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Autore: Bellatrix Riddle    18/02/2011    2 recensioni
Lei, solo lei gli era veramente fedele, solo lei lo venerava, solo lei riconosceva in lui il Suo Signore, solo lei l' avrebbe seguito anche all' Inferno, solo lei lo stimava davvero, solo lei lo a...! No! Bellatrix fermò quel pensiero prima che potesse concludersi. Lei non provava sentimenti per nessuno, provava solo fedeltà per il Signore Oscuro! Niente, niente di più. Il Padrone le aveva detto di non provare sentimenti, e lei gli ubbidiva sempre, anche se era doloroso. Lei gli ubbidiva sempre, sempre!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 CAPITOLO 3 "UN MOTIVO C'É"
Bellatrix era sdraiata sul letto completamente vestita, aveva il volto pallido ed il respiro affannoso.
Teneva gli occhi chiusi e poteva quasi sembrare che dormisse se non fosse stato per la smorfia di dolore ed i suoi lamenti silenziosi.
Sul copriletto avanzava una pozza rossa scuro che si precipitava giù fino a macchiare il tappeto.
Il silenzio nella stanza era quasi irreale, il camino e le candele emanavano una fiocca luce che illuminava la stanza in modo spettrale.
La strega si mise a sedere con dolorosa lentezza sul bordo del letto e iniziò a rovistare nel cassetto del comodino, come ormai faceva abitualmente da quasi un anno.
"No, no, no. Non possono essere finite, no!" Bellatrix iniziò a gridare, una furia folle la prese, si alzo dal letto, scosse violentemente il mobile e lo buttò per terra.
Le forze in quel momento le mancarono e cadde anche lei.
Le missioni che aveva compiuto in quell'ultimo anno l'avevano molto indebolita.
Ancora convalescente e debole aveva affrontato eserciti di auror, ovviamente rimanendone ferita ogni volta; la vecchia ferita del Ministero si apriva ormai molto facilmente, ogni volta perdendo sempre più sangue.
Fino a quel momento se l'era sempre cavata utilizzando ciò che aveva rubato dal San Mugo. Purtroppo, però, l'ospedale era stato chiuso il mese precedente ed ora neanche il guaritore dei mangiamorte aveva più strumenti o pozioni. Nonostante le scorte di cui si era appropriata fossero ingenti, ora non le era rimasto più nulla. Nonostante la strega fosse riuscita a rubare molto prima della chiusura del' ospedale ormai non le era rimasto più nulla.
"Bella, Bella stai bene?" Narcissa bussava violentemente alla porta.
"Non scherzare, guarda che entro, rispondi!"
"Vattene, non ho bisogno di nulla. Me la cavo benissimo senza di te." Bellatrix si stava faticosamente alzando da terra per tornare a sdraiarsi sul letto.
"Sei sicura ho sentito un forte botto da disotto."
"Vattene ho detto!"
"Cosa mi nascondi? Ora entro. Alohomora!"
"NO" Bellatix gridò e cadde di nuovo, ma sua sorella era già entrata e la fissava dalla porta con un misto di orrore, paura e sorpresa.
Bellatrix prese la bacchetta e fece chiudere la porta dietro Narcissa che intanto la stava aiutando ad alzarsi ed a sedersi sul letto.
"Tu non lo dirai a nessuno! Mai! Hai Capito? Mai." Narcissa annuì silenziosamente ed inizio a controllarle la ferita, ma Bellatrix la fermò "Mentiresti male se conoscessi le mie vere condizioni".
"Cosa è successo?"
"Non mi hai sentito? Già menti male, figuriamoci se ti dico tutto, così anche quel cretino di tuo marito riesca a leggertelo in faccia."
In quel momento Bellatrix vide sul volto della sorella una tale paura e tristezza che decise di cambiare discorso.
"Hai ancora pozioni del San Mugo, Cissy?"
"Si, due o tre fiale."
"Se vuoi essermi di aiuto portamele, e magari non andare in giro con questa faccia, sembra che tu abbia visto un infero!"
Narcissa uscì dalla camera e per pochi istanti la stanza tornò silenziosa, un silenzio cupo, che a molti avrebbe fatto paura.
Bellatrix si tamponava la ferita cercando invano di fermare l'emorragia e, in quel silenzio, pensò a una cosa che forse si era spesso chiesta in quell'ultimo periodo, ma che non aveva mai avuto il coraggio di pensare coscientemente: se Lui l'avesse scoperto a dispetto di tutto quello che aveva fatto per nasconderglielo, Lui, il suo Signore, cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Ma soprattutto cosa sarebbe cambiato?
Sarebbe morta, sarebbe stata crucata o peggio schernita ed umiliata...
Era troppo debole e stanca per reagire a quei pensieri, così un dolore intenso le colpì il cuore e lei non fece nulla per fermarlo, fino a quando non fu talmente intensoche una domanda che mai avrebbe pensato di porsi la assillò: a che scopo? A che scopo lottare? In un modo o nell'altro sarebbe finita, perché lottare per qualcosa che lei stessa rifiutava persino di provare?
Così la voglia di vivere e la sua combattività le scivolarono via, lasciandola sola, senza uno scopo, senza nessun interesse per la vita; ma in quel momento lo stesso sentimento per il quale, secondo lei, non aveva senso combattere le mostrò un viso con dei penetranti occhi neri che diventavano rossi, dai capelli altrettanto neri ed una voce che sibilava le risuonava tanto lontana quanto familiare:

