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Autore: lady wolf    18/02/2011    1 recensioni
Un'angelo che si innamora di un essere umano? Quale assurdità! Eppure a me è successo.. Il mio nome? Mia.. Professione? Angelo senza ali... Perchè? Per amore... Se volete saperne di più leggete il mio racconto.. Di che parla? Parla dell'amore che nasce inaspettato visto attraverso gli occhi di un'angelo, il quale probabilmente andrà contro tutte le ''sue'' regole per un semplice mortale. Spero che la lettura sia di vostro gradimento ma soprattutto che vi terrà con fiato sospeso capitolo dopo capitolo.. Buona lettura!
N.B. questa è una storia che per molte persone può sembrare Yuri ma in realtà non è così perchè un angelo qualunque sembianza possa prendere non ha una sessualità precisa e distinta.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE – L’ANGELO VENDICATORE (prima parte)

 
 
Ma che altro potevo fare? Dimmelo tu, perché io ancora oggi lo rifarei. Ancora oggi non rimpiango tutto quello che ho fatto, neanche il dolore e il sangue ci è riuscito. Mi basta vederti sorridere mentre racconto la storia per sentirmi subito meglio.
L’ho terrorizzato. L’ ho proprio fatto uscire di testa.. ci ho messo tutto me stesso in quell’atto e lui.. lui ora è rinchiuso in quel manicomio, in quella cella d’isolamento. Ma nonostante tutto quando l’avevo lasciato andare,non mi sentivo ancora appagata. Volevo farlo soffrire di più. volevo fargli provare tutti i coniati di vomito che ho avuto ogni volta che posava le sue luride manaccia sulla sua delicata pelle. Volevo fargli provare quello che ho passato quando l’ha picchiata perché Elizabeth voleva mollarlo. Volevo ucciderlo con le mie stesse mani!
Rabbia. Rabbia. Furore accecante.
Uccidere. Torturare. Massacrare.
Questi erano i miei pensieri oltre a urlare mille volte di non toccarla, stringere i denti fino a provare un dolore fisico che non arrivava mai perché noi angeli non possiamo provarlo, ucciderlo con lo sguardo; ma le regole mi balenavano sempre dinanzi agli occhi.
Non potevo. Non potevo. Non potevo.
Dovevo. Dovevo. Dovevo.
Poi un giorno ho realizzato quasi con follia: volere è potere! E io volevo! Altroché se lo volevo. Ma le regole non lo permettevano. Come potevo entrare in contatto con lui abbastanza da fargli male, ma non troppo per venire radiato? Un peccato minore diciamo. Il modo lo trovai più in là, quando i lividi sul corpo della mia protetta erano diventati troppi per i miei occhi: in sogno!
Il sogno è un modo per entrare in contatto con loro, ma senza farlo veramente. Era un scappatoia per la quale mi avrebbero potuto far fuori lo stesso, ma non lo fecero. Forse per pietà o forse perché Dio voleva vedere fino a che punto potevo spingermi. Fino a che punto mi sarei ribellato a quelle regole.
Nella mia mente stavo preparando già tutto, avevo un sacco a cui pensare: lo scenario, che dire, come dirlo, come farmi vedere ecc.. non stavo fermo un momento.. Alla fine avevo programmato tutto nei minimi particolari, attendevo solo il momento giusto. Ovvero aspettavo che la mia rabbia esplodesse con l’impeto i un vulcano in eruzione. Non dovevo avere il minimo dubbio, non dovevo lasciarmi animare da alcun briciolo di pietà! Dovevo arrivare al punto di non ritorno.. sapevo che noi angeli dobbiamo essere sempre disposti a perdonare, il nostro cuore doveva essere sempre puro. Non ci doveva scalfire il minimo odio. Dovevamo essere osservatori esterni che fanno girare gli ingranaggi secondo il volere di Dio. Ormai era come se avessi preso un martello e mi accanivo contro quegli stessi ingranaggi che tanto avevo lodato e lucidato.
La ragione mi diceva di smetterla ma non riuscivo a darle retta, era come se parlasse una lingua sconosciuta.
Poi Hermann fece la cosa più brutta che potesse fare. Avevo avuto già abbastanza pazienza a non intervenire quando le faceva un qualche livido, ma questa volta non potevo assolutamente essere indulgente, vederlo come un figlio o un fratello pestifero. No! Questa volta niente e nessuno mi avrebbe impedito di fare ciò che ho fatto. Neanche Dio in persona! Quell’essere orrendo, quella creatura mal riuscita, quella cosa innominabile aveva mandato Elizabeth all’ospedale.. la mia Elizabeth! Come aveva potuto farlo, perché gli ho permesso di fare una cosa del genere? Non la passerà liscia! pensai, non immaginando nemmeno il piacere che avrei tratto nel torturarlo mentalmente.
Quella sera mi sentivo particolarmente agitato. Sentivo che sarebbe capitato qualcosa alla mia piccina.. stavo allerta, attento, attento che tutto andasse secondo le regole. Lei non era destinata a morire quel giorno, quindi almeno su questo ero tranquillo. Ma qualcosa mi inquietava.. lo sentivo nelle piume.
 
