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Autore: deba    23/02/2011    4 recensioni
Lina è bella, è giovane, è stronza e si rivela dolce. Alec è bello, è immortale, è stronzo e si rivela dolce. Tra segreti mai svelati, verità nascoste, bugie che fanno male e sorprese inaspettate, nascerà un grande amore?
Storia ambientata circa un anno e mezzo dopo breaking dawn.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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solo noi

Capitolo 10

 

Solo noi

 

 

(POV Lina )

 

 

Cercai di capire a chi appartenesse l’ombra scura alle mie spalle, quando una nuvola lasciò sfuggire un raggio di luna e illuminò il suo viso. Alec.

Eppure provai un brivido quando lo vidi. Il suo viso sembrava avvolto da mille emozioni diverse e  i suoi occhi terribilmente neri mi mettevano paura.

“dove diavolo eri?”

Se il suo viso metteva i brividi, la sua voce era come avere mille aghi di ghiaccio che ti perforavano la pelle. Perché era così aggressivo nei miei confronti? Ma aspetta, mi stava cercando?

“il tuo tono mette i brividi Alec, si può sapere che ti prende?”

“sono stato delle ore ad aspettarti a casa ma non ti ho visto arrivare, ho dovuto tornare a scuola per capire poi che eri qui… Perché sei qui? A quest’ora poi sei matta? Da sola oltretutto!”

Sembrava impazzito a stento non lo riconoscevo. Non capivo dove volesse arrivare. Pareva non volersi calmare. Voleva sapere perché ero lì?! D’accordo. Gli avrei detto la verità, chissà che nel frattempo non si fosse calmato.

Presi un respiro e poi a raffica gli dissi tutto quello che mi ero tenuta dentro per tutto il giorno.

“vuoi sapere perché ero qui? Perché volevo vederti. Perché volevo parlarti. Ma dato che di te non so nulla, non so dove poterti cercare allora sono venuta nell’unico posto in cui speravo di poterti incontrare. È dall’uscita di scuola che ti aspetto qui. Perché tu te ne sei andato, mi hai abbandonata in mezzo ad una strada non lasciandomi neanche il tempo di controbattere le tue decisioni. Quelle che solo tu hai preso, senza chiedermi cosa io ne pensassi. Perché si Alec io non la penso come te. Io non voglio stare senza di te. Io non POSSO stare senza di te. Mi odio perché ci sono ricaduta. Mi sono affezionata a te e tu ora però non puoi lasciarmi sola, ho troppo bisogno della tua presenza nella mia vita. Non so quale oscuro segreto ti porti dietro, ma io posso sopportare tutto, ho già sopportato tanto nelle vita e qualcos’altro in più non fa differenza, soprattutto se questo mi permetterebbe di stare con te. Con te Alec. Si, perché io ti amo!”

Avevo parlato senza mai fermarmi. Ora cercavo di riprendere fiato. Ero agitatissima come il vento che attorno a noi iniziava a vorticare spaventosamente. Sembrava che il mio discorso tuttavia avesse avuto l’effetto sperato, perché Alec sembrava spaesato, i suoi occhi era increduli alle mie parole. Io lo guardavo di rimando decisa, per fargli capire che quello che aveva sentito era vero. Ero sincera.

Lui si avvicinò a me e si accasciò in ginocchio davanti a miei occhi mentre lui con le sue mani nascondeva i suoi. Lo sentivo singhiozzare. Una morsa mi strinse il cuore, perché mai soffriva così? Il dolore provato era nulla a confronto con quello che sentivo nel vederlo ridotto in quello stato. Mi inginocchiai davanti a lui e restai li, immobile, senza sapere bene che fare.

Dopo un po’ lui si calmò, tolse le mani e mi guardò.

Ci fissammo per quella che per me fu un’eternità.

Quando l’atmosfera si alleggerì lui allungò una mano e prese a carezzarmi una guancia.

“perdonami Lina. Stavo impazzendo al pensiero di non poterti più avere vicino e non ho realizzato veramente quello che stavo facendo e dicendo…”

Con uno sguardo dolce gli sorrisi tenuamente e gli dissi:

“ti ho già perdonato da un pezzo…”

I suoi occhi presero un po’ del loro solito brillio, e lui poi seriamente mi disse:

“piccola mia, sono combattuto in me stesso, perché a questo punto so che dovrei dirti quello che ti celo, ma la paura che tu possa poi fuggire da me è troppa.”

Disse triste e impaurito.

Mi faceva impressione vederlo così, perché sentivo che lui non era solito soffrire in quel modo.

“ti ho già detto che non scapperò, perché quello che voglio è solo Alec e basta, non il suo passato o il suo segreto. Solo la persona che porta quel nome”.

Gli strinsi forte la mano.

“quando sarai pronto a parlarne lo farai… non sentirti forzato…”

Parve rianimarsi e con quel sorriso sincero che adoravo tanto mi disse semplicemente:

“grazie”.

Dopo di che ci abbracciamo e ci baciammo in una maniera quasi ossessiva, come se il solo staccarsi avesse potuto dividerci per sempre.

Anche quella sera, come la prima volta lì, mi addormentai serena tra le sue braccia.

