Una proposta inaspettata
Ary POV
La scuola era cominciata da
un mese ed io non ne potevo già più.
L’unica cosa che mi faceva
svegliare la mattina, era sapere che avrei rivisto Edo.
La Ila e Simo ormai erano su
un’altra terra, da quando l’avevano fatto sembrano diversi. So che può sembrare
strano, ma sembravano più uniti, più…intimi, oltre che dal lato fisico, anche
spirituale.
Non credo molto a queste
cose, ma il loro rapporto sembrava diverso.
Già prima si punzecchiavano e
si facevano i dispetti a vicenda, dopo erano diventati ancora peggio.
Erano carini da guardare,
erano così teneri e romantici.
Di certo non erano quella
classica coppia che dopo che l’avevano fatto pensavano solo a quello,
ovviamente riferimenti sessuali ce n’erano sempre, come c’erano sempre stati,
ma non osceni.
Speravo che anch’io avrei
avuto un rapporto così con Edo dopo che noi avessimo consumato, lo speravo vivamente.
La Ila me l’aveva raccontato
più o meno nei minimi dettagli e mi sono messa a piangere. Come una stupida. Ma
il modo in cui lo raccontava era favoloso: sembrava su un altro mondo, mi aveva
raccontato di una dolcezza infinita, che lui era titubante. In poche parole mi
aveva raccontato tutto, tutto, anche del dolore e della piccola perdita di
sangue. Cose che sapevo già, comunque.
Cosa che apprezzai parecchio,
fu che la Ila non cambiò di una virgola, non aveva cominciato a tirarsela, non
ne parlava quasi mai. Non è che mi vedeva la mattina e mi diceva “Sai ieri l’ho
fatto con Simo sulla lavatrice”.
Avevo giurato che se una
mattina fosse arrivata in fermata e mi avesse detto quelle cose, non le avrei
parlato per molto molto tempo.
Ma non fu così. La Ila non me
ne parlava mai, anzi, ero io che volevo sapere, non i minimi dettagli
ovviamente, anche se ogni tanto ci stavano.
Comunque non vedevo perché
prima potevamo parlare di sesso quando nessuno delle due lo faceva e poi quando
una aveva provato, non dovevamo più parlarne. Non mi sembrava giusto.
Come ne parlavamo prima,
potevamo benissimo parlarne anche dopo.
Così dopo un bel po’ di tempo
a farle domande, quando succedeva qualcosa la Ila me lo raccontava.
Ormai ero curiosa e non
vedevo l’ora di poterle raccontare anch’io qualcosa.
In un certo senso, volevo
farlo con Edo, ma non volevo che il nostro rapporto cambiasse. Perché sarebbe
cambiato. Tutti i rapporti dopo che si ha un rapporto fisico cambiano. Speravo
solo che non cambiasse in peggio. Il massimo sarebbe stato di essere una coppia
come la Ila e Simo, ma non potevo pretendere chissà che cosa.
Ogni persona è diversa,
quindi anche il rapporto è diverso.
Dopo che io ed Edo tornammo
insieme, andò tutto a gonfie vele. Ci amavamo e si vedeva.
Il nostro rapporto era più
maturo ed intenso rispetto a quello che era prima. Lui aveva capito di essere
realmente innamorato di me ed io di lui e quello aveva cambiato le cose.
Come ogni mattina, io e la
Ila ci stavamo dirigendo verso la scuola con le nostre tracolle in spalla. Per
mia fortuna la Ila aveva smesso di fumare da un sacco di tempo, ma il vizio
poteva sempre tornarle, anche se Simo l’avrebbe uccisa se fosse successo.
Stavamo parlando delle nostre
solite cose, quando arrivammo vicino alla porta e vedemmo i nostri ragazzi.
Non so come potessero
svegliarsi presto solo per vederci.
Forse io non l’avrei mai
fatto, avrei preferito dormire, ma per fortuna io non ero Edo.
Ormai il bel tempo se ne
stava quasi andando, lasciando spazio alle mattine buie che ti mettono
tristezza.
Appena arrivammo dai nostri
ragazzi, entrammo subito a scuola.
Per quel periodo la routine
era diversa rispetto a come facevamo all’inizio: niente più parlare e
chiacchierare giù davanti alla porta, ma parlare e chiacchierare davanti alla
classe della propria ragazza ed andava benissimo.
Arrivando in classe, poggiai
le mie cose ed uscii a passare un po’ di tempo con Edo.
-Finalmente ci salutiamo.- mi
disse prendendomi per i fianchi e facendomi aderire al suo corpo.
