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Autore: Nami88    25/02/2011    3 recensioni
PRIMA DI OGNI COSA: CONSIGLIO DI LEGGERE L'EPISODIO I PER POTERE COMPRENDERE I FATTI E IL MOMENTO STORICO DI QUESTA STORIA.
Avevamo lasciato Nami con il cuore infranto e carico di odio.
Avevamo lasciato Zoro confuso e spaventato.
...Come li ritroveremo? Se ve lo dicessi finirei per rivelarvi la trama per intero, che nella sua complessità è piuttosto semplice. Preferisco invece usare queste parole per raccontarvi cosa succederà: "Quando un uomo è disposto a mettere da parte l'onore, è sempre per il bene qualcun'altro".
Nota: ALCUNI DEI PERSONAGGI UTILIZZATI PER QUESTA FANFICTION NON SONO DI MIA PROPRIETÀ' MA VENGONO UTILIZZATI NEL RISPETTO DEL PROPRIETARIO E DEI RELATIVI COPYRIGHTS. ALTRI SONO INVENTATI E L'INTERA STORIA E' ORIGINALE, E FRUTTO DELLA FANTASIA.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fece un passo in avanti: aveva deciso di salire. Il cuore di Nami esplose definitivamente. Doveva cercare di trattenere le parole e i pensieri e i gesti, tutto in lei andava a mille all’ora.
Lui attese un secondo e fece un altro paio di passi in avanti. Nami aveva percepito che il ragazzo aveva posato la mano sulle spade a mo’ di appoggio, perché le sentì “sibilare” al suo tocco. Era sempre stato un gesto ricorrente.
“Cosa faccio ora? Cosa gli dico?!”.
Non era il momento di usare la carta dell’orgoglio per urlagli contro e trattarlo male (il che spesso e volentieri accadeva malgrado le intenzioni fossero diverse); da un lato avrebbe voluto parargli e chiedergli scusa e dirgli che aveva capito di aver sbagliato tre anni prima, dall’altro forse non era il caso, non era il momento. Che confusione. Era certa però che per una volta non doveva urlare. Finalmente prese il coraggio a quattro mani e in un solo respiro si voltò di scatto, incrociando le dita dietro alla schiena e disse:
« Ciao Zoro » con il sorriso più ingenuo e involontariamente ammiccante che riusciva a fare.
Lo spadaccino non rispose subito e mentre Nami aspettava che Zoro dicesse qualcosa, non poté fare a meno di guardarlo. Lui. Il pezzo mancante di quell’ incantevole puzzle. Un ragazzo alto e muscoloso, i capelli verdi splendenti e lo sguardo tenebroso fisso su di lei. Una camicia bianca dal collo aperto e tre spade fedeli al fianco. Pantaloni neri e stivali. Qualche cicatrice in più anche per lui ma era sempre Zoro.
Osservandolo meglio, Nami si accorse che qualcosa non andava: c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi; lo sguardo era severo e cupo. Non era lo sguardo che ricordava. Il suo sorriso da civetta scomparve quasi immediatamente dalla labbra.

« Che fai qui? » chiese Zoro senza emozione.

Nami s’incupì e strinse i pugni dalla rabbia ma cercò di restare il più calma e rilassata possibile. Niente carta dell’orgoglio, niente carta dell’orgoglio. Non era poi tanto cambiato quel babbeo.
« Credevo che tu non ci fossi…insomma non ti ho visto e… ».
Cercava di farfugliare qualunque cosa le venisse in mente purché la facesse restare calma.
« Voi donne arrivate subito alle conclusioni più assurde. Nemmeno io mi aspettavo di trovarti qui. La tua amica ci aveva avvisati di averti trovata, stava organizzando qualcosa. Li ho visti a terra ma non mi hanno detto che fossi già qui. Comunque, ho solo portato le spade ad affilare. Ora scusami, ho bisogno di una doccia e di dormire » e se ne andò, in silenzio come era arrivato.
« Sei sempre il solito idiota!!! » cominciò a ringhiare Nami. Era isterica e furibonda.
« E tu la solita strega. Questo non è più il tuo posto, non lo è più da tre anni ormai » disse allontanandosi.
La rabbia di Nami salì alle stelle e gli occhi diventarono ben presto lucidi. Era un vulcano pronto ad esplodere. Le sembro che una freccia dritta al cuore le avesse tolto il respiro.

