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Autore: _ninive_    21/02/2011    1 recensioni
Ray, occhi azzurri, sguardo serio. Sulle labbra ancora il ricordo di quella ragazza, Maya, che l'ha tradito e poi è partita... Eppure è passato un anno. Lui è sempre lo stesso, irriverente, sfrontato, ma sente la mancanza di qualcosa che è volata via nel vento. E poi, il bacio di quella ragazza misteriosa, coperta da una maschera, perfetto, unico, fascinoso, ma senza nome o volto. Solo due occhi lontani, grigi, e un braccialetto d'argento. Nuove amicizie, sensazioni, ma sempre lo stesso passato che ritorna. E allora cosa scegliere? IL SEGUITO DI "TRA MARE E CIELO" ma capibile anche per chi non ha seguito la storia. Gruppo su Facebook CON GLI OCCHI DI RAY. FATEMI SAPERE SE VI PIACE!
"Si può essere attratti da qualcuno in maniera così incondizionata da non preoccuparsi delle conseguenze?
Le sue labbra cercano quelle di Ray, le trovano, le stringono, le mordono, dolci. Le lingue lottano, indomabili, al tempo coi respiri, coi profumi, con la voglia…
Poi, veloce come era arrivata, si allontana da lui, corre via. Lui cerca di afferrarla per un polso, ma il suo braccio scivola via.
La vede sparire dietro le porte di un ascensore, rivolgergli un ultimo sguardo d’argento oltre i buchi della maschera.
Ray non ricorda di aver mai visto occhi così belli, eppure così tremendamente lontani. " leggete e commentate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tra mare e cielo'
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capitolo 6Vera si sveglia, e quasi contemporaneamente anche Chiara. Il letto dove Morena avrebbe dovuto dormire è vuoto. Come sempre. Sanno dove trovarla.
Chiara pronuncia un “'Giorno” non tanto convinto, e Vera spalanca le finestre. La luce inonda la stanza.
“Cazzo, Vera! Vuoi accecarmi?”
Chiara rificca la testa sotto il lenzuolo e Vera sbuffa. “Ma che dici! È una giornata di sole splendida!”
“Hai dormito bene, vedo... sei tutta allegra.”
Vera fa un sorriso furbetto guardando l'amica nascosta sotto il lenzuolo. “Ieri notte è stato bellissimo...”
Chiara fa capolino di nuovo dalle lenzuola, i capelli sconvolti, un bel paio di occhiaie sotto l'espressione curiosa. Vera non fa in tempo a dire nulla di ciò che non vedeva l’ora di sputare fuori, perché dalla cucina arriva la voce di Morena che canticchia, e un profumo delicato di thé.
Morena si muove tra gli utensili e gli sportelli di casa di Vera con disinvoltura. Ha aperto la porta-finestra e il vento solleva le tende bianche formando ombre suggestive alle pareti.
“Ho preparato the verde e biscotti al cioccolato per Vera, caffèlatte e muffins per Chiara, spremuta d’arancia e brioches alla crema per me… e per tuo fratello, quando si alza il caffè, già nella caffettiera.”
Morena sorride alle amiche, vestita e pettinata di tutto punto.
“Ma da quanto sei sveglia?”
“Da un po’… ma ho aspettato voi per fare colazione.”
Chiara si siede a tavola e comincia a divorare tutto ciò che le piace. “Graffie Mose… Scei sempe gentie.”
Vera si siede accanto a Chiara e di fronte a Morena. “Che hai detto? Chia fai schifo! Ingoia quei cinque muffins che hai in bocca!”
“Scusate… ma sono troppo buoni. Dovresti aprire un bar, More!”
Morena ride e guarda fuori, senza rispondere alla domanda, ma dice: “Allora, Vera…” I suoi occhi si incastrano a quelli dell’amica. “Come è andata ieri con Ray?”
“Shh scema! Leo potrebbe essere sveglio!”
“Ma se lo si sente russare da qui!”
Chiara si mangia l’ultimo muffin e ride della sua battuta. Vera addenta un biscotto e comincia a raccontare, persa nei suoi ricordi recenti.
“Ragazze, Ray è più bravo di me… è stata la volta migliore della mia vita! Sa perfettamente quello che senti, come muoversi, e… non so spiegarlo!”
“Vera dai non venire qui!”
“More ma che dici? Dai cavolo capitemi… ho scopato col più sexy dell’isola…”
“Non raccontare i dettagli!” esclama Chiara, rubando un biscotto dal piatto di Vera.
“Sì, invece, così posso fare un resoconto di quello che fa mia sorella quando esce con le amiche.”
Vera, Chiara e Morena si voltano verso la porta. Appoggiato allo stipite, un ragazzo biondo, ghignante, a petto nudo.
“Che palle ti sei svegliato…comunque fatti i fatti tuoi fratello rompiballe.”
Vera riprende a mangiare ciò che rimane dei suoi biscotti rubati da Chiara.
“Buongiorno Leo!” dice Chiara con una vocina. Ha sempre avuto un debole per il fratello di Vera. L’ha sempre paragonato a una specie di dio greco. Morena non può che darle ragione…
Leo va verso la cucina e accende il gas alla caffettiera, dando le spalle al tavolo. Morena fissa la sua schiena perfetta, la parte del corpo che l'ha sempre ammaliata dei ragazzi. “Dovresti venire più spesso a dormire a casa, Morena. Svegliarsi quando ci sei tu è un piacere.”
Morena ride. “Solo perché ti preparo la colazione?”
“Non stavo parlando di quello.” Si volta e le sorride. Morena arrossisce e riprende a bere dalla tazza vuota.
Leo si beve il suo caffè e torna in camera, salutando tutte con la mano. Ma non senza lanciare un’occhiata significativa a Morena, sempre più rossa, quasi del colore della tazza che regge tra le mani.
“Mio fratello è pienamente cotto di te…”
“Non dire cazzate.”
Morena si alza e si mette a riordinare la cucina, seria. “Siamo solo amici. È più grande di me,chissà tutte quelle che ha intorno.”
“Sempre le solite scuse. Appendi la chiave della cintura di castità, Morena! Ieri notte sei stata l’unica che non ha…”
Vera fa un gesto con la mano che spigherebbe più di mille parole. “Sei ancora in tempo con mio fratello. E poi c’è sempre la scommessa Ray.”
Morena si volta verso Vera che fa finta di guardarsi le unghie. “Mi prendi in giro spero! Pensavo che scherzaste… Io non voglio fare nulla con lui… tantomeno dopo che ci sei stata tu!”
“Ma pensi che a lui freghi qualcosa di quello che è successo? Gli sarà piaciuto e basta. Una in più alla lunghissima lista.”
Chiara mangia l’ultimo biscotto di Vera. “Sai, forse è il caso che vi facciate una storia seria entrambe! Come me e Filippo…”
Sia Vera che Morena la fulminano con gli occhi. Poi Morena si mette a ridere pensando a lei e Ray insieme. Impossibile.

