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Autore: lalla124    24/02/2011    6 recensioni
'Era intenta a mettersi lo zaino sulla spalla, perciò non si accorse dei miei occhi sbarrati. Bella? Bella?! O mio Dio. Era peggio dell’orribile. Bella! Se mi fossi chiamata Isabella non mi sarei mai, mai, fatta chiamare Bella! Bella! Mi sarei fatta chiamare Lisa, oppure ancora meglio Easy, ma Bella no!'
Questa è una mia nuova fanfic basata su un'idea che mi era venuta già l'anno scorso. Racconta gli ultimi tre libri della saga dal punto di vista di un nuovo e strano personaggio (non fatevi ingannare dal titolo) che si trasferirà a Forks insieme a una famiglia fuori dal normale. Rimarrò piuttosto fedele al libro, ma d'altra parte ci saranno anche grossi stravolgimenti! È un esperimento che ho provato a fare e spero tanto che vi piaccia. Buona lettura!
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Ventiquattresimo Capitolo

Lo so, lo so, lo so! Avevo detto che pubblicavo a luglio, invece ho pubblicato adesso. Ed è già la seconda volta che lo dico, ma che poi non lo faccio. Però, a dire la verità… non riesco a non scrivere la mia fan fiction! Alcuni di voi si divertiranno a leggerla, ma scriverla è un sacco più divertente! XD

Inoltre, non mi è sembrato affatto giusto far aspettare tutti voi per così lungo tempo. È stato principalmente per questo che ho deciso di pubblicare questo capitolo ora.

Mi dispiace un sacco solo scrivere cose che poi non mantengo, ma ho pensato che, se davvero per una serie di impegni non avrei davvero pubblicato fino a luglio, e non vi avessi avvertito, sarebbe stato peggio, no?

Spero che quindi questo capitolo lo prendiate come una felice sorpresa inaspettata e questa volta vi premetto, giuro, che non pubblicherò fino a luglio! XD

 

 

Ventiquattresimo Capitolo

 

Avevo deciso di andare a fare una lunga passeggiata per Forks, nonostante fosse il pomeriggio di un sabato piovigginoso. Casa Cullen era sotto il monopolio di Alice, che, entusiasta di preparare il matrimonio di Bella ed Edward del giorno dopo, studiava ogni millimetro della villa per decidere il colore dei tappeti, delle tovaglie, dei tovaglioli e di tutte quelle serie di cose che di solito si usavano per i matrimoni. Ovviamente era appoggiata ventiquattro ore su ventiquattro da altre tre vampire esaltate che non aspettavano ad assecondarla. L’atmosfera a casa quindi era diventata insostenibile per me. Certo, perché Casa Cullen continuava ancora ad essere casa nostra: visto che il matrimonio era alle porte non sarebbe costato niente rimandare il trasferimento a dopo le nozze.

Quella però era l’ultima cosa a cui pensavo.

Dopo aver preso la moto dal garage mi diressi dritta in centro; pioveva, potevo prendere benissimo la macchina, ma al momento andava contro ogni mio buon proposito di non pensare a certe cose.

Quasi in trance, parcheggiai la moto nel parcheggio deserto della scuola e mi avviai a piedi, fregandomene della pioggerellina che tra breve mi avrebbe inzuppata tutta.

Ovviamente, non riuscivo a pensare ad altro che a lui. Il primo dei pensieri che mi perforavano la testa e che cercavo inutilmente di rimuovere era il bacio che gli avevo dato. Più ci riflettevo, più pensavo di aver fatto una colossale figura di merda. Come cavolo mi era venuto in mente di farlo?! E con che coraggio?!

Inoltre… mi mancava da morire. Sentivo che mi mancava qualcosa di insostituibile; Forks non era affatto Forks senza di lui. A questo punto, chi se ne fregava davvero di chi avrebbe scelto; come amico o no, io lo volevo insieme a me. No, no, no! Basta pensare a lui! Basta!

Cominciai a camminare più svelta, sperando così di seminare anche i miei pensieri. Senza rendermene conto, andai addosso a qualcosa. Rimbalzai indietro, tenendomi la testa con una mano, maledicendo la mia immensa sbadataggine. Alzai lo sguardo per fulminare l’albero che aveva attentato alla mia vita e come farlo apposta, i pensieri che avevo creduto di aver lasciato indietro, mi si ripresentarono tutti davanti; sull’albero in questione c’era attaccato uno dei volantini che Charlie aveva appeso per tutta Forks. Ritraevano un’immagine in bianco e nero di Jacob, con sottoscritto in grande “RAGAZZO SCOMPARSO”.

Chiarlie, non appena aveva saputo da Billy che Jacob era scappato, aveva tappezzato non solo Forks, ma l’intero stato di Washington con quei dannati volantini. Un po’ mi faceva pena: si stava facendo in due per trovare Jacob ed era deluso dal comportamento di Billy, che si rifiutava di collaborare alle ricerche. Ma di certo non poteva venire a sapere la verità.

Guardai per la centesima volta sospirando pesantemente quel volantino che non sarebbe servito a niente, se non a stressarmi ulteriormente. Mi avvicinai dunque e lo staccai via con forza; Charlie avrebbe sicuramente pensato che fosse stata opera della pioggia.

Avanzai oltre per continuare la mia passeggiata, ma per mia sfortuna davanti a me si susseguivano una serie di volantini identici attaccati su alberi, pali della luce e del telefono. Sospirai ancora profondamente. Mi avvicinai con rabbia all’albero successivo e strappai anche lì il foglietto mezzo inzuppato dalla pioggia.

Decisi allora di continuare con quell’operazione finché non ci fossero stati più volantini. Dovevo dire poi che era un gesto piuttosto liberatorio; accartocciare con foga la fonte dei miei problemi era terapeutico.

Arrivai forse a una cinquantina di volantini quando sentii il rombo di un motore avvicinarsi. Mi voltai e riconobbi l’auto di Bella. Preciso, la nuova auto di Bella. Da poco il suo vecchio pick-up rosso aveva esalato l’ultimo respiro e quell’ossessivo di Edward ne aveva approfittato per comprarle l’auto nuova. Ovviamente, non un’auto qualsiasi, un’auto in grado di sopportare tempeste, terremoti ed uragani. Mi stupisco che non le abbia direttamente comprato un Panzer.

La Mercedes si avvicinò al ciglio della strada, mentre il guidatore abbassava il finestrino. Bella mi fissava inquieta, mentre guardava prima me, poi i volantini che tenevo in mano. A quel punto guardai anch’io l’ammasso confuso di carte che stringevo tra le dita e dovetti constatare che in quelle condizioni potevo sembrare un tantino fuori di me.

“Ciao” si limitò a dire.

“Ciao” risposi io roca, e forse un po’ sconsolata.

“Vuoi un passaggio?” mi chiese titubante. La ringrazia mentalmente per non aver accennato a quello che stavo facendo. La guardai per qualche istante, indecisa se fosse arrivato il momento di andarmene a casa o no. Guardai avanti e il numero di volantini che ancora mi attendevano mi convinse che l’idea migliore sarebbe stata quella di tornare a casa.

“Sì, grazie.”

Buttai i volantini nel bidone lì vicino e corsi al riparo dentro la Mercedes. L’auto partì velocissima quando Bella sfiorò il piede dell’acceleratore. E così calò subito il silenzio.

Bella ed io avevamo alla fine parlato. E avevamo risolto, nonostante Bella si era mostrata piuttosto confusa; tra lei, Jacob e me, non so chi fosse peggio in materia d’amore.

Mi aveva confessato che per Jacob non provava semplice amicizia, ma qualcosa simile a quel sentimento di affetto che si instaura tra fratelli. Ero quindi giunta alla conclusione che molto probabilmente le parole che le erano uscite durante quella tremenda discussione in montagna tra lei e Jacob fossero davvero dovute alla tensione del momento e alle pressioni psicologiche che quell’idiota le aveva fatto; la prospettiva di Jacob convinto a uccidersi l’aveva costretta a confondere l’affetto che provava per lui.   

C’era un’inviolabile certezza, che mi portava a crederle fedelmente; l’amore che lei provava per Edward, davanti al quale nessun sentimento che potesse provare per Jacob avrebbe potuto sopravaricare. Inoltre Edward non sembrava affatto tradito o offeso dal comportamento di Bella; molto probabilmente lui era giunto a pensarla come me molto prima. O ancora più probabile qualsiasi scelta Bella avesse fatto, l’avrebbe accettata comunque, bastava che fosse felice.

Ciononostante, anche se avevamo in parte chiarito, non potevo fingere che la nostra amicizia non si fosse notevolmente raffreddata. Non ero affatto arrabbiata con lei per la questione del bacio, che Jacob aveva costretto Bella a dare con l’inganno, in pratica. Era un qualcosa di molto più vecchio.

Da quando Edward era tornato erano cambiate moltissime cose tra noi e il tempo che passavamo insieme era ben poco. Avevo sempre accettato che per Bella Edward andasse al primo posto, la comprendevo, anzi, ne ero sempre stata contenta, perché era dopotutto quello che la rendeva più felice. Una delle irrimediabili conseguenze tuttavia era che noi non eravamo più amiche come prima; da tempo tutto ciò di cui parlavamo apparteneva al mondo sovrannaturale di vampiri e licantropi e benché fosse normale, in quanto entrambe ne eravamo immerse fino al collo, eravamo umane, e per questo mi sembrava giusto parlare e fare cose da umane. La nostra amicizia, prima di Edward, era forte proprio perché ci comportavamo come due normali ragazze, facevamo bunje jumping e altre cose che allontanavano il nostro rapporto dal mondo fatto di vampiri e licantropi e lo rendevano un qualcosa di mio e suo e di nessun’altro.

Con questo non volevo affatto dire che non eravamo più amiche, anzi, c’era ancora una grandissima confidenza tra noi due. L’unica cosa era che questa confidenza si era decisamente affievolita.

Mi dispiaceva parecchio, ma, d’altronde, lo dovevo prevedere; questa non poteva essere nient’altro che una conseguenza della sua decisione di diventare un vampiro. Quello sì che avrebbe stravolto la nostra amicizia; sfidavo qualsiasi umano ad essere amico di un vampiro neonato.

“Ho appena scoperto che quest’auto è rivestita da due tonnellate di blindatura e vetri antimissile” ruppe lei il silenzio in un tono tra il sarcastico e il sorpreso.

Tsk” le diedi corda io. La cosa non mi stupiva per niente “I vampiri fanno sempre le cose in grande” constatai io.
”Già” rispose lei. “Sai, mia madre arriverà presto per occuparsi dei preparativi del matrimonio” mi comunicò lei in un tono abbastanza neutro. D’altro canto io mi spiaccicai le mani sulla fronte.

“No! Ancora!” esclami io esasperata all’idea di un altro membro che si andava ad aggiungere alla ‘truppa matrimoniale’, come la chiamavo io. “E’ un vero inferno già così quel posto!”

