Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    23/02/2011    13 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. DAMON VS TREVOR (Parte I)

 
 
 
 
 
 
 

<< Bonnie sei migliorata! Per il momento non ho dovuto mettere nessun bicchiere nella lista delle cose da ricomprare! >> disse Craig, dandole un buffetto.
Bonnie sorrise amabile al vecchietto: si sentiva terribilmente in colpa.
Tra la settimana in cui era stata bloccata in casa da Elena e tra il Grimorio, Trevor, Sage e compagnia bella, si era assentata molto a lavoro.
La strega era convinta che il suo dolcissimo capo l’aveva licenziata e invece, quando era entrata la mattina per scusarsi, le aveva ridato il grembiule e le aveva ricordato di tenere la schiena dritta e la mente concentrata sul vassoio, consiglio che le dava sempre per non rischiare di buttare per terra tutto ciò che doveva servire.
Così era tornata a lavoro e, per il momento, andava alla grande: nessun disastro cosmico… anche se non era quello il disastro che sarebbe accaduto in quel giorno.
La ragazza di quello era sicura: Trevor l’avrebbe ammazzata se avesse saputo che non si stava concentrando sulle Sfere Stellate.
Bonnie sbuffò sonoramente a quel pensiero e prese il Bourbon che Craig le porgeva per portarlo al tavolo otto.
Posò con nonchalance il bicchiere di cristallo sul tavolo e, senza degnare di uno sguardo il cliente, si riavviò verso il bancone: chi diamine beveva di già alcool alle tre di pomeriggio?
<< Giornata dura, Streghetta? >>.
Bonnie si bloccò sul posto.
Ecco chi poteva bere un bicchiere di Bourbon alle tre del pomeriggio.
Si girò sorpresa, poggiando le braccia sui fianchi e alzando un sopracciglio arcuato.
<< Ah! Che c’è, ora mi parli? >> disse con tono saccente, ormai aveva deciso: non si sarebbe più fatta mettere i piedi in testa da nessuno, vampiro o non, doveva iniziare a tirare fuori un po’ di carattere.
<< Perché hai del carattere, Bonnie? >> ghignò divertito, un ghigno davvero mozzafiato << Beh, non vedo l’ora di assaporarlo in tutto e per tutto... >>.
Bonnie alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, mettendosi a sedere alla sedia davanti a Damon.
<< Allora preparati, mio bel vampiro. >> disse in tono seducente, guardando intensamente il moro, << comunque, >> si alzò << non ho tempo da perdere con te ora: sono a lavoro! >> sorrise innocente e tornò verso Craig.
Non riuscì a non sentire Damon che, ancora con un’espressione sorpresa stampata in faccia, controbatté: << E’ un vero peccato che tu non possa perdere tempo con me, mio piccolo uccellino… un vero peccato! >>.
Bonnie sorrise, divertita: sì, era ora di far vedere di cosa era capace la vera Bonnie McCullough, una donna e non una bambina come tutti credevano.
<< Chi è? Il fidanzato? E’ molto bello… >> disse divertito Craig, facendo cenno con la testa verso Damon.
<< Credimi Craig, quello non sarà mai il mio ragazzo >> rispose, non senza una punta di amarezza, << E sì, è bello… >> disse più piano che poté, ottenendo solo di farsi sentire lo stesso dal moro che ghignò compiaciuto.
Bonnie sentì la porta di entrata aprirsi e si preparò ad accogliere i nuovi clienti del pub, già pieno alle tre del pomeriggio: ma la gente non aveva nulla da fare?!
<< Meredith! Meredith! >> urlò come una bambina alla vista dell’amica appena entrata, per poi arrossire imbarazzata per la gaffe. Tuttavia corse, euforica, verso la ragazza dai capelli corvini e la abbracciò, soffocandola.
<< Ciao Alaric! >> salutò anche il suo ex-professore, dopo che aveva finito di stritolare l’amica.
<< Bonnie! Cos’è questa accoglienza così calorosa? >> domandò Meredith, ricomponendosi e afferrando una sedia per mettersi a sedere.
<< Non lo so, è che mi sembra un secolo che non parliamo e non ti vedo… ultimamente mi sembra che non stia parlando con nessuno! >>
<< Le Sfere Stellate e il tuo allenamento? >> intervenne Alaric, stringendo dolcemente la mano a Meredith.
<< Già… >> disse sconsolata la rossa, guardando felice l’amore che la sua migliore amica e Alaric dimostravano l’uno per l’altra.
<< Beh, e come sei riuscita a scappare? >> chiese divertita la ragazza. Meredith, infatti, si divertiva un mondo a sentirla lamentarsi per la sua situazione con il “nuovo vampiro che non le lascia un attimo di fiato”.
<< Dal mio carcerario? L’ho illuso con i miei poteri… >>
<< Davvero? >> domandò sorpresa Meredith.
<< Magari! Ancora non danno segno di esistenza… Comunque, gli ho detto che dovevo andare a parlare con il mio capo e che ci avrei impiegato al massimo un’ora… Sono via da un po’ più di tempo… >> disse, facendo una faccia colpevole.
<< E ancora non è venuto a riprenderti? >> domandò nuovamente divertita Meredith.
<< Stranamente no… >> disse Bonnie, pensando che la cosa era molto strana.
<< Trevor ha trovato una possibile causa per questo tuo malfunzionamento? >> s’intromise Alaric, pratico e serio come suo solito.
Bonnie scosse la testa. In quella settimana aveva provato a ricavare energia con Trevor dalle Sfere Stellate, ma anziché ricavare energia Bonnie riusciva a creare solo disastri ambientali intorno a lei come incendi, esplosioni e così via.
La strega si rendeva conto di cosa significava: se non ricavava energia dalle sfere, non sarebbe stata abbastanza forte per sconfiggere Shinichi e Misao e non poteva permetterlo. Il problema era che i suoi poteri non le ubbidivano: anche gli incantesimi più facili e le trance non le riuscivano.
Così Trevor aveva iniziato a starle addosso e non le dava un attimo di respiro e, anche se Bonnie sapeva che aveva ragione, aveva tentato in tutti i modi di fuggire da lui per avere un po’ di pace: era pur sempre una ragazza, lei!
<< Quindi… Voi che mi raccontate? >> sorrise solare ai due innamorati. Bonnie aveva notato che nell’ultimo periodo Meredith e Alaric si erano riavvicinati: pochi giorni dopo il ritrovamento del Grimorio, Alaric era tornato dal Giappone, dove era andato per “alcuni suoi studi” e subito lo avevano informato delle nuove scoperte e gli avevano fatto conoscere Trevor.
<< Bonnie! >> si sentì chiamare da Craig.
<< Eccomi! >> urlò verso il bancone e con uno sguardo di scuse andò a servire alcuni tavoli e poi quello dei suoi amici.
Mentre camminava su e giù per servire i tavoli, passò vicino a quello di Damon.
<< Mi tiri addosso un Grimorio se te ne chiedo un altro? >> domandò acido, con il bicchiere di cristallo vuoto sollevato.
Bonnie si fermò e lo guardò incerta.
La rossa sapeva perfettamente cosa voleva il vampiro: delle scuse.
La strega era meravigliata dal fatto che non l’avesse uccisa, tuttavia non si aspettava una reazione come quella del vampiro: non le aveva parlato per ben due settimane.
Quella al pub era la prima frase che le rivolgeva dopo settimane!
Tuttavia Bonnie sapeva che, tirandogli addosso un libro, aveva in qualche modo ferito il suo orgoglio e per questo si dispiaceva.
C’era una sua parte che voleva assolutamente chiedergli scusa, ma appena stava per farlo, l’altra parte le ricordava il motivo per cui aveva tirato addosso a Damon il Grimorio e subito si bloccava.
<< Damon, non ti chiederò mai scusa! >> mise subito in chiaro, con voce non del tutto convinta.
<< Ah, ma davvero? Bene! Io ho chiesto un altro drink, non le tue scuse… non potrebbero interessarmi di meno le tue scuse… >> borbottò leggermente adirato.
Bonnie tentò di prendere il bicchiere dalla mano di Damon, ma questo le afferrò il polso e avvicinò il suo volto a quello di lei, guardandola negli occhi: era bellissimo.
Sorrise compiaciuto, per poi tornare serio.
<< Uccellino, prova a sfidarmi un’altra volta e non sarò tanto clemente >> disse minaccioso e allo stesso tempo suadente.
Bonnie voleva controbattere, ma averlo così vicino le impediva di pensare a una frase di senso compiuto e, inoltre, la paura che le incuteva bloccavano il suo proposito.
Quando Damon lasciò il suo polso, Bonnie andò dritta al bancone e ordinò un altro drink a Craig.
Si prospettava una giornata decisamente lunga.
 
