Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare Suocere, o meglio Suocera F: Grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia, spero che continuerai a leggerla, ne sarei molto contenta. (:
E grazie anche a chi l'a messa tra le preferite o seguite, spero che anche voi, che l'avete letta in silenzio, apprezziate il prossimo capitolo
Ora direi che vi lascio alla lettura.
Superficiale.
‘Reb,
non ne posso più.’ Dico sconsolata, chiudendo con
estrema lentezza il libro,
per poi buttarlo bruscamente nello zaino. ‘Usciamo?’
‘Non
pensi che sarebbe meglio finire di studiare?’ Ha uno sguardo
talmente serio e
concentrato che quasi non la riconosco più. Dov’è
la mia migliore amica, cosa le avete fatto? Brutti alieni, lo sapevo
che prima
o poi sareste arrivati.
‘Non
ho intenzione di passare anche la prossima ora su cose incomprensibili
che non
capirò mai.’ Le dico convinta, per poi alzarmi e
cominciare ad infilarmi le
scarpe, tanto la sua risposta già la immagino.
Mezzora
dopo, infatti, camminiamo per le vie del centro del nostro paesino,
alla
ricerca di un bar dove rifugiarci, magari con l’aria
condizionata, perchè il
caldo è insopportabile.
L’insegna
luminosa del bar ‘Love n’ Rockets’ sembra
quasi un’ancora di salvezza in nel
bel mezzo del mare in tempesta. Entriamo e ci sediamo sui divanetti
neri in
pelle vicino al bancone. Un ragazzo alto e magro, con un atteggiamento
alquanto
ambiguo, in certi momenti fa quasi pensare ad una ragazza, ci prende le
ordinazioni.
‘Io
un gelato, panna e fragola.’ Rispondo e sorrido, Reb ordina anche lei un
gelato al puffo.
Mentre il cameriere torna al bancone, arrivano Amelie e Jessica, altre
due
amiche, che si siedono con noi.
Amelie
è una mia lontana cugina, nonchè mia buona amica.
E’ un po’ rotondella, ma ha
un viso molto dolce e delicato, gli occhi verdi grandi e curiosi si
guardano intorno,
alla ricerca di qualcosa, o qualcuno.
Forse
non riuscirò mai a trovare una confidente migliore di lei,
è tutto ciò che si
può paragonare a sincerità, sa ascoltare e dare
consigli. Forse il suo unico
difetto è che è troppo buona, non sa trattare la
gente come se lo merita, e
tende a perdonare anche ciò che antrebbe semplicemente
eliminato.
Mentre
Jessica è il contrario, in tutto. E’ magra e
minuta, ha una chioma bionda folta
e indomabile, occhi neri come la pece e viso sottile. Per quanto
riguarda il
carattere, spesso e volentieri si potrebbe definire stronza, non ha
peli sulla
lingua, non si fa problemi per liquidare le persone. Per conoscere il
suo lato
buono e adorabile, c’è da lavorarci parecchio, fa
fatica ad aprirsi con le
persone, spesso e volentieri preferisce fare la dura, ma in fondo
è molto più
fragile di come vuole far credere.
‘Ragazze,
avete visto quello nuovo?’ quasi grida Jess con il solito
sorrisino di chi la
sa lunga stampato in faccia.
‘
Longhi, dici?’ risponde con una faccia del tutto indifferente
Reb, l’altra
annuisce.
‘Superficiale.’
Ne sono sicura, è superficiale esattamente come Viviana e il
resto del gruppo oche e asini montati.
‘Non
pensi di essere un po’ esagerata, Ali?’ Amelie e il
suo solito modo di fare
troppo dolce.
‘Per
nulla.’
‘Ehm,
parli del diavolo..’ tenta di dire la mia migliore amica
guardando in fondo
alla sala, ma ho già capito perfettamente. ‘E
spuntano le corna.’ Completo
infatti.
Davide
Longhi è seduto su un divanetto di pelle, e una bionda
ossigenata, tutta tette e niente cervello, è
seduta
proprio in braccio a lui. Si slinguazzano senza pudore, davanti a
tutti, mentre
i loro amici ridono e scherzano tranquillamente. Lui le palpa il sedere senza farsi
problemi di quello che
la gente potrebbe pensare, superficiale e
stupido, dicevo.
La
bionda, forse sentendosi osservata, si stacca da lui e si gira verso di
noi,
sorridendo e accavallando le gambe con fare superiore. Davvero non si
rende
conto di quanto è ridicola.
Mi
viene quasi spontaneo infilarmi le dita in gola con fare teatrale, per
poi far
finta di vomitare e sorriderle di rimando.
1
a 0 per me, bionda
ossigenata dei miei stivali.
‘Ali,
avevi ragione.’ Risponde mia cugina schifata forse anche
più di me.
Io
scoppio a ridere, e insieme a me tutte le altre, altro non si
può fare, davanti
ad una tale scena.
Il
giorno dopo appena arrivata in classe insieme a Reb, mi dirigo verso il
mio
banco, l’ultimo in fondo alla classe, ma una spiacevole
visione mi blocca.
‘Te
che ci fai qui?’ chiedo con disprezzo al biondo che non si
scompone
minimamente.
‘Mi
siedo e aspetto che inizi la lezione.’ Risponde sicuro di
sè lui, senza neanche
degnarmi di uno sguardo.
‘Magari
sei un po’ stordito, eh. Il tuo posto è qui,
vicino all’oca.’ Indico il banco
davanti al mio, vicino a Viviana che sentendosi chiamata in causa si
gira, alza
il medio nella mia direzione, e poi si rigira.
‘No,
io sto qui, la tua amica ha detto che va bene.’ Dice lui
riferendosi a Rebecca,
che mi guarda e sorride facendo finta di niente.
Sono sempre più
convinta
dell’esistenza degli alieni.
Svogliatamente
butto a terra lo zaino e mi siedo sulla sedia accanto alla sua,
appoggio i
piedi nel sottobanco e la schiena al muro, per nulla pronta a sentire
una
noiosa lezione della De Santi.
Lui
apre il libro e lo mette in mezzo ai due banchi, forse intuendo
l’assenza del
mio, che è rimasto a casa, insieme a quello di matematica
che ieri ha
tormentato il mio pomeriggio.
‘Grazie.’
Sputo con una volce che non ha proprio nulla di gentile, lo faccio solo
per
educazione. Lui ghigna, forse soddisfatto di se stesso, e torna ad
ascoltare la
voce acuta ed irritante della De Santis.
All’usicta
da scuola, per mio sfortuna, La bionda ossigenata è
presente, inpaziente di
vedere il suo amore.
Longhi se la
mangia con gli occhi, quasi, e appena ne ha a possibilità
quasi le salta
addosso, ovviamente se la ripassa per bene. Lei non ne sembra di certo
dispiaciuta, e gli si struscia addosso come una gatta morta,
guardandomi e
sorridendo. Porta le mani in bocca e ripete il gesto che io le ho
gentilmente
rivolto ieri, in modo molto più volgare, e accompagnato da
un bel dito medio.
Ok, gatta morta bionda
ossigenata, 1 a 1.
‘Già
la odio, quella lì.’ Dico rivolgendomi a Reb con
la voce da bambina e un
broncio che farebbe morir dal ridere chiunque.
‘Non
è che sei gelosa, Alice?’ chiede la mia amica
sospettosa, l’idea di me gelosa
di quei due mi fa vomitare anche più della scena di prima.
‘Ma
scherzi, Reb?’ grido schifata, cominciando poi a camminare
verso la fermata del
pullman, insieme a lei che non smette però di guardarmi
sospettosa.