé con cui era cresciuto e si rese conto di
quanto fosse assolutamente necessaria nella sua vita.
La osservò mordersi le labbra, timorosa, turbata, ma
decisa a non darsi per vinta.
Anche lei stava lasciando qualcosa, ma Ron sapeva che
sarebbe tornata a riprendersela a qualsiasi costo.
Invidiò quella tempra, quella sicurezza che si celava
in quella corporatura esile, in quella ragazza che sebbene indossasse una
camicia da notte con un orsetto stampato sopra aveva la grinta di una giovane
donna matura.
- E’ da giorni che mi chiedo… che… - cominciò Ron, ma
d’improvviso gli mancarono le parole. Tirar fuori ciò che lo tormentava era più
difficile di quanto avesse immaginato. Lo avrebbe reso più reale di quanto
sarebbe riuscito a sopportare. Ma Ginny lo guardò negli occhi, incoraggiandolo
con un movimento del viso - Mi domando se… se la mia scelta sia stata quella
giusta. O se… se sarei dovuto… andare. Cioè… venire con voi ad Hogwarts…
Respirò profondamente, senza riuscire a guardarla in
faccia. Si soffermò su una venatura del tavolo, ripercorrendone l’indefinito
confine con un dito.
- Hermione non te lo avrebbe lasciato fare, sapendo
che non è ciò che vuoi - disse semplicemente Ginny.
Ron annuì - Lo so. Ma forse avrei potuto…
- No!
La sicurezza con cui Ginny lo disse costrinse Ron a
sollevare lo sguardo, stupito.
- Pensi davvero che Hermione sarebbe stata felice di
vederti fare una cosa che in realtà non vuoi?
- non poteva vederla in faccia distintamente, ma la conosceva
sufficientemente bene da poter dire con sicurezza che aveva inarcato le
sopracciglia fino a formare una piccola V al centro della fronte.
- Non è questo, Ginny - Ron ingoiò il vuoto. Si passò
una mano tra i capelli, nervoso.
- E allora cosa?
Ron si sfregò il viso con le mani, prendendo tempo. In
realtà non ne aveva bisogno: sapeva perfettamente quale fosse il nocciolo della
questione.
- Mi ero… mi sono ripromesso di non lasciarla più,
dopo quello che… che le hanno fatto - dirlo a voce alta era a metà fra una
liberazione e una pugnalata al cuore - Glielo avevo giurato.
- Oh - fu l’unica risposta di Ginny. Dall’espressione
contrita del suo viso, Ron comprese che lei aveva colto al volo l’episodio che
ancora lo tormentava.
Ron si portò le mani tra i capelli, esasperato.
Non avrebbe dovuto parlare.
Non avrebbe dovuto tirar fuori l’argomento.
Non avrebbe dovuto dare concretezza a quei pensieri
con le parole.
Doveva distrarsi. Pensare a qualcos’altro, prima che…
-
Crucio!
Ron chiuse gli occhi, mentre un senso di nausea gli si
formava nello stomaco.
“Lei sta bene. Ora sta bene. Sta bene. Non la toccheranno
più. Sta bene”, si costrinse a pensare, gli occhi strizzati in una morsa di
dolore.
- Forse… - Ginny si trovò nuovamente a parlare - Forse
potrebbe farti bene parlarne, Ron - delicatamente, strisciò con la mani sul
tavolo, fino a sfiorare quella del fratello. Lui continuava a guardare un punto
fisso sul tavolo, l’espressione bassa - Io non so esattamente cosa sia
successo. Hermione non ne ha mai parlato…
- E puoi biasimarla? - scattò Ron, rabbioso.
Ma Ginny non sembrò lasciarsi intimidire; strinse
ancora di più la mano di Ron - Harry mi ha soltanto detto che… hanno cercato di
farla parlare. E che sono stati brutali…
- La’hanno torturata, Ginny - puntualizzò lui.
Stavolta fu Ginny a trasalire sulla sedia - Torturata. Ed io non ho
potuto fare niente per impedirlo. Non ho fatto
niente.
- Crucio!
Un urlo straziante, proveniente dal piano superiore,
fu sufficientemente tagliente da squarciargli il cuore.
- HERMIONE!
Delle corde lo trattenevano; Ron cercava di
divincolarsi, sentiva il dolore bruciante intorno ai polsi ma non gli
interessava.
Un altro urlo.
Un’altra fitta al petto.
Ron sentiva le lacrime annebbiargli la vista, mentre
si muoveva come un forsennato… tentando di sciogliere la presa ai polsi che lo
bloccava.
