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Autore: Nami88    23/02/2011    3 recensioni
PRIMA DI OGNI COSA: CONSIGLIO DI LEGGERE L'EPISODIO I PER POTERE COMPRENDERE I FATTI E IL MOMENTO STORICO DI QUESTA STORIA.
Avevamo lasciato Nami con il cuore infranto e carico di odio.
Avevamo lasciato Zoro confuso e spaventato.
...Come li ritroveremo? Se ve lo dicessi finirei per rivelarvi la trama per intero, che nella sua complessità è piuttosto semplice. Preferisco invece usare queste parole per raccontarvi cosa succederà: "Quando un uomo è disposto a mettere da parte l'onore, è sempre per il bene qualcun'altro".
Nota: ALCUNI DEI PERSONAGGI UTILIZZATI PER QUESTA FANFICTION NON SONO DI MIA PROPRIETÀ' MA VENGONO UTILIZZATI NEL RISPETTO DEL PROPRIETARIO E DEI RELATIVI COPYRIGHTS. ALTRI SONO INVENTATI E L'INTERA STORIA E' ORIGINALE, E FRUTTO DELLA FANTASIA.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre anni da quando li aveva salutati ed erano successe un sacco di cose.
Aveva portato con sé qualche spicciolo e aveva deciso di sbarcare a Crop Circle Island, l'isola più vicina in quel momento seguendo la rotta.
Il momento dell’addio era stato doloroso, pensava che sarebbe stata più forte e che avrebbe fatto pesare meno a tutti (compresa sé stessa) la difficoltà del distacco. Ovviamente sbagliava.
Aveva abbracciato forte Rubber, ringraziandolo per tutto quello che avevo vissuto con lui e la ciurma e lui aveva risposto:
« In bocca al lupo Nami, spero di rivederti prima o poi »
« E io ti auguro di diventare il Re dei Pirati, spero di sentir parlare di te molto presto! ».
Chopper e Sanji erano sull’orlo di una crisi isterica, peggio di quando Rubber aveva annunciato la cosa. Anche Usop non era di buon umore. Brook e Franky erano molto dispiaciuti, specialmente Franky che per poco non annegava nel mare di lacrime che lui stesso stava versando.
Zoro non si era nemmeno fatto vedere. Chi se ne importava, era l’ennesima conferma del fatto che stava facendo la cosa giusta .
Ultima ma non meno importante abbracciò la sua amica, ormai una sorella maggiore, Robin. Le lacrime non si trattennero.
« Addio amica mia, mi mancherai »
« Anche tu Robin. Grazie di tutto. Tieni d’occhio questi scapestrati d’accordo? »
« Ci penserò io a loro, anche se non sarò mai brava come te. Su, vai o mi metto a piangere anch’io! ».
Scese sul pontile senza voltarsi ma quando mise piede sulla terra ferma non poté resistere e volle guardarli un’ultima volta, nonostante si fosse promessa di non voltarsi indietro: erano controluce sulla nave e la fissavano come se volessero restare a guardarla finché non fosse sparita del tutto tra la folla. Poteva vedere che Sanji aveva acceso ben più di una sigaretta e Chopper stringeva tra i denti un fazzoletto cercando di trattenere il pianto. Rubber si sbracciava per salutarla con un gran sorriso. Cercavano di sorridere tutti per la verità ma senza un gran successo. Nami li guardava triste ma le facevano una gran tenerezza, si meritavano più di un semplice “addio”.
« Ehi, perché non facciamo una fotografia tutti assieme? Dai scendete! Ho la macchina fotografica con me! Chiederemo a un passante di scattarla! » e così fu. Rubber andò a cercare Zoro che comunque non riuscì a trovare.
« Ragazzi manca Zoro! Dove si sarà cacciato? Non riesco a trovarlo da nessuna parte... ».
« Chi se ne importa di quella testa verde! Avanti, non abbiamo tutto il giorno! » sbuffò Sanji.

