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Autore: Liz    24/02/2011    3 recensioni
Perché sono così teso quando ci baciamo?
Avremmo dovuto vivere la nostra vita nel pentimento, piuttosto che fare questo.
Cos’è accaduto all’amore che entrambi conoscevamo e inseguivamo?
Aggrappata a una sigaretta tu mi necessiti. Mi bruci.

La storia di un tradimento, di un amore impuro… eppure incontenibile.
Dalla storia: “Pensava, pensava, pensava anche quando non avrebbe dovuto, anche mentre stava con Eric; pensava a cosa come sarebbe stato se in quel momento fosse andata in viaggio con Greg e non nel letto con Eric.
Dopo aver fatto l’amore, uno dei rari momenti in cui la vita si spiega senza svelarsi, una consapevolezza cominciò a farsi strada nel suo cuore; era un pensiero irto di spine che avrebbe voluto togliersi dall’anima.
Ma ormai non era più possibile.”
[capitolo 3 di 3]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché ti sogno troppo

 
S
i dice che le cose migliori accadono per caso: se sia vero o no, non ci è dato saperlo.
Loro si conobbero per caso, e in un primo momento sembrò andare tutto bene. Ma quando il destino si intromette e il cuore segue una strada diversa dalla mente, qualcosa deve cambiare per forza.
Deve Disintegrarsi.
 
Non è che Charlotte e Greg non si fossero mai visti prima di quel giorno; si erano pure parlati, qualche volta.
Erano stati compagni di corso per i tre anni di università e ora si trovavano assieme anche nella specialistica: era inevitabile non conoscersi.
 
Lei, Charlotte, era la tipica brava ragazza: carina ma non appariscente, sobria e simpatica. Aveva sempre studiato volentieri tutte le materie – tranne latino e greco – per questo si era convinta nel continuare gli studi oltre la laurea triennale. Aveva una famiglia che le voleva bene, un fratello più grande che lavorava all’estero e un fidanzato perfetto, Eric.
Charlotte ed Eric si conoscevano fin dai tempo del liceo, e ormai stavano assieme da quattro anni. Quando si dice innamorarsi del proprio migliore amico si parla della loro storia. Il loro rapporto si era evoluto senza troppi drammi, piano piano col tempo, diventando sempre più forte e travolgente: si erano innamorati senza un motivo preciso, e forse per questo la loro storia durava da così tanto.
Era bello vederli assieme: lei rideva e lui la guardava come se fosse la prima volta.
Erano due persone fatte così, amavano amarsi come se fosse sempre stato il primo giorno.
Certo, non mancavano i litigi, ma era meglio fare la pace. Sdraiarsi nudi l’uno sopra l’altro, ansimare, e alla fine ridere come stupidi nel cercare di ricordare il motivo della discussione.
Si amavano, Charlotte ed Eric. Ogni tanto parlavano di matrimonio, così per scherzo, come si fa nelle coppie più consolidate; e se per lei rimaneva un’idea comunque lontana, in lui questa stava cominciando a prendere sempre più forma ogni volta che stava con lei.
Lui, Greg, era invece più sfaccendato. Aveva senso del dovere e gli piaceva la strada che aveva scelto per la sua vita, quindi aveva deciso di continuare a studiare, ma di sicuro preferiva di gran lunga uscire con gli amici e divertirsi.
Esame incombente? Se era venerdì sera non c’era santo che tenesse: si usciva.
Ma per nostra fortuna Greg aveva un cervello ed era in grado di divertirsi senza ubriacarsi –qualche volta era successo, ma si sa – o senza ricorrere a chissà che sostanze.
Gli piaceva uscire, parlare, incontrare gente nuova e ascoltare le loro storie; era curioso e non riusciva ad essere soddisfatto delle sole nozioni dei libri.
Non gli piaceva troppo neanche andare a donne. Ovvio, se gli si presentava l’occasione ne approfittava volentieri, ma mai era uscito di casa pensando “Stasera rimorchio”.
Di recente poi aveva trovato questa ragazza, Hannah, che gli era subito sembrata speciale.
Magari d’aspetto poteva anche non piacere, ma adorava viaggiare e aveva visitato mezzo mondo, e poter ascoltare i suoi racconti per Greg era una delle cose più belle che gli fossero mai capitate.
Era presto per dire che fossero innamorati, ma stavano assieme e le cose andavano a gonfie vele, nonostante un inizio tentennante a causa dell’ eccessiva timidezza di Hannah quando si trattava di diventare intimi. Ma anche questo problema piano piano era volato via, e ora si godevano la parte migliore del rapporto: l’innamoramento.
Quando non fai altro che pensare a una persona, chiedendoti sempre cosa stia facendo. Quando senti il cuore salirti in gola al solo pensiero di rivederla, di abbracciarla. Quando costruisci mille castelli di carte per aria, programmando nei minimi dettagli cosa dire per fare sentire quella persona speciale.
La fase dei fiori, insomma.
 
