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Autore: fracchan92    20/02/2011    1 recensioni
Nella terra del vento, in pieno deserto, protetto dalle dune, vi è il villaggio della Sabbia, Suna, la capitale di quella terra.
In quel villaggio, nel palazzo del Kazekage, risiede Sabaku no Kankurou, fratello minore di Temari e maggiore di Gaara (oramai diventato Kage).
Kankurou si trova nell'ufficio di suo fratello portandogli il resoconto dell'ultima missione fatta, Gaara terminò di controllare il rapporto.
-Puoi andare ...-
-Grazie.- inchinandosi e avanzando verso la porta.
-... in infermeria.-
-... si.- Kankurou era riuscito anche a camminare normalmente senza gemere dal dolore, ma suo fratello era riuscito a notarla lo stesso quella dannata ferita … ma dopo tutto Gaara era Gaara e usci dall'ufficio andando in infermeria.
Stette lì due ore buone, non perché la ferita era grave, ma perché le due infermiere che dovevano curarlo iniziarono a litigare; il motivo di questa animata discussione era un ragazzo che a entrambe piaceva e sia l' una che l' altra non volevano cedere.
“Banale.” pensò il nostro sciagurato Kankurou
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Nuovo Personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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6° CAPITOLO



“Non ci voglio andare! Non ci voglio andare! NON CI VOGLIO ANDARE!” pensò Kankurou seduto sul letto a gambe incrociate fissando la sua marionetta rotta.
“Certo che però qualcuno ce l'ha con me! Prima Karasu e ara Sansho, mi si rompono una dietro l'altra.” Si butto all'indietro chiudendo gli occhi, sospirò.
Aveva accettato una missione nel suo giorno libero, ed era riuscito a rompere un'altra marionetta … era uscito di matto.
Si mise le mani dietro la testa.
Certo, si era calmato un pochino … ma … il viso di quella ragazza oramai aveva preso possesso della sua mente, anche la flebile voce rimbombava nella sua testa.
Si girò su un fianco con sempre le mani dietro la testa, aprì gli occhi.
Ora che ci pensava … quella ragazza balbettava, però non in modo normale quando qualcuno è imbarazzato.
Si mise seduto con le gambe fuori dal letto.
“Che sia balbuziente?” pensò prendendosi il mento con le dita. “Può essere … ma che m'importa miseria! Solo Perché non sembrava una di quelle oche che starnazza appena il figo di turno passa … almeno così sembra …”
Ripensò hai modi di comportarsi di quella ragazza, no, decisamente non era un'oca.
Il suo sguardo cadde su un libro: “la storia dei marionettisti” lo prese tra le mani e guardò un bollettino di prestito. Si alzò, si mise una maglietta a caso e con il libro sotto il braccio uscì dalla sua stanza.
“Tanto dovevo riportare questo libro … se do una sbirciata a qualche altro genere non è un reato …” pensando così si diresse fuori dal palazzo diretto alla bibloteca.


CAMBIO DI SCENA
Momo si preparò per andare a letto ma prima, gli esercizi. Si mise davanti allo specchio e cominciò: -S-salv-ve, m-mi c-ch-chia-mo Mo-mo, m-mio p-pad-dre è u-un b-bot-te-gaio, m-mia m-ma-dre è c-cas-sa-ling-ga, m-mio c-cu-g-gi-no a-aiuta in c-ca-sa e nel l-lav-voro di m-mio p-pad-dre.- sospirò neanche stavolta un miglioramento, uno specialista gli aveva detto che se ripeteva queste esatte parole tutti i giorni sarebbe migliorata nel giro di tre settimane …
“Sono passati 4 anni da allora ...” pensò Momo.
Fare quegli esercizi però l'aiutava a non peggiorare.
“Però peggio di così …” scosse la testa e sospirò.
Andò in bagno si lavò e si mise il pigiama: una camicia da notte bianca, lunga fino a sotto i ginocchi, a mezze maniche con ricamato sopra, all'altezza del petto, un fiore di pesco.
L'aveva cucita sopra sua madre per via del suo nome, Momo infatti significava pesca.
Il Perché, di questo nome, è veramente imbarazzante.
Sentì una musica provenire da fuori, Momo andò alla finestra e guardò attraverso il vetro.
C'era un uomo con in mano una sottospecie di banjo e una donna che cantava e la gente attorno a loro ascoltava.
Erano cantastorie che qualche volta sotto casa sua si mettevano a raccontare storie, Momo se la ricordava tutte quelle che avevano cantato sotto casa, ogni volta una storia diversa.
Questa raccontava di un orso che voleva essere un' aquila.
“L'inizio non sembrava molto promettente …” pensò Momo, ma continuò ad ascoltare.