Ci baciammo. Prima un lieve
bacio a stampo e poi lui mi leccò le labbra come per chiedermi di entrare, come
se ce ne fosse bisogno, e poi le nostre lingue giocarono insieme, riempiendomi
di gioia immensa. Ci staccammo ed io, come al mio solito, sorrisi.
-Ti ho mai parlato dei miei
genitori?- mi chiese Edo girandosi a guardarmi.
-Ne hai parlato quando sei
venuto a pranzo da me, poi non mi hai più detto niente.- gli risposi sincera.
-Allora, cominciamo. Mio papà
si chiama Marco, medico ortopedico dell’ospedale di Brescia. Ha 50 anni. È
alto, biondo, occhi azzurri, fisico atletico dovuto agli anni di nuoto fatto da
giovane. Mia mamma, Maria. Infermiera del reparto ortopedico dell’ospedale di Brescia.
Ha 47 anni. È alto come la Ila, più o meno, mora, occhi azzurri, magra.- lo
feci finire. Sembrava felice di parlare dei suoi genitori.
-E raccontami come si sono
conosciuti ed innamorati.- gli chiesi. Mi aveva incuriosito quando ne aveva
parlato al pranzo con i miei ed ormai volevo sapere. Qualsiasi cosa.
-Be, penso che te lo
racconteranno loro quando li conoscerai.- mi disse tranquillo.
Io. Conoscere i suoi genitori?
No, guarda Ary. Li conosce la prima pecora che passa
per strada. Certo che devi conoscerli tu scema, come lui ha conosciuto i tuoi,
tu conoscerai i suoi è normale quando stai insieme ad una persona.
-Conoscere i tuoi genitori?-
chiesi titubante.
Sembravo una ritardata
mentale.
-Si. Non vuoi?- mi disse
facendo scomparire il sorriso dalle sue bellissime labbra.
-Certo che voglio. È solo
che…non me l’aspettavo.- gli confessai ancora stupita.
-Però non so quando
succederà, cioè i miei non sono quasi mai a casa, quindi…- mi spiegò un po’
dispiaciuto.
-Tranquillo. Quando loro
potranno, potrò anch’io.- sorrisi.
-Niente, mi sa che devo
andare.- mi girai e vidi arrivare Simo.
-Ok, ci vediamo dopo.- gli
dissi sorridendo a fior di labbra per poi baciarlo.
-Ciao Simo.- dissi
staccandomi.
-Ciao.- mi sorrise lui.
Entrando in classe, ero
ancora scombussolata dalla proposta di Edo di conoscere i suoi.
Ero felice di conoscerli, ma
allo stesso tempo avevo paura.
E se non gli fossi piaciuta?
E se non gli fossi stata simpatica?
Improvvisamente capii come
doveva sentirsi Edo quando gli avevo dato la bellissima notizia che volevo
fargli conoscere mio papà.
Tornando indietro mi sarei
uccisa con le mie stesse mani.
Passai tre ore a pensare e
ripensare a come potessero essere i genitori di Edo. Mi persi a pensare a come
sarebbe stata casa sua e poi…
No, no. E ancora no. La
stronza era sorella di Edo.
Perché me ne dimenticavo
sempre? Ci sarebbe stata anche lei.
Perché tutte le sfighe a me?
Tre ore passarono
velocemente.
Per la ricreazione dovevo
andare io in classe della Ila.
-Non immaginerai mai cosa mi
ha detto Edo stamattina.- dissi entrando facendomi guardare da tutti male.
-Che è gay.- dissero insieme
lei e la Fede. Scoppiarono a ridere e le guardai male.
-No. Che vuole farmi conoscere
i suoi genitori.- dissi tutto d’un fiato.
-Era ora. Ci voleva ancora
tanto?- mi chiese la Ila.
-Senti, tu stai zitta. Che
hai conosciuto sua mamma solo perché lui era in ospedale, altrimenti chissà
quando la conoscevi. E poi se Simo non fosse finito in ospedale, tu e lui non
sareste neanche insieme.- le feci la pernacchia.
-E che ne sai.- mise il
broncio.
-Perché conoscendoti tu
saresti stata insieme a Mattia e lui ci avrebbe sofferto come un cane. Anche se
tu volevi lui. Per fortuna è finito in ospedale, non oso nemmeno immaginare
quanto mi avresti rotto le palle.- dissi seria.
-Oh, come osi. Se non fosse
stato per me, tu ed Edo non sareste ancora insieme.- mi disse facendomi la
pernacchia.
