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Autore: CherryBomb_    20/02/2011    4 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 37

Una proposta inaspettata

Ary POV
La scuola era cominciata da un mese ed io non ne potevo già più.
L’unica cosa che mi faceva svegliare la mattina, era sapere che avrei rivisto Edo.
La Ila e Simo ormai erano su un’altra terra, da quando l’avevano fatto sembrano diversi. So che può sembrare strano, ma sembravano più uniti, più…intimi, oltre che dal lato fisico, anche spirituale.
Non credo molto a queste cose, ma il loro rapporto sembrava diverso.
Già prima si punzecchiavano e si facevano i dispetti a vicenda, dopo erano diventati ancora peggio.
Erano carini da guardare, erano così teneri e romantici.
Di certo non erano quella classica coppia che dopo che l’avevano fatto pensavano solo a quello, ovviamente riferimenti sessuali ce n’erano sempre, come c’erano sempre stati, ma non osceni.
Speravo che anch’io avrei avuto un rapporto così con Edo dopo che noi avessimo consumato, lo speravo vivamente.
La Ila me l’aveva raccontato più o meno nei minimi dettagli e mi sono messa a piangere. Come una stupida. Ma il modo in cui lo raccontava era favoloso: sembrava su un altro mondo, mi aveva raccontato di una dolcezza infinita, che lui era titubante. In poche parole mi aveva raccontato tutto, tutto, anche del dolore e della piccola perdita di sangue. Cose che sapevo già, comunque.
Cosa che apprezzai parecchio, fu che la Ila non cambiò di una virgola, non aveva cominciato a tirarsela, non ne parlava quasi mai. Non è che mi vedeva la mattina e mi diceva “Sai ieri l’ho fatto con Simo sulla lavatrice”.
Avevo giurato che se una mattina fosse arrivata in fermata e mi avesse detto quelle cose, non le avrei parlato per molto molto tempo.
Ma non fu così. La Ila non me ne parlava mai, anzi, ero io che volevo sapere, non i minimi dettagli ovviamente, anche se ogni tanto ci stavano.
Comunque non vedevo perché prima potevamo parlare di sesso quando nessuno delle due lo faceva e poi quando una aveva provato, non dovevamo più parlarne. Non mi sembrava giusto.
Come ne parlavamo prima, potevamo benissimo parlarne anche dopo.
Così dopo un bel po’ di tempo a farle domande, quando succedeva qualcosa la Ila me lo raccontava.
Ormai ero curiosa e non vedevo l’ora di poterle raccontare anch’io qualcosa.
In un certo senso, volevo farlo con Edo, ma non volevo che il nostro rapporto cambiasse. Perché sarebbe cambiato. Tutti i rapporti dopo che si ha un rapporto fisico cambiano. Speravo solo che non cambiasse in peggio. Il massimo sarebbe stato di essere una coppia come la Ila e Simo, ma non potevo pretendere chissà che cosa.
Ogni persona è diversa, quindi anche il rapporto è diverso.
Dopo che io ed Edo tornammo insieme, andò tutto a gonfie vele. Ci amavamo e si vedeva.
Il nostro rapporto era più maturo ed intenso rispetto a quello che era prima. Lui aveva capito di essere realmente innamorato di me ed io di lui e quello aveva cambiato le cose.
Come ogni mattina, io e la Ila ci stavamo dirigendo verso la scuola con le nostre tracolle in spalla. Per mia fortuna la Ila aveva smesso di fumare da un sacco di tempo, ma il vizio poteva sempre tornarle, anche se Simo l’avrebbe uccisa se fosse successo.
Stavamo parlando delle nostre solite cose, quando arrivammo vicino alla porta e vedemmo i nostri ragazzi.
Non so come potessero svegliarsi presto solo per vederci.
Forse io non l’avrei mai fatto, avrei preferito dormire, ma per fortuna io non ero Edo.
Ormai il bel tempo se ne stava quasi andando, lasciando spazio alle mattine buie che ti mettono tristezza.
Appena arrivammo dai nostri ragazzi, entrammo subito a scuola.
Per quel periodo la routine era diversa rispetto a come facevamo all’inizio: niente più parlare e chiacchierare giù davanti alla porta, ma parlare e chiacchierare davanti alla classe della propria ragazza ed andava benissimo.
Arrivando in classe, poggiai le mie cose ed uscii a passare un po’ di tempo con Edo.
-Finalmente ci salutiamo.- mi disse prendendomi per i fianchi e facendomi aderire al suo corpo.
Ci baciammo. Prima un lieve bacio a stampo e poi lui mi leccò le labbra come per chiedermi di entrare, come se ce ne fosse bisogno, e poi le nostre lingue giocarono insieme, riempiendomi di gioia immensa. Ci staccammo ed io, come al mio solito, sorrisi.