"Bella, guarda. Shaiaissssaiscs"
Il ragazzo di sedici anni davanti a lei teneva tra le mani un serpente che, a quelle parole, sollevò il capo ad osservarlo, quasi gli stesse rispondendo. Bellatrix, ma una Bellatrix sedicenne, rimase a fissarlo divertita "Pensa quando parlerai col basilisco. Converserai anche con lui prima di fargli epurare la scuola?"
"No, converserò dopo, quando i mezzosangue non saranno più un problema!"
La giovane Bellatrix sorrideva "Tu mi fai apparire quasi come una santa Tom. Mi complimento, nessuno c'era mai riuscito."
"Tu? Una santa? Non oserei mai sminuire una così fiorente malvagità! E visto che siamo in tema, ti piacerebbe venire ad aprire la Camera con me, stanotte? Il basilisco non ti farà nulla, e in più potrebbe essere un bel luogo dove insegnarti magie un po' più avanzate... Non vorrei mai perdere la mia futura fedelissima e miglior seguace solo perché gli incantesimi che sapeva erano poco sopra la media! In più spero che tu non mi voglia mai deludere con magia poco efficace."
"Io non ti deluderò mai Tom, o meglio Lord Voldemort"
"Tu puoi ancora chiamarmi Tom, l' importante e che non mi deluda."
"Non accadrà, non accadrà mai. Dopotutto sono stata la prima a giurarti eterna fedeltà."
Così Bellatrix sedicenne si scopri il braccio con orgoglio.
"Uno dei miei lavori artistici migliori, disse lui, ed anche una delle scelte migliori per i miei seguaci. Ricorda, però, di non far vedere in giro il tuo marchio Bella."

Bellartix riaprì gli occhi e tristezza e dolore sparirono.
Quel ricordo, quegli attimi antichi che conservava gelosamente, erano il vero motivo per cui vivere, per cui lottare.
Il sapere di poter essere ancora vicina come un tempo al suo Signore, l' essergli utile e fedele, questo era il suo vero ed unico motivo di vita; perché, nonostante tutto quello che voleva credere o che non voleva ammettere, qualcosa di diverso, e forse anche molto più potente, della semplice fedeltà l'aveva unita a lui da quando l'aveva visto per la prima volta, qualcosa che non avrebbe mai confessato di provare, nemmeno a sé stessa.
In quel momento Narcissa tornò e vide sul volto della sorella una pace tale che non sembrava appartenere davvero a lei; sembrava piuttosto rubata ad una ragazza felice che stesse vivendo il suo più grande sogno e non la capì.
Appoggiò le fiale sul letto ed era sul punto di uscire quando si voltò verso la sorella
con sguardo indagatore, la quale però si limitò a prendere la bacchetta, aprire la porta ed a domandarle: "Credi di riuscire ad andartene prima che muoia dissanguata?"
E Così Narcissa uscì senza fare una vera domanda, e senza ricevere una vera risposta e Bellatrix rimase da sola con i suoi ricordi, con il suo motivo per lottare; perché, alla fine un motivo c'era, forse non l'avrebbe mai rivelato, ma lei era riuscita a trovarlo.
 
  
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