-E se lui non fosse finito in
ospedale tu saresti ancora vergine.- mi misi ad urlare in mezzo alla sua
classe.
Tutte le sue compagne si
girarono a guardarla.
Lei mi guardava sbigottita.
Io cercai di parlare, ma
guardavo lei che mi guardava.
Poi cominciò a ridere.
-Sai che forse hai ragione?
Se non fosse andato in ospedale Simo, io sarei ancora insieme a Mattia, lo avrei
fatto soffrire come un cane e sarei ancora vergine. Oh be, forse quello no, ma
la mia prima volta non sarebbe stata come lo è stata e sinceramente mi va
benissimo com’è.- mi disse continuando a ridere.
Fui felice che non se la
prese, mi sarebbe dispiaciuto tantissimo, ma le facce delle sue compagne
incredule non aveva prezzo.
-Parli del diavolo ed eccolo
che chiama.- disse tirando fuori il cellulare.
-Amore? Sai che se non fossi
andato in ospedale, io sarei ancora con Mattia e molto probabilmente la mia
prima volta l’avrei fatta con lui?- gli chiese lei. Sia io che la Fede eravamo
vicino al cellulare per sentire la sua risposta.
-E perché ci stai pensando adesso?- le chiese un po’ alterato.
-è venuto fuori il discorso
con la Ary.- gli rispose tranquillamente.
-Senti, non voglio nemmeno pensarti insieme a quello
là. Non voglio nemmeno ricordare a quando l’ho visto a casa tua in boxer e
canottiera e non voglio nemmeno immaginarti mentre…mentre…- non riusciva neanche a dirlo. Si sentiva chiaramente
che stesse digrignando i denti.
-Simo, calmati. Stavo
scherzando. Sai cosa vuol dire la parola scherzare? Ci sei andato alla fine in
ospedale, no? Ho lasciato Mattia, no? L’ho fatto per la prima volta con te,
no?- lui annuì- benissimo, quindi non ci sono problemi, massimo gli darò una
botta in amicizia.- aggiunse ridendo.
Io, la Fede e Simo dall’altra
parte del telefono urlammo.
-Ilaaaaaaaa.
-Oh scusate scherzavo. Mamma
mia, ma tra tutti qua non so chi è peggio. Scherzavo. Scherzavo. Era una
battuta. Non sapevo il significato di battuta?- rideva come una scema.
Dall’altra parte Simo
sembrava ringhiare.
-Simo. Calmati. Scherzavo. E
poi penso che ce l’abbia piccolo. Anzi, no. Aspetta. Mmmmmm. No, no. Non era
affatto piccolo, anzi.- disse pensandoci su.
Io e la Fede scuotemmo la
testa. Solo lei sapeva mettersi nei guai. Cosa pensava che Simo non si sarebbe
arrabbiato? Io prevedevo già che Simo non avrebbe gradito questa sua ultima
uscita.
-E mi spieghi tu come fai a saperlo?- le chiese ringhiante Simo.
-Ehm. Niente. Io? Non so
assolutamente niente.- disse in imbarazzo la Ila. Si stava mettendo nella merda
da sola, quella stupida.
-Ila.- la
richiamò ringhiando.
-Ecco…non possiamo parlarne
dopo da soli? Ci sono tutte le mie compagne che mi guardano.- gli disse con la
voce flebile.
-No. Adesso, Ila. Non dopo. Subito. Immediatamente.- non l’avevo mai
sentito così arrabbiato.
-Ecco…hai presente il giorno
che l’hai visto a casa mia?- lo sentii grugnirei, lei lo prese come un sì.-
Ecco…io…cioè…noi…- era in imbarazzo non riusciva ad andare avanti.
-Voi cosa?-
ormai la rabbia di Simo era incontenibile.
-Ecco…cioè stavo pensando a
te e…stavo per farlo con lui…ma non l’ho fatto è questo l’importante, no?- cercò
di sviare il discorso.
-Si, è importante, ma adesso dimmi come hai fatto a vedere il suo
amichetto.- sibilò.
-Ecco, io…gliel’ho toccato. –
abbassò notevolmente la voce.
-Tu cosa?!?!-
urlò Simo dall’altra parte del telefono.
-Hai capito benissimo.- gli
disse sbrigativa.
-Ne parliamo dopo.- chiuse la chiamata arrabbiato.
-Certo che tu stare zitta,
no?- gli dicemmo io e la Fede insieme.
-Be, ehm..- la Ila sembrava
in imbarazzo.
Sentii vibrare il cellulare e
guardai: Edo.
-Ma buongiorno.- gli dissi sorridente.