-Ti ho mai parlato dei miei genitori?- mi chiese Edo girandosi a guardarmi.
-Ne hai parlato quando sei venuto a pranzo da me, poi non mi hai più detto niente.- gli risposi sincera.
-Allora, cominciamo. Mio papà si chiama Marco, medico ortopedico dell’ospedale di Brescia. Ha 50 anni. È alto, biondo, occhi azzurri, fisico atletico dovuto agli anni di nuoto fatto da giovane. Mia mamma, Maria. Infermiera del reparto ortopedico dell’ospedale di Brescia. Ha 47 anni. È alto come la Ila, più o meno, mora, occhi azzurri, magra.- lo feci finire. Sembrava felice di parlare dei suoi genitori.
-E raccontami come si sono conosciuti ed innamorati.- gli chiesi. Mi aveva incuriosito quando ne aveva parlato al pranzo con i miei ed ormai volevo sapere. Qualsiasi cosa.
-Be, penso che te lo racconteranno loro quando li conoscerai.- mi disse tranquillo.
Io. Conoscere i suoi genitori?
No, guarda Ary. Li conosce la prima pecora che passa per strada. Certo che devi conoscerli tu scema, come lui ha conosciuto i tuoi, tu conoscerai i suoi è normale quando stai insieme ad una persona.
-Conoscere i tuoi genitori?- chiesi titubante.
Sembravo una ritardata mentale.
-Si. Non vuoi?- mi disse facendo scomparire il sorriso dalle sue bellissime labbra.
-Certo che voglio. È solo che…non me l’aspettavo.- gli confessai ancora stupita.
-Però non so quando succederà, cioè i miei non sono quasi mai a casa, quindi…- mi spiegò un po’ dispiaciuto.
-Tranquillo. Quando loro potranno, potrò anch’io.- sorrisi.
-Niente, mi sa che devo andare.- mi girai e vidi arrivare Simo.
-Ok, ci vediamo dopo.- gli dissi sorridendo a fior di labbra per poi baciarlo.
-Ciao Simo.- dissi staccandomi.
-Ciao.- mi sorrise lui.
Entrando in classe, ero ancora scombussolata dalla proposta di Edo di conoscere i suoi.
Ero felice di conoscerli, ma allo stesso tempo avevo paura.
E se non gli fossi piaciuta? E se non gli fossi stata simpatica?
Improvvisamente capii come doveva sentirsi Edo quando gli avevo dato la bellissima notizia che volevo fargli conoscere mio papà.
Tornando indietro mi sarei uccisa con le mie stesse mani.
Passai tre ore a pensare e ripensare a come potessero essere i genitori di Edo. Mi persi a pensare a come sarebbe stata casa sua e poi…
No, no. E ancora no. La stronza era sorella di Edo.
Perché me ne dimenticavo sempre? Ci sarebbe stata anche lei.
Perché tutte le sfighe a me?
Tre ore passarono velocemente.
Per la ricreazione dovevo andare io in classe della Ila.
-Non immaginerai mai cosa mi ha detto Edo stamattina.- dissi entrando facendomi guardare da tutti male.
-Che è gay.- dissero insieme lei e la Fede. Scoppiarono a ridere e le guardai male.
-No. Che vuole farmi conoscere i suoi genitori.- dissi tutto d’un fiato.
-Era ora. Ci voleva ancora tanto?- mi chiese la Ila.
-Senti, tu stai zitta. Che hai conosciuto sua mamma solo perché lui era in ospedale, altrimenti chissà quando la conoscevi. E poi se Simo non fosse finito in ospedale, tu e lui non sareste neanche insieme.- le feci la pernacchia.
-E che ne sai.- mise il broncio.
-Perché conoscendoti tu saresti stata insieme a Mattia e lui ci avrebbe sofferto come un cane. Anche se tu volevi lui. Per fortuna è finito in ospedale, non oso nemmeno immaginare quanto mi avresti rotto le palle.- dissi seria.
-Oh, come osi. Se non fosse stato per me, tu ed Edo non sareste ancora insieme.- mi disse facendomi la pernacchia.
-E se lui non fosse finito in ospedale tu saresti ancora vergine.- mi misi ad urlare in mezzo alla sua classe.
Tutte le sue compagne si girarono a guardarla.
Lei mi guardava sbigottita.
Io cercai di parlare, ma guardavo lei che mi guardava.
Poi cominciò a ridere.
-Sai che forse hai ragione? Se non fosse andato in ospedale Simo, io sarei ancora insieme a Mattia, lo avrei fatto soffrire come un cane e sarei ancora vergine. Oh be, forse quello no, ma la mia prima volta non sarebbe stata come lo è stata e sinceramente mi va benissimo com’è.- mi disse continuando a ridere.
Fui felice che non se la prese, mi sarebbe dispiaciuto tantissimo, ma le facce delle sue compagne incredule non aveva prezzo.
-Parli del diavolo ed eccolo che chiama.- disse tirando fuori il cellulare.
-Amore? Sai che se non fossi andato in ospedale, io sarei ancora con Mattia e molto probabilmente la mia prima volta l’avrei fatta con lui?- gli chiese lei. Sia io che la Fede eravamo vicino al cellulare per sentire la sua risposta.