 
 
 
 
 
<< Vai pure, Bonnie, il tuo turno è finito ormai da un pezzo! >> disse il vecchio al banco.
“Era ora!” pensò il moro, guardando l’orologio: erano le sette di sera.
<< Ma… Craig, sono mancata molto tempo… sicuro che non vuoi che recuperi il lavoro perso? >> domandò Bonnie.
<< No, tranquilla dolcezza. Lo stipendio te lo do lo stesso >> sorrise gentile e strizzò l’occhio alla ragazza.
“Ma che signore amabile” pensò Damon leggermente seccato.
In effetti, non era arrabbiato con “Craig” per un motivo preciso, ma perché gli aveva fatto aspettare per ore la piccola streghetta rossa.
Ormai erano rimaste poche persone al pub, perfino quella inquietante con il ragazzo se ne erano andati.
Damon in quella giornata si era davvero sorpreso.
Primo, l’Ossigenato non si era fatto ancora vedere.
Nelle ultime settimane non era stato lontano da Bonnie nemmeno un secondo, eppure quel giorno era scomparso: non ne aveva percepito nemmeno l’aurea.
Secondo… Bonnie!
Quella si che era stata una sorpresa assolutamente deliziosa e che l’aveva convinto a restare ad aspettarla fino a quell’ora.
Quella dimostrazione improvvisa di carattere l’aveva sorpreso ed era quasi… sì, avrebbe giurato di essersi eccitato per alcuni secondi: il sangue pulsava più velocemente nelle vene della ragazza quando si concentrava in qualcosa… e quando gli aveva tenuto testa, così come quando gli aveva tirato addosso il Grimorio, il desiderio da predatore verso di lei era aumentato a dismisura, diventando, per una frazione di secondo, incontrollabile.
Quando vide Bonnie mettersi il giacchetto, bevve cioè che era rimasto nel suo bicchiere e lasciò i soldi sul tavolo, seguendo la rossa fuori dal pub.
Si materializzò davanti alla ragazza che camminava spensierata.
La vide sobbalzare e perdere l’equilibrio, così la afferrò prontamente.
<< Devi… smetterla di farmi… prendere questi infarti! >> protestò, rossa dall’imbarazzo e dalla rabbia, divincolandosi dalle sue braccia: adorabile!
<< Oh, andiamo Uccellino! volevo solo essere gentile >> ghignò divertito.
<< Devi per forza esserlo cercando di far prendere un colpo alla gente? >> domandò sconcertata, sgranando gli occhioni castani in modo smisurato.
Damon rise di gusto.
<< Vieni, ti accompagno a casa. >> disse, facendo cenno di seguirlo.
<< Io con… con te? >> domandò incerta.
Damon la guardò inarcando un nero sopracciglio.
<< Ti da fastidio la mia presenza? >> chiese, malizioso.
Sentì il cuore della ragazza agitarsi e il sangue scorrere più veloce lasciando un aroma delizioso tutt’intorno.
<< N-no… solo che… >>
<< Che? >> fece un passo verso Bonnie, trovandosela a pochi centimetri.
<< N-niente… Preferisco farmela a piedi! >> si riprese la ragazza, tornando in sé dai commenti molto piacevoli che stava facendo su di lui mentalmente.
Damon alzò gli occhi al cielo.
<< Potrebbe piovere da un momento all’altro… >> disse vago…
<< Potresti far piovere tu da un momento all’altro >> lo corresse la ragazza.
<< Stai diventando arguta, Uccellino… troppo perspicace per i miei gusti >> ghignò, quello che mozzava sempre il fiato alla ragazza.
<< Comunque… >> iniziò Damon, << Oggi ho fatto splendere il sole tutto il giorno, è abbastanza! Penso proprio che farò piovere… sai… >> aprì lo sportello del passeggero della sua Ferrari nera e lucente, appoggiandosi cordialmente sopra << Non vorrei ti bagnassi! >> la invitò a entrare.
Bonnie sembrò esitare in un primo momento, tuttavia alla fine entrò in macchina, seguita da un Damon con stampato in faccia un sorriso di vittoria.
<< Ti avverto, ho una paura tremenda dell’alta velocità e anche se facciamo un incidente tu, ti salvi, ma io no! Quindi… >>
<< Tranquilla Uccellino, mi prenderò cura di te e farò il buono per stasera! >> disse sorridendo innocentemente e guardandola.
La vide stringere le mani intorno alla cintura di sicurezza.
Damon alzò gli occhi e mise in moto la macchina, uscendo poi dal parcheggio.
<< Insomma, ti ho salvata tante di quelle volte… perché dovrei ucciderti ora? Non avrebbe senso! >> disse, più a se stesso che alla ragazza.
Per alcuni minuti il silenzio calò, ognuno dei due erano immersi nei propri pensieri.
<< Mi hai aspettata per quattro ore, solo per accompagnarmi a casa? >> interruppe improvvisamente il silenzio, girandosi a guardarlo dubbiosa.
“Merda” pensò il vampiro, “E ora che le dico?”.
