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Autore: Mayo Samurai    24/02/2011    5 recensioni
Tutti noi abbiamo un angelo custode, che veglia su di noi, che prega per noi.
E anche se non ne siamo a conoscenza o non ci crediamo, lui c’è e continua ad osservarci e a proteggerci.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Solo la mattina dopo Alfred si rese conto di essersi addormentato vestito, e che qualcuno lo aveva coperto, togliendogli la cintura e le scarpe.
Si mosse incerto, leggermente intontito, dormire con i vestiti addosso non era comodissimo, pensò.
Osservò la stanza per qualche secondo, senza riuscire a connettere il cervello, poi all’improvviso si ricordò di Arthur, si era addormentato e lui, nonostante fosse arrabbiato, lo aveva accudito lo stesso.
Abbassò la testa sentendosi uno schifo: “farò pace con Arthur… si! Un vero eroe non deve lasciarsi scoraggiare!” disse riacquistando sicurezza.
Balzò giù dal letto, carico di energia e di buone aspettative.
Avrebbe fatto la pace con Arthur e avrebbero passato i quattro giorni che rimanevano alla partenza solo per loro, all’insegna del divertimento.
 
 
 
La cosa, però, si rivelò più dura del previsto.
Incontrò Arthur nel salone da pranzo, era seduto a uno dei tavoli e mentre faceva colazione leggeva.
“sempre a leggere” pensò avvicinandosi guardingo, se leggeva avrebbe potuto prenderlo di sorpresa, in modo che fosse costretto ad ascoltarlo.
Ma prima che potesse solo sfiorargli la spalla, Arthur si alzò, percorrendo veloce il salone lasciando Alfred imbambolato col braccio teso.
Scosse la testa e fece per seguirlo, ma un gorgoglio familiare lo fecero tentennare un po’.
idiota! Prima la colazione e poi Arthur! Io sto morendo di fame! E poi lo dice sempre anche Arthur, la colazione è un pasto importante! pensò lo stomaco di Alfred.
ma no! Sbrigati a raggiungerlo! Se lo perdi adesso poi non lo trovi più! gli sussurrò il cuore con una leggera capriola.
Con un gorgoglio di protesta lo stomaco gli si strinse, ma Alfred lo ignorò, quasi correndo tra i tavoli.
Riuscì a intravedere Arthur prima che uscisse dall’hotel, lo chiamò, attirandosi l’attenzione di tutti i presenti meno che quella di Arthur, che camminava spedito.
Sembrava che lo stesse deliberatamente ignorando.
Sbuffò, ricominciando la sua corsa.
Fu così per tutto il giorno, non appena Alfred riusciva ad avvicinarlo lui gli sfuggiva, spesso solo per qualche centimetro e quando lo chiamava sembrava non sentirlo, continuando a rigare dritto.
non si è nemmeno fermato a pranzo! Se lo prendo lo mangio! gli urlò lo stomaco verso mezzogiorno, torcendosi dolorosamente.
Alfred represse un gemito, poggiandosi la mano sulla pancia:”dammi una tregua... per piacere…”
eccolo! L’ho visto dietro quel gruppo! Guarda! gli urlò il cuore facendo un balzo.
Protestarono anche i piedi, lanciando scosse di dolore per le gambe, ma Alfred li ignorò tutti e si mise a correre, come d’altronde stava facendo da tutto il giorno.
Passò tutto il giorno a rincorrerlo, solo a pomeriggio tardo, finalmente, riuscì a raggiungerlo.
Con un ultimo sforzo accelerò e gli fu addosso, afferrandolo per una spalla e girandolo violentemente. Stanco e affamato non fece caso all’espressione stupita di Arthur e così, gli urlò tutto addosso: “senti, Non ho alcuna intenzione di stare a rincorrenti ancora! Non voglio sapere perché tu sia sempre così paranoico e scocciato! Io volevo solo fare la pace con te! Nient’altro! Né chiederti il perché del tuo comportamento, né per assillarti con altre cose! Volevo solo fare pace!” sbraitò.
Alfred respirava pesantemente e in modo irregolare, guardando con occhi lucidi l’altro, che rimase a fissarlo in silenzio, per qualche secondo:”…scuse accettate…” mormorò abbassando la testa e sospirando pesantemente:”…e scusa… per la mia fuga... la seconda…”
Alfred scosse la testa: “penso che tu abbia i tuoi buoni motivi.” mormorò gentilmente, sistemandosi bene eretto, senza però togliere le mani dalle spalle di Arthur: “va..bene così…” sorrise dolcemente: “va bene così…”
Per un attimo rimasero fermi, semplicemente a guardarsi, con la luce pomeridiana che colpiva i loro visi, dandogli delle magnifiche sfumature rossastre e arancio.
Alfred si sentì in dovere di fare qualcosa, di avvicinarsi, di guardarlo meglio, di… baciarlo?
Strinse impercettibilmente la camicia di Arthur, ma lui non se ne accorse, gli fece un leggero sorriso piegando la testa di lato, solo un pochino, ma abbastanza per renderlo adorabilmente irresistibile.
L’altro ricorse a tutto il suo auto controllo per non gettarsi su di lui e magari traumatizzarlo con un bel bacio, solo a stampo ne, ma pur sempre un bacio.
Per fortuna venne in suo aiuto una grossa sferzata di acqua gelida, che investì entrambi, bagnandoli da capo a piedi.
“…proprio qui dovevi fermarti?” chiese Arthur sbattendo lentamente gli occhi, alzando poi la testa e leggendo “Grizzly River Run”.
Alfred emise un suono che sembrò molto simile a una pernacchia, per poi scoppiare a ridere, facendosi venire le lacrime agli occhi.
E Arthur seguì il suo esempio, tenendosi la pancia dal ridere, rannicchiandosi leggermente.
Era così bello ridere insieme, non si ricordava di aver mai sentito ridere Arthur in questo modo, così allegro, così spontaneo.
“hahaha… a-allora…” Alfred si rialzò resettandosi i capelli fradici: “pace?” chiese allungando la mano e mostrando il mignolo.
L’altro sorrise e fece la stessa cosa col suo: “si… pace” ridacchiò appena.
“ora però è meglio che ci andiamo a cambiare... non credo che ci farebbero andare a mangiare conciati così” sorrise Arthur precedendolo.
Alfred sorrise di rimando, affiancandolo.
 