-Sei una cretina Ila, lo hai
fatto incazzare per niente.- urlò la Fede.
-Perché la Fede urla contro la Ila? E chi ha fatto
incazzare? – mi chiese preoccupato.
-Ha appena telefonato Simo e
lei avuto la brillante idea di dirgli che ha visto l’amichetto di Mattia.- gli
dissi seria.
-Ah. Oddio, non oso immaginare come si sia incazzato
Simo.- disse Edo che lo conosceva
decisamente meglio di noi.
-Si, un pochino.
-Tra un po’ mi chiamerà
allora.- disse lui.-Tu come stai?- mi chiese gentilmente.
-Bene, grazie e tu?- gli
chiesi sorridente.
-Mi manchi.- mi disse in un
modo decisamente dolce.
Ok, Ary. Non piangere. Tranquilla.
-Anche tu, tanto.- cercai di
trattenere le lacrime.
-Ci vediamo dopo che mi sta
chiamando Simo.- mi disse ridendo.
-Ok, a dopo.- chiusi la
chiamata.
-Ila, l’hai combinata grossa.
Simo sta chiamando Edo e vuole dire che è incazzato di brutto.- le dissi io
seria.
-Senti, non l’ho fatto
apposta. Non pensavo che mi scappasse così tanto. E poi lui si incazza perché
ho toccato l’amichetto di Mattia, ma io non sono mai incazzata per tutte quelle
che ha avuto o non voglio nemmeno immaginare cosa ci abbia fatto.- disse lei
che si stava innervosendo solo all’idea.
-Ma le ha avuto tutte prima
di te.- mi guardò male.
-Si, va bene. Ok, non proprio
tutte.- la guardai - ma solo per una. Comunque, lui non ha mai tirato fuori le
sue ex.
-Non me le tira fuori perché
non si ricorda nemmeno i nomi, se glieli chiedeva e poi ex, quelle erano da una
botta e via. L’unica di cui dovrebbe parlarmi è quella di quando aveva 14 anni.
Ah no, aspetta, me ne ha già parlato.- mi disse ironica.
-Ma tu, cretina, gli hai
raccontato di quando lo avevi già conosciuto, di quando lui era già innamorato
di te. Non riesci ancora a capirlo quanto abbia sofferto lui in quel periodo?-
le domanda, ormai preda delle mie urla.
-Ed io non ho sofferto?
Divisa tra due ragazzi e scegliere quello che ero sicura che non mi avrebbe
preso in giro, invece di scegliere quello che volevo davvero. Cosa credi che io
non ci abbia sofferto? So che lui ci ha sofferto, posso immaginarlo. Ed è colpa
mia se lui è finito in ospedale, pensi che non me lo ricordi tutti i giorni
quando lo vedo? È finito all’ospedale perché sua mamma l’ha spedito a fare la
spesa perché per causa MIA si era chiuso in casa. E l’unica volta che esce di
casa, cosa succede? Incidente e va in coma. Pensi che io non me lo ricordi
tutti i santi giorni. Lo faccio. Me lo ricordo.- urlava, ma piangeva allo
stesso tempo.
Andai ad abbracciarla.
-Scusa, ma non pensavo che
fosse colpa tua. Non me ne avevi mai parlato e non pensavo che tu ci pensassi
ancora. È stato un incidente, non è stata colpa tua. È stato il destino. E
anche tu lo sai.- l’abbracciai e la campanella suonò.
-Ci vediamo dopo, va bene?-
le dissi piano.
La lasciai singhiozzante con
la Fede.
Non pensavo che si desse la
colpa per l’incidente di Simo.
Non era colpa sua, avrebbe
potuto fare un incidente in qualsiasi momento e purtroppo è successo quando lei
non gli parlava insieme.
Era stato meglio così, lo
ripeto, anche se sarebbe stato meglio che non fosse successo.
Avrei preferito che si
fossero avvicinati in un altro modo e non per colpa di un incidente, ma le cose
erano andate così e non era colpa di nessuno.
La Ila non doveva darsi la
colpa di niente. Non era stata colpa sua.
Le tre ore successive le
passai a pensare all’incidente di Simo, alla Ila che pensava di essere la
responsabile e di quanto stesse soffrendo per quella situazione. Non pensavo
che ci pensasse ancora.
Non potevo saperlo se lei non
me ne parlava.
Alle 13.20 uscii dalla mia
classe e mi trovai davanti sia Edo che Simo.
-Che succede?- mi chiese
immediatamente Edo.
-La Ila pensa che è colpa sua
se tu hai fatto l’incidente.- mi rivolsi direttamente a Simo.