<< Uccellino, non pensi di sopravvalutarti un po’ troppo? Insomma… IO che aspetto TE? >>.
“Eludere le domande: il metodo più efficace per uscire da brutte situazioni. Devo ricordarmelo sempre…” sorrise soddisfatto il moro.
<< Non mi hai risposto. >>
“Eludere le domande: con Bonnie McCullough non funziona. Immagino che devo ricordarmi anche questo…” il sorriso si congelò all’istante.
<< E anche se fosse? >>.
“Beh, sì. Rispondere a una domanda con un’altra domanda… può andare, sì”.
<< Beh… Perché lo hai fatto? >>.
Damon si girò verso la ragazza, con sguardo irritato, quando un improvviso pensiero lo colse: Quand’è che Bonnie era salita sulla sua auto?
La domanda era lecita. Damon sentiva che doveva ricordare qualcosa, la sua mente gli diceva che la Streghetta non era la prima volta che stava su quell’auto…
Tuttavia ciò era impossibile: per quanto ricordava Damon, gli unici a essere saliti in macchina con lui erano Stefan ed Elena.
“A qualcuno è stata cancellata la memoria… così ha detto Shinichi…”.
Sì, ora ricordava. Bonnie era già stata in macchina con lui, solo che dormiva…
Possibile che Shinichi si riferisse proprio a quella volta?
“Il bacio rubato…”.*
Damon scosse energica la testa, scacciando il pensiero, e notò che Bonnie lo guardavo imbarazzata e che lui non aveva smesso di fissarla negli occhi mentre era perso nei suoi ricordi.
Per interrompere quella pausa imbarazzante, Damon ammiccò.
<< Beh, forse ci ho ripensato. Forse voglio quelle scuse di cui parlavamo… >>.
Eccola la scusa che cercava! (strano che non gli fosse venuta in mente prima).
Bonnie si girò completamente verso il vampiro, sbuffando e poggiando i gomiti su una gamba di Damon e avvicinò il viso, con fare strafottente, vicino a quello del vampiro, un sorriso malizioso e fiero era stampato sul volto della ragazza.
<< Mi sembra che ti ho già detto che non ti farò le mie scuse… mai… >> disse la Streghetta, all’inizio con voce decisa che si perse verso la fine, diventando un sussurro.
Damon, infatti, aveva approfittato della posa della rossa, e con l’indice della mano sinistra, aveva iniziato a seguire il profilo del collo, del mento e poi su fino alle labbra, il tutto dopo aver fermato la macchina, ovviamente.
<< D-Damon… che stai… facendo? >> sussurrò la ragazza, che iniziava a tremare ed era arrossita violentemente.
Il moro sorrise compiaciuto e smise di seguire il profilo della bocca, iniziando a rigirarsi un boccolo color sangue tra le dita.
Damon piego la testa di lato e un guizzo di profondo interesse e curiosità gli oltrepassò lo sguardo.
<< Non riesci proprio a resistermi, vero Uccellino? >> disse ghignando, riferendosi ai poco casti pensieri della ragazza << Se Elena sapesse quello che pensi, credi che sarebbe d’accordo? >>.
Se possibile lei arrossì ancora di più, allontanandosi stizzita da Damon e incrociando le braccia, il tutto accompagnato da un broncio delizioso.
<< Sembra proprio una bambina >> disse Damon, sicuro di averlo solo pensato, mentre scuoteva la testa e rimetteva in moto la macchina.
Il tragitto fino a casa di Bonnie passò nel silenzio più totale, Damon perfettamente a proprio agio e fiero di sé mentre Bonnie ricacciava le lacrime di rabbia che pregavano di uscire.
Una volta arrivati a destinazione, la rossa si affrettò a uscire dalla macchina e salutò con un cenno il vampiro poiché se avesse parlato, non avrebbe più potuto trattenere le lacrime, o almeno questo era ciò che pensava lei.
Damon la salutò con un ghigno che si congelò quando sentì il mormorio proveniente da Bonnie.
<< Non m’importa ciò che pensa Elena… non è la mia padrona, a differenza tua, stupido vampiro! >>.
La streghetta non voleva di certo farsi sentire, di questo il moro ne era sicuro, ma lui era riuscito a percepire distintamente quell’ultima frase e lo aveva colpito come una coltellata.
Damon mise in moto la sua Ferrari e sfrecciò per Fell’s Church trovandosi a breve per l’autostrada.
La rabbia lo pervadeva e nemmeno lui sapeva il motivo per cui, quella frase, lo aveva ferito particolarmente e lo faceva sentire così… così ridicolo.
Il moro quella sera avrebbe cacciato tutta la notte, in modo freddo e crudele. Ma la cosa che lo avrebbe sorpreso di più era che, se pensava a Bonnie, quella rabbia se ne andava ed era sostituita dal senso di colpa…
Doveva smettere di colpire i punti deboli delle sue fanciulle**.
 