 
 
 
“noooooo, non voglio andare a casaaa….” Mugolò Alfred aggrappandosi alle porte dell’hotel e guardando supplichevole Arthur, che si mise le mani sui fianchi, sospirando esasperato: “ per me puoi rimanere qui per sempre, almeno non ti avremo più tra i piedi!”
“sei cattivo! Non voglio rimare qui da solo!”
“e allora vieni, che il pullman tra poco parte!”
Alfred scosse la testa energicamente: “ eeee daaaaaiiiii, non puoi fare qualche sorta di magia… e che ne so?... far sparire i professori ?”
“se la conoscessi ti avrei fatto sparire tempo fa!” commentò acido afferrando un braccio del ragazzo: “andiamo!”
“gnnnnnnooooo! Lasciami! Non voglio andare a casa!”
“ e muoviti! O vuoi che riutilizzi il Britannia Thunder!?”
Alfred si sbloccò, scoccò un’occhiata guardinga ad Arthur: “n-non puoi farlo in mezzo a tutta questa gente…”
“scommettiamo?” gli chiese ghignando maligno.
Il ragazzo rabbrividì e di malavoglia staccò le mani dal portone: “ ok… arrivo….”
“bravo! Era così difficile?”
Alfred sporse il labbro inferiore, facendo finta di singhiozzare, questo fece scappare un sorriso ad Arthur, che gli diete una pacca affettuosa sulla testa: “andiamo supereroe… se non ci sei tu chi mi tiene compagnia sull’aereo?” il tono era divertito ma Alfred poté chiaramente scorgere una nota di paura nella voce di Arthur.
“…è vero!” rise di gusto: “allora è deciso! Ti starò accanto per evitare che ti venga un infarto!”
“a me non vengono gli infarti!” sbottò offeso.
Alfred ridacchiò appena:” come vuoi….”
Arthur alzò la testa altezzoso, ma si capiva che scherzava, dal piccolo sorriso che non si decideva a scomparire.
E poi, diciamoci la verità, Alfred non aveva alcuna intenzione di lasciare Arthur in balia di Francis.
 
 
 
“casa dolce casa!” esclamò Alfred spalancando la porta e precipitandosi dentro.
“e pensare che solo tre ore fa non volevi tornare…”
Il ragazzo scrollò le spalle: “ora che sono qui però sono felice di essere tornato!”
A volte Alfred sapeva essere stano forte, pensò Arthur mentre lo seguiva per le scale: “ma… e i tuoi zii?” chiese, notando che la casa fosse molto silenziosa e che Alfred lo avesse fatto entrare senza curarsi di nulla.
“partiti per le vacanze.”
“ah….CHE COSA!?  E ti hanno mollato qui!? Senza nessuno!?” chiese Arthur sconvolto.
“capisco che sei maggiorenne… ma per molte cose ci vuole e esperienza e..”
“tranquillo è sempre così.”
“eh?”
“dico…” continuò Alfred fermandosi a metà scale e girandosi verso di lui: “ci sono abituato… magari qualche volta mandano la vicina... ma spesso passavo le giornate da solo.“
Arthur lo guardò sbigottito, senza comprendere come delle persone potessero lasciare un ragazzo da solo durante l’estate.
“non fare quella faccia!” lo ribeccò Alfred, riprendendo a salire: “tanto adesso qualcuno che si prende cura di me c’è!”
L’altro perse qualche secondo a collegare le cose, e quando ci arrivò, arrossì leggermente.
 