Qualcuno suona al campanello.
“Ma chi cazzo è?”
Ray rificca la testa sotto il cuscino, giurando a se stesso di non aprire. Tanto è Fabio. Sicuro.
Il telefono squilla. “Ma me lo fate apposta?”
Si alza e va verso camera della sorella. Serena è addormentata come un ghiro.
“Pronto?”
“Cavolo Ray… è mezz’ora che sto suonando alla porta. Aprimi dai…”
“Che rompicoglioni.”
Gli sbatte il telefono in faccia e apre la porta.
“Grazie, molto gentile.”
Stefano lo guarda truce e si chiude la porta alle spalle. “Sono le undici, ma è possibile? Un po’ di responsabilità, cavolo, hai diciannove anni, sarebbe bene che mettessi la testa apposto…”
“Ste ma perché urli?”
Serena esce da camera sua, stropicciandosi gli occhi.
Stefano alza gli occhi al cielo chiedendosi per quale dei suoi fratelli sia il discorsetto. Ray nemmeno lo guarda e Serena è mezzo addormentata. Sbuffa e mette una pietra sopra ai suoi propositi di rimprovero. Una pietra sopra mille altre.
“Sono venuto a chiedervi chi volevate invitare al matrimonio tra i vostri amici e se avete già un’idea di cosa mettervi.”
Serena si butta a faccia in giù sul divano, bofonchiando qualcosa di incomprensibile tra i cuscini.
“Ho un completo apposta.”
“Spero sia decente.”
“L’ha scelto Marty. E l’ha pagato lei.”
Stefano sembra rincuorato. “Benissimo direi. Mi fido di lei. E per Sere…”
La guarda, si è addormentata a faccia in giù. Stefano sembra in procinto di ricominciare il discorso, ma chissà con quale sforzo si trattiene.
“Si comprerà qualcosa, Ste. Per gli amici… boh, quelli che conoscete voi. Marty, Fabio, Nikko…”
Maya.
“Ray ci sei?”
“Sì, scusa.”
Stefano lo guarda, pensieroso. Poi continua. “Fammi sapere che devo prenotare i posti in ristorante. Ho bisogno che mi fai dei favori, però.”
“Favori? Perché?”
“Perché vivi a casa mia e io devo lavorare.”
“E Samu?”
“Ma che ti frega! Ti sto dicendo che mi aiuterai, e così sarà.”
Ray guarda il fratello e pensa che non vale la pena rovinare anche il giorno più bello della sua vita. Dopotutto Ste ha fatto molto per lui.
“Va bene.”
Stefano gli passa una lista di cose da fare. Ray le da una rapida occhiata e si pente di aver accettato. È pressoché infinita.
“Tu sei fuori.”
“Ray, è solo la metà di tutto ciò che c’è da fare. Lo capirai meglio quando ti sposerai anche tu.”
“Io non mi sposerò.”
Stefano ride e mette una mano sulla maniglia della porta. “Lo dicevo anche io. E ora guardami…”
Ray nota in lui una luce che non gli aveva mai visto negli occhi, e gli sorride. Si sente felice per suo fratello maggiore, sempre così carico di responsabilità per la sua famiglia, che fa il grande passo per crearne una nuova. Un po’ lo invidia, perché ha la strada già spianata, mentre lui ne ha ancora mille da scegliere.