-E perché ci stai pensando adesso?- le chiese un po’ alterato.
-è venuto fuori il discorso con la Ary.- gli rispose tranquillamente.
-Senti, non voglio nemmeno pensarti insieme a quello là. Non voglio nemmeno ricordare a quando l’ho visto a casa tua in boxer e canottiera e non voglio nemmeno immaginarti mentre…mentre…- non riusciva neanche a dirlo. Si sentiva chiaramente che stesse digrignando i denti.
-Simo, calmati. Stavo scherzando. Sai cosa vuol dire la parola scherzare? Ci sei andato alla fine in ospedale, no? Ho lasciato Mattia, no? L’ho fatto per la prima volta con te, no?- lui annuì- benissimo, quindi non ci sono problemi, massimo gli darò una botta in amicizia.- aggiunse ridendo.
Io, la Fede e Simo dall’altra parte del telefono urlammo.
-Ilaaaaaaaa.
-Oh scusate scherzavo. Mamma mia, ma tra tutti qua non so chi è peggio. Scherzavo. Scherzavo. Era una battuta. Non sapevo il significato di battuta?- rideva come una scema.
Dall’altra parte Simo sembrava ringhiare.
-Simo. Calmati. Scherzavo. E poi penso che ce l’abbia piccolo. Anzi, no. Aspetta. Mmmmmm. No, no. Non era affatto piccolo, anzi.- disse pensandoci su.
Io e la Fede scuotemmo la testa. Solo lei sapeva mettersi nei guai. Cosa pensava che Simo non si sarebbe arrabbiato? Io prevedevo già che Simo non avrebbe gradito questa sua ultima uscita.
-E mi spieghi tu come fai a saperlo?- le chiese ringhiante Simo.
-Ehm. Niente. Io? Non so assolutamente niente.- disse in imbarazzo la Ila. Si stava mettendo nella merda da sola, quella stupida.
-Ila.- la richiamò ringhiando.
-Ecco…non possiamo parlarne dopo da soli? Ci sono tutte le mie compagne che mi guardano.- gli disse con la voce flebile.
-No. Adesso, Ila. Non dopo. Subito. Immediatamente.- non l’avevo mai sentito così arrabbiato.
-Ecco…hai presente il giorno che l’hai visto a casa mia?- lo sentii grugnirei, lei lo prese come un sì.- Ecco…io…cioè…noi…- era in imbarazzo non riusciva ad andare avanti.
-Voi cosa?- ormai la rabbia di Simo era incontenibile.
-Ecco…cioè stavo pensando a te e…stavo per farlo con lui…ma non l’ho fatto è questo l’importante, no?- cercò di sviare il discorso.
-Si, è importante, ma adesso dimmi come hai fatto a vedere il suo amichetto.- sibilò.
-Ecco, io…gliel’ho toccato. – abbassò notevolmente la voce.
-Tu cosa?!?!- urlò Simo dall’altra parte del telefono.
-Hai capito benissimo.- gli disse sbrigativa.
-Ne parliamo dopo.- chiuse la chiamata arrabbiato.
-Certo che tu stare zitta, no?- gli dicemmo io e la Fede insieme.
-Be, ehm..- la Ila sembrava in imbarazzo.
Sentii vibrare il cellulare e guardai: Edo.
-Ma buongiorno.- gli dissi sorridente.
-Sei una cretina Ila, lo hai fatto incazzare per niente.- urlò la Fede.
-Perché la Fede urla contro la Ila? E chi ha fatto incazzare? – mi chiese preoccupato.
-Ha appena telefonato Simo e lei avuto la brillante idea di dirgli che ha visto l’amichetto di Mattia.- gli dissi seria.
-Ah. Oddio, non oso immaginare come si sia incazzato Simo.- disse Edo che lo conosceva decisamente meglio di noi.
-Si, un pochino.
-Tra un po’ mi chiamerà allora.- disse lui.-Tu come stai?- mi chiese gentilmente.
-Bene, grazie e tu?- gli chiesi sorridente.
-Mi manchi.- mi disse in un modo decisamente dolce.
Ok, Ary. Non piangere. Tranquilla.
-Anche tu, tanto.- cercai di trattenere le lacrime.
-Ci vediamo dopo che mi sta chiamando Simo.- mi disse ridendo.
-Ok, a dopo.- chiusi la chiamata.
-Ila, l’hai combinata grossa. Simo sta chiamando Edo e vuole dire che è incazzato di brutto.- le dissi io seria.
-Senti, non l’ho fatto apposta. Non pensavo che mi scappasse così tanto. E poi lui si incazza perché ho toccato l’amichetto di Mattia, ma io non sono mai incazzata per tutte quelle che ha avuto o non voglio nemmeno immaginare cosa ci abbia fatto.- disse lei che si stava innervosendo solo all’idea.
-Ma le ha avuto tutte prima di te.- mi guardò male.
-Si, va bene. Ok, non proprio tutte.- la guardai - ma solo per una. Comunque, lui non ha mai tirato fuori le sue ex.
-Non me le tira fuori perché non si ricorda nemmeno i nomi, se glieli chiedeva e poi ex, quelle erano da una botta e via. L’unica di cui dovrebbe parlarmi è quella di quando aveva 14 anni. Ah no, aspetta, me ne ha già parlato.- mi disse ironica.
-Ma tu, cretina, gli hai raccontato di quando lo avevi già conosciuto, di quando lui era già innamorato di te. Non riesci ancora a capirlo quanto abbia sofferto lui in quel periodo?- le domanda, ormai preda delle mie urla.