 
 
 
“ e stasera ci guardiamo un film! Che ne dici!?” Alfred si lanciò sul divano, travolgendo Arthur che si era messo a leggere tranquillo.
“m-ma che modi!” stillò cercando di togliersi almeno 100 kg di americano che ridacchiava dei suoi sforzi: “ci guardiamo the Grudge!?”
“ e che sarebbe?”
“un film!”
Arthur aggrottò le sopracciglia e sospirò: “sai almeno di che cosa tratta?”
“è un film horror! Dicono sia terrorizzante!”
“ma se a te basta una smorfia che te la fai sotto dalla paura!”
“non è vero!” protestò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’altro.
“f-forse un pochino… ma un eroe come me non si deve lasciar intimidire da una cosa finta come uno stupido fantasma di un film!”
Arthur sospirò nuovamente: “e sia...però se hai gli incubi ti arrangi, ok?”
“certo! Te lo prometto!”
Cosa, che purtroppo, non fece mai.
 
 
 
Alfred si strine le gambe per l’ennesima volta, affondando il viso tra le ginocchia, gemendo spaventato.
Arthur invece, non sembrava minimamente scosso, guardava il film in tranquillità, certo non senza qualche sobbalzo, ma senza alcuna paura.
“è-è-è f-finito?” pigolò il ragazzo dal suo nascondiglio.
“si… aspetta… no.”
Con un altro gemito l’altro si rannicchiò ancora di più, sbirciando dalle gambe.
“mi spieghi perché ti ostini a guardare ste’ cose e poi ti ritrai così!?
“p-perché sono u-un eroe… e-e devo abituarmi …” mormorò.
Arthur sbuffò, prese il telecomando e spense la Tv: “a nanna!” decretò, non potendo più sopportare i gemiti spaventati dell’americano.
“eeeh!? Ma stavo guardando!” l’altro alzò un sopracciglio scettico: “come vuoi, ma ora vai a dormire! Una vista prolungata di quella roba e mi diventi matto, alzati!”
Ma Alfred non sembrava dello stesso parere, rimase lì sul divano a fissare il pavimento.
“ e ora che ti prende!?”
“e-e se ci fosse qualcosa sotto il divano?”
“…non c’è niente… non c’è nemmeno il sotto! Guarda! Tocca terra!”
Il ragazzo sembrò convincersi e con passi incerti seguì Arthur su per le scale, fino in camera.
“ e ora che c’è?” chiese Arthur facendolo sobbalzare.
“e-e se… ci sono sotto il letto? Q-quello non è a terra…”
Arthur sbuffò per la trilionesima volta nella serata: ”ti assicuro io che non c’è nulla di cui aver paura! e ora fila a dormire!”
E con un gemito Alfred si cambiò velocemente e si infilò sotto le coperte, avvolgendosi per bene, nascondendosi:”…t-ti va..di tenermi compagnia?” mormorò facendo spuntare il naso e guardandolo supplichevole.
L’altro lo fissò per qualche istante per poi sedersi sul letto, poggiandosi sulla pancia del ragazzo: “così va meglio?”
Alfred annuì e chiuse gli occhi, biascicando un “buonanotte”
 
 
 
“n-no… no… aspetta!”
Arthur venne svegliato dalla voce implorante di Alfred, sbatté gli occhi assonnato e si accorse di essersi addormentato seduto, nella stessa posizione di prima, girò la testa incuriosito dai richiami del ragazzo.
Capì che stava sognando dagli occhi chiusi, ma non sembravano sogni piacevoli: teneva le sopracciglia aggrottate e faceva scattare la testa di qua e di là, agitandosi.
“no…” mugolò ancora muovendo appena la mano, Arthur incuriosito e preoccupato dal suo comportamento gli passò una mano tra i capelli, cercando di svegliarlo.
Ma sbagliò, perché all’improvviso Alfred si agitò ancora di più mettendosi ad urlare ed agitare braccia e gambe.
“A-Alfred! Calmati! Sono io! Arthur! Svegliati!” l’angelo gli fu addosso subito, riuscì ad immobilizzarlo e prendendogli il viso con entrambe le mani lo tenne fermo, chiamandolo.
E come cominciato finì, il ragazzo aprì gli occhi di scatto respirando velocemente, come se fosse appena uscito dall’apnea, guardandosi attorno spaesato.
Guardò Arthur con occhi sgranati dalla paura, il viso era imperlato di sudore e i capelli gli si appiccicavano sulla fronte, chiuse la bocca, che tremò leggermente prima di piegarsi in una smorfia triste. Si morse il labbro mentre le prime lacrime gli solcavano il volto e finivano sul cuscino, inzuppandolo.
Arthur gli carezzò la testa delicatamente sdraiandosi accanto a lui, non disse nulla, aspettò che si sfogasse.
 