“Mi accompagni?”
“Tesoro non posso. Sto facendo la valigia.”
“Perché, dove vai?”
Cammino in Via Garibaldi, al telefono con Marty. Mi appoggio a un muro, osservando la folla di persone che passeggia.
“Ma non ti ricordi? Sveglio! Devo andare due settimane a Berlino!”
“Perché?”
“Per testare il mio tedesco! No, scherzo… con i miei. Lo sapevi, dai te l’avevo detto! Stiamo da mia nonna.”
“Dopo passo a salutarti. Che palle e io come faccio ora? Devo fare un sacco di cose da donna!”
“Trovati un’altra accompagnatrice paziente e di buon gusto come me! So che è impossibile ma…”
Stacco un secondo il cervello nella parte dell’udito per concentrarmi sulla vista, e lascio Marty a blaterale sulle sue doti. Una ragazza col cappello cammina tutta sola andando chissà dove.
“Marty, lascia perdere. Ho trovato la tua degna sostituta…”
“Come hai fatto in fretta!”
“E mi farò anche cinquecento euro…”


Morena cammina sotto il sole, pensando a cosa fare del resto del giorno. Vorrebbe essere come le sue amiche, capaci passare giorni interi a letto o a non far nulla. Lei non è così. È attiva, instancabile. E ha bisogno si un nuovo skateboard.
Entra nel negozio per guardarli. Troppo cari per le sue finanze minime.
“Non so quanto ti convenga uno di quei cosi. Potrei investirti di nuovo.”
Si volta e incontra un paio di occhi azzurri, una faccia pulita e da schiaffi, barba da due giorni ma comunque molto sexy. Per un secondo rimane senza fiato. Poi si riprende e si ricorda che per colpa sua stava per morire.
“Ehi! Stranamente non mi sei venuto addosso… dovrò segnarlo sul calendario!”
Ray ride e guarda lo skateboard di fronte a Morena. “Ti piace?”
“Un casino. Ma è caro.”
Ray fa una faccia come a dire: io non ho di questi problemi. Gironzola ancora un po’ per il negozio e si dirige verso la porta. Le fa un segno leggero con la testa per far capire di seguirlo.

