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Autore: Diana924    18/02/2011    2 recensioni
Quando la sua liberta Flavia viene trovata morta in circostanze misteriose, la matrona Caterina de’Medici non crede a un incidente. Decisa a far luce sul mistero la donna indaga, nella Roma imperiale di Augusto. Perché Flavia era fuori di casa quella notte? Che segreti nasconde la sua schiava?
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Era disgustata, semplicemente disgustata. Prima vi erano stati canti e balli, e lei seppur riluttante vi aveva partecipato, ballando e sentendosi libera, come non si era mai sentita fino ad allora. Era bello, ma detestava essere così libera, così esposta, senza difese. Dopo i balli c’era stato il sacrificio di un agnello a Bacco, e lei non aveva battuto ciglio, c’erano sacrifici ogni giorno.

Era rimasta sorpresa quando una schiava, giovanissima, doveva vere sedici o diciassette anni, si era inginocchiata sull’altare e uno dei sacerdoti l’aveva sgozzata come una bestia.

E dopo che alcuni di loro avevano portato via il corpo, si erano spogliati e ora stava avendo luogo un’orgia. Fece per andarsene, ma Giacinto Enobarbo la fermò: << Ve ne andate di già, domina? Pensavo che sareste rimasta >>. La sua voce, era così bella, così enigmatica, che se ne sentì quasi prigioniera. << Non intendo restare per dedicarmi a queste turpitudini, Greja ha scelto la matrona sbagliata >> rispose lei, cercando di non fargli sentire che stava per cedere, una sua parola, solo una, e sarebbe stata tra le sue braccia.

<< In questo caso ... >> disse lui, e prese un pugnale.

Lei reagì d’istinto, e veloce prese il suo. Schivò il colpo, e fuggì, terrorizzata, sperando che lui non la seguisse. Correva, correva, correva. Cadde, ma si rimise subito in piedi e riprese la sua corsa.

Le sembrava che tutti la stessero inseguendo, che lui la stesse inseguendo; ma quando si voltò si rese conto che nessuno la seguiva, e che era arrivata fino all’isola tiberina.

Si fermò e prese fiato, terrorizzata, doveva fare qualcosa, ma cosa? Il veleno, poteva avvelenarli tutti, o almeno quelli che aveva riconosciuto, erano schiavi, chi si curava delle bestie se poteva comprarne altre? O forse doveva denunciarli? O semplicemente dimenticare tutto e fare finta che non fosse successo niente?

Le domande l’assillarono finché non arrivò a casa e si addormentò nel suo letto, al sicuro, così almeno credeva.

***

La mattina si era svegliata di colpo, cosa che non le accadeva da quando era bambina, e c’era il rischio che un esercito, se dei “ liberatori “ o dei triumviri, o qualunque altro esercito, poteva piombare sull’Urbe da un momento all’altro. Mentre le schiave la vestivano e la truccavano non aveva visto Greja, e ne aveva parlato prima a Lucio e poi ad Afro.

Dopo aver ricevuto la visita di tre clientes e quella di un sua liberta che gestiva a suo nome una sartoria vicino il tempio di Marte Ultore si decise a fare qualcosa. Per prima cosa scrisse tutto quello che era accaduto, facendo nomi e cognomi di coloro che aveva riconosciuto, e la nascose in un posto che giudicò abbastanza sicuro.

Quando solai sulla lettiga per andare al Palatino si rese conto che la notte prima aveva stretto così forte il pugnale che si era leggermente ferita le mani. Se le fece fasciare da una schiava,  e risalì sulla lettiga. Frugo sui cuscini, e trovò la piccola boccetta di veleno che aveva nascosto là le sera prima, prima di andare con Greja in quel luogo, da quegli invasati.

Doveva andare al Palatino, e parlare con l’imperator, con Livia Drusilla, o con chiunque, per denunciarli tutti.

Pensava così, mentre passava davanti il Tempio della Concordia e notava un assembramento di gente. Scostò le cortine della lettiga e si affacciò. << Cosa sta succedendo? >> chiese, sperando che quell’imprevisto non ritardasse i suoi piani. << Un omicidio, domina, non sappiamo chi sia, ma questa povera sventurata è ormai nell’Ade >> disse un plebeo. Caterina de’Medici, curiosa, era scese, e si era fatta largo. Greja, era Greja, e il suo cadavere era in condizioni orribili, squartato come un animale da macello.