 
 

“n-non volevo… f-fare così…”mormorò Alfred rannicchiato sul divano, mentre si teneva le gambe.
“non ci pensare” rispose Arthur porgendogli una tazza di tè caldo, che però il ragazzo non prese, così l’appoggiò al comodino accanto al divano.
Si sedette vicino al ragazzo, in attesa.
“ti andrebbe… di raccontarmi cosa stavi sognando?” gli chiese a bruciapelo dopo un po’.
Alfred si irrigidì, tremando un po’ di più.
“se non vuoi però…”
“n-no... è giusto che tu sappia… così dopo s-sarai tu a raccontare del tuo passato!” esclamò accennando a un sorriso.
Arthur lo guardò in silenzio, incuriosito dalla proposta dell’americano, che riportò la testa in avanti e la incassò tra le spalle, fissando un punto indefinito.
“stavo sognando… di quando era piccolo… quando vivevo con i miei genitori e mio fratello… si… ho un fratello, gemello per la precisione che è ancora vivo… ma molto lontano…”mormorò notando l’espressione sorpresa dell’atro.
“vivevamo poco lontani da qui… era una bella casa… spaziosa… adatta per viverci in quattro... perfetta…”
Ridacchiò appena: ”finchè non accadde…”
Arthur aveva paura a chiederlo: “cosa… accadde?”
Alfred chiuse gli occhi, lasciando che i ricordi riaffiorassero e gli riempissero la testa.
 
 
 
“Alfred dove sei?” una donna camminava per il corridoio della sua casa, chiamava il figlio di sei anni, che amava nascondersi per poi farsi cercare: “Alfred vieni fuori!” chiamò scherzosa: “è ora di andare a nanna! Matt è già nel letto!”
Una risatina leggere catturò la sua attenzione e vide da sotto la tenda, spuntare due piedini scalzi, che si muovevano frenetici.
Sorrise e quatta quatta si avvicinò: “chissà dov’è Alfred... non lo trovo più…” un’altra risata dalle tende.
Camminò all’indietro fino a sfiorare il tessuto con le dita, poi si girò di scatto abbracciando le tende: ”ti ho preso!” urlò sentendo sotto di sé il figlio, che urlava divertito.
“ma non è giusto!” protestò, facendosi strada tra il tessuto: “avevi detto che non mi riuscivi a trovare! Come hai fatto!?” chiese il bambino, chiaramente affascinato dalla capacità della madre.
La donna rise: “segreto della mamma!” disse mettendosi un dito sulla bocca e facendo l’occhiolino.
Il bambino rise ancora, divincolandosi dalla presa materna e scappare in camera.
“e adesso mi trovi ancora!?” chiese dopo che si era nascosto sotto le coperte, col sedere all’aria, visto la collinetta che si era formata.
“si! Si! Sei lì sotto!” intervenne il fratello indicandolo.
“aaaw! Matt! Era per la mamma!” borbottò uscendo dal suo nascondiglio.
L’altro bambino assunse un’espressione dispiaciuta, arrossendo fino alla punta dei capelli.” M-mi dispiace….”pigolò.
“ooh, su, non litigate.” disse il padre avvicinandosi, e rimboccandogli le coperte.
“non fare quella faccia lì Alfred…” disse notando l’espressione scocciata del bambino, che si mise a braccia conserte.
“ mpft! Era per la mamma…”
“lo so… ma Matt non l’ha fatto apposta? Vero Matt?”
“assolutamente!” rispose scuotendo energicamente la testa.
Alfred sbuffò: ”ok… ti perdono..” disse allungando il mignolino verso il fratello:” ma perché sono un eroe! E gli eroi sono anche umili!”.
Matthew ridacchiò ricambiando la stretta del maggiore: “pace fatta!”
“si! Pace fatta!”
I due risero felici, mentre il padre li copriva e gli dava un leggero bacio sulle tempie:” ora dormite... buona notte”
“buona notte papà!” esclamarono in coro, per poi chiudere gli occhi ed addormentarsi.
 
 
 