“Devi accompagnarmi in alcuni posti.”
“Devo?”
“Devi.”
“E se avessi impegni?”
Rido e cammino un po’ più vicino a lei, che quasi ci tocchiamo.
“Non potresti dirmi comunque di no” le sussurro.
Lei sorride sotto la visiera del cappello. “Come siamo umili, vedo. Comunque bastava chiedere. Tanto non devo fare nulla oggi fino alle sei. E i patti sono: tu mi porti dove ti pare, tu mi aiuti a lavoro.”
“Morena la ricattatrice.”
“Più o meno.”
Ha un carattere strano, è seria. Però non troppo. Il tanto che basta.
“Abbiamo una lunga lista di cose da vedere. La prima cosa è scegliere i fiori.”
“Fiori?”
“Per il matrimonio.”
“Ti sposi?”
Morena ride e si ferma di fronte al fioraio.
“Certo! A diciannove anni.”
“C’è gente che lo fa.”
“Tipo?”
“Mia madre l’avrebbe fatto se avesse incontrato l’uomo giusto. Ma ce ne sono pochi al mondo.”
Sembra seria. Io non dico nulla e le faccio segno di entrare. Tra me e me penso che sono un quarto d’ora in sua compagnia e non ci ho ancora provato. Cazzo, è un record…

Morena ha un bel paio di occhi chiari, l’espressione pulita e sincera. È vestita da maschio come sempre, coi capelli dentro il cappello. Io la osservo mentre sceglie i fiori al posto mio.
Usciamo e facciamo tappa in pasticceria. Anche questa volta è lei ad assaggiare le torte varie e pasticcini di tutti i tipi. Tanto io non mangio dolci…
Andiamo in almeno altri cinque negozi per scegliere menù, decorazioni e cose varie. Scopro che Morena è più che piacevole, è sarcastica, solare, gentile, ma mantenendo sempre quell’alone di serietà che la caratterizza. Finiamo le commissioni molto prima del previsto, e rimaniamo un po’ in giro a chiacchierare.
Non parla mai di lei, nemmeno per sbaglio. Mi fa domande, a raffica sulle cose più svariate. È strano quando ti accorgi di conoscere tantissima gente, ma nessuno conosce te veramente. Nessuno mi ha mai fatto un interrogatorio così approfondito.
“Quindi ti piace il mare o no?”
“Mah… mi piace molto, ma detesto la gente che ci va. Vorrei una spiaggia tutta per me.”
“Magari solo con una ragazza, eh…”
Mi sorride e mi da una gomitata leggera.
“Magari” ammetto.
Ci sediamo in una panchina all’ombra. Mi guarda, pensierosa, seduta scomposta. Io vorrei leggere nei suoi occhi mille cose, e invece nulla. Imperscrutabile.
Mi chiede milioni di cose, finché non mi fa la domanda che più detesto.
“Ma tu mica ti chiami Ray, no? È un soprannome?”
“No. È il diminutivo del mio nome.”
“Che è…”
Io non rispondo. Mi sento arrossare leggermente le guancie.
“Dai, dimmelo… Non rido, promesso.”
Sembra sincera. “Ok, ma che palle… Raymond.”
“Non fa tanto schifo.”
“Gentile. Ehi, signorina domandina, viene a pranzo a casa mia?”
“A casa tua? Nemmeno ti conosco!”
“Prima scegli tutto tu per il matrimonio di mio fratello, poi…”
“Ok, ok. Vengo. Ma ad una condizione.”
“Sempre questi ricatti…”

Andiamo verso casa mia. Lei vorrebbe continuare a farmi domande, ma io la blocco.
“Eh, no… ora tocca a me.”
“Spara.”
“Perché ti vesti così?”
“Così come?”
“Da maschio! Ti nascondi…”
Lei si incupisce. “Non mi piace essere guardata. Stare con te ha i suoi privilegi, sai? Tipo… tutti guardano te, e non me.”
“Mica ti mangiano.”
“Lo so. Ma è una fobia.”
“Vediamo di superarla. Drasticamente.”
Mi fermo e anche lei. Mi avvicino al suo viso e le tolgo il cappello. I suoi capelli biondi si liberano. Vederla così vicino mi fa uno strano effetto. Mi piacciono un sacco gli occhi, perché sono velati da una patina di insicurezza che la rende così… fragile. E anche le labbra, sono perfette, sembrano disegnate.
Morena non dice nulla, ma si vede che è a disagio a starmi così vicino, a un centimetro dal viso. Allora le prendo la mano, e le sussurro: “Andiamo per gradi.”
Mi allontano da lei e riprendo a camminare, tenendole la mano.
“Ray, mi stanno guardando…”
“Lo so. E tu non ti curar di loro, ma guarda e passa.”
Lei ride per quella citazione dantesca e si rilassa.
Ray, controllati. Giusto. Controllarmi. Ancora un secondo e la baciavo. E questo non deve succedere. Primo perché non mi piace veramente, e ho promesso a me stesso di smettere di uscire con le ragazze tanto per fare. Secondo perché… perché so come finirebbe. E non voglio perdere la scommessa. Marty non vincerai stavolta!

