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Autore: nefert70    20/02/2011    0 recensioni
Anna Carlotta Teresa Canalis di Cumiana marchesa di Spigno e moglie morganatica di Vittorio Amedeo II di Savoia primo re di Sardegna è stata sempre descritta come intrigante, avida e calcolatrice.
E se la verità fosse un'altra? Forse fu solo innamorata...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Anna'
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1 agosto 1696, Torino – Palazzo Madama
Anna era già da quasi un anno damigella d’onore della duchessa Giovanna Battista madre dell’attuale duca Vittorio Amedeo II.  Purtroppo le continue battaglie che ancora si combattevano sul territorio piemontese tra l’esercito imperiale e l’esercito francese avevano trattenuto il duca lontano dalla corte e qualche mese prima era anche accaduto un fatto alquanto increscioso, la duchessa di Verrua, amante del duca, era stata avvelenata ed era stato proprio il duca a salvarla e così Anna non aveva ancora avuto l’occasione di conoscerlo.  
Ora era tornato, a Torino, a fine agosto sarebbe stato firmato un trattato di pace tra Francia e Ducato di Savoia.
La duchessa madre risiedeva  nel palazzo conosciuto come palazzo madama e che lei stessa aveva fatto rinnovare dall’architetto Juvarra, e ad Anna era stata assegnata un’ampia stanza poco lontano da quella della duchessa.
Devo sbrigarmi, pensava Anna, come al solito era in ritardo ma oggi era una giornata importante, il duca era rientrato da pochi giorni e proprio oggi avrebbe fatto visita alla madre.
Correndo per il lungo corridoio del palazzo Anna non si accorse della piccola corte che aveva appena salito l’ampio scalone di marmo bianco e fu così che si ritrovò tra due possenti braccia che la stringevano.
“Questo si che è un bel benvenuto a casa” la voce maschile era profonda e le ricordava qualcuno.
Anna alzò il viso e rimase senza parole anzi riuscì solo a dire “Vittorio”.
Il duca d’Ormea a fianco del duca riprese immediatamente la contessina “Mademoiselle di Cumiana, non è certo questo il modo di rivolgervi al nostro duca”.
La contessa di Verrua alle spalle del duca alzò il ventaglio a coprirsi le labbra che alla vista di quella scena si erano incurvate in un sorriso amaro. Gli occhi chiari della contessa fissarono a lungo la fanciulla tra le braccia del duca e poi esclamò “Di questa non ero stata informata”.
Anna non riusciva più a dire nulla, continuava a guardare Vittorio negli occhi ma alla fine il duca sciolse l’abbraccio e Anna dovette risistemarsi.
Fece un profondo inchino e poi con gli occhi bassi, altrimenti non sarebbe riuscita a profferire parola disse “Perdonatemi, Vostra altezza. Non vi avevo visto”
“Nessun problema, mademoiselle, non sono mai stato accolto meglio in questa casa.” poi porgendole la mano continuò  “So che siete stata nominata dama d’onore della mia signora madre. Bene accompagnateci da lei”
Anna era intimidita e non sapeva come comportarsi, prendere la mano del duca significava compromettersi, ma dopotutto non poteva certo rifiutare un tale onore, appoggio la sua manina su quella grande del duca e si diressero verso le stanze della duchessa Giovanna.
 