Quello che fece svegliare i due bambini fu lo strano odore che riempiva la stanza.
Confusi cercarono di aprire gli occhi, ma non appena alzarono le palpebre subito, si misero a lacrimare.
La stanza era piena di fumo grigio che l’oscurava.
“A-Alf-coff! Alfred! Che succede!?” Matthew spaventato gli tese la mano, che l’altro non tardò ad afferrare.
Insieme scesero dal letto, facendosi strada nella stanza ormai satura di fumo.
Quando arrivarono vicino alla porta sentirono un gran caldo e quando Alfred toccò la maniglia, ritrasse la mano, trovandola ustionata.
Si morse un labbro, mentre accanto a lui Matthew scoppiava a piangere. Tornarono indietro, nascondendosi sotto le coperte.
“aspettami qui, coff coff! T-torno subito!” disse Alfred tentando di intravedere il fratellino dietro la patina di lacrime.
“n-non andare! T-ti prego..coff coff! N-non lasciarmi qui da solo!” gli si gettò addosso, abbracciandolo spaventato.
Alfred fece per dire qualcos’altro, ma venne interrotto da uno schianto proveniente dalla porta.
“c’è nessuno qui!?” la voce di un uomo raggiunse i bambini, che si misero a sbracciarsi e a urlare per attirare la sua attenzione. In poco l’uomo gli fu vicino, e caricateseli in braccio corse fuori.
“oh no! Kumajiro!” Matthew cominciò ad agitarsi tra le braccia del pompiere, indicando la stanza.
“non c’è tempo!” urlò quello in risposta, avanzando veloce tra le fiamme.
“m-ma…”pigolò il piccolo, ma capendo la situazione si zittì, piangendo in silenzio.
Alfred rimase basito, come faceva a non capire quanto fosse importante l’orsacchiotto per suo fratello?
Veloce come un fulmine si divincolò dalla presa dell’uomo e corse indietro, non sentì nemmeno i richiami del fratello.
Stupidi grandi, non capiscono mai niente.
Schivò agilmente le fiamme, arrivando finalmente davanti alla porta, e vide che Kumajiro se ne stava sull’uscio, in attesa di essere salvato.
Felice per il ritrovamento, si chinò per raccoglierlo… e li vide.
Lì vicini, schiacciati da una trave del soffitto, i suoi genitori, inermi tra le fiamme.
Vide i lunghi capelli biondi della mamma, bruciacchiati e ormai neri, gli occhiali di papà poco più in là, rotti e anneriti.
Si avvicinò a loro, ignorando le fiamme che gli lambivano il pigiama, voleva vederli un’ultima volta, prima che il fuoco li mangiasse.
Forse per le troppe lacrime che gli colavano dal viso, o forse per i forti singhiozzi che gli scappavano dalla bocca, che non si accorse della trave che cadeva, fin troppo vicino a lui.
 
 
 
 
Si risvegliò in ospedale, lo capì dall’odore pungente tipico ospedaliero e dal dolore sordo che provava alla testa.
Si guardò attorno confuso, percependo delle bende che gli fasciavano metà visto, coprendogli l’occhio destro.
Non si accorse delle lacrime che cominciavano a solcargli il viso, le notò solo quando sentì il cuscino ormai zuppo e gli occhi stanchi e pizzicanti, le lasciò fare.
Vennero a trovarlo parecchie persone, in primis Matthew, che spaventato a morte lo abbracciò stretto, scoppiando a piangere: “c-credevo che non t-ti svegliassi più! U-uh… l-la mamma e il papà… non… s-se ne sono andati!... in cielo!” Alfred gli carezzava distrattamente la testa, non riusciva a provare niente, ne dolore per la perdita dei genitori, ne sollievo per la presenza del fratello.
Più nulla.
Si sentiva come una bambola di pezza, che senza un occhio guardava il mondo, inerme, morta.
Venne a trovarlo anche il pompiere che lo aveva salvato, parlandogli del rischio che aveva corso, si scusò più volte per non esser riuscito a salvare anche i suoi genitori e gli regalò un enorme pupazzo a forma di alieno sperando di fargli scappare un sorriso, ma niente.
Ma quando gli venne data la notizia si mosse, eccome se si mosse.
Gli dissero che suo fratello sarebbe andato a vivere in Canada.
In Canada.
Alfred non sapeva dove si trovava, ma sentiva che era molto lontano, e quando i grandi gli dissero che sarebbe partito quel pomeriggio, urlò, strepitò, protestò, fece di tutto per farsi spiegare il perché di una cosa cattiva.
Ma quelli gli risposero che una famiglia aveva adottato Matthew e che ad Alfred ci potevano pensare gli zii, che “fortunatamente” vivevano a New York.
Non poté nemmeno andare a salutarlo: “la ferita potrebbe riaprirsi” dicevano le infermiere.
“Insensibili.” sibilò Alfred più di una volta.
E pian piano si chiuse in un guscio che solo in pochi riuscirono a penetrare.
 
 
 