“Non ti invidio per niente” disse Bella sincera. Detto questo, scese di nuovo il silenzio. Purtroppo uno di quelli imbarazzanti. Ecco, tanto eravamo abituate a parlare di cose che avevano a che fare con i vampiri o con i licantropi che quando avevamo esaurito tutti gli argomenti al proposito, io e Bella non riuscivamo più a comunicare. Forse, arrivata a questo punto, così vicina alla sua prossima trasformazione, non le interessavano neanche più le cose da umani. Mi agitai subito all’idea di come la nostra amicizia ci stava scivolando dalle mani.

“Ho appena parlato con Seth. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere saperlo” proruppe di nuovo Bella, particolarmente seria.
”Ah” dissi io monocorde.

Alla fine, ovviamente, lo aveva saputo anche lei, seppure non sapevo quanto sapesse e non desideravo neppure chiederglielo. Da quel momento si era sempre tenuta in contatto con Seth, non a caso l’unico licantropo che andasse un po’ a genio a Sir Edward Cullen. Ad essere sincera, non mi interessava per niente sapere cosa diamine stava facendo quello là….

Dai, non raccontiamoci balle, Abi, tu scoppi dal desiderio di sapere cosa diamine stava facendo.

E che cosa ha detto?” chiese in un soffio. Bella fece spallucce.

“Non ha ancora intenzione di tornare” si limitò lei. Serrai le mani sul sedile in pelle: questa era decisamente una brutta notizia.

Il discorso si fermò lì; né per me né per Bella quello era un fantastico argomento di conversazione.

Sentii Bella fare un respiro profondo, mentre teneva il volante stretto in una morsa. Era nervosa, si vedeva da un chilometro. Ed ero abbastanza sicura di sapere il perché. Almeno, era quello che credevo fino a quando non iniziò a parlare.

Abi… posso… posso farti una domanda un po’… personale?” La guardai curiosa per la balbettio. Immaginavo già l’argomento.

“Su Jacob, vero?” la precedetti io, evidenziando ampiamente il fatto che non avevo assolutamente intenzione di affrontare l’argomento. 

“No, no, lui non c’entra. Qualcosa che riguarda me” mi corresse lei, mentre l’indecisione nella sua voce aumentava.

“Va bene, dimmi” chiesi allora piuttosto curiosa.

“Ecco, non so se…” disse fermandosi subito “Insomma, non dico che non sia pronta, ma sai, per capire…” Ah, capito.

“Bella, ti ho già detto che preferirei evitare di parlare sul perché io non voglio diventare un…” ripetei io per l’ennesima volta.

“No, no! Non si tratta neppure di quello!” mi corresse ancora, con un tono di voce più alto del normale, più stridulo ed agitato. Io la guardai con occhi spalancati, non potendo immaginare a cosa si potesse mai riferire. Lei fece un altro respiro prima di riprendere.

“Ecco… non credo di avere al momento confidenza con nessun altro come con te. Ma se ti sembra troppo personale puoi anche evitare di rispondere. A quel punto la mia attenzione era stata totalmente catturata.

“Tu sei vergine, Abigail?” Il secondo successivo lo passai con il fiato sospeso.

“Ah!” dissi io, totalmente spiazzata. Bhè, sì, certo, mi sembrava giusto che, essendo a quanto pare la sua prima volta, avesse qualche dubbio che volesse condividere con qualcuno e…

“Ah… sì, sì, lo sono, lo sono” mi affrettai a dire, leggermente in imbarazzo. “Mi dispiace, ma non credo di poterti aiutare in quel senso” risposi io, non meno balbuziente di lei.

“Figurati, non c’è problema” rispose lei svelta, con lo stesso tono. “Era solo per sapere.” Fu così che anche quell’argomento, venne troncato di netto, con la gioia di entrambe.

Comprendevo appieno Bella e i suoi dubbi. In fondo era qualcosa che riguardava tutte le donne. Appunto, le donne: e fu così che con piacere ebbi la prova che noi due potevamo ancora essere in grado di affrontare una conversazione su problemi comuni.

Inoltre c’era da immaginarselo; in luna di miele di certo non si passa la sera giocando a carte. Ma… se lei era un’umana e lui un vampiro, non è che… Non ci avevo mai pensato, a dire il vero.

Mi feci lasciare al parcheggio della scuola, dove ripresi la mia moto. Ci scambiammo alcune brevi parole ed un saluto ed ognuna se ne andò per conto suo.

Dovevo ammettere che la conversazione avuta con Bella mia aveva fatto, a modo suo, parecchio bene perché mi fece per qualche tempo dimenticare il mio abituale pensiero fisso che venne sostituito da un altro meno importante, ma alquanto curioso.

Andai quindi veloce a casa, decisa di fare una bella chiacchierata al riguardo con mamma; almeno così avrei avuto qualcosa da fare per un po’ di tempo.

 

Aprii con calma, senza far rumore, la porta che collegava il salotto al garage. Misi la testa dentro, per verificare che non ci fosse nessuno. L’intera casa era immersa nel silenzio. Con un po’ più di sicurezza scivolai dentro: ultimamente gli abitanti di quella casa, per via dei preparativi del matrimonio, erano soliti preannunciare la loro presenza con un bel po’ di baccano. Tirai un sospiro di sollievo; molto probabilmente quelle quattro pazze erano uscite da qualche parte. Sfortunatamente, tra queste quattro persone compariva anche mamma, che voleva dire che al momento non era affatto disponibile per una chiacchierata.

“Ciao, Abi.” La voce di papà risuonò melodiosa per la sala. Sussultai appena per lo spavento: immobile come una statua, se ne stava seduto sul divano a leggere. Alzò appena gli occhi dal grande e vecchio volume che teneva tra le mani per lanciarmi un sorriso accennato. Mmh… di certo papà non era la persona adatta per parlare di queste cose, ma dopotutto la cosa poteva rivelarsi divertente.

“Ciao, pah” dissi sedendomi sulla poltrona bianca di fronte a lui. “Gli altri dove sono?” chiesi per effettivamente assicurarmi che quella casa fosse davvero deserta. Lui continuò a rivolgere l’attenzione al suo libro.

“I ragazzi sono andati a una breve battuta di caccia, Carlisle è all’ospedale” Alzò per un attimo gli occhi al cielo. “E la ‘truppa matrimoniale’, come la chiami tu, è uscita.” Feci un mezzo sorriso per l’enfasi che aveva usato. Bene, avevo la certezza di essere soli. Lui si immerse di nuovo nella lettura.

“Papà, voglio parlare con te di sesso” proruppi io, con un mezzo sorriso, prevedendo la sua incondizionata reazione. Difatti lui alzò più veloce della luce gli occhi dal tomo, fissandomi piuttosto spaesato.

“Ah.” Fu tutto quello che riuscì a dire. “Credevo che fossi abbastanza cresciuta da sapere di cosa si tratta…” continuò lui, con il suo tipico tono indeciso che usava in queste occasioni.

“No, non sto parlando di questo” precisai io, cercando di rimanere seria. “Sono solo curiosa di sapere una cosa.”

Perché, hai intenzione di perdere la verginità?” mi accusò lui, in un tono che voleva essere minaccioso, ma che si rivelò comico per la tensione della sua voce. “Perché spero che tu sia ancora vergine…” A quel punto non riuscii a non trattenere una risata.

“Sì, papà, lo sono ancora.”

Bhè” disse lui, al massimo del nervosismo, chiudendo il libro e poggiandolo sul tavolino di vetro. “E’ normale che tu sia curiosa. E’ più che giusto. Anzi, devi essere curiosa” iniziò lui, ripetitivo.

“Forse però è meglio se lo chiedi a tua madre; lei molto probabilmente sarà più comprensiva” concluse in un tono speranzoso. Io gli lanciai un sorriso sarcastico, per nulla imbarazzata dell’argomento, come invece era lui. Sicuramente aveva da subito frainteso, ma era divertente vederlo così.   

“Mamma come puoi vedere è impegnata” replicai io tranquilla.

“Se vuoi te la vado a chiamare io” disse immediatamente, alzandosi dal divano come un fulmine.

“Papà, prima o poi dovrai superare anche questo problema, non credi?” intervenni io nel ruolo della sua coscienza. Lui si arrestò per guardarmi di sottecchi; non poteva negare che avevo ragione.

Con calma si risedette al suo posto, cercando di essere apparentemente pronto per la conversazione.

E va bene” continuò, quasi rassegnato. “Allora, cosa vuoi sapere?”

, ecco…” dissi cercando di trovare le parole più giuste per esporre al problema. Insomma, non avevo intenzione di violare l’intimità di Edward e Bella, anche se era palese i riferimenti che avrei fatto a loro due. Cercai allora di prenderla larga.

“Voi vampiri potete avere rapporti sessuali, giusto?” Mio padre mi guardò in cagnesco.

Perché mi stai facendo questa domanda, Abi?” chiese stupito. Aveva sicuramente immaginato un tipo di rapporto molto più umano.

“Dopo ti spiego, tu intanto rispondi” tagliai io corto, sapendo che ben presto con la sua intuitività l’avrebbe capito da solo.

“Sì, come tu ben sai” rispose, ancora parecchio confuso.

E com’è?” chiesi io curiosa. Aspettò immobile alcuni secondi, prima di iniziare a stringersi le mani. Mi perforava con i suoi occhi dorati, che cercavano di trovare nella mia espressione anche un solo indizio che potesse spiegare la mia serie di domande. Non avendo trovato molto, mio padre si rassegnò a rispondere.

Bhè… come deve essere; bello” disse in un sussurro impacciato. Feci particolarmente fatica a trattenere un sorriso; espressioni come “bello” le usava mamma quando avevo dieci anni e credevo ancora a storielle di api, fiori, cavoli e cicogne. Davvero, non riuscivo a capire perché trovasse così imbarazzante parlare con sua figlia di questi argomenti, soprattutto se si teneva in conto il fatto che lui era un medico. Ciononostante, apprezzai i suoi sforzi.

“Puoi essere più preciso?” cercai di aiutarlo io. Lui spostò sistematicamente lo sguardo da me, per guardare un punto indefinito alla sua destra.

Diciamo che, rispetto a un rapporto umano, è molto più… coinvolgente e… bello” tentennò “Alla pari di quello che si prova nel bere sangue umano.”

Mmmh…” mormorai, riflettendo sull’ultima parte della sua affermazione. “E se questo genere di rapporto avvenisse tra un umano e un vampiro?” chiesi, costretta a questo punto a mostrarmi esplicitamente chiara. A quel punto papà fece un respiro profondo.

“Ah. Ho capito dove volevi andare a parare” disse, particolarmente sollevato, smettendola di tritarsi le mani. “Stai parlando di Bella ed Edward, giusto?”