-Ed io non ho sofferto? Divisa tra due ragazzi e scegliere quello che ero sicura che non mi avrebbe preso in giro, invece di scegliere quello che volevo davvero. Cosa credi che io non ci abbia sofferto? So che lui ci ha sofferto, posso immaginarlo. Ed è colpa mia se lui è finito in ospedale, pensi che non me lo ricordi tutti i giorni quando lo vedo? È finito all’ospedale perché sua mamma l’ha spedito a fare la spesa perché per causa MIA si era chiuso in casa. E l’unica volta che esce di casa, cosa succede? Incidente e va in coma. Pensi che io non me lo ricordi tutti i santi giorni. Lo faccio. Me lo ricordo.- urlava, ma piangeva allo stesso tempo.
Andai ad abbracciarla.
-Scusa, ma non pensavo che fosse colpa tua. Non me ne avevi mai parlato e non pensavo che tu ci pensassi ancora. È stato un incidente, non è stata colpa tua. È stato il destino. E anche tu lo sai.- l’abbracciai e la campanella suonò.
-Ci vediamo dopo, va bene?- le dissi piano.
La lasciai singhiozzante con la Fede.
Non pensavo che si desse la colpa per l’incidente di Simo.
Non era colpa sua, avrebbe potuto fare un incidente in qualsiasi momento e purtroppo è successo quando lei non gli parlava insieme.
Era stato meglio così, lo ripeto, anche se sarebbe stato meglio che non fosse successo.
Avrei preferito che si fossero avvicinati in un altro modo e non per colpa di un incidente, ma le cose erano andate così e non era colpa di nessuno.
La Ila non doveva darsi la colpa di niente. Non era stata colpa sua.
Le tre ore successive le passai a pensare all’incidente di Simo, alla Ila che pensava di essere la responsabile e di quanto stesse soffrendo per quella situazione. Non pensavo che ci pensasse ancora.
Non potevo saperlo se lei non me ne parlava.
Alle 13.20 uscii dalla mia classe e mi trovai davanti sia Edo che Simo.
-Che succede?- mi chiese immediatamente Edo.
-La Ila pensa che è colpa sua se tu hai fatto l’incidente.- mi rivolsi direttamente a Simo.
-E perché dovrebbe essere colpa sua?- mi chiese lui sbalordito.
-Perché eri chiuso in casa per colpa sua, così tua mamma ti ha fatto andare a fare la spesa ed hai fatto l’incidente.- gli spiegai in poche parole.
Mi girai e vidi arrivare la Ila con la Fede.
Simo andò immediatamente da lei.
-Mi spieghi perché pensi che sia colpa tua? Ho avuto l’incidente, ma poteva succedermi in qualsiasi momento.- le disse accarezzandole una guancia.
-Non è vero. È colpa mia. Colpa mia che avevo deciso di dimenticarti quando sapevo benissimo che non l’avrei fatto. È colpa mia.- si mise a piangere abbracciandolo.
-Perché non vedi il lato positivo della cosa? In quei tre giorni ci siamo avvicinati. Amore, non devi darti colpe che non hai.- le accarezzò i capelli.
Ci avviammo tutti insieme giù per le scale mentre Simo teneva ancora abbracciata la Ila che piangeva.
Facemmo la strada in rigoroso silenzio, anche se non ne sapevo il motivo.
Salutai la Fede, Simo e la Ila e salii sulla macchina di Edo.
Mi avrebbe riaccompagnato a casa lui, come ormai faceva tutti i giorni da quando era cominciata la scuola.
Mi portava a casa, rimaneva un’oretta da me e poi se ne tornava a casa. Così avevamo più tempo per rimanere soli.
Quando Edo era a casa, mia mamma non veniva quasi mai in salotto o cercava di essere meno nei piedi possibile, anche se non c’era motivo. Non è che facevamo chissà che cosa in salotto.
Parlavamo. Ridevamo. Guardavamo un film. Ci coccolavamo. Solite cose.
Anche quel giorno Edo si fermò a casa mia.
Stavo mangiando mentre lui era seduto davanti a me che parlava.
-No, scusa. Ripeti. La Ila pensa che sia colpa sua se Simo ha fatto l’incidente.- mi ripetè lui di nuovo.
-Si, per la trecentesima volta Edo. Si.- gli dissi mandando giù il boccone.
-Ma non è colpa sua.
-So anche questo. E gliel’ho detto, gliel’ha detto anche Simo, ma non capisce o forse adesso avrà capito non lo so.- misi il piatto nel lavandino.
Andammo sul divano e ci abbracciammo.
Guardammo un film, scambiandoci opinioni e ogni tanto qualche frase, ma me andava benissimo, anche stare in silenzio. Adoravo stare abbracciata con lui, sentire il calore del suo corpo sul mio, mi faceva sentire amata e protetta.
Mi girai a guardarlo. Lui mi sorrise e io ricambiai.
-Ah prima che mi dimentichi. Domenica vieni a mangiare da me.