Settembre 1696, Torino – Piazza Castello
Dopo la pace siglata tra la Francia e il piccolo ducato di Savoia a Torino erano tornate le feste, festeggiavano i grandi signori ma anche il popolo scendeva in piazza a ballare, bere e fare l’amore.
La contessa di Verrua aveva inaugurato la moda di Versailles, le grandi dame si travestivano e partecipavano alle feste popolari, anche Anna una sera decise di provarci.
Il duca Vittorio Amedeo rideva della nuova fantasia della sua amante ma la lasciava divertirsi, quella sera però aveva deciso di travestirsi anche lui e di incontrarla senza che lei lo aspettasse, sarebbe stato un nuovo gioco che la sua Jeanne avrebbe trovato molto eccitante, ne era sicuro.
Vittorio Amedeo aveva indossato la divisa da semplice soldato e uscendo dalla porta della servitù aveva raggiunto piazza Castello gremita di gente.
C’era musica, ballo e il vino scorreva nuovamente a fiumi, il suo popolo era felice e lui era felice di avergli reso quella felicità.
Individuò immediatamente la sua preda, come facevano a non riconoscerla? La contessa di Verrua stava ballando con un capitano e sembrava non disdegnare le calorose attenzioni dell’ufficiale. Vittorio rimase per un po’ a guardare e cominciò a pentirsi della sua idea, vedere Jeanne comportarsi in quel modo non era una cosa piacevole.  Si voltò deciso a tornare verso il palazzo o ancora meglio ad andare a divertirsi con qualche giovane di facili costumi quando riconobbe la giovane contessina di Cumiana vestita da serva.
La raggiunse alle spalle e le sussurrò all’orecchio “Anche voi non avete resistito alla tentazione” Anna fece un balzo in avanti e si voltò ritrovandosi gli occhi di Vittorio Amedeo che catturavano i suoi e riuscì solo a dire “Altezza” e quando stava per accennare l’inchino Vittorio le cinse la vita e la trascinò a ballare dicendole “No, o rovinerete tutto il divertimento, questa sera siamo solo Anna e Vittorio. Siete d’accordo?”
“Si” rispose Anna già affannata dalla veloce danza.
Le ore successive furono meravigliose per entrambi, ballarono, bevvero tanto e camminarono tra la folla fino a raggiunger il lungo Po.
Anna non era mai stata tanto bene ma capiva bene che era ora di tornare “Altezza” poi si corresse con un sorriso malizioso “Vittorio, è ora di tornare verso la piazza, devo rientrare a palazzo, se vostra madre mi cercasse, come potrei spiegare la mia assenza?”
Vittorio le prese la mano “Ogni vostro desiderio è un ordine” e posò un casto bacio sul palmo della mano. Anna era un fuoco, non riusciva a staccare gli occhi da quelli del duca e quando questi avvicinò il viso al suo non oppose resistenza. Il baciò fu prima dolce, poi sempre più intimo. Anna non era mai stata baciata e non sapeva cosa aspettarsi, quando il duca insinuò la sua lingua nella sua bocca fu come stordita dalla sensazione che provò, si appoggio con tutto il suo corpo contro quello del duca e lo lasciò fare.
Quando però la mano del duca si insinuò all’interno del corpetto la sua volontà ebbe il sopravvento e si staccò ansimante da Vittorio che cercava di riabbracciarla “Vi prego non mi costringete a fuggire” gli disse tra un respiro e l’altro.
Vittorio cercò di placare il suo desiderio e riprendendo possesso della sua volontà le porse il braccio “Avete ragione è meglio tornare a casa. Vogliate perdonarmi ma siete così irresistibile.”.
Durante il resto del tragitto ne il duca ne Anna riuscivano a profferire parola, il momento che avevano vissuto era stato troppo intenso per riuscire a parlare di qualsiasi futile cosa.
Giunti alla porta della servitù di palazzo madama Anna si congedò con un inchino, Vittorio le prese il gomito e facendola voltare “Sapete che anche la contessa di Verrua all’inizio mi ha rifiutato” poi si inchinò e si diresse verso il palazzo ducale.
 
Novembre 1699 – Torino, Palazzo Madama
Le dame correvano affaccendate per preparare i bagagli e poter così raggiungere al più presto la residenza di Stupinigi, da qualche giorno c’erano stati i primi casi di vaiolo anche tra i personaggi più illustri.
Anna si diresse alle stanze della duchessa madre, bussò ed aprì la porta senza aspettare il consenso.
La duchessa era di fronte al camino acceso e stava leggendo un lettera quando la vide entrare. “Mia cara Anna, venite e leggete cosa mi scrive mio figlio. Anche la contessa di Verrua è stata colpita dal vaiolo”
Anna si portò immediatamente la mano sul cuore, il suo pensiero fu al duca “Non anche vostro figlio?”
La duchessa madre non rispose ma le porse la lettera che Anna cominciò a leggere
            Mia carissima madre,
sono costretto a scrivervi per annunciarvi che la nostra amatissima amica la contessa di Verrua è stata colpita dal vaiolo.
Tutta la sua bella persona è ricoperta da purolenti pustole. La mia carissima moglie si è prodigata nel curarla ma non posso permettere che continui.
Sarò io stesso ad occuparmi della contessa in questi tristi giorni.
Ho mandato tutti via, se lei morirà forse morirò anche io.
Vi affido i miei figli e la mia adorata moglie, prendetevi cura di loro se io non potessi più farlo.
Il vostro affezionato figlio
        Vittorio Amedeo
 
Anna si sentì svenire e si sedette sulla poltrona accanto alla duchessa “Come l’ama”  disse.
La duchessa rispose “Quella donna lo ha ammaliato, quello non è amore. Che Dio lo protegga e protegga tutti noi. Voi siete già pronta?”
“Si” fu la risposta di Anna.
 