 

 

(POV Alec)

 

Stavo fissando Lina, mentre dormiva nel suo letto dove l’avevo appena adagiata. Non potevo a credere a tutto quello che era successo. Solo poche ore prima mi trovavo in quella stanza disperato perché non la vedevo arrivare. Ogni giorno la guardavo da lontano e sapevo le sue abitudini. Lei, quando finiva la scuola, veniva subito direttamente a casa. Ma quel giorno no e questo mi aveva fatto impazzire. Ero assetato, ma non me ne importava, avrei resistito fino a quando non avessi saputo che Lina stava bene. Ma lei continuava a non farsi vedere. Avevo dovuto tornare nel punto dove l’avevo lasciata per cercare di seguire la sua scia, che fortunatamente era ancora abbastanza forte, nonostante la pioggia, forse io ero più sensibile al suo odore.

L’avevo trovata nel posto in cui c’eravamo dichiarati il nostro amore.

Io ero a dir poco impazzito, ma anche sollevato per averla finalmente trovata, però ero anche arrabbiato perché per lei non era sicuro andare in giro, al buio, da sola, in luoghi a dir poco deserti.

E difatti forse troppo aggressivamente glielo dissi, ma quello che mi aveva risposto lei però mi aveva fatto rimanere di sasso.

Diceva che non poteva vivere senza di me, che non voleva, che non gli importava quello che nascondessi, perché quello che importava era solo io e basta.

Il mio cuore, grazie a lei, era tornato di nuovo in vita, dopo la seconda morte che gli avevo inferto quella notte all’Irish mentendole.

Io ero stremato, basta volevo solo pace. Pace e stare con lei. Alla fine abbracciati nella nostra solitudine lei si era addormenta ed io l’avevo portata qui, al sicuro, nella sua stanza.

Ero felice ora, perché vedevo che anche lei lo era. La notte scorse mente dormiva non faceva altro che rigirarsi nel letto, adesso invece aveva un viso beato.

Il fatto che ora stesse bene, per me, ero felice.

Ma la felicità si sa, non dura mai tanto. No perché le avevo promesso che una volta pronto gli avrei detto tutto. Ma lei di certo non immaginava che quello che le avrei detto fosse una cosa così irreale. Perché io ero irreale. Io non dovrei esistere.

Basta Alec torturarti con inutili pensieri. Giusto. Almeno per una notte, voglio essere sereno assieme a lei.

 

 

(POV Lina)

 

 

Quando mi svegliai, l’inquietudine provata negli ultimi giorni si era dissolta, ero felice. Sapevo che non avevo risolto ancora tutto, ma il fatto che io e Alec volessimo stare assieme, a prescindere, era per me già tutto quello che potessi desiderare.

Come l’altra volta credevo di aver vissuto un sogno, ma stavolta sapevo già che era tutta realtà. Più che altro dovevo ricordarmi di chiedere come faceva sempre portarmi a casa senza svegliarmi e mettermi addirittura nel mio letto. Il solo pensiero che lui fosse stato dentro quella stanza mi agitava a mille.

Dopo una doccia, mi vestii e truccai veloce, non vedevo l’ora di vederlo.

Quasi uscii di casa però restai a dir poco scioccata. Lui, bello come sempre, mi aspettava a braccia conserte appoggiato ad un palo.

Quando mi vide il suo volto si illuminò come i suoi occhi che erano ritornati di quell’insolita tonalità verde misto viola.

“buongiorno! Dormito bene?” mi disse, baciandomi poi dolcemente.

Le sue labbra, il suo viso, il suo profumo, mi fecero perdere momentaneamente contatto con la realtà. Mmmmh… che effetto che mi faceva.

“mai stata meglio” gli dissi.

Mi ricordai poi il quesito che mi ero posta appena sveglia.

“ehm.. scusa una cosa? Ma come ci sono arrivata nel mio letto?”

Lui mi guardò  poi rise.

“diciamo che ho frugato nella tua borsa in cerca delle chiavi di casa”

“cosa?? E come facevi comunque a sapere il mio indirizzo?”

“Diciamo che ho chiesto in giro.”

Sapevo che non me la raccontava giusta, ma preferii lasciar perdere.

“mmmhh…” mugugnai in risposta comunque divertita.

“dai Spank andiamo a scuola!” mi disse poi guardandomi di sottecchi.

What?

“come mi hai chiamata??” chiesi incredula.

“non ho detto nulla” disse lui falsamente ingenuo.

Non ci potevo credere. Che figura. Quando dormivo, nel letto con me avevo sempre il pupazzo di ‘Hello Spank’. Possiamo dire addio così alla figura della donna vissuta.

Misi il broncio.

“dai piccola, eri davvero carinissima da vedere mentre lo stringevi a te.”

“Come scusa? Ma quanto sei rimasto a casa mia?”

Sembrò tornare in se stesso all’improvviso, ma sorridendo continuò a dire:

“non tanto.. giusto il necessario..”

“maniaco” finsi di colpirlo amareggiata.

Lui continuò a ridere poi mi chiese perdono.

Spensierata ma un po’ triste poi gli dissi la verità che si nascondeva dietro a quel pupazzo.

“vedi, quel pupazzo per me ha un significato. È l’unica cosa che posso collegare ad un ricordo felice, passato assieme ai miei genitori. Quando avevo sette anni, una domenica eravamo andati ad un Lunapark. La prima e l’ultima volta che mi sono sentita parte di una famiglia e l’unica volta che mio padre mi abbia trattato come un padre amorevole fa con sua figlia. Aveva vinto quel pupazzo per me.”

Lui non disse nulla, mi avvicinò solo di più a se, posando un dolce bacio tra i miei capelli. Per me quel gesto valeva più di mille parole.

 

 

 

 

Siiiiiii!!!

I nostri cuccioli si sono finalmente riappacificati.

Ma vi anticipo già che la verità è alle porte!!!

Oooooohh yes!

L’ora è giunta!

A presto mie belle!!

kiss

  
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