Viste dall’ esterno, le vite di Charlotte e Greg potevano sembrare perfette, bianche e promettenti.
Però non esistono solo bianco e nero, ma un’intera sfumatura di grigi e di colori.
Infinite sfumature.
Per Charlotte si poteva usare un colore tenue, rosato e cinerino, pallido, che a malapena si percepisce ma che pare bellissimo e perfetto nella sua fragilità.
Era così perché il modo in cui stava conducendo la sua vita – che pur le piaceva – non le piaceva.
Era sempre la ragazza pacata che rimaneva in disparte, senza buttarsi mai per prima: si considerava codarda. Quante volte aveva pensato “e se…” e poi si era persa nel rimpianto di non averlo fatto davvero.
Le piaceva la sua vita, ed era contenta di essa, ma le sembrava sempre che qualcosa le stesse scivolando via dalle mani come una sottile stoffa di seta pregiata; qualcosa che fuggiva via fresco, leggero, impalpabile, senza che se ne accorgesse, senza che potesse farci niente. Sentiva il vuoto dentro.
Spesso aveva pensato di abbandonare tutto e vivere senza sapere cosa la giornata le proponesse, ma si era sempre rimproverata questo pensiero egoista.
Non ne aveva mai parlato neanche con Eric, che la lodava spesso per la sua tranquillità e la sua indole buona e socievole. Come poteva rovinargli la sua idealizzazione, mettendogli davanti una ragazza che avrebbe voluto urlare e scappare senza pensare agli altri?
Ciononostante, continuava così. Sopportava, anche se il suo cuore era sempre più vuoto di giorno in giorno e quel qualcosa che le sfuggiva era sempre più tangibile e lontano.
Perché essere contenti non vuol dire essere felici.
Greg invece era un colore blu scuro, frastagliato e vibrante, costretto dentro i margini neri di un disegno su un foglio bianco.
Lui ogni tanto lo faceva di prendere il treno a caso e di trovarsi in una città senza la minima idea di cosa l’avrebbe atteso; non era un fatto di libertà la sua condanna.
Era il sentirsi sempre inadeguato, sempre estraneo a chiunque e a qualunque situazione: gli piaceva ascoltare, ma quando toccava a lui parlare non aveva nulla da dire.
Non perché la sua vita fosse noiosa o priva di avvenimenti, no.
Semplicemente niente gli sembrava all’ altezza di quello che avrebbe potuto provare se.
Anche mentre stava con Hannah e la ascoltava, guardava le sue foto e i suoi video, ridendo e interessandosi, si sentiva noioso e piatto. Non all’ altezza.
Gli piaceva la sua vita e probabilmente avrebbe rifiutato qualsiasi cambiamento troppo importante per paura. Ma non poteva fare a meno di porre dei se all’interno dei propri pensieri.
Più che altro non si considerava all’ altezza della vita che avrebbe voluto vivere.
 
