Capitolo 10
Solo noi
(POV
Lina )
Cercai
di capire a chi appartenesse l’ombra scura alle mie spalle, quando una nuvola
lasciò sfuggire un raggio di luna e illuminò il suo viso. Alec.
Eppure
provai un brivido quando lo vidi. Il suo viso sembrava avvolto da mille
emozioni diverse e i suoi occhi
terribilmente neri mi mettevano paura.
“dove
diavolo eri?”
Se
il suo viso metteva i brividi, la sua voce era come avere mille aghi di
ghiaccio che ti perforavano la pelle. Perché era così aggressivo nei miei
confronti? Ma aspetta, mi stava cercando?
“il
tuo tono mette i brividi Alec, si può sapere che ti prende?”
“sono
stato delle ore ad aspettarti a casa ma non ti ho visto arrivare, ho dovuto
tornare a scuola per capire poi che eri qui… Perché sei qui? A quest’ora poi
sei matta? Da sola oltretutto!”
Sembrava
impazzito a stento non lo riconoscevo. Non capivo dove volesse arrivare. Pareva
non volersi calmare. Voleva sapere perché ero lì?! D’accordo. Gli avrei detto
la verità, chissà che nel frattempo non si fosse calmato.
Presi
un respiro e poi a raffica gli dissi tutto quello che mi ero tenuta dentro per
tutto il giorno.
“vuoi
sapere perché ero qui? Perché volevo vederti. Perché volevo parlarti. Ma dato
che di te non so nulla, non so dove poterti cercare allora sono venuta nell’unico
posto in cui speravo di poterti incontrare. È dall’uscita di scuola che ti
aspetto qui. Perché tu te ne sei andato, mi hai abbandonata in mezzo ad una
strada non lasciandomi neanche il tempo di controbattere le tue decisioni. Quelle
che solo tu hai preso, senza chiedermi cosa io ne pensassi. Perché si Alec io
non la penso come te. Io non voglio stare senza di te. Io non POSSO stare senza
di te. Mi odio perché ci sono ricaduta. Mi sono affezionata a te e tu ora però
non puoi lasciarmi sola, ho troppo bisogno della tua presenza nella mia vita. Non
so quale oscuro segreto ti porti dietro, ma io posso sopportare tutto, ho già
sopportato tanto nelle vita e qualcos’altro in più non fa differenza,
soprattutto se questo mi permetterebbe di stare con te. Con te Alec. Si, perché
io ti amo!”
Avevo
parlato senza mai fermarmi. Ora cercavo di riprendere fiato. Ero agitatissima
come il vento che attorno a noi iniziava a vorticare spaventosamente. Sembrava che
il mio discorso tuttavia avesse avuto l’effetto sperato, perché Alec sembrava
spaesato, i suoi occhi era increduli alle mie parole. Io lo guardavo di rimando
decisa, per fargli capire che quello che aveva sentito era vero. Ero sincera.
Lui
si avvicinò a me e si accasciò in ginocchio davanti a miei occhi mentre lui con
le sue mani nascondeva i suoi. Lo sentivo singhiozzare. Una morsa mi strinse il
cuore, perché mai soffriva così? Il dolore provato era nulla a confronto con
quello che sentivo nel vederlo ridotto in quello stato. Mi inginocchiai davanti
a lui e restai li, immobile, senza sapere bene che fare.
Dopo
un po’ lui si calmò, tolse le mani e mi guardò.
Ci
fissammo per quella che per me fu un’eternità.
Quando
l’atmosfera si alleggerì lui allungò una mano e prese a carezzarmi una guancia.
“perdonami
Lina. Stavo impazzendo al pensiero di non poterti più avere vicino e non ho
realizzato veramente quello che stavo facendo e dicendo…”
Con
uno sguardo dolce gli sorrisi tenuamente e gli dissi:
“ti
ho già perdonato da un pezzo…”
I
suoi occhi presero un po’ del loro solito brillio, e lui poi seriamente mi
disse:
“piccola
mia, sono combattuto in me stesso, perché a questo punto so che dovrei dirti
quello che ti celo, ma la paura che tu possa poi fuggire da me è troppa.”
Disse
triste e impaurito.
Mi
faceva impressione vederlo così, perché sentivo che lui non era solito soffrire
in quel modo.
“ti
ho già detto che non scapperò, perché quello che voglio è solo Alec e basta,
non il suo passato o il suo segreto. Solo la persona che porta quel nome”.
Gli
strinsi forte la mano.
“quando
sarai pronto a parlarne lo farai… non sentirti forzato…”
Parve
rianimarsi e con quel sorriso sincero che adoravo tanto mi disse semplicemente:
“grazie”.
Dopo
di che ci abbracciamo e ci baciammo in una maniera quasi ossessiva, come se il
solo staccarsi avesse potuto dividerci per sempre.
Anche
quella sera, come la prima volta lì, mi addormentai serena tra le sue braccia.
(POV
Alec)
Stavo
fissando Lina, mentre dormiva nel suo letto dove l’avevo appena adagiata. Non potevo
a credere a tutto quello che era successo. Solo poche ore prima mi trovavo in
quella stanza disperato perché non la vedevo arrivare. Ogni giorno la guardavo
da lontano e sapevo le sue abitudini. Lei, quando finiva la scuola, veniva
subito direttamente a casa. Ma quel giorno no e questo mi aveva fatto
impazzire. Ero assetato, ma non me ne importava, avrei resistito fino a quando
non avessi saputo che Lina stava bene. Ma lei continuava a non farsi vedere. Avevo
dovuto tornare nel punto dove l’avevo lasciata per cercare di seguire la sua
scia, che fortunatamente era ancora abbastanza forte, nonostante la pioggia,
forse io ero più sensibile al suo odore.