Chiuse gli occhi, le labbra tremavano ancora leggermente, ma tutto sommato sembrava più rilassato di prima.
“ho sognato la stessa cosa… mi capita spesso… solo che la sogno diversa… sono altre le cose che prendono i mie genitori e mio fratello… questa volta era il bambino del film…” mormorò fissando il vuoto.
Sospirò rilassando i muscoli e afferrando la tazza di tè con entrambe le mani, bevendolo a piccoli sorsi.
“io e mio fratello siamo collegati… io alcune volte io sogno quello che sogna lui e viceversa... se lui è triste io lo so… e se io sono felice lui lo sa… forse adesso sarà anche lui sveglio e spaventato...con qualcuno accanto…”
Arthur rimase in silenzio religioso per tutto il tempo, non si aspettava che un ragazzo così allegro potesse avere un passato così triste, abbassò lo sguardo, fissando il rivestimento del divano con aria assente.
Forse aveva capito il motivo della ribellione di Alfred, costretto a dividersi dal fratellino dopo la morte recente dei genitori, costretto a vivere con persone che non potevano capirlo completamente.
“ e tu invece? Che mi racconti?” la voce di Alfred lo riscosse dai suoi pensieri, lo guardò negli occhi, che sembrava avessero ripreso lucidità.
Sospirò a sua volta: “mha… niente... c-cosa vorresti sapere?”
“come sei diventato un angelo? Perché?”
Arthur schiuse gli occhi, cercando i ricordi nella sua testa.
“sono nato nel 1840, in Inghilterra... non fare quella faccia, si sono inglese! Problemi!?” il biondo gli fece una smorfia ricominciando a raccontare.
“mio padre era un ingenere… lavorava per la costruzione della Metropolitana di Londra, eravamo adagiati rispetto ad altre famiglie, nonostante fossimo sette fratelli, tra cui due minorenni.”
“sette fratelli!? Cavolo!”
“la smetti di interrompermi!?”
“scusa…”
“mpft!Dicevo… si, sette fratelli, il maggiore era Ian, seguito da Eric, Aidan, Eileen , io, Peter e Chloe.
In quest’ordine per grandezza… non eravamo tutti fratelli di sangue, a parte Peter, figlio di mia madre, Ian, Eric e Eileen venivano dalla prima moglie di mio padre, un’irlandese, che morì giovane.
Invece Chloe e Aidan sono stati addottati.”
Sospirò nuovamente, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
“è successo quando avevo ventitré anni… Peter ne aveva solo dieci… eravamo al porto…”
 
 
 

“a daaai! Arthur! Sei una lumaca!” un bambino biondo cenere saltellava tra i marinai del porto, che lo salutavano con un gesto della mano, lo conoscevano bene quel marmocchio di casa Kirkland, insieme ai fratelli veniva spesso a fargli visita.
Peter aveva dieci anni e amava il mare, gli piaceva l’odore di salsedine nei polmoni, espirava grandi boccate d’aria, gonfiando il piccolo petto.
“rallenta… che se cadi non ti porto a casa in spalle…” poco più in là lo seguiva Arthur Kirkland, suo fratello maggiore, che camminava tranquillo, con la giacca in braccio.
“ahahah! Hai visto quella nave Art? è gigaaanteeeescaa!”
L’altro sorrise, Peter era così ingenuo e puro, per lui tutto era bello e buono (a parte le cose che gli preparava il fratello) e indicava tutto con le sue dita sottili, come se avesse paura che le cose scappassero.
“non si indica Peter” lo riprese gentilmente abbassandogli la mano: “un vero gentiluomo non lo fa!”
“uffaaaa! Ma ho solo dieci anni! Perché devo essere un gentiluomo? Non ne ho voglia..”
“perché anch’io come te ho seguito questa disciplina…”
“e sei diventato una mummia, si... che bello!”
Il bambino rise divertito, schivando con un salto agile le braccia del fratello: “adesso ti faccio vedere io che mummia sono!” esclamò cominciando a rincorrerlo tra le casse di pesci.
“hahaha prendimi!”
Ad Arthur piaceva stare col fratellino, lo rilassava. Senza contare le volte che invece lo faceva esasperare con le sua marachelle, lui e Chloe sembravano nati per questo.
“r-rallenta!” esclamò senza fiato, ok, forse un po’ di attività fisica in più non gli avrebbe fatto male.
“ahahahah! Arthur è un baccalààà! Arthur è un baccalààààà!!”
Arthur si sollevò dalle ginocchia, diventate la sua ancora di salvezza, cadere in mezzo a tutto quel viscidume non era nei suoi programmi giornalieri.
E adesso che ci pensava, avrebbe dovuto prendere il tè con i fratelli tra poco. Meglio avvertire Peter pensò mentre guardava il fratellino avvicinarsi a un’altra nave.
Da cui sembrava stessero cadendo delle grosse botti.
Gli uomini di bordo cominciarono ad urlare di spostarsi, sbracciandosi spaventati.
Ma Peter, intento com’era a immaginarsi nelle vesti di un pirata e di solcare i mari, non si accorse di nulla e fece un passo in più verso la nave.
“NO PETER!!” Arthur non si ricordava di aver mai fatto uno scatto simile, nemmeno quando il ragazzino e Chloe stavano annegando in quella fontana, che sconsiderati.
Scattò in vanti mollando la sua giacca e raggiungendo il fratellino in quattro e qua’trotto.
Lo afferrò per le spalle, girandolo, pronto a fargli una ramanzina, ma l’improvvisa scomparsa della luce gli fece capire di non avere più tempo.
Con una forza e violenza che non aveva mai avuto, scaraventò Peter lontano, vedendo un guizzo di smarrimento in quegli occhi color del cielo.
Sorrise, gli venne naturale, quando notò il viso del fratello contrarsi in una smorfia di terrore e allungare le braccia verso di lui, tutto nel lasso di tempo prima che atterrasse a terra con poca grazia.
Vide anche le botti, cadergli addosso al rallentatore, buttandolo in mare, colpendolo violentemente e stordendolo.
Percepì la morsa gelida del mare che gli riempiva i polmoni, e poi il buio.
Non si ricordava di aver mai sentito Peter urlare così.
 