Qualche minuto più tardi, gli altri salirono a bordo. Robin raggiunse Nami per prima.
« Piaciuta la sorpresa? » chiese eccitata.
« Oh sì, non immagini quanto sia felice ora. Maledetto troglodita rozzo e ignorante »
« Non dirmi che... »
Ma non ebbe il tempo di finire la frase perché Rubber si insinuò nel discorso.
« Ehi Nami come tuo ex capitano ti ordino di unirti a noi questa sera per cena! Hai per caso visto Zoro? » mentre Chopper e Franky portavano in cucina alcune delle scorte brontolando qualcosa sotto i baffi.
« Non c’è bisogno che me lo ordini Rubber. Rimango volentieri. Zoro…è...andato a farsi una doccia e a dormire »
« A dormire? Ma come? Abbiamo un ospite e non resta a cena? Mi sentirà, ora vado a dirgliene quattro! »

Il buio calò presto e ormai era ora di cena. Sanji aveva preparato dei piatti deliziosi in onore di Nami. Dalla nave venivano voci che cantavano in maniera del tutto stonata, urla e risate. Era un bel po’ di tempo che Nami non si divertiva così. Mentre Chopper e Rubber intonavano un coro, accompagnati dal musicista di bordo Brook, Nami iniziò a pensare che forse quello non era veramente il suo posto, non più oramai. Non riusciva proprio a farne a meno. Era come se si sentisse un’ospite davvero, non più parte di quella famiglia.
Erano tutti così diversi...Anche lei lo era ma solo fisicamente perché in effetti trovandosi di nuovo in quel luogo le sembrava di non essere cambiata affatto quasi come se il tempo per lei si fosse fermato e avesse ricominciato a scorrere solo una volta salita a bordo, mentre ognuno dei suoi compagni sembrava profondamente cambiato. Rubber era il solito sciocco e svampito, ma sembrava più adulto e più maturo. Chopper era molto cresciuto e sia lui che Usop non sembravano più tanto piagnucoloni e fifoni. Anzi, Usop aveva tutta l’aria di un vero bucaniere. Franky, Sanji, Brook e Robin erano già adulti non c’era molto da cambiare in loro, se non che Sanji sembrava più consapevole e sembrava avesse smesso di essere un inguaribile farfallone.
Era piena di gioia nel rivederli tutti lì come un tempo ma allo stesso modo non riusciva più a sentirsi parte integrante della ciurma. Così, colta da un momento di malinconia, si alzò stando attenta a non attirare l’attenzione e silenziosa uscì sul ponte. Robin la vide ma non la trattenne, né domandò spiegazioni.
Zoro non si era fatto vedere; forse dormiva ancora, probabilmente in attesa che fosse la giusta ora per allenarsi, non era nemmeno sceso per cena quindi poteva stare tranquilla di non trovarselo al seguito.
Pochi minuti di tranquillità nell’ammirare le stelle ed ecco di nuovo quei passi che la colsero impreparata. Non si voltò nemmeno, era troppo arrabbiata con lui. Lei voleva stare lì, sarebbe stato lui a sloggiare.
Rimase appoggiata al bordo della nave leggermente sporta in avanti, completamente indifferente ma ecco che i passi incalzavano lenti verso di lei, il suo cuore non poteva resistere.
Si fermò dietro di lei, a pochi centimetri. Era così vicino che poteva sentirne il calore, sembrava stesse bruciando.
Lo sentiva respirare. Il respiro lento e imperturbabile che ricordava chiaramente.
Cosa voleva? Che cosa stava aspettando? Perché non diceva niente?
Come aveva fatto poche ore prima, decise di intervenire per prima perché le dava molto più sui nervi sentirsi osservata; cercò il coraggio in lei e si voltò. Era così alto, molto più di quello che ricordava e molto più vicino di quel che si aspettava, tanto che dovette indietreggiare sulla ringhiera e addirittura sporgersi fuori per non sfiorarlo. Sfiorarlo o addirittura toccarlo sarebbe stato imbarazzante da morire. Aveva la bandana sugli occhi e Nami poteva intravedere solo l’ombra del suo sguardo. Quando aveva la bandana non era mai un buon segno. Possibile che fosse ancora arrabbiato dopo tanto tempo? Zoro non era uno che portava rancore ma in effetti Nami l'aveva combinata grossa. Qualcosa non andava davvero.