“No, bhè, in realtà mi sono completamente innamorata di un vampiro e pensavo di dedicarmi totalmente a lui in ogni senso” dissi prenderlo un po’ in giro.

“Spiritosa” mi rispose a tono. “Comunque se volevi chiedermi se è fisicamente possibile, bhè, è possibile.” Ora che sapeva che il vero soggetto di quella discussione non ero io era molto più tranquillo.

“Lo trovi abbastanza insolito, dico bene?”

Bhè, un po’ sì…” Questa volta l’insicura ero io. “Ma scusa, tu come sai che loro due…” Lui si morse per un attimo le labbra, prima di rispondere.

“Non intendo scendere in particolari per rispetto della privacy, ma ammetto che Edward è venuto a parlarmene più volte, sperando che gli potessi dare… un consiglio, dato il mio passato piuttosto… movimento che tu ben conosci” rispose, cercando di dosare bene le parole.

“Ah” esclamai, sorpresa. “Però” continuai io dubbiosa “se tu mi hai detto che è come bere sangue umano, allora è particolarmente pericoloso.” A questo punto lui si fece molto serio.

“Sì, è pericolosissimo. È molto facile perdere il controllo” mi rispose con sicurezza, mostrandosi ora molto più controllato. Questa parte sicuramente non era piaciuta ad Edward.

“Non lo consiglieresti a nessuno, quindi” constatai. Lui tornò a sghignazzare.

“Non consiglierei neppure a nessun vampiro di crescere una piccola umana, se per questo” rispose lui a tono. Io lasciai passare la sua battutina, ancora piuttosto confusa dalla faccenda.

“Tu però durante la tua vita da Casanova non hai mai…” chiesi io, sperando che avesse colto.

“No, non mi sono mai spinto fino a quel punto” disse subito lui. Corrugò poi le sopracciglia e guardando in un punto lontano riprese il discorso, questa volta non rivolgendosi a me, ma dando voce ai suoi pensieri. “Ma solo perché non resistevo e le uccidevo prima.

“Ah” esclamai io, abbastanza atterrita. Lui mi guardò sorpreso, ora conscio di quello che aveva appena detto.

Edward però ha un autocontrollo molto superiore al mio” continuò per rassicurarmi.

“Certo, certo” dissi, ancora agitata, ma del tutto convinta. O quasi. Bhè, in fondo si stava parlando di Edward, no? Il vampiro in grado di stare vicino alla propria cantante senza papparsela, colui che pur bevendo il suo sangue non l’aveva uccisa. Insomma, non dubitavo affatto che qualcosa potesse andare male. Non credevo sarebbe stata una passeggiata per lui, ma ero più che sicura che, nonostante le brutte esperienze di papà, Bella sarebbe tornata viva e vegeta.

Insomma, da quello che aveva detto papà e dati i due soggetti in questione, immaginavo che la situazione fosse più che chiara: lei voleva, ma lui no.

Alla fine però non avevo mica capito se erano davvero intenzionati a compiere il grande passo. D’altronde non mi sarei mai permessa di chiederglielo a nessuno dei due.

“Ti ho spaventato?” chiese papà leggermente preoccupato.

“No. E’ che… sto cercando di immaginarmi come potrebbe essere ma… non ci riesco” confessai io.

“Non ti sforzare troppo. Tanto non sarà mai un tuo problema” tagliò subito corto lui.

“Di questo ne sono abbastanza sicura anch’io” dovetti concordare con lui.

“Immagino allora che tu e mamma…” continuai allora, io questa volta cambiando totalmente soggetto. Papà tornò ad essere all’improvviso agitato.

“Mi sembra normale, no?”

Bhè… io non me ne sono mai accorta” completai sincera.

“Mi sembra che ogni genitore normale non faccia queste cose davanti agli occhi dei propri figli” continuò lui, usando quel tono sarcastico e da presa in giro come un’arma per difendere il suo imbarazzo.

Ma quanto spesso lo fate?” continuai io apposta, per tenerlo sulle spine. Tuttavia, dovevo ammettere che non era solo per quello: in effetti era strano che in diciassette anni non avevo mai avuto nessuno strano presentimento di questo genere.

“Vuoi sapere ogni singolo dettaglio di quello che io e tua madre facciamo in privato, Abi?” continuò lui, sempre più nervoso. A quel punto non potei non ridere.

“Ti sto facendo sudare le pene dell’inferno, vero?” chiesi, mettendo in chiaro le cose.

“E’ una pura tortura quella che mi stai facendo sopportare” mi rispose lui, mostrandomi ora tutto il suo disagio.

“Allora, mi rispondi?” continuai io, insensibile ai tormenti a cui lo sottoponevo.

Mentre dormivi, ovvio” mi rispose lui, quasi imbronciato. Risi un’ultima volta per la sua espressione.

“Insomma, è bello sapere che anche il vostro letto matrimoniale ha una sua utilità” conclusi io.

“Ti sbagli, anche quello era solo una pura formalità. Non lo abbiamo mai fatto dentro casa, non volevamo mica distruggerla” disse ancora con quel tono vago, che usava quando parlava ad alta voce a se stesso.

Cosa intendi dire scusa?” chiesi io, che mi sembrava di non aver capito bene. Nuovamente mi guardò sorpreso, mordendosi la lingua per l’errore che aveva fatto.

“Tra poco inizia il mio orario all’ospedale. Ci vediamo, Abi” disse allora lui, salvandosi in extremis ed anche in modo abbastanza patetico. Alla velocità della luce mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò.

Rimasi per tanto basita dalla sua azione fin troppo frettolosa. E poi, aspetta, ma oggi papà non aveva giorno libero?

Non potei nemmeno aver il tempo di pensare che la materializzazione di Alice sotto i miei occhi mi spaventò.

Ma dove caspita eri finita!” mi urlò squillante, parecchio arrabbiata “Non abbiamo tempo da perdere per cercarti, forza, abbiamo bisogno di te!” Contro ogni mia volontà Alice mi prese il braccio e mi obbligò ad alzarmi dal divano. Io, ancora spaesata, riuscii con difficoltà a rielaborare che la ‘truppa matrimoniale’ era purtroppo tornata a casa. Con forza mi fece salire le scale.

Dove, dove mi stai portando, Alice?” domandai, parecchio spaventata. Lei sbuffò infastidita.

“A preparare il tuo vestito”

“Quale vestito?” chiesi io confusa. Lei mormorò qualcosa furiosa.

“Quello del matrimonio! Che domande!” Prima che potei davvero realizzare quello che stava succedendo a quel punto eravamo già arrivate in camera sua. Davanti a me si susseguivano immagini di stoffe, aghi, forbici. Un brivido mi percorse la schiena, con la consapevolezza che a quello che mi sarebbe aspettato non avrei avuto nessuna possibilità di fuga. Da Alice infatti non si poteva scappare.

 

Furono ore strazianti, che passai tutte e quante a maledire Bella e la sua proposta di essere sua damigella, insieme ad Alice e Rosalie. Voglio dire, due non bastavano? E poi avrei sicuramente sfigurato accanto a loro.

Dopo almeno un paio d’ore costretta a stare in piedi a fare il manichino, mentre un’Alice che impazziva a ogni mio movimento misurava ogni centimetro del mio corpo per poi coprirlo d’una strana stoffa sbrilluccicosa, dovetti subire per le successive due ore l’acconciatura dei capelli e il make-up, perché, secondo Alice, ‘era impossibile giudicare un vestito senza la piega ed il trucco giusto’.

La cosa peggiore in tutto questo era che Esme, Rosalie e mamma non facevano altro che supportare Alice nella sua opera. Mi stupii in particolar modo di mamma, che con il suo sorriso a trentadue denti si sbiascicava in espressioni quali ‘Abi, sei bellissima’ o ‘Abi, sei stupenda’, invece di salvarmi da questo inferno. Ma si vuol sapere che razza di madre era?!  

“Ecco fatto” disse alla fine Alice. Era piuttosto felice. Brutto segno. Insieme a lei anche le altre tre erano esaltate, soprattutto Esme, che si era unita a mia madre in quel mieloso coro, mentre Rosalie, forse perché poco le importava, non per altro, partecipava alla mia tortura in maniera abbastanza distaccata, limitandosi ad assecondare i consigli, anzi, ordini, di Alice. In quel momento pensai fosse l’unico essere compassionevole in quella stanza.

“Devi assolutamente vederti allo specchio, Abi” trillò la mia mamma traditrice. A forza, mi portò davanti all’immenso specchio di Alice.

Analizzai allora con attenzione la figura che avevo davanti, una specie di bambola di ceramica; senza l’ombra di dubbio non ero io. Alzato però un sopracciglio, anche la sconosciuta davanti a me fece lo stesso. Cambiai postura e lei mi seguì. Caspita, ero davvero io!

Ero decisamente stranissima, non c’era che dire; riguardo al vestito, era stupendo in sé. Su di me molto probabilmente non rendeva. Inoltre Alice mi aveva fatto il dono di un paio di ballerine e non di scomode scarpe con il tacco, dovuto molto probabilmente non a un atto di pietà, ma alla presa di coscienza che avrei sicuramente rovinato la cerimonia se avessi camminato fino all’altare con dei trampoli.

Quello che mi stupì più di tutto era il mio viso; c’era qualcosa di strano, innaturale. I capelli, senza dubbio, erano inumani; non avevo mai visto nessuno con dei boccoli così definiti e perfetti, come quelli delle bamboline di ceramiche. Alzai la mano per sfiorarli e constatai che ero sofficissimi. Inoltre erano di un colore bellissimo, di un marrone scuro splendente. Non mi sembrava però che Alice mi avesse tinto i capelli.

Tornai poi a concentrarmi di nuovo sul mio viso; ancora non riuscivo a capire cosa ci fosse di strano.

“Sei davvero bellissima” disse per la centesima volta mamma, avvicinandosi a me. E fu lì che capii. Essendo due creature diverse, io e mia madre non ci assomigliavamo affatto. Ma quella volta… senza tener conto della carnagione più scura, dell’assenza di occhiaie violacee e di occhi dorati, eravamo… davvero simili. Grazie al potere del trucco il mio naso a patata sembrava dritto come uno stelo ed anche i lineamenti del viso erano più marcati. Avevo come la sensazione di… assomigliare ad un vampiro.

“Finalmente è arrivato!” esclamò Alice, ancora con quella sua vocetta furiosa che mi fece spaventare. Mi girai curiosa, giusto in tempo per vedere Alice spalancare la porta e trascinare dentro un Edward con tanto di giacca e cravatta, il vestito del matrimonio. Dovevo ammetterlo, vestito così sembrava un po’ un damerino, ma ciononostante… era un gran bel figo.  

“E’ davvero necessario tutto questo, Alice?” borbottò lui, esasperato almeno tanto quanto lo ero io. Con forza lo mise vicino a me. Io guardai confusa prima Alice, poi Edward, infine mia madre in cerca di spiegazioni.