 
 
 
 
 
 
Bonnie entrò in camera sua, sbattendo la porta.
“Non ancora Bonnie, tua madre potrebbe sentirti… non ancora, aspetta… pochi… secondi…”.
La rossa entrò in bagno, sbattendo la porta quasi con furia omicida.
Bonnie si lasciò andare a un pianto amaro.
Non voleva davvero piangere, ma gli occhi le bruciavano per le lacrime che pregavano, anzi la imploravano, di uscire.
La ragazza si sentiva così… così sminuita e… stupida!
Probabilmente non c’erano parole per descrivere come si sentiva.
Lo stomaco le faceva male, la gola secca bruciava e le lacrime non smettevano di scorrere.
Ciò che odiava non era essere paragonata all’amica bionda o essere descritta come “una bambina”, a quello era abituata… la cosa che davvero faceva male, era sapere che lui anche con lei così vicina, in quella posa così intima, non riusciva a non pensare a Elena.
Altre lacrime di rabbia iniziarono a scendere.
Bonnie, senza smettere di piangere per la frustrazione, si spogliò e indossò la camicia da notte di pizzo.
“Non potrò mai competere con Elena…” pensò sconsolata.
Quella era la dura verità e, anche se voleva un bene dell’anima alla bionda, odiava essere sempre la seconda scelta rispetto all’amica.
Bonnie uscì dal bagno e si sdraiò sul letto, continuando a piangere e chiudendo gli occhi per cercare di calmarsi.
<< Sai, si dice che quando le lacrime di una persona pura sono versate… la luna porta il lutto e non si mostra al mondo fin quando quella persona non ride sinceramente >>.
Bonnie sussultò a quella voce calda, per una volta priva d’ironia e altezzosità.
Si voltò verso la scrivania, sapendo già chi avrebbe visto.
Trevor era seduto comodamente sulla sedia posta davanti alla scrivania, era in penombra e Bonnie non riusciva a vedere nulla se non il vago profilo e il luccicare di quegli occhi gelidi… ma quella sera non lo erano: avevano un qualcosa di diverso.
<< E dove l’hai sentito dire? >> singhiozzò Bonnie, sorridendo grata una volta pensato il significato delle parole del vampiro.
<< Francoforte, estate del 1969 >> rispose Trevor, posando le braccia sulle proprie gambe e sporgendosi verso il letto, verso di lei.
<< Sei stato a Francoforte?! >> esclamò a voce troppo alta Bonnie, mettendosi subito una mano davanti alla bocca e maledicendosi per l’ennesimo guaio combinato. Ci mancava solo che la madre entrasse e la trovasse con il Signorino.
<< Smetterai mai di chiamarmi Signorino? >> chiese divertito Trevor. Recentemente Bonnie soleva chiamarlo “Signorino” durante tutto il tempo che passava con lui… beh, perché era proprio quello: un signorino altezzoso.
La ragazza rise.
<< Solo se tu smetterai di chiamarmi Ragazzina! >>.
Trevor ricambiò il sorriso e si materializzò sul letto, accanto a Bonnie.
<< Mmm… non credo di poterci riuscire >> disse malizioso.
<< Okay, mio caro Signorino! >>. Bonnie iniziava a prenderci gusto a irritare il biondo.
<< Perché piangevi? >> disse all’improvviso, tornando serio.
<< Perché ti dovrebbe interessare? >>.
Bonnie aveva notato che le loro conversazioni erano spesso di quel tipo: una domanda per risposta a un’altra domanda.
<< Non m’interessa! >> si affrettò a mettere in chiaro Trevor, ritornando al suo tono di voce presuntuoso.
Bonnie scosse la testa rassegnata e si alzò dal letto, andando verso la finestra.
Era davvero strano di come riusciva a sentirsi a proprio agio, nella sua camera, con un vampiro che detestava e indossando… la sua vestaglia per nulla consona a quella situazione?!
Bonnie sgranò gli occhi e si coprì con un giacchetto trovato a caso.
<< Ehm… fa freddo! >> si giustificò, guardando innocentemente un Trevor, che ghignava divertito, e arrossendo.
<< Sì, come no… Per il freddo… >> mormorò il ragazzo, per nulla convinto.
<< Odio vedere le persone piangere… tutto qui. >> disse, riprendendo l’argomento e tornando, per la seconda volta, di botto serio.
<< Beh, sarà meglio che vada! >> aggiunse, alzandosi dal letto e dirigendosi di fretta verso la porta.
<< No, non andartene! >> quasi urlò, affrettandosi a trattenere il biondo per una manica del suo giacchetto.
Bonnie non riuscì a bloccarsi prima e capi ciò che aveva appena chiesto al Signorino, solo dopo aver pronunciato quella frase.
La ragazza diventò immediatamente dello stesso colore dei capelli e lasciò bruscamente la manica del vampiro, cercando di convincersi che non aveva fatto ciò che aveva appena fatto.
Trevor si girò, guardandola sorpresa, e poi ghignò divertito.
<< Ma tu una volta non eri timida e impacciata? >> domandò retoricamente, ridendo di gusto della sua avventatezza.
Bonnie chinò il capo, vergognandosi profondamente e cercando di capire cose le era passato nella mente per fare una gaffe del genere.
Trevor la guardò per qualche istante e sospirò.
<< Andiamo, vestiti. Ti porto in un posto >>.
Bonnie si girò verso di lui, sorpresa più che mai e lo trovò tranquillamente seduto sul davanzale della finestra, con gli occhi chiusi e il corpo rilassato.
“Non farti passare strane idee per la testa Bonnie, TU non ti muoverai dalla tua stanza e non lo farai con… con LUI” si ordinò mentalmente.
<< Ora? Dove? >> domandò suo malgrado.
<< Tu vestiti. Non è divertente stare con te se sei la versione esagerata di un cane bastonato. >>
<< Io non sono la versione esagerata di un cane bastonato! >> protestò stizzita, prima di accorgersi di quanto fossero false le sue parole: Bonnie sentiva ancora gli occhi gonfi per il pianto.
<< Andiamo, Ragazzina. Ti voglio solo tirare su il morale! >> la convinse sorridendo, gli occhi ancora chiusi e le mani dietro la nuca.