Un dolore alla spalla mi distrae dal racconto. Do’ una rapida occhiata oltre la mia spalla, non notando niente di particolare. Ma mi sentivo ardere… ero incandescente. Poso una mano tremante sulle ferite ancora fresche che avevo sulle scapole e la ritiro velocemente. La mia mano era diventata completamente rossa. Sento di perdere il contatto con la realtà!
«.. a .. ia … Mia!.. Mia! Svegliati!»
Alzo gli occhi per vedere il mio amore, ma era una macchia indistinta nel buio che mi circondava. Una cosa gelida mi viene posata sulla faccia. Mi riprendo ansante e sudata.
«Continua.. continua il racconto.. voglio sapere tutto! Ti prego!» mi implora. Ormai ho capito perché si accanisce con questa storia. Vuole che resti lucida. Ha paura di perdermi.
Prendo più aria che posso e mi sforzo di continuare, ma la mia voce era diventata più fioca e lontana per sino alle mie orecchie.
 
Hermann quel giorno aveva bevuto come una spugna, si era fatto di eroina e aveva preteso di uscire con Elizabeth. La ragazza decise di accettare. Lo avrebbe lasciato quella sera. Lo avrebbe fatto davvero! Non le importava di quanto l’avrebbe picchiata, si sarebbe definitivamente liberata di quell’incubo! Questo era il suo pensiero fisso, da quando quel … insomma da quando lui l’aveva chiamata. Già al telefono si era accorta che era ubriaco perso, che era uno di quei giorni in cui avrebbe nuovamente tento di obbligarla a farlo. Non che ci fosse mai riuscito sia chiaro, se no non avrei aspettato tanto per intervenire. Non avrei aspettato di vederla ridotta in quello stato. Il mio odio sarebbe stato ancora più smisurato… più inumano.. mi sarei materializzata poco prima che lui potesse veramente compiere l’atto. Gli sarei apparso alle spalle e lo avrei strozzato e squartato nello stesso momento. Gli avrei fatto provare dolori ancora più forti di quelli che gli ho fatto provare. Ma non lo avrei ucciso, non subito. L’avrei torturato lentamente, massacrandolo abbastanza da farlo quasi morire, ma non troppo da ucciderlo completamente. Mi sarei accanita contro di lui fino a quando non mi avesse implorato di ucciderlo e forse solo in quel momento lo avrei fatto o almeno avrei pensato a farlo.
Si erano incontrati in un posto affollato. Molte di quelle persone erano fatte o si sarebbero fatte, ma almeno non erano soli. Almeno avrebbe potuto sbattergli in faccia quelle parole. Si sarebbe liberata dal veleno che aveva in corpo, che lui le aveva iniettato in corpo. Quanto era bello il cipiglio determinato che aveva sul volto. Era adorabile! Lui invece arriva con un’andatura barcollante, si ferma vicino a lei e le poggia un braccio intorno alla spalla. Che schifo! Le sussurra parole schifose all’orecchio con quella sua parlantina viscida e strisciante. Aveva la lingua impastata dall’alcol e la testa ottenebrata dalla droga, sempre se un cervello funzionante lo aveva davvero in quel cranio. Elizabeth trattiene una smorfia di disgusto, ma si irrigidisce quando lui prova a farla entrare nel locale.
«Dai piccola, entra andiamo a sederci ad un tavolo appartato!» le dice insinuante. Vomitevole! E non chiamala piccola razza di ..
Le fa segno di no con la testa.
«Ho detto entra!» La strattona.
«No! Senti ti devo parlare.. io..» avanti piccola diglielo! Dillo che ti fa schifo! Dillo che non rimarresti con lui neanche se ti donasse tutto l’universo! «Io non ti voglio! Ti lascio insomma!»
Una risata fragorosa esce da quella bocca puzzolente. «Stai scherzando» la scherniva tra uno sghignazzo e l’altro. Quando capisce che fa sul serio il suo viso diventa cattivo. Quasi demoniaco direi..
 
Un piccolo colpo di tosse mi blocca il racconto. Guardo la mano che mi era stata pulita poco fa. Macchie rosse. La richiudo non volendo che le vedesse.
 