L'orso veniva preso in giro da tutti gli animali comprese le aquile: “Come può un animale, stato creato per la terra, correr su per le nuvole?” disse una di queste una volta. L'orso però non si arrendeva e continuava a cercar il modo di volare, ma tutta la mole che aveva addosso non glie lo permetteva.
Gli anni passavano, le stagioni cambiavano ma l'orso non volò mai. Invece si accoppiò ed ebbe due cuccioli. Un giorno, uno di questi, allontanatosi dalla madre, uscì fuori dalla tana e fu braccato da un cacciatore.
L'orso accortosi della mancanza del piccolo segui le sue traccie. Quando vide, da sopra una roccia, il cacciatore che puntava una balestra al suo cucciolo, volendolo salvare, saltò dalla roccia puntando al cacciatore.
Il cacciatore distraendosi dal cucciolo puntò la balestra contro l'orso adulto e scoccò, colpendolo. L'orso però cadde lo stesso addosso al cacciatore uccidendolo sul colpo.
L'orso, colpito al cuore, mormorò le sue ultime parole:”La salvezza del mio cucciolo mi ha ripagato di una vita credendo di aver ali sulla schiena”.
Lo spirito dell'aria commosso da quelle parole, prese lo spirito dell'orso con se concedendoli l'onore di galoppare i cieli con lui.


I passanti che erano rimasti ad ascoltare applaudirono, Momo sorrise.
“E' una storia semplice ma cantata con una certe intonazione la rende bellissima.” pensò Momo.
Alcuni passanti lasciarono loro delle offerte e quando la folla si fu dileguata, l'uomo e la donna, contenti del gruzzolo ricavato, si dettero un bacio.
Momo arrossì e si allontanò dalla finestra.
Aveva visto molte coppie baciarsi fra di loro ma Momo rimaneva sempre imbarazzata da quei gesti così dolci. Si era sempre chiesta come fosse baciare ed essere baciati dalla persona che si ama.
Una volta si era anche innamorata ma quel “difetto di pronuncia”, volgarmente detto dai medici, non gli permise di combinare alcunché.
Si portò una mano all'altezza del cuore, si fece triste.
Portava ancora il peso di quel rimpianto. “Ma se anche gli avessi detto i miei sentimenti mi avrebbe rifiutata …” sospirò e si decise ad andare a letto “... una come me non ha nulla da offrire.” si mise sotto le lenzuola e scivolò in un mondo senza sogni.


CAMBIO DI SCENA “Come serata fa veramente schifò!” pensò Kankurou.
“Prima mi si piazza davanti la capo infermiera Kyoo pretendendo di controllare la ferita, che si era un poco infettata, facendomi perdere tempo, come se non bastasse Baki-sensei, essendo di corsa (puta caso), mi ha affibbiato una paccata di fogli da controllare e anche lì altro tempo sprecato. E quando ho provato a contraddirlo dicendo che dovevo andare in biblioteca, mi ha guardato stralunato per poi dirmi: “Inventati un altra scusa” … che uomo malfidato. Ho controllato quei fogli alla velocità della luce per far in tempo prima della chiusura della biblioteca consegnandoli a Gaara che quando mi ha chiesto dove andavo così di corsa e io gli ho risposto che andavo in biblioteca anche lui mi ha risposto qualcosa tipo: “Ma fammi il piacere...” oppure “Che battuta...” PERCHE'? PENSI DI FARE MEGLIO? Finalmente sono riuscito ad arrivare in biblioteca, peccato solo che per bibliotecaria c'era una vecchia rimbambita che per trovare i libri che cercavo ci ha impiegato un'ora! E dato che era l'ora di chiusura ho dovuto prenderli in prestito! Ma che c***o! Qualcuno davvero ce l'ha con me!” la mente di Kankurou oramai stava sclerando
Aprendo la porta di camera sua posò i libri sulla sua scrivania e guardò l'ora, 23:56.
-... MA NON SI Può FARE UN ORA DEL GENERE PER QUESTE M*******E!- urlò Kankurou. Si prese la faccia fra le mani.
“Ho bisogno di una dormita …” con un occhio guardò i libri “… ma ormai il sonno è andato a farsi benedire, tanto vale cominciare.”
Prese la sedia e si mise a leggere libri che mai nella sua vita aveva pensato anche solo di sfiorarli.
“Che cosa è cambiato in me?”
Già … che cosa? … non sapeva ancora spiegarselo, ma qualcosa era cambiato. E non è solo il fatto di aver lavorato nel suo giorno libero, di aver rotto una marionetta in una missione di livello B, di aver controllato delle pratiche alla velocità della luce, andare in biblioteca di corsa per prendere dei libri … che mai avrebbe pensato di leggere. Non, non era solo questo, benché non sia cosa da tralasciare, ma Perché si sentiva cosi ''su di giri'' quando pensava a quella ragazza di cui non sapeva il nome?
E' perché desiderava scappare da questa ragazza ma allo stesso tempo s'interessava per quel suo difetto?
Distolse lo sguardo da quello che stava leggendo e guardò fuori dalla finestra la luna che quasi giungeva al termine.
“A quest'ora sarà già a letto da un pezzo …” pensò Kankurou “… mentre io sono sveglio a pensare a lei …” scosse la testa “Ma che cavolo penso? E' questa la ripercussione per mancanza di sonno?”
Ad un certo punto ricordò un episodio successo in precedenza, gli occhi si spalancarono mano a mano che il ricordo si faceva più vivo.