Bonnie, dopo essersi ordinata mentalmente almeno sei volte che non doveva assolutamente muoversi di lì, che lui era un vampiro (e che vampiro!) e che non doveva essere così sciocca, iniziò a vestirsi.
Mentre si metteva una dolcevita nera, pensava a come il vampiro, con poche e semplici frasi, era riuscito a far scemare tutta la sua frustrazione.
Sì, Bonnie si sentiva notevolmente meglio rispetto a pochi minuti prima.
Per la prima volta Trevor non la irritava anzi, le infondeva l’effetto contrario: la rossa sentiva che aveva bisogno di lui e che non voleva stare sola quella notte, per non pensare al vampiro dagli occhi neri, per arrabbiarsi con qualcuno e… per divertirsi.
Sì perché, oltre ad essere quasi come un carcere, i suoi vani tentativi di magia supervisionati da Trevor, erano anche divertenti in compagnia del biondo, che si era rivelato non essere poi così… malvagio.
Bonnie aveva pensato due o tre volte che il Signorino sembrava provare un “profondo interesse verso di lei” e ciò non poteva non compiacerla.
La strega si girò verso il ragazzo, che non si era mosso di un millimetro e, dopo essersi messa i pantaloni (guardando bene che il vampiro non sbirciasse nulla), s’infilò il giacchetto e attese una qualche reazione dal vampiro che… che non era più sul davanzale?
<< Andiamo! >> esclamò entusiasta una voce calda vicino al suo orecchio.
Bonnie sobbalzò e si girò verso il vampiro trovandoselo a pochi centimetri.
<< Dovete smetterla, voi vampiri, di cercare di far prendere infarti a noi umani! >> disse con falsa rabbia, ma quando guardò il ragazzo che ghignava divertito, non poté non sorridere perché… perché in quel momento, senza nessun motivo, avere il biondo davanti le faceva venire voglia di sorridere.
<< Sì, faccio spesso questo effetto agli altri! >> disse ammiccando, senza farle capire se si riferiva alla sua frase pronunciata o pensata.
<< Ti aspetto di sotto! >> disse per poi scomparire nell’ombra.
Bonnie sbuffò, nervosa.
“Certo! per loro è tutto così semplice! Basta che si corrono a 10000 kilometri all’ora e “puff!” è tutto risolto… Noi invece, dobbiamo impiccarci per non farci scoprire dai genitori!” pensò irritata la ragazza, ragionando su un modo per eludere il sonno leggero della madre.
<< Ragazzina, vuoi che ti tenga la mano per il tortuoso percorso verso l’uscita? Se vuoi un sostegno morale, basta chiedere! >> disse, deridendola, una voce molto vicina alle sue spalle.
Bonnie non sobbalzò nemmeno: iniziava ad abituarsi.
<< Ma te, non eri andato di sotto? >> chiese irritata.
<< Ad aspettare te? Morirei congelato! >> rispose divertito.
<< Sei già morto! >> disse esasperata la rossa, al limite della pazienza: prima aveva pensato che il vampiro non la irritava più? Beh, in quel momento Bonnie si rimangiò tutto.
<< Ehi, ma tu sei una strega! Conosco un incantesimo per trasportarsi da una parte all’altra… ah no, non sei abbastanza potente! Pensavo che fossi riuscita a ricavare energia dalle sfere, oggi, invece mi sbagliavo… >>. Dolorosa frecciatina.
<< Okay, Okay. Ho capito il punto, Trevor! Mi sembrava strano che ancora non mi rimproverassi per non essere venuta oggi… >> disse irritata dalle parole del vampiro: perché doveva colpire proprio quell’argomento? Insomma, il fatto che i suoi poteri non funzionassero, la faceva sentire così inutile!
<< Oh mio Dio, Ragazzina! >> disse il biondo, alzando le mani in segno di resa.
Poi, velocemente, si mosse in avanti, prendendo Bonnie per la vita e caricandosela in spalla come fosse un sacco di patate.
In pochi istanti si ritrovarono nel giardino di casa McCullough. Trevor lasciò a terra bruscamente la ragazza.
<< Un po’ di delicatezza non guasta mai eh! >> si lamentò la rossa.
In realtà era grata al ragazzo: la madre di sicuro non l’aveva sentita ed era scampata a una sfuriata dei genitori mentre la beccavano che tentava di evadere da casa. Ora la rossa poteva stare fuori fino a un mese dopo, poiché la mattina presto i genitori partivano per un viaggio di lavoro e non sarebbero mai andati a controllare la sua camera. Sarebbero stati via un mese o forse più, in base alle circostanze, e lei restava da sola a casa perché la sorella si era trasferita dal suo futuro marito.
<< Hai finito di ricordare vita, morte e miracolo di te stessa? Possiamo andare? >> interruppe i suoi pensieri, il Signorino.
<< Ma certo, caro il mio Signorino irritato! >> lo prese in giro Bonnie, ridendo divertita, << Piuttosto, dove andiamo? >> chiese, improvvisamente curiosa.
<< Tu seguimi! >> disse Trevor, iniziando a camminare.
In breve arrivarono alla loro destinazione: il cimitero.
<< Tu vorresti tirarmi su il morale portandomi… al cimitero?! Certo che ne hai di fantasia… >> disse dubbiosa la rossa.
<< Ragazzina, vedi che non capisci niente! >> esclamò altezzoso il ragazzo << Non ti ho portato al cimitero, ti ho portato sulla collina più alta di tutta Fell’s Church! Qui si può godere di una splendida vista… non trovi? >>.
In effetti quella era la collina più alta della città e la vista era bellissima, ma non voleva dargliela vinta.
<< Sì ma, il tutto, resta davvero lugubre! >> lo stuzzicò.
<< Una splendida vista, soprattutto del cielo! >> continuò, ignorandola << Non noti nulla? >> domandò, girando leggermente la testa verso di lei con un’espressione che lo rendeva incredibilmente affascinante.
Bonnie si sorprese del pensiero appena avuto e si girò in fretta a guardare il cielo; inizialmente non capì a cosa si riferisse il biondo.
<< La luna! >> esclamò improvvisamente. Infatti, la luna non c’era.
<< Te l’ho detto… la luna porta il lutto quando una persona pura piange >> sussurrò con tono incredibilmente serio.