12 ottobre 1700, Venaria (TO) - Reggia di Venaria Reale
Anna bussò all’alta porta di legno decorato. Dall’interno una flebile voce “Andate via”.
Anna non curante aprì la porta ed entrò. “Ho detto che voglio essere lasciato solo” disse il duca senza togliere le mani dalla nuca ed alzare il volto.
“Perdonatemi Vostra altezza, ho appena saputo” alla voce della contessina Vittorio si riprese, rindossò l’elegante parrucca e si alzò andandole incontro.
“La mia amante mi ha abbandonato.” iniziò a raccontare Vittorio “Che assurdità, vero? Quando mai si è sentito che una favorita abbandoni il suo amante e fugga via. E poi, dopo tutto quello che ho fatto per lei neppure sei mesi fà” continuò Vittorio con un riso amaro.
Anna non sapeva cosa dirgli, ma desiderava tanto consolarlo “Sapete,  molte volte non è per mancanza d’amore, ma forse era stanca di essere un’amante, una puttana. Come spesso la chiamavano i cortigiani”
“Essere la mia amante è un onore. Non lo sapete contessina” urlò Vittorio prendendo la mano di Anna e cominciando a baciarla.
“Altezza Vi prego” Anna non aveva mai visto il duca così alterato, tra i cortigiani vi erano racconti degli sbalzi di umore del duca ma con lei in fondo si era sempre comportato bene.
“Mia cara, cosa avete, vi sento tremare. Sapete contessina, vi ho sempre desiderato. Fin dalla prima volta che vi ho vista. E dopo quella notte non ho più dimenticato il gusto delle vostre labbra” continuò Vittorio facendosi sempre più intraprendente.
“Altezza, Vi prego. “ rispose Anna.
Gli occhi di Vittorio ora bruciavano di passione “Voi mi amate vero?”.
Anna non sapeva come rispondergli. Si lo amava, dalla prima volta che lo aveva visto alla Marsaglia. “Sapete bene cosa provo per voi” continuò Anna cercando di allontanarsi da lui.
“E’ per questo che siete qui, giusto? Volete sostituire madame de Verrua?” ormai Vittorio era accecato dal desiderio e Anna era terrorizzata.
“No, non sarò mai la vostra amante” urlò Anna e riuscendo a liberarsi dalla presa fuggì via.
“Se non sarete mia non sarete di nessun altro” le urlò dietro Vittorio guardando il pezzo di merletto dell’abito di Anna che gli era rimasto nella mano.
 
Maggio 1701, Torino – Palazzo Canalis
La famiglia Canalis era riunita nel piccolo salotto giallo al piano terra del proprio palazzo. Il conte Francesco aveva in mano una lettera e continuava a farla volteggiare in aria.
“Non è possibile. Anche il marchese di Broglio ha ritirato la sua richiesta. Prima chiedono la sua mano e subito dopo o vengono mandati al fronte o ritirano la richiesta. Non può essere una casualità” urlava il conte.
La contessa Monica tenendo una mano su quella della figlia e lo sguardo verso il marito “Mio caro vi prego non urlate, non serve a nulla alterarsi. Vi fa solo male”
Lodovico Canalis prese la parola “Padre, dovevamo aspettarcelo. Il duca boicotta tutte le offerte di matrimonio per  Anna”
“Cosa vorreste dire che avrei dovuto diventare l’amante del duca così oggi mi avreste già sposato?” Anna non aveva resistito, parlavano di lei come se non ci fosse.
“Mia cara nessuno ti ha mai chiesto e ti chiederà una cosa del genere. Ma non so cosa fare? Le tue sorelle sono tutte sposate o monache. Vuoi entrare in convento anche tu?” le chiede il conte suo padre
“Se avessi voluto farmi monaca l’avrei già fatto. E poi questa soddisfazione al duca non la darò mai” concluse Anna.
  
  
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