*INIZIO FLASH BACH*
Kankurou sbadigliando sonoramente lungo il corridoio per andare i camera sua a letto, notò la porta di camera della sorella aperta e lei seduta sul bordò della finestra con in mano una collana, che si rigirava fra le mani sorridendo.
-Ohi, Temari! Ancora sveglia?- la chiamò Kankurou lei arrossì di colpo agitandosi.
-E-ehi, ti sembra il modo di … di … disturbare?- disse lei arrossendo vigorosamente.
Kankurou si stupì.
-Come mai hai le gote rosse?-
-Non ho nessuna gota rossa io!- disse con una faccia che mostrava il contrario, cercando di nascondere la collana.
Kankurou la vide e intuì.
-Te l'ha regalata quel Nara la collana?- chiese retoricamente sorridendo in maniera sadica.
Temari divenne rossa completamente.
-C-come?!?-
-Si capisce dalla faccia che è stato lui a dartela.-disse ghignando.
Temari arrabbiata e rossa voltò la testa in direzione del paesaggio.
-Scusa una domanda Temari, perché non ti metti insieme a lui? Si vede lontano un miglio che ti piace.- disse Kankurou.
-Perché è complicato Kankurou! A lui non piaccio io.-disse tristemente.
-Te l'ha detto lui?-
-No.-
-E allora … comunque sia se a lui non piaci pace, non puoi mica morire dietro a lui per sempre, no?-
Questa volta Temari sorrise.
-No, Kankurou non è così semplice …- disse lei e Kankurou si fece attento -… una volta che ti invaghisci di una persona è difficile dimenticarla, anche se non vuoi accettare il fatto di esserti innamorato, ti scopri a pensare a quella persona anche se è notte fonda e quando sei con lui/lei pensi di voler trascorrere molto più del solito con quella persona e quando non c'è stai male e vorresti aver accanto a te la persona che ami, per cui faresti di tutto pur di vederlo/a felice.- concluse Temari con un sorriso.
-… va bè, non ci ho capito granché, ma mi pare che tu sia convinta di questo.-concluse Kankurou.
-Si.- disse Temari.
-Comunque se ti ha regalato una collana qualcosa vorrà dire, no?- disse Kankurou convinto di aver fatto centro infatti vide Temari sollevare la sua collana con un pendolo a forma di ventaglio.
-Si, forse hai ragione …- disse con un sorriso innamorato.
*FINE FLASH BACK*


Kankurou lasciò cadere il libro che stava leggendo sulla scrivania.
”... anche se non vuoi accettare il fatto di esserti innamorato, ti scopri a pensare a quella persona anche se è notte fonda ...”
-Io …- si portò una mano all'altezza del cuore che aveva cominciato a battere all'impazzata -… innamorato?!?- si scoprì a sussurrare.








ecco un'altro capitolo anche in breve tempo, ora il nostro caro idiota a capito (alleluja) di essere innamorato di Momo, che cosa succederà poi? … non lo so neppure io … O.O … scherzo, sperò vi piaccia!!! ^^
  
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