“Ovvio che sì, Edward” rispose scocciata lei. Con una mano sotto il mento fece scorrere il suo sguardo prima su di me, poi su di Edward, per poi cominciare da capo. Ci stava studiando come due topi da laboratorio.

“Alice, stai esagerando” le fece notare Edward piuttosto serio. Alice sussultò, come se fosse stata interrotta da una delle sue visioni. Lo guardò prima truce, poi il suo viso si aprì in un bellissimo, quanto minaccioso sorriso.

“Lascia fare a me, fratellino” disse in tono infantile. Edward non poté far altro che sbuffare, ormai arreso.

Dopodiché Alice continuò a guardarci come alieni.  

“Alice…” azzardai io, con voce tremante per paura di provocare un’altra sua crisi “Cosa stai facendo esattamente?”

Tsk” fece subito lei “Mi sembra logico, no?” sbottò irritata “Sto verificando che il vestito delle damigelle si intoni perfettamente con quello dello sposo.” Cos… Aspetta, ma questo non valeva solo per quello della sposa? Guardai Alice preoccupata, cercando di convincermi che tutto questo era normale per una pazza come lei.

Esme, Rosalie, Sophie.” Alice, dopo averci studiato a sufficienza, chiamò a raccolta la truppa, che veloce si riunì attorno a lei. Iniziarono a discutere tra di loro tutte insieme e talmente tanto velocemente che non riuscii a capire una parola. Edward intanto, accanto a me, si sosteneva la fronte con una mano, sopportando a fatica il comportamento di sua sorella. Alla fine Alice tornò a porre l’attenzione su di noi.

“Non vi muovete, torniamo subito” ci ordinò minacciosa. Il secondo dopo tutte quante si volatilizzarono. Edward fece un respiro profondo, cominciando a tamburellare con le dita della mano. A differenza sua, io ero rimasta immobile come una statua ed ancora mezza spaventata. Voltai lentamente la testa verso Edward, cercando di muovermi il meno possibile per paura di vedere un’Alice isterica comparire all’improvviso e urlare ‘Ho detto di non muovervi!’.

E adesso?” sussurrai io. Perché diavolo stavo sussurrando?

“Adesso aspettiamo” mormorò sconfortato Edward, lasciandosi andare in un altro respiro profondo. Io non fui d’accordo con lui. Dopo cinque secondi mi convinsi dell’assurdità e della pazzia della cosa e presi i miei vestiti con tutte le buone intenzioni di rivestirmi. Non mi sarei ancora fatta mettere i piedi in testa in questo modo da uno scricciolo come Alice.

“Io mi cambio” affermai più che convinta.

“Non ti conviene” mi avvertii lui, ancora in piedi. “Farai solo arrabbiare Alice, che ti riserverà qualcosa di peggiore. L’idea mi fece rabbrividire. Seguendo il consiglio di Edward, rimisi a malincuore i vestiti al loro posto.

“Tu come fai a sopportarla?! E’ una pazza!” esclamai nevrotica. Lui sfoderò il suo solito sorrisetto sghembo.

“Dopo un po’ di anni riesci ad abituartici.” Dopodiché scese il silenzio.

Durante la battaglia ed il successivo periodo Edward si era comportato in modo alquanto gentile con me e mi era stato relativamente vicino; in breve, anche se era strano ammetterlo, mi aveva dato un valido aiuto. Soprattutto con Bree. Avevo allora creduto che le cose erano davvero almeno un minimo cambiate tra noi. Che so, speravo che mi avrebbe calcolata un po’ di più. Come non detto, dopo la battaglia le cose erano ritornate esattamente come prima tra noi; lui mi era sempre più insopportabile con la sua ossessione per Bella e per questo a quanto pareva se ne infischiava totalmente di me.

Per questa serie di motivi non sapevo bene che cosa dire per spezzare quel silenzio soffocante. Trovandolo insostenibile sparai la prima cosa che mi sfiorò la mente.

“Emozionato per il matrimonio?” Che patetica! Ma certo che era emozionato! Chi non sarebbe stato emozionato al proprio matrimonio?! Lui allora sorrise, forse per cortesia, forse per le fesserie che pensavo.

“Diciamo di sì” mi rispose lui calmo. Feci un mormorio d’assenso. Decisi allora di riprovare a intavolare una conversazione e questa volta ci pensai di più prima di aprire bocca.

“Dov’è che hai detto che andate in luna di miele?” chiesi allora interessata.

Infatti non l’ho detto” rispose immediatamente lui, sempre pacato. Aveva un’espressione assorta, come se fosse immerso nei propri pensieri. O chissà, forse nei miei. Fatto sta, non sembrava avere l’espressione di uno che mi stesse ascoltando, ma continuai ugualmente.

“Ah, già. Allora, dove andate?” gli chiesi curiosa. Questa volta mi degnò di uno sguardo.

“E’ una sorpresa. Non voglio che Bella lo sappia”

Mica lo dirò a Bella.” Lui sorrise ancora.

“Mi sembra però che ultimamente condividiate parecchie cose insieme” disse con voce ironica, ma anche un po’ strana, riferendosi a qualcosa in particolare. Che io ovviamente capii. Doveva riferirsi sicuramente alla mia discussione con Bella. Un momento, ma non l’avevo pensata. O forse sì? Sì, bhè, in effetti un frangente d’immagine veloce ce l’avevo avuto, ma speravo che Edward non l’avesse notato.

“Ah…” esclamai con un velo di imbarazzo trattenuto. Questo brutto colpo mi costrinse a troncare il discorso di netto e a ricadere nel silenzio.

La cosa non mi riguardava affatto, ma… mi incuriosiva. Alla fine, avrebbero combinato o no? E poi, ad essere sincera, non avevo ancora bene appreso la situazione.

“La puoi smettere per favore? Sei piuttosto irritante. Soprattutto per l’argomento” intervenì Edward piuttosto acido.

“Evita di leggermi i pensieri, allora” ribattei con un’aria da snob. La piega che prendeva la situazione a causa delle nostre battutine pungenti sembrava presagire il ritorno del silenzio, ma solo dopo alcuni secondi, Edward riprese la conversazione.

“Lei non è veramente pronta, vero?” chiese in un sussurro, serio. Aha! Ma allora gli interessava la discussione che io e Bella avevamo avuto!

“Certo che lo è!” dissi convinta. Forse. Quasi. “Era solo… una chiacchierata tra donne, tutto qua!” dissi cercando vanamente di attenuare la sua indole iperpreoccupata. I miei pensieri tuttavia gli avevano dovuto dare una risposta più che soddisfacente. Visto che oggi Edward sembrava in vena di parlare, data la sua precedente presa di iniziativa, mi buttai.

E tu? Lo sei?”

“Perdonami, ma non credo siano affari tuoi” rispose subito, mantenendo un tono impeccabilmente educato.

“Come non lo sono i miei per te” ribattei io a tono. Touché. Cercai di trattenere una risata; ci stavamo pizzicando come dei bambini immaturi. Lo facevamo sempre, io e J…

Comunque, secondo me, anche se forse tu non sarai d’accordo, sì” continuai nervosa, senza pensare, non tanto per vera curiosità, quanto per evitare di ricordare.

“A questo punto, devo esserlo” rispose Edward, forse troppo di getto, quasi sovrapensiero. Molto probabilmente anche lui si faceva distrarre troppo dai suoi pensieri e diceva cose che non voleva dire.

Guardai il suo volto pensoso e gli parlai, accogliendo la possibilità di non ricevere una risposta in cambio.

“Suppongo sia un qualcosa a cui lei tiene particolarmente e che tu potresti fare benissimo a meno, dico bene?”

“Esatto” rispose lui, con tono distratto. “Abigail” disse alla fine, definitivamente uscito dalla sua riflessione. Richiamò completamente la mia attenzione.

“Scusa Abigail se adesso forse ti posso chiedere troppo” disse facendosi più vicino. Lo studia per bene: voce: implorante. Occhi: da cane bastonato. Scopo: voleva che io facessi qualcosa per lui. “Ho bisogno che tu mi faccia un’immensa cortesia.” Infatti.

“Come hai ben intuito, lei vorrebbe, ma io… non mi sento per nulla pronto” continuò lui, cercando di sembrare il più convincente possibile. “E’ pericoloso e sono terrorizzato all’idea di poterle fare del male. Inoltre non credo sia affatto necessario.”

“A forza di pensare che le potresti fare del male, le farai male sul serio, sai?” lo interrupi io, incapace dal trattenermi di fare l’ironica.

“Non scherzare” mi richiamò lui, particolarmente serio. “Ti chiedo per favore di parlarle. Convincila a cambiare idea. Lei ti ha sempre dato retta.” Sbuffai mentalmente; perché tutti ancora credevano che io avessi come un potere magico su di lei? Ciononostante, non fui in grado di dargli immediatamente una risposta. Era un argomento piuttosto complesso per me.

“Non so…” mormorai.

“Non sai quale causa tra le due appoggiare o non sai se riuscirai a convincerla?” fu più preciso lui. Attesi un paio di secondi prima di rispondere.

“Tutte e due.” Non potevo dargli una risposta così su due piedi.

Fino ad allora avevo sempre preso le parti di Bella nei piccoli divari tra lei ed Edward. Ma se questa volta avesse avuto ragione Edward? Bisognava valutarne i rischi, ma la mia completa ignoranza sull’argomento non aiutava. Anzi, per tutti credevo fosse un qualcosa di inusuale.

Insomma, se l’avessi convinta le avrei privato una delle esperienze più importanti della sua vita umana (io le conferivo questo significato ed ero certa che lo condividesse anche Bella), oppure l’avrei salvata da una condizione di estremo pericolo?

Come farlo apposta, Alice in quel momento si materializzò nuovamente in camera. Teneva in mano un rotolone di stoffa sbrilluccicosa uguale alla prima. Ci guardò un’altra volta, prima di scuotere convulsamente la testa.

“No, no, non ci siamo proprio. È tutto sbagliato. Il colore è tutto sbagliato. Questo è migliore” disse confrontando il vestito di Edward con la stoffa che teneva in mano. Colore sbagliato? Ma se erano completamente uguali!

“Alice, lasciami andare” disse Edward stizzito.

“Sì, sì, tu puoi andare” rispose Alice senza neanche degnarlo di uno sguardo, mentre con un paio di forbici pensava a tagliare la stoffa. Edward, libero da Alice, si diresse lentamente verso la porta, mentre lo fissavo invidiosa. Sulla soglia si girò verso di me, aspettando una mia risposta. Io scossi la testa dubbiosa. Ci devo pensare, gli dissi. Lui cercò di farmi un ultimo sorriso convincente prima di scappare dalla camera di Alice.

“Bisogna rifare tutto da capo” mi informò Alice, cominciando a togliere tutte le cuciture del vestito.

Cosa?” sussurrai io. Lei mi guardò seria ed immobile.