Bonnie si girò di nuovo verso il vampiro: la luce della luna rischiariva il suo profilo e conferiva un pallore quasi spettrale al suo volto; le labbra erano serrate in modo rigido e gli occhi erano persi nel vuoto, quasi come se stessero guardando un punto indefinito, lontano, come se fossero persi nel ricordo di un qualcosa: in quel momento, in quel giorno, Bonnie si accorse per la prima volta che il vampiro non era solo affascinante e magnetico… era incredibilmente bello, una bellezza che aveva visto solo in Damon.
Bonnie si sorprese per ciò che aveva appena fatto: stava paragonando Trevor a Damon e, per la prima volta, Damon non lo batteva in bellezza o in fascino.
“Allora è vero che quando la luna si avvicina troppo al mondo, fa impazzire tutti…”.
Bonnie si sentiva strana, iniziava a provare nuove sensazioni ogni volta che guardava il biondo accanto a lei.
<< La luna è completamente oscurata, Ragazzina… come fai a sapere che troppo vicina? >> chiese ghignando.
Ma Bonnie non arrossì: per la prima volta non si vergognava dei suoi pensieri perché, in quell’atmosfera così strana, con Trevor accanto, si sentiva a proprio agio come non si era mai sentita con nessun’altro a parte Elena e Meredith.
<< Raccontami di Francoforte… com’è? >> interruppe il silenzio, ripensando a ciò che Trevor aveva detto in camera sua.
<< Quando stai con la persona giusta, tutto ti sembra bello… >> sorrise tristemente << Non so dirti se la città fosse davvero bella o se ero solo io che stavo bene >>.
Bonnie notò immediatamente con quale tono nostalgico aveva pronunciato quelle parole.
<< Ero a Francoforte il 20 Luglio del 1969… sai cos’è successo quel giorno? >> le domandò.
Bonnie scosse la testa: in storia era davvero ignorante… non era colpa sua, ma del suo professore!
Lui l’aveva sempre detestata e aveva sempre trovato il modo per metterla in ridicolo… automaticamente lei aveva iniziato a odiare storia.
<< “Apollo 11” ti dice qualche cosa? >> le domandò nuovamente.
<< Ah! >> esclamò Bonnie che aveva finalmente capito: il 20 Luglio del 1969 vi era stato l’allunaggio dell’Apollo 11, ricordava di averlo studiato.
<< Sai… si diceva che quel passo “avrebbe mosso il mondo verso un altro mondo” ***. Io non ci ho mai creduto, ma conoscevo una persona che ne era fermamente convinta. >> il tono triste continuava a pervadere la voce del vampiro.
<< Chi era questa persona? >> chiese Bonnie, presa improvvisamente da un senso d’inquietudine.
Trevor per risposta si limitò a sorridere malinconicamente.
<< Contava tanto per te? >> Bonnie iniziava a incuriosirsi: sentiva che doveva sapere, conoscere il passato di Trevor.
<< Beh… Io… non ti ho portata qui per questo! >> disse improvvisamente irritato il vampiro… Bonnie sbagliava o il Signorino sembrava essere in difficoltà?
<< Che le è successo? >> continuò, non volendo lasciare l’argomento.
Trevor la guardò minacciosamente per alcuni secondi, poi distolse lo sguardo.
<< Ti posso solo dire che quel passo non ha cambiato il mondo di una virgola >> disse sfogando un profondo rancore… verso cosa?
<< In che senso? >> Bonnie sentiva il bisogno di sapere di più.
<< Nel senso che l’uomo, andando sulla luna, l’ha resa solo meno… irraggiungibile e ha rovinato i sogni che noi riponevamo in lei… >>
<< Rovinato i sogni? Noi chi? Perché? >> Bonnie non riusciva a fermarsi.
<< Perché è diventato solo un altro stupido oggetto umano! >> disse allontanandosi bruscamente dalla ragazza.
Bonnie fu colta di sorpresa dalla rabbia che il vampiro sembrava mostrare e invece di esserne spaventata, ne fu attratta.
<< Di quali sogni parli? >> gli domandò.
La rossa si rendeva conto di quanto doveva essere invadente, ma non riusciva a smettere di fare domande.
<< Niente, non parlo di niente! >>.
Bonnie stava per insistere quando notò una figura alle spalle di Trevor. Fu quasi una visione, di sfuggita, non era nemmeno sicura di averla vista: si ricordava solo una massa di capelli rossi che era passata a velocità fenomenale dietro di Trevor.
La ragazza rabbrividì e in un secondo tutta la sua curiosità se ne andò, rendendosi conto di quanto era stata inopportuna.
<< S-scusa… >> mormorò, rivolgendosi a Trevor.
Il vampiro la stava guardando in modo strano e Bonnie notò che ogni tanto si girava, come se dovesse controllare di non avere nessuno alle spalle.
<< Ragazzina… >> iniziò con tono severo.
Bonnie chinò il capo, attendendo chissà quale reazione da parte del vampiro.
<< Te l’ho mai detto che sei stramba? >> finì, ghignando divertito.
<< Io non sono stramba! >> protestò irritata la ragazza, dando una piccola spinta al vampiro: Bonnie sapeva che con il Signorino azioni di quel genere poteva farle.
Rise divertita e tutta la paura che quella visione le aveva dato, se ne andò lentamente, lasciando il posto a una sicurezza che per la prima volta il vampiro le infondeva.
<< Dunque… vogliamo provarci? >> disse sorridendo il biondo, tirando fuori dalla tasca del giacchetto una sfera lucida.
Bonnie la esaminò diffidente e poi guardò dubbiosa anche il ragazzo.
<< Bonnie, ce la puoi fare. So che pensi di essere inutile, ma non lo sei affatto e demoralizzandoti da sola non fai altro che bloccare ancora di più i tuoi poteri >>.
La ragazza non poteva crederci: Trevor, quel vampiro altezzoso e irritante, la stava rassicurando?! Era davvero sbalordita.
Bonnie lanciò un’occhiata preoccupata alla sfera.
<< Fidati di me… >> disse Trevor, allungando verso di lei la piccola sfera nera, sua acerrima nemica.
Forse tutta quella strana sensazione, forse quella luna invisibile o forse quel bellissimo sorriso di Trevor rivolto a lei, non a Elena, solo e unicamente a lei, le dissero di fidarsi.