Di sciogliere la presa intorno al cuore…
- Non… non c’era nulla che tu potessi fare, Ron -
disse lentamente lei, guardandolo negli occhi - So che deve essere stato
terribile. Terribile, lo so…
Ron scosse la testa, agitandosi.
Ecco, lo sentiva.
Era arrivato ad un punto di non ritorno. Non c’era più
modo di tornare indietro, ora.
- Tu non sai cosa è stato, Ginny! - disse, modulando
la voce, mentre il respiro affannato tradiva la sua agitazione - Non hai idea,
di quello che è stato…
- Crucio!
Grida. E poi altre. Ed altre ancora…
Allo sforzo di liberarsi si erano aggiunti i
singhiozzi.
Ai singhiozzi, le preghiere.
“Ti prego. Ti prego. Fai che prendano me. Ti prego… fa
che la lascino andare. Fa’ che prendano me”.
Di nuovo altre grida.
- HERMIONE!
Ogni urlo era una coltellata al centro del cuore.
Per un momento… immaginò cosa avrebbe significato se
quelle urla fossero cessate.
E in quell’attimo il mondo gli crollò addosso,
schiacciandolo contro il suo stesso, devastante strazio.
“ La stanno ammazzando… fai che prendano me. Fa’ che
prendano me. Se la uccidono… fa’ che prendano me, ti prego…”.
- Lei gridava… e quella stronza continuava a
torturarla - disse piano Ron, tirando su con il naso - Più Hermione gridava… più
Bellatrix la torturava. Ed io ero la sotto, Ginny - gli si spezzò la voce, ma
non riuscì a fermarsi. Ormai era un fiume in piena - Ero lì e la sentivo morire.
Una lacrima solitaria scivolò sulla guancia pallida di
Ginny.
- Credo… di aver ricominciato a respirare solo quando
Dobby ci ha aiutato ad uscire da quella cantina - proseguì Ron, con voce calma,
chiudendo gli occhi. Fece un gran sospiro, mentre Ginny annuiva, spazzando via
le lacrime con un gesto della mano - E da quel momento i ricordi sono tutti confusi. So solo che Harry mi disse di
prenderla e Smaterializzarmi. Lei era a terra… - lo sguardo di lui si perse per
un momento - Priva di sensi. Feci come mi aveva detto Harry e la portai a Villa
Conchiglia… - Ron fece una pausa - Fu soltanto quando sentìi la sabbia sotto di
noi che mi decisi a guardarla… Aveva il collo sporco di sangue. Capii che era
un taglio… e il sangue continuava ad
uscire…
- Hermione! - fu un richiamo inutile. Ron le scansò i
capelli dal viso, che, inerme, scivolò contro il suo petto - Hermione, ti
prego, rispondimi… rispondimi, ti prego…
Non era una richiesta.
Era una supplica.
Facendo forza sulle gambe, Ron si tirò su, annaspando
sulla sabbia, correndo il più velocemente possibile verso Villa Conchiglia.
Sentiva la fronte di Hermione sbattere sul suo torace.
Non aveva il coraggio di poggiarle una mano sul collo per sentire se c’era
ancora battito.
L’unica cosa che in quel momento era in grado di fare
era…correre.
In tutti i sensi.
- Ma poi è andato tutto bene - disse lentamente Ginny,
sforzandosi di fare un sorriso. Gli occhi ancora arrossati - C’erano Bill e Fleur lì, no?
Lui strinse le labbra e annuì - Sì… poco prima erano
arrivati anche Luna e Dean. Era stato Dobby a portarli là. Poi Flou e Luna mi
hanno fatto uscire… Hermione era ancora priva di sensi e io non… non volevo
lasciarla.
Ginny sfregò il braccio del fratello, affettuosamente
- L’hanno dovuta medicare - disse lei, incoraggiandolo a continuare.
- Sì. Dovevano assicurarsi che ci fosse ancora
qualcosa da fare, più che altro.
- Non dire così! - scattò su Ginny,
impressionata.
- Ma è la verità, Ginny! - disse lui, infervorandosi.
Si sporse sul tavolo - Quando quella porta si è chiusa… io non sapevo se lei
sarebbe… in quei minuti io sono morto con lei. E ho pensato che se - si
passò una mano tra i capelli, lasciando che un risolino isterico fuoriuscisse
dalle sue labbra - se non ce l’avesse fatta… io non sarei più riuscito a farmi
perdonare per tutto ciò che… che le ho fatto passare in questi anni. A risolvere
i casini che ho combinato… non sarei riuscito a dimostrarle… niente.