“Questo vestito è tutto sbagliato. Bisogna rifarlo. Quindi rendimi le cose più facili e inizia a spogliarti” Cosa? Mi stava in pratica dicendo che avrei dovuto subire altre due ore di quello strazio? Non ebbi la forza di muovermi e rimasi impalata in quella posizione. Ma… ma… avevo fatto la brava, non mi ero mossa… perché? Poteva davvero andare peggio di così?

“Allora? Ancora lì?” disse Alice inviperita, per poi farsi più vicina. Diede un’ulteriore occhiata anche al trucco. “Perfetto, bisogna rifare anche il trucco. Sì, poteva andare peggio di così. A quel punto non ressi più.

Abigail, che succede? Perché stai piangendo?” esclamò sorpresa Alice, che tuttavia non sembrò minimamente intenerita.

 

Ancora adesso non capii grazie a quale capacità nascosta riuscii a subire un ulteriore strazio di ben tre ore per il nuovo vestito. Anzi, se non fosse stato per la lezione di break dance del pomeriggio, quella pazzoide mi avrebbe tenuta là dentro anche di più.

Il corso di break era finito a giugno, ma ero disperatamente in cerca di distrazioni, quindi avevo proposto ai bambini un corso di ‘approfondimento’ per il periodo estivo. Furono tutti estremamente entusiasti e questo mi dava una grandissima soddisfazione.

Tirando quindi un enorme respiro di sollievo, filai dritta in camera mia per andarmi a preparare per la lezione, sperando di non tardare. In un baleno fui quindi a cavallo della mia KTM. Arrivai con qualche minuto di ritardo; tutta colpa di Alice. Esasperata e contemporaneamente arrabbiata con lei mi diressi a grandi passi verso la palestra della scuola. Vidi allora due bambine del corso farsi i cavoli propri fuori dell’aula. Ecco uno degli svantaggi del non arrivare puntuali: tutti quanti facevano di testa loro ed era poi quasi impossibile riprendere il controllo della situazione.

Stephanie, Aurora, cosa ci fate fuori in corridoio?” chiesi loro forse un po’ troppo brusca. Loro due si voltarono quasi spaventate al suono della mia voce. Avevano davvero un’espressione terrorizzata; non pensavo di aver gridato troppo.

“Signora maestra” mi disse Aurora, con la sua vocina fievole. “In palestra c’è uno strano tizio.” Cosa? Entrai immediatamente in palestra, superipermegastratopreoccupata. Al giorno d’oggi il mondo era pieno di matti e se per caso uno di questi si era infilato in palestra in mia assenza e avesse fatto qualcosa ai miei bambini…

“Ciao, Abigail!” mi rispose Seth, tanto felice da toccare il cielo con un dito. Tirai immediatamente un respiro di sollievo. Non era un pazzo furioso, ma la prossima volta dovevo stare più attenta se no… Aspetta, cosa ci faceva qua Seth?  

Lo guardai bene; se ne stava in prima fila, accanto allo stereo che molto cortesemente aveva tirato fuori dallo sgabuzzino. Sembrava avere proprio tutte le intenzioni di partecipare a una mia lezione. In un angolo, se ne stava ammassato il resto dei bambini, che stavano confabulando tra loro, guardando curiosi e contemporaneamente preoccupati il ragazzo lupo al centro della palestra. Per dei bambini come loro, in effetti, Seth doveva sembrare davvero un brutto ceffo.

“Mettetevi in posizione e iniziate a scaldarvi un po’ da soli” dissi cercando di attirare la loro attenzione. Loro mi si avvicinarono cautamente, mentre lanciavano occhiate sospette a Seth, d’altro canto tanto euforico che se avesse avuto la coda avrebbe scodinzolato.

Attaccai con la musica, ma i miei piccoli allievi erano così spaventati che neanche si mossero. Indicai allora a Seth di venire da me. Lui si avvicinò a grandi passi, con un grande sorriso stampato. Quando si fu allontanato un poco, i bambini si sentirono più a proprio agio e iniziarono ad accennare a quei semplici movimenti di riscaldamento che dopo un anno avevano imparato alla perfezione.

Cosa ci fai qui, Seth?” gli chiesi curiosa, mentre la musica dello stereo copriva in parte la mia voce.

“Voglio imparare la break dance” disse lui, non smettendola di sorridermi.

“Chi ti ha detto che continuo il corso di break dance anche in estate?” continuai io, guardandolo ora sospetta. Non avevo dubbi che sapesse che avevo un corso di break: lo aveva sicuramente letto nella mente di qualcuno in particolare. Non riuscivo però a capire come sapesse che il corso lo continuavo anche in estate.

“L’ho saputo da alcuni bambini della riserva” mi spiegò indicandomi con lo sguardo un paio di bambini, che nonostante fossero di La Push, erano anche loro terrorizzati da Seth.

Guardai dubbiosa Seth; ero contenta che finalmente anche unadulto’ aveva intenzione di seguire il corso. Tuttavia l’effetto che aveva sui bambini era stravolgente e con lui mi era davvero impossibile fare lezione. Inoltre aveva una differenza d’età non insignificante. Niente da fare, purtroppo lo avrei dovuto mandare via.

“Ah… ehm…ecco…” dissi cercando di trovare le parole più adatte.“Sono contenta che tu voglia imparare la break dance”

“E’ davvero una figata!” esclamò felice lui interrompendomi.

“Sì, ecco, ma… io faccio livello molto base, in questo momento” cercai di spiegargli garbatamente.

“Ah, bhè, non ti preoccupare; io non so proprio niente” ribatté lui convinto.

Seth” affermai, decidendo di tagliare corto. “Credo di non poterti insegnare…”

“Ah no? Perché no? Mi impegnerò, anche se sarà difficile” mormorò dispiaciuto. Mi sembrò che i suoi occhi neri si fossero ingranditi e forse sarà stata una mia impressione, ma mi sembravano anche luccicanti.

Oh no, oh no! Aveva cominciato a farmi gli occhi dolci. Due occhi dolci da un potere enorme.

Per quanto mi sforzassi non riuscii a resistergli e trovai una soluzione.

Seth” cercai di essere più chiara. “Intendo dire, non adesso” Con lo sguardo indicai i bambini. “Non con loro” Lui guardò confuso prima loro, poi me.

E perché no?”

“Non noti?” cercai di fargli capire io.

Cosa?” Lui sembrava proprio non capire. In questo mi ricordava qualcuno…

“Gli stai mettendo una paura del diavolo” ammisi infine. Lui spalancò gli occhi.

“Oh!” guardò svelto i bambini, per poi guardare stupito me “Dici?”

“Sì, Seth” confermai io. “Se vuoi però quando ho finito con loro, posso occuparmi di te.

“Dici noi due soli?” esclamò, mentre gli occhi tornarono ad accendersi.

“Sì”

“Sarebbe stupendo!” urlò di gioia lui.

“Va bene, allora. Siediti là” gli dissi indicando uno degli angoli della palestra, verso cui Seth ci si fiondò immediatamente.

 

Quella giornata mi fu parecchio difficile lavorare; i bambini non erano per niente concentrati a causa di Seth, che serio e attento studiava e apprendeva ogni mio movimento dal fondo dell’aula. D’altro canto, non lo potevo neanche mandare via dalla palestra.

Fui quindi relativamente contenta quando quella disastrosa lezione finì. Accompagnai i bambini fuori dalla palestra e rientrai solo quando tutti furono stati prelevati dai rispettivi genitori.

Rientrata, Seth mi stava aspettando in piedi, al centro della palestra e a fatica riusciva a contenere la voglia di iniziare. Io mi posizionai davanti a lui, mentre il suo sguardo seguiva ogni mio movimento.

“Allora? Con cosa cominciamo?” chiese esuberante. Io mi sedetti a terra e lui, credendo fosse l’inizio di un esercizio, mi imitò alla velocità della luce.

Prima di iniziare, però, dovevo mettere in chiaro una cosa: ero sì contenta che finalmente qualcuno di più grande avesse deciso di seguire il mio corso, ma il fatto che questo qualcuno fosse un licantropo, mi faceva pensare parecchio.

“Comincia con il dirmi perché hai deciso di fare break” gli chiesi interessata. A pensarci bene forse non sarebbero stati affari miei, ma al momento non riuscii a controllare la mia ficcanasaggine.

Perché è una grandissima figata” rispose lui, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

E…?” continuai io.

“Ci deve essere qualcos’altro?” rispose a tono.

Perché, c’è?” Diamine, forse il mio lungo naso stava esagerando, perché in un attimo tutto il suo entusiasmo svanì. Sventolai una mano in aria, per fargli intendere di lasciar stare quello che avevo appena detto.

“Scusami, scusami, non sono affari miei.” Lui però sembrò ignorare quest’ultima frase.

“Non proprio” mi confidò dubbioso. “Sì, ecco” disse alla fine.

“E’ per una serie di cose” continuò mogio. “Innanzitutto, per Jacob. Siamo tutti preoccupati per lui.”

“Immagino” riuscii a dire io, mentre anche la mia di esaltazione se ne andava.

“A casa poi n…non va molto bene” continuò incupendosi ancora di più. “Litigo spesso con Leah, ultimamente. Non è contenta che io e mamma andiamo al matrimonio.” Alzai le sopracciglia per lo stupore.

“Stai parlando del matrimonio di Edward e Bella?”

“Sì, certo” rispose lui convinto.

“Siete invitati anche voi?”

“Eh già.”

“Ah! Non lo sapevo” esclamai sorpresa. Non avrei mai, mai creduto che un licantropo si fosse presentato al matrimonio. Insomma, cosa se non questo matrimonio rappresentava tutto ciò contro cui i licantropi avevano sempre combattuto? Controsenso a parte, questa cosa era fantastica! Finalmente il rapporto tra licantropi e vampiri aveva subito un netto miglioramento.

“Così ho deciso di fare break dance da te” concluse. “Sia perché così mi sfogo, sia perché me ne starò un po’ lontano dagli altri e soprattutto da mia sorella, sia perché stando con te farò felice Sam, sia perché qua ci sei tu. Insomma, tutti motivi estremamente validi… tranne per l’ultimo.

E io che c’entro?” chiesi confusa. Lui tornò a sorridere come un bambino.

“Hai avuto un effetto propedeutico su… Jacob. Quando stava con te stava lasciava sempre i brutti pensieri a casa” mi spiegò lui, con fare di uno che la sapeva lunga. “Forse funziona anche con me, chissà.” Io lo guardai e scossi la testa: questo era stata la scusa meno credibile che avessi mai sentito.

“Bando alle ciance, allora!” dissi cercando animare l’atmosfera. “Vedrai, ti farò sudare così tanto che i brutti pensieri te li farò venire, altro che mandarli via.” Invece di essere spaventato, si esaltò ancora di più.

“Non vedo l’ora!”