Non ce la faceva più a sostenere quello sguardo così truce. Per rompere il ghiaccio, disse la prima idiozia che le passò per la testa:
« Anche tu qui? » gli chiese abbozzando un mezzo sorriso.
Zoro ancora la fissava dall’alto. Le mani erano appoggiate sulle spade. Improvvisamente, spostò la mano sulla Wado Ichimonji e tenendola stretta, spinse l’elsa con il pollice sfoderando un paio di centimetri. Nami osservò il gesto sconcertata poiché Zoro sembrava sicuro di quel che stava facendo e non accennava a spostarsi. La lama scintillò alla luce della luna.
« E’ l’ora dell’allenamento ».
« C-cosa? » chiese Nami quasi distratta.
« Ho detto: è ora dell’allenamento. Vattene, mi disturbi ».
« Le abitudini non sono cambiate vedo. Immagino che dormirai ancora tutto il giorno senza alzare un dito allora ».
« Non provocarmi ».
« Ma che bella accoglienza Zoro. Sai che non mi fai paura, sei solo uno stupido scimmione tutto muscoli e niente cervello ».
« Tu dici? » chiese, sfoderando un altro paio di centimetri.
Nami non osò replicare.
« Ok, me ne vado! Datti una calmata! » e piano piano si scostò, stando attenta ancora una volta a non sfiorarlo. La verità era che avrebbe voluto stringerlo anche se lui l’avrebbe scostata e allontanata e avrebbe pensato che era matta da legare, ed era una sensazione strana perché fino a qualche tempo prima abbracciare quel cavernicolo pigro e un po’ svampito non era nemmeno sulla lista delle cose da fare.
Mentre lui restava più immobile di una statua, freddo e duro come il marmo, Nami lo accostò e sospirò a testa bassa. Di nuovo quel profumo, era proprio il suo ne era certa.
« Hai vinto Zoro. Me ne andrò. Una volta tanto devo darti ragione: non è il mio posto. Non più…Ti prego, non farne parola agli altri fino a domani. Voi partirete dopodomani e così sarà tutto finito, e dire che per un attimo avevo anche pensato di…ah, che sciocca che sono. Stammi bene. Buonanotte ».