Si conobbero con un sorriso imbarazzato da parte di lei e un’ espressione sorpresa sul volto mal rasato di lui.
«È occupato questo posto?»
Entrambi gli sguardi sul posto alla destra di Greg.
«No, prego»
«Grazie mille»
Un breve silenzio.
«Le lezioni di questo professore sono davvero noiose, quindi ti chiedo già un favore»
«Ah… dimmi pure»
«Se senti russare tirami una gomitata»
Charlotte rise e gli sembrò bellissima.
Contro la sua volontà da quel momento non poté fare a meno di lanciarle qualche occhiata durante le due ore di lezione.
La osservava prendere appunti concentrata e seria, usando i pastelli per evidenziare i passaggi importanti: questo gli strappò un tenero sorriso.
Con quei capelli mossi biondo cenere, gli occhi assorti e un pastello azzurro in mano sembrava una bambina.
Tornò attento alla lezione, poi ancora lei. Lezione, lei.
E la osservò sconvolto.
«Non dirmi che stai davvero capendo ‘sta roba!»
Due occhi sorpresi, appena appena scocciati, ma gentili «Sì…»
Silenzio.
«Ahh, ecco, ora penserai che sono il solito zuccone che non capisce nulla»
Charlotte rise ancora, facendogli risuonare il cuore.
Perché?
«Non preoccuparti, la tua reputazione era già rovinata prima di questo»
«Ah, ottimo…»
«Dai, sto scherzando! Se sei qui vuol dire che sei intelligente!»
«Mh, ti sai salvare in tronco. Un punto in più per…?»
Lo osservò esitante per un attimo.
«Charlotte»
Sorrise, e sorrise anche Greg. «Un punto per Charlotte da parte di Greg»
«La volete smettere voi due piccioncini laggiù? Se avete delle questioni personali raccontatecele o uscite da quest’aula» arrivò ironica e tuonante la voce del professore.
Greg alzò una mano e chinò la testa in segno di scuse, mentre Charlotte arrossiva abbassando il viso.
 
Passarono due settimane tranquille e quiete come al solito, in cui appena potevano Charlotte e Greg parlavano. Il bello delle nuove amicizie è potersi raccontare proprio tutto senza temere di deludere le aspettative dell’altro, perché queste ancora non esistono.
Pranzavano assieme, lui la accompagnava alla metropolitana e lei lo zittiva durante le poche lezioni che aveva in comune; lui sbuffava, ma poi sorrideva.
Stavano bene e tutto sembrava ancora una volta tremendamente normale, assurdamente piatto e monotono; ma piano piano qualcosa stava cambiando, come in qualunque storia.
 
«È occupato questo posto?»
Stesse posizioni, stessa situazione, ma qualcosa di diverso.
«Ciao Charlotte! »
«Ciao…»
Charlotte tirò fuori dalla tasca il cellulare e le si illuminarono gli occhi. Greg lo notò benissimo, come notò anche un sottile anello argenteo sul suo anulare destro.
Inquietudine? Perché?
«È il tuo ragazzo?» le chiese, fingendosi distratto.
Charlotte si spaventò leggermente per la domanda improvvisa. «Ah… sì»
«Da quanto state assieme?»
«Ehm… quattro anni»
Lui strabuzzò gli occhi, facendola sentire in imbarazzo. «Quattro anni?! Cavolo, complimenti… Un altro punto a Charlotte»
«Grazie… e tu?»
«Se ho anche io una ragazza?»
«Sì»
«Si chiama Hannah, ma stiamo assieme solo da pochi mesi»
«E sei felice?»
Si girò verso di lei, fissandola negli occhi intensamente.
Si sentì a disagio, Charlotte: non le piacevano quegli occhi così verdi, era come se le leggessero dentro ogni pensiero intimo, ogni anonima virgola.
«E tu?» sorrise lui.
Thump thump. Un battito più veloce del cuore, che le fece dolere il petto per un istante.
Perché?
«Ehy, Charlotte» le sussurrò dopo un’ora dall’inizio della lezione, sporgendosi verso di lei.
«Dimmi, Greg» rispose lei, chinandosi su di lui per sentire meglio la sua voce flebile.
«E se scappassimo?»
Un altro sorriso beffardo. Un altro battito più forte.
«Come?» domandò incredula.
«Sì, sai… andarcene da qui. Oggi è il primo giorno di primavera e c’è il sole»
«Ma la lezione…» indugiò ancora una volta.
«Eddai, puoi perdere un’ora di spiegazione per una volta»
«Ma, Greg…»
«Non farti pregare, Charlotte»
Lo osservò silenziosa per un momento interminabile. Fidarsi o no?
Era strano come quegli occhi color dell’erba le dessero sicurezza e fiducia. Sentì l’improvvisa sensazione di poter fare tutto.
Raccolsero le loro cose nel giro di pochi secondi ed uscirono a testa bassa camminando velocemente, stando attenti a non fare troppo rumore, mentre il silenzio attonito del professore li accompagnava nell’ uscita.
 