-E perché dovrebbe essere
colpa sua?- mi chiese lui sbalordito.
-Perché eri chiuso in casa
per colpa sua, così tua mamma ti ha fatto andare a fare la spesa ed hai fatto
l’incidente.- gli spiegai in poche parole.
Mi girai e vidi arrivare la
Ila con la Fede.
Simo andò immediatamente da
lei.
-Mi spieghi perché pensi che
sia colpa tua? Ho avuto l’incidente, ma poteva succedermi in qualsiasi
momento.- le disse accarezzandole una guancia.
-Non è vero. È colpa mia.
Colpa mia che avevo deciso di dimenticarti quando sapevo benissimo che non
l’avrei fatto. È colpa mia.- si mise a piangere abbracciandolo.
-Perché non vedi il lato
positivo della cosa? In quei tre giorni ci siamo avvicinati. Amore, non devi darti
colpe che non hai.- le accarezzò i capelli.
Ci avviammo tutti insieme giù
per le scale mentre Simo teneva ancora abbracciata la Ila che piangeva.
Facemmo la strada in rigoroso
silenzio, anche se non ne sapevo il motivo.
Salutai la Fede, Simo e la
Ila e salii sulla macchina di Edo.
Mi avrebbe riaccompagnato a
casa lui, come ormai faceva tutti i giorni da quando era cominciata la scuola.
Mi portava a casa, rimaneva
un’oretta da me e poi se ne tornava a casa. Così avevamo più tempo per rimanere
soli.
Quando Edo era a casa, mia
mamma non veniva quasi mai in salotto o cercava di essere meno nei piedi
possibile, anche se non c’era motivo. Non è che facevamo chissà che cosa in
salotto.
Parlavamo. Ridevamo.
Guardavamo un film. Ci coccolavamo. Solite cose.
Anche quel giorno Edo si
fermò a casa mia.
Stavo mangiando mentre lui
era seduto davanti a me che parlava.
-No, scusa. Ripeti. La Ila
pensa che sia colpa sua se Simo ha fatto l’incidente.- mi ripetè lui di nuovo.
-Si, per la trecentesima
volta Edo. Si.- gli dissi mandando giù il boccone.
-Ma non è colpa sua.
-So anche questo. E gliel’ho
detto, gliel’ha detto anche Simo, ma non capisce o forse adesso avrà capito non
lo so.- misi il piatto nel lavandino.
Andammo sul divano e ci
abbracciammo.
Guardammo un film,
scambiandoci opinioni e ogni tanto qualche frase, ma me andava benissimo, anche
stare in silenzio. Adoravo stare abbracciata con lui, sentire il calore del suo
corpo sul mio, mi faceva sentire amata e protetta.
Mi girai a guardarlo. Lui mi
sorrise e io ricambiai.
-Ah prima che mi dimentichi.
Domenica vieni a mangiare da me.
Buonasera! Come state? Eccomi
qua con un nuovo capitolo. Avviso che cercherò di postare almeno due volte a
settimana, se riuscirò, ormai la storia è agli sgoccioli quasi e io in un certo
senso non vedo l’ora che finisca, dall’altra vorrei non abbandonare mai Simo,
ma quello non sarà mai possibile dimenticarlo, lui è il mio uomo ideale *_*
Comunque, parliamo di questo
capitolo. Edo vuole far conoscere i suoi genitori alla Ary, ovviamente lei è un
po’ preoccupata, non sa come sono, non sa se gli piacerà o meno e non riesce a
pensare a nulla di positivo. Alla fine però ci va e succederà qualcosa in
quella cosa, qualcosa di molto molto importante, qualcosa che in questo
capitolo viene citato all’inizio. Vediamo chi capisce xD
E poi scopriamo anche che la
Ila si sente colpevole per quello che è successo a Simo, prima ancora che la
loro storia iniziasse, si sente in colpa anche se dovrebbe semplicemente andare
avanti, ma lei non ce la fa. Nei momenti di sconforto le viene in mente che
Simo ha avuto un incidente per colpa sua, anche se comunque non è propriamente
colpa sua. È lei che è una scema e lo pensa, ma lei ormai ne è convinta.
C’è anche un piccolo
siparietto, spero carino, in cui la Ila e Simo parlano, anzi, Simo più che
parlare ringhia e marcia il suo territorio come un cane. Ahahhaha
Ringrazio tutti per aver
aggiunto la storia in una qualsiasi delle liste e per avermi aggiunta come
autore preferito. Grazie *_*
Alla prossima ^_^