 
 
 
“Quando mi svegliai ero morto, e mi trovavo nel “centro di accoglienza anime” almeno me lo hanno presentato così, sono molto organizzati lassù…
Fatto sta che mi raccontarono quello che era successo, visto che non ricordavo niente, e mi dissero che non ero un’anima qualunque, avendo perso la vita in modo violento e per salvare quella del mio fratellino, mi dissero che ero diventato un angelo, un Angelo Custode.
Dapprima non capivo, non ricordavo niente e anche con i racconti facevo fatica a collegare i fatti, ma quando mi venne dato il permesso di vedere il “Mondo di sotto” ricordai tutto, ricordai il giorno del incidente e quelli prima.”
Si fermò un attimo, sorseggiando il tè.
“scoprii che i miei fratelli erano ormai tutti adulti e sposati, Ian, il maggiore, aveva preso il posto di nostro padre e gli altri avevano trovato tutti un impiego sicuro.
Peter ormai era un uomo, vent’anni, ma aveva ancora la stessa luce birichina di quando ne aveva dieci.
Scoprì anche che ogni giorno in cui ricorreva la mia morte… andavano tutti lì, e stavano in silenzio… e poi gettavano una rosa in mare…” sorrise appena: “io adoro le rose…”
“Il mio più grande rammarico è stato quello di non averli visti crescere… di non aver potuto vivere ancora con loro, erano felici allora, anche se il vuoto lasciato da me sembrava in qualche modo turbarli…”
Rimase in silenzio, poi sospirò: ”vidi tutta la loro vita, vegliando su ognuno di loro, e quando infine anche Chloe se ne andò, mi affidarono ad altre persone…
Ed è così che sono diventato un angelo.”
Alfred lo guardava a bocca aperta, era incredibile, e stano, farsi raccontare di come sei morto.
Chiuse la bocca quando Arthur si voltò a guardarlo.
“ora ti senti meglio?”
Il ragazzo annuì: ”si… solo una cosa devi spiegarmi…”
“uhm?”
“perché odi tanto il contatto fisico?” chiese guardandolo dritto negli occhi.
All’improvviso Arthur si irrigidì, e passò lo sguardo altrove.
“ecco… è una storia lunga…”
“abbiamo tutta la notte… ti prego!” pigolò Alfred guardandolo con occhi supplichevoli:” il tuo passato è così interessante!”
Stupido americano adulatore.
Sbuffò e si sistemò meglio sul divano, ricominciando a raccontare:” era il primo ragazzo che mi affidarono… un francese.
All’ inizio non era male,era gentile e beneducato… di fatti non capivo perché dovevo fargli da balia.
Purtroppo lo scoprii a mie spese…”
Strinse i denti irritato: ”era un maniaco, della peggior specie, non disdegnava nemmeno gli uomini! Grrr, le volte che mi ha abbracciato dicendomi ” non preoccuparti Arthùr! Sarà una tua impressione!” balle, quel depravato ne approfittava per palparmi!
Ed io da scemo e ingenuo qual’ero ci credevo anche!...mi ha fatto tanti di quegli agguati… e una volta ci è anche quasi riuscito… schifoso….”
“riuscito a far che?” Arthur gli lanciò un’occhiata del tipo: “ ma tu sei davvero scemo”
Sbuffò: ”a toccarmi per bene! Stavo dormendo e quando mi sveglio me lo ritrovo addosso che mi stava attaccato al collo!” rabbrividì: “odio le cose viscide.
Per fortuna avevo la bacchetta a portata di mano, e sono riuscito a svignarmela… devo averlo mandato all’inferno per tutte le maledizione che gli ho lanciato contro…” sibilò stingendo i pugni.
Alfred aggrottò le sopracciglia:" ah… capisco… ma adesso?...dov’è?”
“è morto da tempo, non fare quella faccia, è morto di vecchiaia, sarà stato… centocinquant’anni fa!”
Arthur sbuffò per l’ennesima volta, fissando rabbioso la finestra.
“uhm… si è fatto tardi… in piedi, andiamo a dormire.” Disse con tono ben diverso da quello usato per il francese.
Alfred emise un verso strozzato, guardandosi attorno spaurito: “ecco…”
“e ora che c’è?”
“n-non è che potresti… ma di sicuro mi dirai di no…”
“se non parli come faccio a sapere cosa vuoi?”
“ecco… p-potresti dormire con me?” chiese con occhi supplicanti. Lo bloccò prima che facesse una sfuriata: “non ti toccherò neanche con lo sguardo! Giuro! È-è solo che… adesso ho paura…”
Congiunse le mani in preghiera guardandolo supplicante.
Arthur sospirò: ”… d’accordo… ma voglio cinque centimetri di distacco!”
Alfred fece un gran sorriso: “certo!” annuì felice, affiancandolo e afferrandogli un lembo del pigiama.
“e questo?” chiese alzando un sopracciglio.
“è-è per i mostri..se mi prendono… ho un appiglio…” mormorò imbarazzato guardando altrove.
“…sigh…”
 