«Ahaha! Non mi dimenticherò mai la sua faccia!» esclamò Charlotte senza smettere di correre per i corridoi.
«Hai visto come ci guardava! Pensavo volesse ucciderci!» la seguiva Greg, attratto come una calamita da questa nuova Charlotte.
Era lei, coi suoi occhi nocciola luminosi e i capelli biondi scuri al vento, ma era diversa: sorrideva più libera, rideva senza pensieri, come se finora si fosse sempre trattenuta. In quel momento, quando lei si girò e rise, rallentando la corsa frenetica, Greg ebbe la sensazione di stare vedendo qualcosa di speciale, qualcosa che non a tutti gli esseri umani è concesso vedere.
La vera Charlotte, forse?
«Ma tu fai sempre queste cose?»
«Per chi mi hai preso, scusa?!»
Altre risate.
All’ improvviso però Charlotte si fermò; si girò verso Greg con gli occhi spalancati e sussurrò: «E ora?»
Una strana sensazione nel cuore del ragazzo. «E ora facciamo ciò che vogliamo»
«Davvero?!» ancora un sorriso spontaneo, sincero, di quelli che di questi tempi sono da considerarsi preziosi.
«Certo»
Si stava abituando troppo bene a quei continui sorrisi, che lo coglievano sempre indifeso.
Ed esserne lui la causa gli faceva solo venir voglia di farla sorridere ancora di più. Come una droga.
 
«Dovevi vederci, Eric! Siamo corsi fuori a metà lezione e… dovevi vedere la faccia del professore!»
Distesi sul divano in casa di Eric, aspettando la consegna delle pizze, lui e Charlotte si stavano raccontando le proprie giornate. La teneva stretta con entrambe le braccia, immerso nel suo profumo mielato.
«Sembri felice, Charlotte. Deve essere stato proprio divertente»
Un leggero tono di amarezza che provocò un leggero fastidio.
«Sì… è stato bello, ma non capiterà mai più»
Eric le sorrise e Charlotte distinse una ruga di tristezza nella piega delle sue sopracciglia. «E questo Greg…? Chi è?»
«Un… un mio compagno di corso…»
Disagio? Perché?
«Mmm… devo preoccuparmi?»
«Cosa?! No! Non pensarci neanche! Niente potrebbe mai portarmi via da te!»
Una risposta eccessiva che mal celava l’ impiccio in cui si sentiva Charlotte.
Eppure lei ed Eric erano abituati a dirsi tutto – quasi tutto – senza la minima difficoltà, fiduciosi l’uno dell’altro…
«Lo so, piccola» le mormorò nell’orecchio «Anche io ti amo con tutto me stesso»
Si rigirò tra le sue braccia fremendo, si scambiarono un bacio lungo e caldo; ma proprio mentre Eric allungava una mano verso il suo seno il campanello suonò.
«LA PIZZA!» esclamò Charlotte fuggendo dalle sue braccia, col sorriso provocatorio stampato sul viso.
«Sei terribile…! Ma dopo non mi scappi!»
«Ahahah!»
 
«Greg, quest’ estate che ne dici di andare a fare un viaggio in Cina?»
«In Cina?!»
«Sì, in Cina. Non ci sono ancora mai stata!»
Greg continuò a camminare pensieroso per la strada, mentre Hannah gli si avvinghiava al braccio.
«Non ti va?» chiese lei, rattristata.
«Certo che mi va, sciocchina! Ma mi sembra un po’ presto per pensarci, siamo solo a marzo!»
«Vedi è qui che ti sbagli, Greg! Bisogna cominciare per tempo! Come quella volta che sono andata in Messico e… Oh»
«Che c’è?»
«L’ho fatto di nuovo. Stavo cominciando a parlare solo io» ammise arrossendo e stringendosi nelle spalle.
«Non preoccuparti, lo sai che adoro sentirti raccontare i tuoi viaggi… però prima devi darmi un bacio per farti perdonare»
Si fermarono, uno davanti all’altra. Si osservarono maliziosi, per poi avvicinarsi e darsi un bacio: breve ma intimo, tanto da farli sospirare alla fine.
Greg aprì gli occhi e vide Charlotte; sbatté le palpebre e vide Hannah.
«Tutto bene, amore? Sei diventato pallido all’improvviso»
Esitò. «Sì, tutto bene. Dai, andiamo» risolvette elusivo.
Perché?
 
Appena si erano conosciuti, Greg e Charlotte non si pensavano spesso.
Ma più passavano del tempo assieme, più si pensavano.
Inizialmente era solo un piccolo pensiero prima di entrare nell’università; divennero due, uno salendo sulla metropolitana e uno tornando a casa.
Poi tre, quattro, cinque… e infine, tutta la giornata.
 