Quello fu il vero momento dell’addio. Scattarono la foto sul molo e si salutarono per sempre.

Passati un paio di mesi, Nami decise di tornare a Coconut Village. Lì avrebbe aperto un’attività di cartografa in proprio e avrebbe comprato un po’ di terreno per far sorgere una coltivazione di mandarini tutta sua; voleva mettersi in affari in maniera onesta, non voleva più essere considerata la “gatta ladra”. Parola d’ordine: ricominciare da zero.
Lasciare il mare era stato difficile, soprattutto lasciare i suoi compagni. Solitamente era lei quella che cercava la coesione del gruppo e invece stavolta era stata lei proprio lei ad andarsene: non riusciva più ad andare avanti in quel modo. Erano sempre alla ricerca di qualcosa che forse neanche esisteva, lo One Piece...il tesoro di Gold Roger.
Voleva diventare ricchissima e famosa, era per quello che si era unita a loro, ma gli anni passavano e la meta sembrava sempre più lontana. Certo, le amicizie non valgono tutto l’oro del mondo, ma aveva bisogno di sentirsi realizzata in qualche modo. Era una ragazza avida e testarda. Questa almeno era la scusa che si era raccontata.

A Coconut Village negli anni erano cambiate molte cose: molte delle sue conoscenze se n’erano andate per un motivo o per l'altro, e altrettante nuove persone si erano stabilite nel piccolo paradiso. Coconut Village si era piuttosto allargata negli ultimi anni.
Sua sorella se n’era andata, si era sposata nel frattempo e aveva avuto un bel marmocchio. Si era trasferita con suo marito su di un’isola vicina lavorando nel suo negozio: Toriko, così si chiamava l'uomo, faceva il contabile e aveva un piccolo banco dove eseguiva prestiti. La loro vecchia casa era stata venduta ma non era un problema per Nami, nonostante avesse sperato di potervisi stabilire: aveva denaro sufficiente per comprare una casa e un terreno tutti suoi e così fece. Comprò il terreno e vi stabilì la sua casa: sorgevano entrambi su una radura verdeggiante vicino al mare. Il luogo dove riposava Bellemer era ben visibile e ogni giorno era d'ispirazione.
Era il luogo perfetto perché l’aria del mattino arrivava direttamente sul frutteto e presto notò che questo dava degli ottimi risultati.
Le vendite cominciarono a crescere e ben presto dovette assumere un paio di operai che lavorassero nella piantagione e una signora che l’aiutasse con le faccende domestiche, perché presa com’era dai conti non riusciva nemmeno a respirare. L’esportazione cominciò ad espandersi anche oltremare e ciò cominciò a farle guadagnare dei bei soldoni. Per non parlare poi dello studio di cartografia: l’aveva registrato sotto falso nome per non insospettire la Marina che la famosa Nami la “gatta ladra”, sulla quale pendeva una taglia di 16 milioni di Berry, fosse d’un tratto riapparsa pronta ad essere arrestata per il solo fatto di aver fatto parte della ciurma di Cappello di Paglia e ai militari poco importava quanto ora fosse una persona onesta. Per un gioco del destino, proprio quelli della Marina e del Governo Mondiale erano i suoi migliori clienti. Ogni qualvolta la Marina andava a farle visita si travestiva per non essere riconoscibile e fino a quel momento aveva funzionato, ma era convinta che presto o tardi ci sarebbe stato qualche bietolone più arguto che avrebbe notato delle somiglianze con la famosa Nami.
Tirando le somme e guardandosi allo specchio si riteneva pienamente soddisfatta della vita che aveva scelto; le cose non potevano andare meglio di così e aveva un sacco di soldi. Poteva permettersi tutto quello che voleva. Vagava per i negozi provandosi decine di vestiti, senza comprarne nemmeno uno. Le scarpe invece erano la sua vera passione: ne aveva di ogni tipo. Meraviglioso! Si sentiva come una principessa.
   
 
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