 

Quella fu un’ora e mezza davvero impegnativa, che, d’altro canto, cadde a fagiolo, facendomi tenere lontana dalla ‘casa degli orrori’.

Insomma, non serviva di certo dire che dal punto di vista fisico Seth era molto più allenato, pertanto nel giro di qualche tempo, ero sicura che sarebbe diventato più bravo di me. Ma questo solo in teoria: gli mancava tutta la tecnica di base e i movimenti erano parecchio goffi, ma imparava in fretta e dopo qualche prova le cose gli riuscivano in maniera accettabile. Ciononostante, era un po’ avvilente vedere qualcuno che nel giro di un’ora era in grado di fare cose che io avevo imparato nel giro di anni.

“Adesso basta, direi” dissi con il fiatone e imbrattata di sudore. Lui si tirò su da terra profumato come una rosa.  

“E’ stato fan-ta-sti-co!” urlò al culmine della felicità. “E tu sei bravissima come insegnante” Io lo guardai con un sorriso.

“Grazie, nessuno me lo aveva mai detto così chiaramente” gli risposi grata.

Sistemai in breve lo stereo e insieme uscimmo dalla palestra.

Faceva freddo per essere giugno, quindi vidi bene dal coprirmi e dal muovermi ad andare a casa.

“Sei davvero portato lo sai?” mi congratulai con lui.

“Davvero?” chiese felice. “O sono i ‘superpoteri’ da licantropo?”

“Ehm…” Mi aveva messa alle strette. “Non saprei. Diciamo che questo incide ampiamente” affermai io. “Allora, ci vediamo la prossima lezione?”

“Sicuro!” esclamò lui. “Ci vediamo domani, Abi.” Giusto, il matrimonio.

“Certo” dissi, senza fin troppo entusiasmo. “Ci vediamo, Jacob.” Sobbalzai all’improvviso. “Ehm… volevo dire, Seth” mi corressi io all’ultimo minuto. Forse Seth non mi aveva sentito, perché mi sorrise un’ultima volta, prima di dirigersi verso la foresta.

 

Per tutto il tragitto verso casa il mio pensiero fu costantemente rivolto a quello che avevo detto. Perché mi era uscito quel nome così spontaneamente e così all’improvviso? Certo, Seth assomigliava vagamente a Jacob e il mio inconscio ne aveva sicuramente approfittato per giocarmi un brutto tiro.

Arrivata a casa, questo brutto pensiero venne tuttavia sostituito da un altro non meno brutto. Non appena mi tolsi il casco in garage, le voci della ‘truppa matrimoniale’ mi giunsero ben chiare. Domani c’era il matrimonio, quindi senza dubbio al momento stavano pensando a decorare la casa. Dopo il trauma che avevo avuto, il mio istinto di sopravvivenza mi suggeriva di prendere ed andarmene da qualche parte: avrei preferito dormire sotto un ponte piuttosto che entrare in quella casa.

La mia parte razionale invece mi incitava a muovermi e ad entrare, che se fossi rimasta ancora del tempo lì ad aspettare mi sarei presa qualcosa. Fu così che stetti almeno cinque minuti seduta sulla moto, indecisa se alzarmi dalla sella ed entrare oppure infilare la chiave e partire alla volta del nulla.

La risposta provenne da dentro; la porta si aprì e ne uscirono Jasper ed Emmett. Svelti si diressero verso la Jeep di Emmett. Capii che se ne stavano andando da qualche parte e attirai subito la loro attenzione.

Ciao andate via vengo con voi” esclamai svelta, mandando a quel paese l’educazione e l’arte che non avevo mai avuto di farmi i cavoli propri.

Entrambi i vampiri si voltarono verso di me, guardandomi stralunati.

Anche no” ribatté Jasper, prendendomi poco sul serio, molto probabilmente perché credeva scherzassi.

“Dai! Portiamola con noi! Potrebbe essere divertente!” intervenne allora Emmett, ma non capii se fosse serio o no. Jasper non lo degnò di uno sguardo.

“Andiamo a caccia” mi avvertì Jasper.

“Come addio al celibato per Edward” specificò Emmett. Sì, bhè, mi sembrava ovvio che non volessero un’umana tra i piedi nel momento in cui potevano ‘sfogarsi’ un po’, ma continuai a infischiarmene.

“Vi prego, portatemi con voi” li implorai.

“Non intendo farti da baby-sitter” replicò Jasper, serio e anche un tantino arrabbiato.

“Sono autosufficiente! Me ne starò buona buona in un angolino, ma vi prego” dissi indicando la porta.“non mi fate entrare là dentro.”

“Sì, per favore Jasper, portiamola con noi” rincarò Emmett, come se invece di una persona fossi un cagnolino. Lui questa volta lo guardò truce, come a volerlo abbrustolire sul posto. Guardò poi me in cagnesco.

Se Edward viene con noi, Bella si ritroverà da sola. Potresti farle un po’ di compagnia” mugugnò Jasper, trovando un’alternativa. Ad essere sincera mi sentivo un po’ in colpa: Jasper era il vampiro con maggiori difficoltà di autocontrollo e arrivato il momento in cui poteva davvero rilassarsi dopo un estenuante autocontrollo, ecco che arrivavo io che gli rovinavo anche il suo momento di relax. Era davvero crudele che istinto di sopravvivenza ed educazione non andassero sempre d’accordo, pensai sarcastica.

“Stupendo!” esclamai contenta.

“Peccato, sarà per la prossima volta” disse Emmett, sarcasticamente dispiaciuto.

Io intanto guardavo la Jeep con fare supplichevole.

Non è che mi potete dare anche un passaggio, già che ci siete?” sussurrai.

“Certo che sì!” esclamò Emmett affabile. Jasper invece rispose con uno sbuffo. Svelta come il fulmine saltai su. Emmett era appena uscito dal garage quando me ne ricordai.

“Aspettate! Devo avvertire…”

“Tuo padre ha già sentito tutto” brontolò Jasper.

“Oh!” mi limitai ad esclamare io. Per evitare di creare altri disagi, decisi che il minimo che potevo fare era starmene dietro in silenzio. Ebbi così anche modo di pensare, cercando anche di ignorare quel cretino di Emmett che superava almeno di cinquanta chilometri orari il limite.

Quella sarebbe stata l’occasione perfetta per parlare con Bella, se avessi deciso di dare ragione ad Edward.

In quel breve frangente allora cercai di soppesare velocemente i pro ed i contro. Da una parte c’era una delle tappe fondamentali per una coppia, di qualsiasi specie appartenesse, anzi, forse la più importante e per questo non doveva essere ostacolata. Dall’altra c’era il fatto che questo evento fondamentale avesse una percentuale di pericolo molto alta. E per questo doveva essere ostacolato.

Dopo qualche secondo, con abbastanza sicurezza decisi che, per la prima volta, dovevo dare ragione ad Edward: era meglio se non fosse successo niente di tutto questo. Insomma, quante dimostrazioni del loro amore dovevano ancora dare? Questo lo sapevano già tutti e due. O almeno, era quello che dovevano sapere. Inoltre, cosa molto più importante, che fretta c’era, se avevano tutta un’eternità dopo la trasformazione di Bella?

Mi stupii di essere riuscita a prendere una posizione nel giro di cinque minuti. Emmett inchiodò bruscamente e io uscii con un balzo. Entrambi si diressero sotto la finestra aperta della camera di Bella ed io li seguii.

Se non lo fai uscire, veniamo a prenderlo noi!” disse Emmett minaccioso. In risposta niente. Almeno, niente che potessi sentire io.

Guardai allora Emmett e con un dito indicai la finestra.

“Mi puoi aiutare?” Lui mi sfoderò la sua dentatura e i canini bianchissimi scintillarono nel buio.

“Certo!”

Fu così veloce che non riuscii a spiegarmi né la carica di adrenalina né la pazza voglia di urlare a squarciagola. Nel giro di neanche un secondo, infatti, mi ritrovai a svariati metri dal terreno, mentre qualcosa di freddo mi stringeva lo stomaco e la bocca, impedendomi di cadere e di urlare.

Emmett! Sei pazzo!” sibilò Edward dietro di me. Emmett sghignazzò divertito. Immediatamente Edward mi portò dentro.

“Scusalo” mormorò, togliendomi le mani di dosso. Io non riuscii a parlare, ancora mezza morta dallo spavento. Incrociai allora gli occhi sorpresi di Bella mentre era rintanata sotto le coperte al calduccio.

“Sorpresa!” esclamai forse troppo forte, alzando le mani in aria.

Cosa ci fai qua?” mi chiese lei stupita.

“Sono l’anima della festa!”

“Viene con voi?” chiese questa volta ad Edward.

“No, starà con te” rispose lui dubbioso. Io mi volsi verso di lui con disinvoltura. A parlare di certe cose, gli comunicai. Poi la mia attenzione tornò di nuovo su di Bella. Mi avvicinai a lei saltellando.

“Ho già chiamato gli spogliarellisti, non credo sia un problema per te se ho dato l’indirizzo di casa tua” le dissi, mentre mi sedevo sul letto accanto a lei. “Anche tu ti meriti un addio al nubilato come si deve”

Abi…” sussurrò flebile all’orribile prospettiva di un gruppo di ragazzi mezzi nudi a casa Swan.

“Sto scherzando! Sto scherzando!” mi affrettai subito a dire, trattenendo a fatica una risata.

Senza che me accorgessi, Edward si avvicinò a Bella per darle un bacio sulla fronte.

“Cerca di dormire. Domani sarà un giorno importante” le sussurrò. Bella gli sfoderò un’espressione di disgusto.

“Questo aiuta proprio a rilassarmi” Edward sfoderò il suo sorriso sghembo.

“Ci vediamo all’altare”

“Io sarò quella in bianco” ribatté sarcastica. Io feci una smorfia per trattenere un sorriso.

“Non avevo dubbi” disse Edward ridacchiando. Si accucciò e il momento dopo svanì invisibile. Sentii provenire da fuori i lamenti di Emmett.

“Non fategli fare tardi” mormorò Bella accanto a me. Il viso di Jasper allora spuntò dalla finestra.

“Non preoccuparti, Bella. Lo riporteremo a casa in tempo” la rassicurò lui. All’improvviso mi sentii tranquillissima.

Jasper, cosa fanno i vampiri alle feste di addio al celibato?” continuò a chiedere Bella “Non lo porterete in giro per strip club, vero?”

“Non dirle niente!” protestò Emmett dal basso. Cercai di soffocare una risata per la sua battuta.

“Noi Cullen abbiamo una versione tutta nostra. Soltanto puma e grizzly. Una normalissima serata, tutto qui”

“Grazie Jasper” Fece un occhiolino e sparì anche lui, lasciandoci sole.

Mi voltai dispiaciuta verso Bella.

“Mi spiace disturbarti in questo modo, la notte prima del matrimonio” esclamai, intuendo solo ora che forse invadere la sua privacy così all’improvviso non era decisamente adeguato.