Robin la stava aspettando nella loro vecchia stanza, ormai si era fatto tardi.
Tutto era rimasto come prima. Chissà se l’avevano preparata per l’occasione o se era sempre rimasta così.
« Tutto bene Nami? Non è cambiato praticamente nulla hai visto? Il tuo letto è ancora fatto! » disse facendole l’occhiolino.
« Beh in realtà mi sembrate molto cambiati, tutti…o quasi tutti… »
« Con quel “quasi” ti riferisci per caso a…Zoro? ».
Nami sospirò qualcosa sottovoce.
« Ti sbagli invece - disse Robin, intenta a giocherellare con i  propri capelli – E’ molto, molto cambiato da quando ci hai lasciati. Se ti stai chiedendo il perché si comporta in questo modo te lo spiego volentieri prima che cominci a pensare cose strane…come ad esempio che lui ti odi. Dunque, cerca di seguirmi perché è molto semplice: lo conosciamo tutti, sappiamo che non è il tipo da portare rancore: io credo che non l’abbia mai avuta con te nemmeno dopo il modo in cui l’hai trattato, anche se (siamo sinceri) ne avrebbe avuta ragione e lo sai. Penso semplicemente che si sia…annullato…sì, mi sembra il termine adatto - disse Robin in tutta tranquillità - E’ diventato una specie di fantasma armato di spada che di giorno scompare ed esce di notte per allenarsi. Non litiga nemmeno più con Sanji, perché chiaramente Sanji non ha più delle mire…voglio dire, lo sbruffone lo fa lo stesso con me ma a Zoro non dà fastidio, se capisci cosa intendo. Lui mangia, combatte e dorme. Nient’altro. Con te per lo meno parlava…più o meno. Sono certa che da quando te ne sei andata si senta profondamente solo » concluse sorridendo.
Nami non sembrava convinta e Robin incalzò la dose.
« Perdona l’ironia – sorrise – ma ti sembra che Zoro abbia sempre avuto quello sguardo da assassino? ».
Cercò di ricordare meglio. No, Zoro non aveva mai avuto quello sguardo. Era fiero e spavaldo, ironico e sempre pronto alla battaglia ma nemmeno nelle situazioni più difficili aveva mai avuto quello sguardo minaccioso. Non c’erano più fierezza e spavalderia, c’era solo…vuoto…vuoto e buio, forse.
« No, forse no ».
« E cosa pensi significhi? »
« Non lo so… »
« Non posso credere che una ragazza intelligente come te non se ne renda conto » la canzonò divertita. « Si è annullato perché in un secondo il mondo gli è crollato addosso. So che sembra ridicolo per una persona come Zoro ma sono convinta che nel momento in cui gli hai detto che non lo avresti mai perdonato, le sue certezze siano crollate una dopo l’altra. Forse non era più sicuro di ciò che era giusto e cosa sbagliato: credeva di aver fatto del suo meglio per salvarti e come sempre l’hai trattato a pesci in faccia. Come ti dissi tanto tempo fa, non si trattava di una dormita sul ponte mentre gli altri lavorano o di una vela non ammainata...E’ come se avesse subito una sorta di....rottura interiore. Tanto grande quanto grande era il suo dolore. Ha deciso di annullarsi per non dover più scegliere tra cosa è giusto e cosa no. Quella di Pauly fu l’ultima volta. Zoro da allora ha sempre continuato a svolgere il suo compito in maniera egregia, sempre fedele a Rubber, sempre il suo braccio destro ma nelle sue azioni non c’è più sentimento, nessun tipo di emozione o volontà. Esegue gli ordini, niente di più. Non prova più emozioni. Sopravvive, nient’altro. Non biasimarlo se si comporta così. L’unico tra noi che ha il diritto di giudicarci è Rubber, se lui non lo fa non devi farlo nemmeno tu e anche questo discorso mi sembra ti sia stato fatto tempo indietro, o sbaglio? Oltretutto, chi meglio di te può comprenderlo?...Non voglio darti la colpa Nami ma devi cercare per una volta di metterti nei suoi panni, per una sola volta. Ora che hai compreso di aver sbagliato tre anni fa potresti cercare di essere gentile...lui non è guarito come hai fatto tu...Non sei d’accordo? ».
« Se pensavi già tre anni fa che avevo sbagliato perché non me ne hai parlato allora? Perché non mi hai impedito di andarmene? » chiese Nami cambiando argomento.
Robin sorrise. « Non era la soluzione giusta, per lui e per te. Eri troppo scossa e non sarebbe cambiato nulla. Dare tempo al tempo è ciò la storia ci insegna. Ero certa che prima o poi avresti compreso, non ne ho dubitato per un solo istante. Cercare di farti restare e farti vedere come stavano le cose realmente sarebbe davvero stato uno sforzo vano, sei troppo orgogliosa e testarda. Scusami se hai sofferto ma era giusto che le cose andassero così, che comprendessi sulla tua pelle cosa significava. Scusami davvero ».
Nami si mise a ridere inaspettatamente.
« Sei davvero straordinaria Robin ».
« E poi, fatto non trascurabile, cosa ti aspettavi? Che ti saltasse addosso dopo il modo in cui l’hai trattato? Se anche l’avesse vissuta diversamente non credo ti avrebbe accolto in maniera diversa. Sicuramente sarebbe stato imbarazzatissimo e dopo essere diventato rosso avrebbe iniziato a farfugliare qualcosa senza senso per poi iniziare a brontolare come suo solito… ».
« Avevo pensato di parlargli sai ma dopo averlo visto in questo stato non sono più tanto convinta che sia la cosa migliore. Non lo capisco proprio quello! Ho già sofferto troppo…forse è meglio mettere davvero la parole fine in tutta questa storia. Voi partirete dopodomani e io resto qui quindi…. »
« Resti qui? Credevo volessi partire… »
« Sì, con te...non con... aaahhh! Ne parleremo domani. Buonanotte » ringhiò da sotto il cuscino.
« Buonanotte, ragazza cocciuta! ».
   
 
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