Ron comprese quanto potesse un niente celare un
intero universo di emozioni, sentimenti, speranze.
- E’ stato in quel momento che ho promesso che non l’avrei
più lasciata - concluse lui - In quei minuti, continuavo a pensare che se ce l’avesse
fatta, non avrei più permesso che nessuno le torcesse un capello. E adesso… sto facendo esattamente
l’opposto, dannazione!
Guardò la sorella, che lentamente, stava scuotendo la
testa rossa.
- Ti sbagli, Ron - disse lei - In questo momento, la
stai lasciando andare fisicamente, non con il cuore. Con il cuore, lei è vicina
a te… e continuerà ad esserlo, conoscendovi - ridacchiò, tirando su con il naso
- Finchè la terrai nel cuore, la tua promessa sarà rispettata. Cosa vuoi che
sia un anno ad Hogwarts dopo tutto quello che avete passato? Dopo i sette anni
che ci avete fatto passare?
Stavolta fu il turno di Ron di sorridere.
Non aveva mai analizzato la situazione da quel punto
di vista.
Si trattava solo di aver fiducia in loro.
In lei.
E quello, dopo la Guerra, era sicuramente un punto
fisso della sua vita.
Doveva liberarsi da quei pensieri che lo tenevano
legato al passato. Doveva farlo per forza se voleva godersi il presente.
Il tenersi tutto dentro, il voler ostinarsi a tenere
quel ricordo lontano dalla realtà… lontano da lei… gli stava impedendo
di godersi la cosa più bella che gli fosse mai capitata.
- Grazie, Ginny.
- Quando vuoi, fratello - scherzò lei, alzandosi - Ora
vado, altrimenti domani mattina, chi si sveglia?
Ron la salutò con un gesto della mano, rimanendo
seduto a guardare il suo bicchiere, ancora mezzo pieno di latte, ma decisamente
più tranquillo.
- Ah, Ron - lo richiamò lei, un attimo prima di
uscire. Lui si voltò a guardarla, scorgendo i suoi lineamenti nella penombra -
Non lasciarti tormentare dai ricordi. Lei ora è qui. Viva. Insieme a te. E’
meglio pensare a lei in questo modo, no?
Ron annuì nel buio, percependo i passi di Ginny che si
allontanavano.
- Torno tra poco - le
disse, grattandosi la fronte - Per vedere come stai.
Lei gli sorrise, mentre
si sollevava quel poco che bastava per poterlo guardare in faccia - Starò
sempre meglio, non preoccuparti.
- Bè… io verrò lo
stesso - confermò lui, arrossendo - Verrò comunque, Hermione.
Lei strinse le labbra,
sorreggendosi sui gomiti - Ti aspetto, allora.
Ron uscì dalla stanza, socchiudendo piano la porta,
con la certezza che stavolta non l’avrebbe fatta aspettare inutilmente.
Ron sorrise, ripensando a quella promessa.
Era quella la promessa che doveva mantenere.
E adesso come allora, si sarebbe impegnato per farla
diventare una realtà.
Anche se…
Quella era già la realtà.
La loro realtà.
E finchè fosse stato così, nessuna promessa sarebbe
stata infranta.
Che faticaccia questo capitolo.
Mamma mia.
Contavo di postarlo prima, perchè è da un pò che l'ho scritto. Ma mi manca sempre il tempo per tornare a controllare la bozza, che è la cosa più impegnativa e che porta via più tempo (che già di norma non ho!).
Se continuo così, dovrò ingaggiare una Beta...
Riguardo il capitolo...
Inizialmente, mentre lo immaginavo, volevo
inserire Hermione. Non mi convinceva un capitolo senza di lei.
Invece, scrivendo, mi sono resa conto che
Hermione è in ogni singola parola pronunciata da Ron.
So che questo non è stato un capitolo particolarmente divertente, ma come
avrete capito, non era mia intenzione! Per il prossimo vi faccio due promesse:
la prima è che ci sarà anche Hermione, la seconda è che sarà decisamente più
allegrotto.
Riguardo ciò, vi comunico che la raccolta dovrebbe contare altri tre-
quattro capitoli.
Se c’è qualche momento in particolare di cui vi piacerebbe leggere, non
esitate a farmi sapere!
Sono in cerca di idee!
Un abbraccio a voi!!
Titti
PS: In questo capitolo ho utilizzato un pezzo ( molto piccolo, eh!) ripreso da un'altra mia storia.
Qualcuno di voi ci aveva fatto caso? ;)