Comincia a diventare isterico.. ad urlare in mezzo alla gente. Tutti si voltarono a guardarli, ma lui se ne fregò continuando la sua patetica scenetta. Patetica all’inizio. Pericolosa poco più tardi.
«Pensi di potermi lasciare solo perché ci sono questi?!» le urla in faccia sputacchiandola e indicando la gente che li circondava. Questa volta Elizabeth non trattiene la smorfia di disgusto, il suo alito doveva essere pestilenziale. «Pensi che te la faccio passare liscia? Lo pensi davvero?» dice mentre le mani cominciavano a tremargli vistosamente. Poi le porta alla cinta, estraendola dalla fibbia in un lampo. Scoppiati come stavano, nessuno capì in tempo cosa volesse fare. Lei invece sì e indietreggiò. Fa per voltarsi e scappare, ma Hermann nonostante le azioni intorpidite dalle varie sostanze, era reso lesto dalla rabbia che lo animava. La prima frustata le arriva direttamente tra il collo e la spalla.. un urlo di dolore si innalza insieme allo scoccare della cintura. Si avvicinò alla ragazza col suo passo pesante e la obbliga a voltarsi. I primi urli di terrore si sentono nella folla, finalmente qualcuno stava capendo cosa succedeva.. ma neanche questo lo fermò. Prese la cinta dal piatto e cominciò a malmenarla dalla cinghia. Una furia cieca mi stava assalendo.. stavo per apparirgli alle spalle, tanto per come stava il pubblico avrebbero pensato a qualche allucinazione.
Elizabeth porta le braccia sul viso, per proteggerlo. Il cinturino gli arriva diretto al fianco. -10..
Poi sul seno.. -9…
Ancora non soddisfatto, le da un colpo violento al ginocchio, facendola piegare, e la frusta al braccio. Un rivolo rosso le solca la pelle candida. -8..
Sentii qualcuno chiare la polizia. Finalmente. Ma se non arrivano in tempo? Devo rimanere qui a guardare questo stronzo che massacra la mia protetta? -7…
Elizabeth si alza con dolore e tenta di arretrare senza dargli le spalle. Lui con la mano libera la afferra dai capelli e con quella occupata la prende sulla guancia. Bastardo! Non deturparla! -6…
Preso dalla furia non mi accorgevo nemmeno di quello che urlavo. Stavo bestemmiando! Ma era l’unica cosa che riusciva a trattenermi dal massacrarlo.. -5…
Nel frattempo che io pensavo lui continuava a picchiarla. E teneva lontano anche chi provava ad avvicinarsi. Quanto avrei pagato perché qualcuno lo sparasse. -4…
Sentii le sirene in lontananza. -3…
La mia piccina era piena di sangue e lividi, non mi sarei trattenuto ancora a lungo! -2..
Arrivò la polizia: una macchina davanti a lui a sirene spiegate e una silenziosa dalle spalle. Gli ufficiali uscirono dai veicoli e mentre i primi lo distrassero, intimandogli, con la pistola puntata contro, di lasciare andare la ragazza, gli altri lo presero dalle spalle e lo bloccarono facendogli buttare la cintura.   -1 all’uccisione di quel verme.
Lo fecero sbattere contro il cofano della macchina e gli misero le manette, oltre ad averlo perquisito. Poi lo obbligarono ad abbassare la testa e lo spinsero sui sedili di dietro della macchina. 0.. si era salvato per un pelo. Almeno per il momento!
I miei ricordi dopo quelle scene si fanno confusi. Avevo visto la gente scoppiata dileguarsi al suono delle sirene. Poi la volante che si ferma, che arresta Hermann . Dopo… confusione. La mia mente era divisa in due. La mia volontà non sapeva da che parte andare.. seguire la mia piccola e fragile Elizabeth, che ora l’ambulanza stava portando velocemente all’ospedale, o farla pagare a quel uomo?Elizabeth! Lei aveva la priorità assoluta. Dovevo accertarmi che stesse bene o non me lo sarei mai perdonato! Hermann poteva aspettare. Avevo una bella sorpresa in serbo per lui e me la sarei gustata fino all’ultimo…
Raggiunsi l’ospedale, anzi più che altro mi materializzai all’ospedale, vicino a lei. L’avevano curata, era piena di bende e sembrava pallidissima in quel letto bianco. Mi avvicinai di più al letto. Stava dormendo.. le posai un bacio delicato sulla guancia e mi precipitai in prigione. Poco prima di smaterializzarmi nuovamente vidi la madre correre per il corridoio, alla ricerca della sua stanza.
Appena entrai nella cella, lo vidi. Aggrappato alle sbarre che urlava la sua innocenza! Le mani gli tremavano ancora.. la sua maglietta era macchiata del sangue di lei.. i miei occhi si iniettarono del MIO sangue!
Mi poggiai in un angolino. Attendevo, alimentavo il mio odio, la mia rabbia, il mio rancore, aspettavo il momento più propizio per scaricarlo. Mi ero autonominato angelo vendicatore!
Finalmente Hermann si addormentò. Ronfava alla grande! Maledetto! Infine è giunto il momento della mia rivincita!!!
 
 

 
 
 
 
 
 
 
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ecco postato un nuovo capitolo... per fortuna ho cominciato la storia mooolto prima di postarla.. perchè dall'ultimo mio aggiornamento non son riuscita a scrivere neacneh un capitolo xD spero che vi piaccia e commentate ;)
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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