 

 

 

 

 

Buonasera! Come state? Eccomi qua con un nuovo capitolo. Avviso che cercherò di postare almeno due volte a settimana, se riuscirò, ormai la storia è agli sgoccioli quasi e io in un certo senso non vedo l’ora che finisca, dall’altra vorrei non abbandonare mai Simo, ma quello non sarà mai possibile dimenticarlo, lui è il mio uomo ideale *_*
Comunque, parliamo di questo capitolo. Edo vuole far conoscere i suoi genitori alla Ary, ovviamente lei è un po’ preoccupata, non sa come sono, non sa se gli piacerà o meno e non riesce a pensare a nulla di positivo. Alla fine però ci va e succederà qualcosa in quella cosa, qualcosa di molto molto importante, qualcosa che in questo capitolo viene citato all’inizio. Vediamo chi capisce xD
E poi scopriamo anche che la Ila si sente colpevole per quello che è successo a Simo, prima ancora che la loro storia iniziasse, si sente in colpa anche se dovrebbe semplicemente andare avanti, ma lei non ce la fa. Nei momenti di sconforto le viene in mente che Simo ha avuto un incidente per colpa sua, anche se comunque non è propriamente colpa sua. È lei che è una scema e lo pensa, ma lei ormai ne è convinta.
C’è anche un piccolo siparietto, spero carino, in cui la Ila e Simo parlano, anzi, Simo più che parlare ringhia e marcia il suo territorio come un cane. Ahahhaha
Ringrazio tutti per aver aggiunto la storia in una qualsiasi delle liste e per avermi aggiunta come autore preferito. Grazie *_*
Vi ricordo che potete aggiungermi su Fb o su Twitter =)
Alla prossima ^_^
   
 
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