La strega prese la sfera e si mise a sedere per terra a gambe incrociate, concentrandosi.
Strinse con le mani la sfera e si concentrò solo su di essa.
Aspettò che il disastro ambientale, che di solito a quel punto avveniva, accadesse. Invece non sentì nessuno scoppio o grido da parte di Trevor.
Sentì solo un leggero calore alle mani, che iniziò a infondersi per il corpo, a scorrergli nelle vene.
Bonnie si sentiva energica, felice. Sentiva che niente o nessuno, in quel momento, poteva nuocerle.
Riusciva a percepire ogni foglia degli alberi intorno che frusciava, ogni stella che brillava luminosa, ogni centimetro della terra quasi come se fosse loro.
Il calore aumentò fino a che non sentì un freddo improvviso alle mani.
Aprì gli occhi di scatto e notò che la sfera non era più tra le sue mani: Trevor l’aveva ripresa.
Il ragazzo iniziò ad applaudirle e a ghignare divertito.
<< Molto bene Ragazzina! Allora i tuoi strabilianti poteri esistono! >> disse con leggerezza.
Bonnie sorriso felice: ce l’aveva fatta! Non poteva crederci, ce l’aveva fatta davvero!
<< Sì, molto brava ma per oggi basta così! >>
<< Cosa?! Perché? >> domandò delusa: avrebbe voluto riprovarci. Per la prima volta, si sentiva orgogliosa di se stessa e dei suoi poteri.
<< Perché se prendi troppa energia dalle sfere, ci potrebbero essere conseguenze… spiacevoli. Credimi, non ti conviene conoscerle… >>.
Bonnie rabbrividì alle allusioni di Trevor e decise che era meglio non approfondire l’argomento e fare ciò che diceva il vampiro.
<< Quindi… ora i miei poteri sono aumentati? >> domandò.
<< Non molto. Erano bloccati dalla tua mente. Nonostante tu abbia accettato la tua condizione di strega davanti a Honoria Fell, sembra che la tua mente non avesse la stessa opinione al riguardo. I poteri di una strega dipendono molto dalla sua mente: se la tua testa non accetta i tuoi poteri, questi si bloccano. Stasera li hai sbloccati e da domani inizieremo a ricavare energia dalle sfere >> spiegò Trevor.
<< Ma io li usavo già prima i miei poteri! >> disse dubbiosa la ragazza.
<< Sì, ma nell’ultimo anno sembra che sia successo qualcosa che te li ha fatti bloccare inconsapevolmente… qualche evento… demoralizzante? >>.
Bonnie sapeva perfettamente cos’era stato, o meglio chi era stato.
Trevor si bloccò, guardandola interessato con una strana luce negli occhi.
<< Sai… a me piace non solo il sole, ma anche la luna! Che ne dici di scoprirla? >> le chiese.
<< Scoprirla? Come? >>.
Trevor sorrise.
<< Sei o non sei una strega? Conosco un incantesimo interessante… >> disse avvicinandosi.
Bonnie rabbrividì: aveva sbloccato i suoi poteri, ma non era ancora pronta per quel passo.
<< Capisco… >> disse Trevor, leggendole la mente.
Bonnie desiderava cambiare argomento e godersi il resto della serata che, per lei, aveva portato tante sorprese e non avrebbe desiderato passarla con nessun altro a parte Trevor.
<< La luna non doveva tornare se ridevo? >> chiese sorridendo << Ho riso ben tre volte, o forse anche più! >>.
Trevor la guardò ghignando e si avvicinò a lei, fino a esserle lontano non più di cinque centimetri.
Bonnie sentiva il cuore a mille e arrossì pesantemente sotto quei due oceani blu cobalto fissi su di lei.
<< E chi ha mai detto che mi riferivo a te? >> disse, carezzandole con una mano la guancia destra, sporgendosi sempre più vicino al suo viso, fino a sfiorarle le labbra…
<< A me risulta che tu sia solo una Ragazzina, non una persona pura! >> disse, spingendola e facendola sedere su una lapide.
Bonnie avrebbe voluto prenderlo a pugni: prima erano così vicini quasi da baciarsi e poi lei era su una lapide sotto il ghigno divertito di lui.
<< Ti diverti tanto a prendermi in giro? >> borbottò mettendo su un broncio.
Trevor rise.
<< Non immagini nemmeno quanto! >> disse, dandole un buffetto.
<< Almeno che tu non ti sia innamorata del signor… Charles >> indicò la lapide su cui era seduta la strega << Che ne dici di andarci a fare una passeggiata romantica per il cimitero? >> le domandò con un tono da maggiordomo elegante e porgendole il braccio.
<< Tu sai che la parola “romantica” non può stare per definizione accanto alla parola “cimitero”? >> chiese ironica.
<< Ehi, sono pur sempre un vampiro! Dovrei essere in una bara io! >> le rispose facendo finta di essere offeso. Bonnie rise.
Il resto della serata passò velocemente tra risate e chiacchiere.
Bonnie non avrebbe mai immaginato di passare una serata così con il Signorino che tanto detestava.
Quando all’alba Trevor la riaccompagnò a casa, sentiva che c’era qualcosa di nuovo tra loro due, un legame molto strano.
Non sarebbe mai riuscita a dire se era di amicizia o di qualcos’altro, anche perché definire Trevor come suo “amico”, era come dire che Caroline era la persona più importante della sua vita.
La rossa non sapeva cosa fosse il biondo per lei, perché ancora non riusciva a capire niente di lui.
Trevor era semplicemente quello: un nemico e un irritante compagno di “esperienze sovrannaturali” che in alcuni momenti cambiava completamente diventando quasi un amico o forse, qualcosa di completamente diverso…
Bonnie non capiva cos’era successo quella notte, tuttavia sapeva che in qualche modo, si era legata a Trevor.
La ragazza l’aveva percepito durante quella sera, ma ne fu totalmente sicura quando la mattina si risvegliò stretta dall’abbracciò amichevole di un vampiro che, fino a poco tempo, prima considerava un pericolo per lei, ma che, in quel momento, sentiva non ci fosse luogo più perfetto per lei che tra le braccia di un Signorino molto altezzoso.
 