L’avevo
trovata nel posto in cui c’eravamo dichiarati il nostro amore.
Io
ero a dir poco impazzito, ma anche sollevato per averla finalmente trovata,
però ero anche arrabbiato perché per lei non era sicuro andare in giro, al
buio, da sola, in luoghi a dir poco deserti.
E
difatti forse troppo aggressivamente glielo dissi, ma quello che mi aveva
risposto lei però mi aveva fatto rimanere di sasso.
Diceva
che non poteva vivere senza di me, che non voleva, che non gli importava quello
che nascondessi, perché quello che importava era solo io e basta.
Il
mio cuore, grazie a lei, era tornato di nuovo in vita, dopo la seconda morte
che gli avevo inferto quella notte all’Irish mentendole.
Io
ero stremato, basta volevo solo pace. Pace e stare con lei. Alla fine
abbracciati nella nostra solitudine lei si era addormenta ed io l’avevo portata
qui, al sicuro, nella sua stanza.
Ero
felice ora, perché vedevo che anche lei lo era. La notte scorse mente dormiva
non faceva altro che rigirarsi nel letto, adesso invece aveva un viso beato.
Il
fatto che ora stesse bene, per me, ero felice.
Ma
la felicità si sa, non dura mai tanto. No perché le avevo promesso che una
volta pronto gli avrei detto tutto. Ma lei di certo non immaginava che quello
che le avrei detto fosse una cosa così irreale. Perché io ero irreale. Io non
dovrei esistere.
Basta
Alec torturarti con inutili pensieri. Giusto. Almeno per una notte, voglio
essere sereno assieme a lei.
(POV
Lina)
Quando
mi svegliai, l’inquietudine provata negli ultimi giorni si era dissolta, ero
felice. Sapevo che non avevo risolto ancora tutto, ma il fatto che io e Alec
volessimo stare assieme, a prescindere, era per me già tutto quello che potessi
desiderare.
Come
l’altra volta credevo di aver vissuto un sogno, ma stavolta sapevo già che era
tutta realtà. Più che altro dovevo ricordarmi di chiedere come faceva sempre
portarmi a casa senza svegliarmi e mettermi addirittura nel mio letto. Il solo
pensiero che lui fosse stato dentro quella stanza mi agitava a mille.
Dopo
una doccia, mi vestii e truccai veloce, non vedevo l’ora di vederlo.
Quasi
uscii di casa però restai a dir poco scioccata. Lui, bello come sempre, mi
aspettava a braccia conserte appoggiato ad un palo.
Quando
mi vide il suo volto si illuminò come i suoi occhi che erano ritornati di quell’insolita
tonalità verde misto viola.
“buongiorno!
Dormito bene?” mi disse, baciandomi poi dolcemente.
Le
sue labbra, il suo viso, il suo profumo, mi fecero perdere momentaneamente
contatto con la realtà. Mmmmh… che effetto che mi faceva.
“mai
stata meglio” gli dissi.
Mi
ricordai poi il quesito che mi ero posta appena sveglia.
“ehm..
scusa una cosa? Ma come ci sono arrivata nel mio letto?”
Lui
mi guardò poi rise.
“diciamo
che ho frugato nella tua borsa in cerca delle chiavi di casa”
“cosa??
E come facevi comunque a sapere il mio indirizzo?”
“Diciamo
che ho chiesto in giro.”
Sapevo
che non me la raccontava giusta, ma preferii lasciar perdere.
“mmmhh…”
mugugnai in risposta comunque divertita.
“dai
Spank andiamo a scuola!” mi disse poi guardandomi di sottecchi.
What?
“come
mi hai chiamata??” chiesi incredula.
“non
ho detto nulla” disse lui falsamente ingenuo.
Non
ci potevo credere. Che figura. Quando dormivo, nel letto con me avevo sempre il
pupazzo di ‘Hello Spank’. Possiamo dire addio così alla figura della donna
vissuta.
Misi
il broncio.
“dai
piccola, eri davvero carinissima da vedere mentre lo stringevi a te.”
“Come
scusa? Ma quanto sei rimasto a casa mia?”
Sembrò
tornare in se stesso all’improvviso, ma sorridendo continuò a dire:
“non
tanto.. giusto il necessario..”
“maniaco”
finsi di colpirlo amareggiata.
Lui
continuò a ridere poi mi chiese perdono.
Spensierata
ma un po’ triste poi gli dissi la verità che si nascondeva dietro a quel
pupazzo.
“vedi,
quel pupazzo per me ha un significato. È l’unica cosa che posso collegare ad un
ricordo felice, passato assieme ai miei genitori. Quando avevo sette anni, una
domenica eravamo andati ad un Lunapark. La prima e l’ultima volta che mi sono
sentita parte di una famiglia e l’unica volta che mio padre mi abbia trattato
come un padre amorevole fa con sua figlia. Aveva vinto quel pupazzo per me.”
Lui
non disse nulla, mi avvicinò solo di più a se, posando un dolce bacio tra i
miei capelli. Per me quel gesto valeva più di mille parole.
Siiiiiii!!!
I nostri cuccioli si sono
finalmente riappacificati.
Ma vi anticipo già che la
verità è alle porte!!!
Oooooohh yes!
L’ora è giunta!
A presto mie belle!!
kiss