Morena si mette a cucinare. Le brillano gli occhi quasi perché è nella cucina più bella del mondo. Io sono contento perché è dai tempo in cui Ste viveva con me che non mangio una pietanza decente. Sere nemmeno c’è.
“Ma tu non hai una ragazza che ti piace? Dico… tutti hanno qualcuno di inconquistabile, che bramano…”
“Io no. Di solito ottengo ciò che voglio…”
Lei gira le patate nel forno. Sembra pensare a quello che ho detto. È riflessiva.
Prendo la macchina fotografica poggiata in salotto e le faccio una foto. Lei se ne accorge e cerca di mettersi di spalle. Arrossisce.
“Ti vergogni?”
“Sì. Di te.”
“Perché?”
“Ma che ne so…”
Mi sorride e le faccio un’altra foto. “Dai, Ray! O devo chiamarti…”
“No, ti prego. Ok, la smetto.”
Morena ride e controlla il sugo che ha preparato. “A te piace qualcuno, invece?”
“Nessuno di particolare.”
“Ti sei mai innamorata?”
“No.” Risposta secca.
“Come fai ad esserne sicura?”
“Lo so. Queste cose si sentono.”
Si siede sul piano da lavoro. Di fronte a me. “E cosa… cioè…”
“Vuoi sapere se ho fatto l’amore?”
“Perché lo chiami così?”
“Cosa?”
Lei sembra non capire un concetto che nemmeno io riesco totalmente ad assimilare.
“Il… sesso.”
“So che tu sei un esperto… di sesso. Però l’amore è diverso. L’amore si vive, si fa con la persona che si ama. E io non l’ho mai fatto.”
“Mai?”
“Non ho mai fatto l’amore.”
Non sembra vergognarsene. “E il sesso?”
“Tu lo fai troppo spesso secondo me… almeno usi le precauzioni?”
Noto che ha evitato la domanda a piè pari, e non indago.
“Certo che le uso. Sempre. È capitato poche volte di non usarle…”
Morena scende dalla cucina, mi passa accanto sfiorandomi, senza guardarmi, e riprende a girare il sugo.
Non sembra interessata a me. Non le faccio nessun effetto. Ma io voglio giocare…
“Me lo fai assaggiare?”
Lei annuisce e mi passa un cucchiaino. “Com’è?”
“Non ha sale…” mento.
“Strano.” Morena infila piano l’indice nel sugo, fa per portarselo alla bocca, ma io le blocco il polso. Riassaggio il sugo direttamente dalla sua mano, lentamente.
“Così è perfetto.”
Morena non dice nulla, attonita, e io le mollo il polso. Mi viene voglia di baciarla per sentire come sarebbe, per gustare anche il suo sapore…
La porta d’ingresso si apre, e sembriamo entrambi risvegliarci da una trance. Lei mi da le spalle e controlla di nuovo le patate, come se nulla fosse successo.
Ste entra in salotto, seguito da Sere e Samu. Io chiudo la porta della cucina e li raggiungo.
“Oh, ciao Ray,… che buon profumino.”
“Ciao Ste…”
“Andiamo via subito, Sere deve portare Samu a provarsi il vestito. Ma hai cucinato tu?”
“No, c’è una mia… amica.”
“Capisco. Dai, a dopo…”
Se ne vanno e io ritorno in cucina.
La situazione è peggiore del previsto.





Che ve ne pare? Grazie a chi legge, spero che la mia storia vi stia piacendo... =) dal prossimo capitolo dovrebbe cambiare qualcosa......






  
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