“No, fa niente” mi rispose lei, alquanto dubbiosa. “Come mai questa presa d’iniziativa?” Le sfoderai il mio sorriso sghembo, permettendomi di mettermi comoda sul letto a due piazze.

“Il mio istinto di sopravvivenza mi ha suggerito di andarmene alla svelta da quella casa degli orrori” spiegai in breve, leggermente ironica. “Non sarei riuscita a metterci piede almeno fino a domani” finii preoccupatamente sincera.

“Ah, capisco” esclamò lei esasperata, comprendendo appieno la situazione. “Se stare qua può servire a qualcosa, allora sei la benvenuta” disse, accennandomi l’ombra di un sorriso.

Quella ragazza non riusciva proprio ad accettare l’idea di un matrimonio, neanche sotto sforzo.

“Sei sicura di non voler fare proprio niente per il tuo addio al nubilato?” le chiesi ingenuamente, tentando di risollevarle il morale, facendo vedere cosa c’era di positivo in tutto questo. Non avevo previsto però l’occhiata gelida che mi perforò.

“Ti devo forse ricordare cosa ne penso di questo matrimonio?” borbottò scontrosa. Scossi la testa con mezzo sorriso sulle labbra senza farmi vedere, rendendomi conto che quella non doveva essere la serata migliore della sua vita.

“No, direi di no.” Lanciai un’occhiata alla sua espressione imbronciata e non potei trattenermi dallo sghignazzare.

“Forza, sarà come togliersi un cerotto!” tentai per l’ennesima volta io, sapendo pienamente tuttavia che sarebbe stata una battaglia persa; nessuno sarebbe riuscito a levarle quell’espressione immusonita. D’altronde ci avevo provato molte altre volte prima, ma senza successo. Non osavo immaginarmi l’espressione che avrebbe avuto domani. 

“Lo spero” sbuffò lei. “Potremmo fare scambio di posto, che dici?” Era evidente che era una battuta ironica, ma il tono era tanto indispettito che sembrava dicesse sul serio. Io la guardai sconfortata. 

“Non credo funzionerà” ammisi io l’evidenza. Con un ultimo sbuffo appoggiò la schiena alla parete.

“Non vedo l’ora che arrivi il dopo” disse con voce speranzosa, immergendosi nei propri pensieri. Io sussultai leggermente.

“La luna di miele?” Lei annuì leggermente, ancora con la testa tra le nuvole. O cavoli. A causa della scenata di Emmett mi ero totalmente dimenticata di quello che dovevo assolutamente parlarle. Okay, ma ora il problema era come avrei iniziato la conversazione. Insomma, eravamo donne adulte per le quali queste cose, a quest’età, erano più che normali. Tuttavia io e Bella non avevamo mai parlato di queste cose, quindi sarebbe stato inevitabile precipitare nello stesso imbarazzo di poco prima. Deglutii profondamente, diventando improvvisamente nervosa e cercando di trovare il modo più disinvolto possibile per affrontare l’argomento. Alla fine optai di prenderla larga.

Edward non ti ha ancora detto dove ti porterà?” iniziai a chiedere io, dosando la tensione che si faceva sempre più sentire. Lei sobbalzò leggermente, tornando alla realtà dal mondo dei suoi pensieri.

“No, non ancora. Ma Alice lo sa; si sta già occupando della valigia” disse lei accigliata, con un tono leggermente più acido di prima. Non era difficile capire che non saperlo l’irritava ulteriormente. 

Quindi non sai cosa farete” continuai io, ora con voce piuttosto tremula. Sbagliai totalmente atteggiamento.

Bhè, no…” mi rispose lei, guardandomi confusa per la domanda, ovviamente senza senso. E che cavolo! Me ne poteva venire in mente una migliore, no? Ma ormai che la frittata era fatta, decisi di fare come piaceva a me: essere diretta.

“Senti, Bella, voglio parlarti” dissi con decisione. “Hai presente quando mi hai chiesto se ero vergine, oggi?” sbottai io franca e schietta. I suoi occhi si allargarono all’improvviso e le sue guance diventarono appena più colorite. Ciononostante, cercò di nascondere l’imbarazzo annuendo convinta.

Bhè, ecco, mi hai fatto pensare” continuai io, un po’ meno decisa per la sua reazione che mi contagiò. “Ho capito che tu e Edward volete…” Lei annuì ancora più decisa, facendomi intendere alla perfezione che aveva capito.

“…e… mi è sembrato… strano, per un’umana ed un vampiro. Trovavo estremamente difficile esprimermi su questi argomenti. Ora sapevo cosa doveva provare mio padre quando parlavamo di questo. “E… ne ho parlato con mio padre” aggiunsi, ricollegandomi ai miei pensieri.

“Sì, Edward mi ha detto che l’ha fatto anche lui” rispose lei, con voce uguale alla mia. Presi un respiro profondo, ora che dovevo arrivare al succo della questione.

“Ecco. Bhè…” Cercai di temporeggiare fino all’ultimo per dirglielo in maniera meno traumatica possibile. “Credo di essere d’accordo con lui sul fatto che non sia una buona idea.” Come avevo in un certo senso immaginato la sua espressione imbarazzata mutò all’istante. Ma non avevo previsto un’espressione così seria.

“Come sai che lui non è d’accordo? Ti ha parlato?” mi chiese decisa. Beccata. Tuttavia io sapevo mentire bene. 

“E’ palese, Bella!” esclamai io. “Credo di averlo abbastanza capito per essere sicura al cento per cento che lui non vuole!” Bhè, ero stata più sincera di quanto pensassi. Forse era perché Bella aveva ormai capito quando sparavo balle, o forse, molto più probabilmente, era perché sapeva com’era fatto Edward, ma non mi credette.

“Hai parlato con lui” confermò senza battere ciglio. “Ti ha chiesto lui di parlarmi di questo?” Presa contropiede, non potendo ormai negare l’evidenza, mi limitai a guardare in basso e a fare spallucce. Lei scosse la testa, prendendosi la testa con entrambe le mani.

“Lo sapevo” mormorò, irritata che Edward mi avesse usata contro di lei. Il che non era affatto vero.

“Aspetta, aspetta, Bella” ripetei io, cercando di essere più chiara. “Lui mi ha chiesto di venirti a parlare, ma sono stata io che ho deciso di farlo. Con queste parole riotteni la sua attenzione, mentre si sforzava di non guardarmi truce.

“Seriamente, Bella. Hai valutato quanto pericoloso sia e quanto costerebbe a lui?” le chiese cercando di farla ragionare.

“Certo” rispose lei senza alcun dubbio.

E hai valutato anche la prospettiva di poterlo fare dopo?” arrivai quindi io al succo. “Dopo la trasformazione tutto sarà meno rischioso. Il suo sguardo, che per tutto il tempo era rimasto fisso nel mio, lentamente si abbassò. Bella non era una sciocca; conosceva le conseguenze di questa sua decisione. Pertanto, supponevo che a sostenere la sua tesi ci fossero motivazioni molto serie ed importanti per lei.

“E’ vero” mormorò alla fine, dopo non so quanti secondi di silenzio. “Ma a quel punto io… non sarò più io.” Io non capii.

Che vuoi dire?”

“Sarò una neonata, Abi. Tu sai meglio di me cosa significa” esclamò, forse un po’ troppo forte. “Non penserò nient’altro che al sangue. Sarò totalmente succube della mia sete. E… ho paura che al confronto non sentirò neppure il bisogno di Edward” disse con una nota di preoccupazione nella voce difficilmente nascondibile.

“Ma non sarai una neonata per sempre!” ribadì allora io.

“No, ma… quanto dovrò aspettare?” continuò lei. “Se invece accade adesso riuscirò a viverlo in ogni istante, come vorrei, e come dovrebbe essere.”

Fu allora che mi venne spontaneo formulare un pensiero, forse troppo crudo, ma senza dubbio terribilmente avventato. Il problema fu che non mi accorsi che lo dissi realmente.

Edward ha aspettato tutta la sua esistenza da vampiro prima di incontrare te” mormorai tra me e me, inconsapevole di parlare. “Tu non riusciresti a fare altrettanto per lui?”

“No” mi rispose lei, senza esitazione, stringendo la fodera della coperta tra le dita. “Evidentemente Edward mi ama molto di più di quanto io ami lui. D’altronde, sono sempre stata convinta di questo” concluse con una nota dolente ed un’espressione cupa in volto. Sussultai improvvisamente. Cosa diamine avevo detto?! Da dove cavolo venivano quelle parole?! Ah! Che avevo fatto! Era stata senza dubbio la cosa più brutta che le avevo mai detto. Il giorno prima del matrimonio, poi; non poteva andare peggio! Ma lei, in quel momento, mi aveva presa sul serio, glielo vedevo dalla sua espressione.

Cercai di rimediare velocemente.

“Non è assolutamente vero, Bella!” esclamai io, sul punto di urlare. “Non è mica una gara a punti, dove è migliore chi ama di più! E poi, insomma, tutte le volte che gli hai dimostrato il tuo amore, la maggior parte delle quali implicavano la morte, non ti bastano?” le feci notare io. Mi guardò con la stessa identica espressione ancora per un bel po’.

“Su questo hai ragione” mormorò alla fine. Allorché ricadde ancora il silenzio. Io d’altro canto, lascia scorrere i secondi, dandole tutto il tempo per pensare. La sua espressione si fece sofferente, mentre si sorreggeva con una mano il mento, rivolgendo gli occhi fuori dalla finestra, come se la risposta alle sue preoccupazioni si trovasse al di là di quel vetro.

Non era affatto mia intenzione rovinarle l’unico motivo per cui sarebbe riuscita a sopportare la cerimonia di domani, ma, prima di decidere, volevo che prendesse in considerazione ogni aspetto. Si rivolse alla fine a me, con espressione immutata.

Abigail, dici davvero che…” si interruppe all’istante, sospirando profondamente. Si prese la testa tra le mani, come per paura di vedersela rotolare sul pavimento da un momento all’altro.

Abigail, dimmi cosa devo fare.” A quell’affermazione detta così su due piedi rimasi per alcuni secondi paralizzata. Bella mi guardava con occhi preganti, supplicandomi di darle una risposta. Aveva imparato da tempo a fidarsi di me, e al momento, anche e soprattutto per causa mia, aveva fatto una delle cose che, lo sapevo, la mandavano totalmente in panico: si era ricreduta. A tal punto che ora non aveva più la minima idea di cosa fare.

La cosa più giusta, in quel momento, sarebbe stata quella di dirle di lasciar perdere, rinunciare a questa sua esperienza, ma non era affatto la più corretta. Ero certa che, se io le avessi detto cosa doveva fare, lei lo avrebbe seguito senza indugi: in pratica avrei deciso io per lei. Ma chi diamine ero io per decidere come Bella avrebbe dovuto vivere? Chi ero io per prendere le decisioni al posto suo? Doveva farlo esclusivamente lei, punto e basta. Fu così che decisi di non rispondere alla sua domanda.