«È occupato questo posto?» la voce calda e sottile di Greg distrasse completamente Charlotte dalla sua lettura.
«No…»
«È bello cambiare ogni tanto, vero?»
Greg rise ma Charlotte si incupì tutto d’un tratto.
«Già… sarebbe bello»
Silenzio. Quell’espressione sul viso di Charlotte non gli piaceva per niente.
«Sai cosa faccio io ogni tanto per scacciare un po’ la monotonia?»
«No…»
«Prendo un treno a caso e vado in un posto nuovo da solo, per qualche giorno»
Cosa stava facendo? Si stava esponendo così solo per farla sorridere?
Andava bene qualsiasi cosa, sia che ridesse con lui, sia che ridesse di lui.
Quando aveva confetta questo suo “hobby” ad Hannah anche lei aveva riso, dicendo: «Bè, questo è molto infantile»
«Sul serio…?»
«Sì, ormai ho girato praticamente tutto il nostro paese. Mi manca solo una città importante, sul mare»
E l’espressione che si dipinse sul volto di Charlotte valse tutto l’esporsi e il tentare; e Greg quel viso non lo dimenticherà mai, perché fu allora che cominciò ad innamorarsi.
«Greg, ma è una cosa meravigliosa! Perché non me avevi mai parlato?»
Stupore. «Bè… è una cosa stupida, no? Non è niente di interessante, rispetto ad altri viaggi»
«Ma cosa dici? Tutti sono capaci di andare dall’ altro capo del mondo se sanno già cosa li aspetta nei minimi dettagli; scommetto che se chiedessi a quelle persone di andare in una zona di questa città che non conoscono non ne sarebbero in grado. Invece tu… non lo sai, eppure tenti lo stesso, chissà quante esperienze hai vissuto! Mi piacerebbe sentirtele raccontare tutte»
Perché?
«E dimmi Greg, cosa si prova?»
«Mmm… bè inizialmente sei sempre un po’ spaventato, smarrito. Non sai bene dove andare, e puoi contare solo su te stesso… ma lasci tutto molto al caso. Vai dove ti portano le circostanze o gli istinti. Ed è bello essere completamente soli per qualche giorno»
«È una cosa che mi dà i brividi»
«Davvero ti spaventa così tanto?»
«Sì» mormorò Charlotte con un tenue sorriso.
«Dovresti provarlo anche un giorno allora. La prima volta è sempre strano, ma ti ci abitui subito col tempo»
Silenzio.
«Magari. Un giorno»
Silenzio.
Perché? Com’era possibile che questa ragazza appena conosciuta gli avesse saputo dire  subito le parole che aspettava da una vita?
Non si era mai sentito così in vita sua, nemmeno una volta. Era come se stesse rinascendo. E lei era bella come un sole.
«Non mi piacciono quei tuoi occhi così verdi, Greg. Smettila di guardami così»
«Come?»
«Non mi piacciono. Mi fanno sentire troppo esposta. Mi sento come se mi stessi scavando dentro»
«Non hai mai pensato che per me potrebbe essere lo stesso?»
«Eh?»
Una mano grande, un po’ ruvida, si sporse verso un viso pallido e delicato. Un tocco imprevisto, una carezza audace, un ardere proprio all’ altezza degli occhi.
Col cuore in gola e i fremiti nelle dita.
«Un nocciola così caldo da sembrare liquido, profumato…»
Un profondo rossore, il cuore impazzito. Avrebbe dovuto scacciarlo, ma non ce la fece.
Un primo, innocente contatto e già il mondo era diventato un fuoco.
 
 
 
N/A
Buongiorno a tutti!
A dire il vero non so a quanti piacere questa storia, è un po’… strana, per me.
Anche come stile, è diverso.
Era nata per essere una one-shot, ma una one-shot di 20 pagine… mi sembra un ossimoro XD Quindi è tutto veloce.
Spero vi piaccia, ho voluto pubblicarla perché anche se l’ho scritta nel giro di due giorni mi sono affezionata a questi due con tutta me stessa.
L’ispirazione l’ho avuto da questa canzone (che è tra le mie preferite): http://www.youtube.com/watch?v=Fj0QyUZ-Qb4
 
STORIE IN CORSO:
Snowdrops = http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=603104&i=1
It’s now or never again = http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=535282&i=1
 
Spero che qualcuno abbia la voglia e la pazienza di leggere questa mia piccola storia.
Un bacione, alla prossima!!
Liz
 
 
   
 
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