Quello che Bonnie non sapeva è che la scena non era per niente gradita agli occhi di un corvo nero, appollaiato su un ramo, davanti alla finestra di camera sua.

 
 
 

* Angolo Autrice *
 
* Prende delle armi per difendersi dai possibili attentati alla sua vita *
Okay, sì lo so. Sono in un ritardo IMPERDONABILE e mi dispiace davvero tantissimo, ma ho una scusa molto precisa: non avevo ispirazione e, invece di scrivere boiate, ho preferito aspettare.
Per ripagarvi dell’attesa, ho postato un capitolo lungo (ben 16 pagine di Word!) e spero che non sia troppo stancante e che vi piaccia.
Beh, ecco la prima parte di “Damon vs Trevor”, ovviamente questo capitolo è Brevor.
Attenzione, molti passi di questo capitolo torneranno in seguito e tutta la storia della luna è molto importante perché è un passo fondamentale del passato di Trevor.
Per quanto riguarda Damon… Beh, prevedo una bella sfuriata con Trevor! Il prossimo capitolo sarà pro-Donnie, ovviamente.
Quindi, abbiamo Bonnie che per la prima volta si lega a Trevor in modo molto particolare e che probabilmente, nel prossimo capitolo, negherà a se stessa quel legame di cui parla alla fine. Inoltre, la nostra misteriosa “El…” inizia a intromettersi involontariamente nella vita di Bonnie, provocando in lei sensazioni e bisogni a volte esagerati (come quello di conoscere il passato di Trevor: era Bonnie che diventa di punto in bianco sfrontata o “El…” sta giocando dei brutti scherzi alla nostra streghetta?).
Ma quel legame è solo amicizia o stanno nascendo in Bonnie i primi sentimenti per Trevor? Ed essendo questo un Pov Bonnie, Trevor che sentimenti ha al riguardo? Fa parte solo del piano dei kitsune o c’è qualcosa di reale pure per lui nel legame con Bonnie?
Per chi si aspettava uno scontro fisico o diretto tra Damon e Trevor, mi spiace avervi deluso ma spiego il motivo per cui ciò non è stato possibile: non avrebbe avuto senso!
Insomma, lo scontro diretto ci sarà, ma inserirlo ora è troppo presto!
La battaglia tra i due si svolge indirettamente ed è una specie di “chi conquista prima Bonnie tra noi due” e questa è la mossa di Trevor che ha ottenuto un importante risultato: mentre Damon è fissato con Elena e ha allontanato Bonnie, Trevor ha fatto un passo da gigante con lei e ha creato questo legame che, con il passare del tempo, probabilmente si rafforzerà.
Il prossimo capitolo, come ho già detto, avrà inizialmente un Damon furioso e irritato e un tete-a-tete tra Damon e Trevor. Tuttavia il nostro moro non è così impulsivo e cercherà immediatamente di riparare il danno fatto.
Quindi sì, vi aspetta un bel Donnie!
Inoltre, vi anticipo, che la nostra Streghetta non è poi così stupida: pensate che non noterà la rivalità tra Damon e Trevor? Che non s’insospettirà di tutte quelle improvvise attenzioni?
Beh, ora vi lascio e recensite perché non sono molto convinta da questo capitolo… spero che non risulti noioso e che vi piaccia! Spero davvero di non avervi deluso! Fatemi sapere!

  • * “Il bacio rubato…” mi riferisco a uno dei segreti accennati da Shinichi alla fine dell’ultimo libro in cui dice che c’è stato un bacio rubato. Per chi non lo avesse capito, inoltre, ci sono dei chiari riferimenti a “After Hours” che è una storia scritta dalla Smith su Damon e Bonnie, si svolge prima di tutto il romanzo e parla del primo incontro tra Damon e Bonnie (che per la cronaca, Damon ha incontrato e baciato prima Bonnie di Elena ù.ù)… per chi non lo conosce, vi consiglio di leggerlo (lo trovate su internet) per due motivi: primo è bellissimo per noi Donnie, secondo di poi servirà per lo svolgimento di questa ff.

  • ** Cito il libro in cui, se non sbaglio, Damon chiama Bonnie ragazzina per poi correggersi con “sua fanciulla”, quindi ogni volta che scriverò “fanciulla” sarà un chiaro riferimento a Bonnie e al libro.

  • *** Questa frase e alcuni concetti li ho ripresi dalla canzone “Apollo 11” dei Negramaro, un gruppo che mi piace molto… lo dico per correttezza e perché mi sembra sia obbligatorio farlo J

il 6 Marzo parto per una settimana per l’Inghilterra, causa uno stage linguistico (che bello!!), quindi dovrete aspettare un po’ prima del prossimo aggiornamento!
Ora vi lascio, spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere recensendo cosa ne pensate!
Inoltre un grazie a chi recensisce e a chi ha messo la ff tra le seguite/preferite/da ricordare e anche a chi mi segue silenziosamente (siete davvero fantastici, sono delle grandi soddisfazioni per me!)
Un bacio a tutte e alla prossima
P.S. per non creare confusioni, lo dico chiaramente: tra Trevor e Bonnie non è successo niente di “intimo”, hanno SOLO dormito insieme.
 
Amily

   
 
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