 
 
 
 “buona notte”
“buona notte Arthur…” sussurrò chiudendo gli occhi e stingendo ancora un pochino il pigiama.
L’angelo stette a fissarlo per un po’ prima di addormentarsi.
Pensò che non aveva mai saputo del passato delle persona che doveva sorvegliare, rimase sveglio ad osservare i lineamenti giovani di Alfred che pian piano si rilassavano, cedendo il posto alla calma del sonno.
Chiuse gli occhi anche lui, lasciandosi cadere tra le braccia di Morfeo.
Era da un po’ che non dormiva così bene.

 
 
SCUSATEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!
Scusate immensamente il ritardo! Ma la scuola mi ha proprio atterrato in questi giorni, è da Lunedì che abbiamo verifiche, e sono riuscita solo ora a finire di scrivere!
E poi un certo contest che Usuk_love e Konoha_Hellisn_94 conoscono bene mi ha tenuta occupata all’inizio…
E ora qualche spiegazione, la frase: “un gentiluomo non lo fa” forse potrebbe ricordare qualcosa a qualcuno, se vi dico professor Layton?
Ian, Eric, Aidan, Eileen, Peter e Chloe, sono I fratelli di Arthur e rappresentano rispettivamente: la Scozia(ho deciso per Ian perchè l’avevo letto e mi era piaciuto, per il resto me li sono inventati) Eric è il Galles(di loro non ci sono ne immagini originali ne nomi, mi sono inventata tutto) Eileen è l’Irlanda, Peter lo conoscete, Aidan è l’Australia, di lui ci sono immagini originali, così come di Chloe, la repubblica di Wy, sorellina di quest’ultimo, ma niente nomi ufficiali, tutto inventato.
E poi non so tra quando arriverà il prossimo capilo…so solo che scriverò anche una piccola one-shot…(non puoi fare pubblicità alle tue fic! NdAltraMe oooh, ma che sarà?NdMe se ti bannano rido…NdAltraMe smettila!! piace anche a te scrivere e ricevere commenti! NdMe >////> NdAltraMe)
E ora i ringraziamenti:
 
 
 
Fuiuki: come ti ho già detto, sono spaventa e ammiro il tuo spaventoso intuito, come vedi il francese ambiguo c’è’, ma non riuscirei a scrivere che riesce a farselo neanche se volessi, il mio cervello si rifiuta…
Grazie per i commenti.
 
 
 
_Moon: ho centrato il mio obbiettivo se ti ho fatto sciogliere! *ride*
Purtroppo dovrai aspettare il prossimo capitolo per vedere accadere qualcosa…e che qualcosa… *viene colpita dall’AltraMe* : “idiota! Smettila di fare spoiler….è morta…continuo io i ringraziamenti”
Grazie.
 
 
 
LibbyRed19:  grassie per i complimenti, e come vedi forse, ma dico forse, anche Arthur si darà un svegliata….”ma allora non sono solo io! Anche tu stai facendo spoiler” NdMe torna a morire!NdAltraMe* calciorota via Me
 
 
 
Ivan_Kirkland: ed eccoti servito il passato di Iggy, e non solo! Contornato dal passato di Alfred… cavolo che battute squallide…”buhahahahahhahaha!!!NdMe ma naturalmente perché l’autrice è scema ride….sigh...NdAltraMe
 
 
 
Revy21: si si il lemon ci sarà…kufufufufufuNdMe…….starai nel rating arancio vero? NdAltraMe  si, scassa pillole…NdMe
 
 
 
Konoha_Hellsing_94: che posso dire, lieta di averti stupito, spero che non mi ucciderai per quello che scriverò più avanti…Perché?NdKH94……….è triste…NdMe…..zitta cretina!NdAltraMe
:D basta scleri e basta spoiler….altrimenti…scappa scappa o il fratellone ti prende! E la tua capitale diventerà…Parigi! *scappa anche lei*
 
 
 
Usuk_love: Alfredo ha cominciato a guardarsi un po’ attorno e a riconoscere cos’è buono e cosa non lo è….sembra che stia parlando del male e del bene…bha, grazie e continua a seguirmi! Perché le imprese dei nostri eroi non finiscono qui! Ci vedremo alla prossima puntata! *sparisce con robe scritte che vorticano sullo sfondo e musichetta figa*
 
 
E non può mancare il finale: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
 
   
 
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