Ancora un brivido.
Si strinse nel mantello e chiuse gli occhi, attendendo che il freddo passasse.
Lasciò che una mano -secca, segnata, distrutta: lo specchio della sua anima- scivolasse fuori dal riparo della stoffa e si posasse piano sul freddo pavimento di pietra.
Nurmengard.
Gelo, nient'altro che gelo. E roccia, tutto intorno.
A volte lo colpiva, in modo duro e inatteso, il ricordo di corse nei prati e finte litigate, finite a rotolarsi nel prati, come due bambini.
Ricordava, all'improvviso, in stoccate dolorose, il profumo dei gelsi e dell'erba.
E della terra, finita sul viso e sulle mani.
Sui vestiti.
Adesso, sul mantello, solo gelo. E polvere.
(Giusto perché avevo detto "poco angst")