<< Padre Giove >> disse, era tutto così orribile, e credeva ciecamente che era tutta colpa sua, era colpa sua se Greja era morta in quella maniera tremenda. Poi vide Marco Agrippa scendere da una lettiga, e gli si avvicinò. << La mia schiava è stata uccisa. E’ la seconda volta, o si scopre chi è l’assassino o prenderò provvedimenti >> disse, cercando di spaventarlo, anche se sapeva che era impossibile.

<< Parleremo, domina, ditemi voi dove >> fu la risposta dell’uomo. << Al tempio del Divo Giulio, questa notte, verrò da sola, e sperò che voi farete altrettanto >> rispose, ricordandosi che lei apparteneva a una famiglia ricca, e da parte di madre aristocratica, mentre lui era un homo novus. << Verrò, da solo >> rispose l’uomo, prima di risalire sulla sua lettiga e andarsene; lasciando Caterina de’Medici piena di dubbi e di domande che sembravano destinate a non avere mai risposta.

Di una cosa era certa, non si sarebbe fermata, non ora che era vicinissima alla soluzione, alle risposte che cercava, ne era certa anche se fino a quel momento non ne aveva ricavato che poche soddisfazioni.

Occupò il resto del giorno andò alle terme e passeggiò vicino nel giardino di casa, fermandosi un secondo nel triclinio per leggere un testo egizio di filosofia epicurea.

Poi, dopo una cena veloce ma sostanziosa, ovvero un po’ di polipo condito con quella stupenda salsa con il pepe, si avvolse nel suo mantello nero ed uscì di casa, nella scollatura dell’abito aveva una boccetta di veleno, sulla gamba destra, appena sopra i calzari, c’era il suo pugnale. In mano stringeva l’elenco contenente i nomi dei seguaci di Bacco.

***

Era arrivata in anticipo, perché non c’era nessuno al tempio a quell’ora. Salì i gradini e si avvicinò alle colonne marmoree del tempio del divo Giulio.

Il cielo stellato quella notte si vedeva benissimo dal tempio. Avrebbe potuto studiare le stelle per ore, anche perché aveva abbastanza nozioni di astronomia per poter scrivere un trattato sugli astri.

<< E’ molto bello questa notte, domina? >> disse una voce, e vide Marco Agrippa. Indossava abiti militari, e i capelli erano perfettamente in ordine. Un soldato pronto alla battaglia, pensò confusamente Caterina de’Medici, mentre lo osservava avvicinarsi.

<< Vi sono grata di essere venuto, ma veniamo al punto. So chi è l’omicida della mia liberta, Flavia di Cipro e Greja di Atene, mia schiava. Le due sono state uccise dai seguaci di Bacco, culto nel quale l’elemento più folle è Giacinto Enobarbo, che nonostante l’età e la classe sociale si mischia a certe depravazioni. Li ho visti io stessa, si abbandonano ad orge blasfeme e sacrificano uomini e donne. Li ho visti io, con questi stessi occhi, l’ho giuro sulla vita dei miei figli. Ho qui con me l’elenco. Dove ho scritto tutti i loro nomi. Volevo denunciarli all’imperator, ma credo che lo darò a voi, Marco Agrippa >>, concluse, osservandolo, era così attraente.

<< E ditemi,Caterina de’Medici, come avrebbe fatto queste persone, che l’Averno le accolga, ad uccidere le vostre schiave? >> fu la domanda di lui. << Hanno buttato Flavia da questo tempio, e hanno sacrificato Greja a Bacco, e per di più … >>

<< Loro non hanno ucciso Flavia, l’ho uccisa io >> rivelò l’uomo, osservandola.

<< VOI? >> quasi gridò, la sorpresa, il terrore e il disgusto l’avevano quasi fatta gridare; quasi perché fin da infante sapeva che doveva controllare le sue emozioni.

<< Io, e se avete tempo, questa notte vi racconterò come >> << Ho tempo, parlate >> << Non vedo perché ve la prendiate così, non era umana, era una cosa, un oggetto >> << Ma era mia! >> disse lei, alzandola voce, ora voleva sapere la verità, era un suo diritto, sia come padrona di Flavia e Greja che come matrona romana, voleva la verità, e l’avrebbe avuta.

x NonnaPapera: forse Xd, se la cava, se la cava, come quella originale anche lei è dotata di mille risorse

   
 
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