“Non posso dirti niente, Bella” risposi terribilmente seria “Sta a te decidere”

Bella non mi rispose, si limitò a guardarmi immobile. Di certo una risposta del genere da me non se l’aspettava. Soprattutto, non si aspettava che l’avrei lasciata sola nel dubbio.

Bene, avevo ufficialmente rovinato la serata. Per la tensione che si era creata, non parlammo molto. Anzi, non parlammo affatto. Tempo cinque minuti, e Bella si era già infilata sotto le coperte: chiaro segnale che era ora di andare a dormire. Seguii il suo esempio e mi accucciai ai piedi del letto, neanche fossi un cagnolino.

Oltre che la serata, le avevo rovinato anche il sonno; la sentii per tutta la notte muoversi sotto le coperte. E mi sentii terribilmente in colpa; ero stata troppo avventata, non dovevo pormi in quel modo. Avevo sbagliato tutto. Per non parlare di quella cavolo di frase, che da chissà dove mi era uscita! Fu così che quella notte la passai in bianco anch’io, pensando a quello che avevo fatto, ma soprattutto, cosa sarebbe successo se avessi imposto la mia decisione a Bella.

 

 

 

 

 

Ed eccoci arrivati finalmente a Breaking Dawn! Premetto subito una cosa: il quarto libro, personalmente, è stato quello che mi ha soddisfatta di meno. Pertanto, a differenza degli altri, sarà il libro che stravolgerò di più, pur cercando sempre in linea di massima di seguire la trama originale. Un primo esempio è stata la domanda di Bella all’inizio capitolo; sinceramente, non ce la vedo fare domande del genere. Tuttavia il motivo per cui ho deciso di inserirlo è stato... perché mi andava di farlo, e che cavolo! E’ o no la mia fanfiction? XD

Secondo punto della fan fiction: ebbene sì, ai licantropi piace la break dance! XD Non so se sia da Seth o no, ma ce lo vedo benissimo fare break dance!

Lo so, come andamento questo capitolo è un po’ lento. Ma voglio ricordare che nel prossimo ci sarà il matrimonio e… vi ricordate che seguo più o meno la trama della saga, no? eh eh eh eh! 

Concludo allora ringraziandovi, per la ventiquattresima volta tutti voi, ad essere precisi, che mi sopportare con i miei ritardi (che fino ad adesso non ho rispettato XD ) e di essere così pazienti da riuscire ad aspettare fino a luglio.

Un grosso bacio a tutti quanti!!!

 

X __cory__: Eh già, c’hai avuto ragione te, Sir Cullen è rimasto uguale a prima, a quanto pare XD e forse, a dirla tutta, in questo capitolo si è mostrato anche un po’ opportunista; ma trattandosi di Bella, mi sembra che sia stato normale per lui. Poi, hai ragione, è stato brutto che Bree non si ricordasse di Abigail; ma sarebbe stato molto più brutto e tragico se si fosse ricordata di lei, fidati. Per quanto riguarda a un possibile collasso da parte della mia protagonista, c’ho pensato seriamente, visto che più avanti si va, più diventa dura per lei XD.

Mi dispiace, forse ti ho delusa a non inserire un incontro all’ultimo sangue tra Abigail e Bella; ad essere sincera fino al penultimo capitolo ero convintissima che avrei scritto il dialogo che si sarebbe svolto tra le due, ma all’ultimo minuto ho cambiato ideata, perché sapevo che non sarebbe stato poi così interessante (mi dispiace, ma sarebbe stata proprio poco verosimile una scena da pugilato tra Bella ed Abigail XD).

Mmmhhh… le tue supposizioni sono molto interessanti, ma staremo a vedere, staremo a vedere… :) Lo sai che non posso dire proprio niente al riguardo, vero? Non commento, non commento!

Noooo! Ma come nessuna domanda? Da te! Mi deludi! Allora, la prossima volta ne voglio come minimo venti, sul prossimo capitolo, sulla storia in generale, se vuoi puoi farmi anche domande senza senso, ma ne voglio venti, chiaro? XD

Grazie mille e un bacione grosso anche a te!!

 

X Elvira910: a quanto pare, le tue speranze si sono realizzate, finalmente! Hai ragione, Bella come personaggio è abbastanza negativo, sia nella mia ff che nella storia originale, ma devo dire però che anche Edward e Jacob c’hanno avuto i loro piccoli e grandi difettucci che non hanno esitato a mostrare… Per quanto riguarda l’amicizia tra Edward e Abigail, mah, amicizia ora come ora è una parola grossa, ma forse qualcosa più avanti cambierà.

Grazie tantissimo per aver commentato! Un bacio!

 

X mylifeisabeautifullie: Uau! Hai lanciato una nuova idea per delle magliette! “Jake, fa la scelta giusta = Abi”! Ci starebbero però, forse lo convinciamo davvero a farlo XD. Grazie mille per gli auguri di Natale, ma soprattutto per i tuoi complimentozzi che non mi fai mai mancare! Grazie anche moltissimo per il consueto commento! Un bacio grande grande!

 

X Franny97: Mmhhh… è una mia impressione, o più si va avanti e più i tuoi commenti si fanno lunghi? Vedo che questa volta non ti sei accontentata di lasciare un commento solo, bensì due! Cosa mi devo aspettare la prossima volta? Pubblicherai direttamente un commento come fan fiction? XD Scherzi a parte, e già che ci siamo, mettiamo da parte anche la tua autostima sottozero, che non ha motivo di essere tale, perché di persone che mi recensiscono in questo modo, ancora non ci son state, passiamo alla risposta al tuo commentoneoneoneone. Credo che ti faccia felice sapere che con la tua venerazione ora mi sono montata la testa e mi credo chissà chi. Comunque, ma chissà perché questa volta hai iniziato a commentare dal fondo, chissà, chissà, chissà… XD.

Mmmhhh… non credo servirà la ‘truppa del mistero’ (Nota Bene il penoso richiamo alla ‘truppa matrimoniale’), forse hai ragione tu, è stata sicuramente la botta in testa, che ha fatto Abi propensa a scene piuttosto teatrali per dimostrare i suoi sentimenti, non lo metterei in dubbio. Poi, alla tua affermazione “Probabilmente volevi sottintendere che se non me ne fossi andata all’ istante sarei saltata addosso a Jacob senza alcun ritegno” vorrei rispondere con: non esattamente, diciamo che era la solita uscita teatrale di Abigail XD. No! Io non definirei affatto Jacob ‘maniacale’! Voglio dire, in rapporto con i diciassettenni di oggi, Jacob si è dimostrato un monaco di clausura XD, come d’altronde Abigail una suora di convento! (ehm… no, non ho idea di che cosa sia un pedobear, ma grazie per avermi culturalmente arricchita!). Allora, allora, allora, aspetta l’ultimo capitolo, poi vediamo di fare una classifica. Perché non hai ancora visto niente, ragazza! Ah ah ah!

Poi, tu hai scritto “non farmi ancora attendere, o le persone si stancheranno delle indecisioni”. Ti correggo, tutti si sono già stufati delle indecisioni, io compresa! Ma d’altro canto, in un certo senso anche tutto Eclipse originale è fatto delle indecisioni di Bella, che non sa scegliersi tra Edward e Jacob, quindi meglio andarci giù pensati con le indecisioni, almeno così sono sicura di seguire la trama del libro XD. Scherzi a parte, hai ragione. Ma il momento arriverà, te l’assicuro (pensa che devo seguire la trama del libro e pensa a che punto della storia siamo arrivati adesso, pensa, pensa!), ma purtroppo, come ben tu sai, non posso dirti altro!

Uau, che male alle dita! Hai scritto davvero tantissime cose, e mi dispiace non aver risposto a tutte le tue riflessioni, che sono davvero tantissime, spero tu capirai.

Devo ammetterlo, cara mia Abi, che questa volta hai davvero superato te stessa. Ho seriamente paura per la prossima recensione.

Non posso fare altro di più sincero che mandarmi un enorme bacio via web! Smack!

Ancora moltissime, e moltissime grazie! :)

 

NB: mmhh… non lo so, non ci vedo molto bene Abigail regalare fiori a Jacob. Però è interessante questa cosa del fiore (mi puoi dire anche che fiore è?)

 

X nes_sie: mmmh… influenza negativa di chi? Chissà, chissà… XD Sì, è strano vedere Edward in un atteggiamento diverso, ma almeno, finalmente, ha cambiato modo di comportarsi anche se per poco, dimostrandosi meno noioso di sempre!

Mi dispiace! Alla fine non ho deciso di inserire il dialogo tra le due; non mi veniva l’ispirazione e non sarebbe stato interessante. Comunque a prescindere non avrei inserito nessun duello stile western, te lo posso garantire XD.

Oh! Direi che ti meriti un applauso *CLAP*, perché hai centrato il tema fondamentale di questa fan fiction; cosa pensa Abigail sul rimanere umana? Mi dispiace, ma non posso dirti niente di più di quello che ho già scritto, perché quest’argomento giocherà una parte fondamentale nel finale che ho previsto. Spero di esserti stata esauriente :). Purtroppo, come ben sai, non posso rispondere a tutte le constatazioni che hai fatto nell’ultima parte :(. Non commento, non commento!! Ma ti posso benissimo, anzi, devo, ringraziarti di cuore per i tuoi commenti sempre presenti! Un bacione enorme ed un grazie ancora più grande!

 

X Newdark: mmmhh…, amici. Essere amici è banale. Diciamo che il loro è un rapporto ‘un po’ conflittuale, ma quando serve un amico c’è sempre l’altro che ti viene in soccorso’. Chiaro, no? XD Allora, che Jacob sia un cretino, non è una novità e lo sarà sempre, quindi mettiti il cuore in pace, che ne farà, ne farà di cavolate anche per molto XD. Grazie ancora tantissimo per i tuoi splendidi complimenti e per gli auguri che mi hai fatto!! Spero che la mia storia continuerà ancora a coinvolgerti ed appassionarti! Un grosso bacio!

 

X KaytheAngel: spero davvero che non ne sei rimasta delusa!! Grazie ancora moltissimo per il commento! Alla prossima!!

 

X Ossequi_Monet: ohh… sono rimasta atterrita dal tuo commento. E’ uguale allo stile che il New York Times, il Rolling Stone e riviste di questo calibro usano per i commenti! Scherzi a parte, sono contenta che si noti che il parallelismo con la storia originale sia rimasto immutato, ma soprattutto mi sento gratificata dal fatto che tu abbia paragonato la mia fanfiction ad una droga, in pratica! Grazie ancora per il commento! Spero che anche in seguito la mia storia ti soddisferà! Alla prossima!

 

 

 

 

   
 
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