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Autore: Ionela    25/02/2011    0 recensioni
Sono tutti stupidi, e amano divertirsi, sono ragazzi. Non pensano di certo a trovare l'amore della loro vita, la vita va vissuta come viene, non programmata. Lo pensa Ali, e pure Davide, lo pensano Rebecca e Viviana, lo pensa il prof di Matematica, filosofo e chitarrista, e persino la De Santi. Ma se l'amore arriva lo stesso?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve,  eccomi qui con il secondo capitolo, ebbene sì, la storia comincia a piacere pure a me. u.u
Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare Suocere, o meglio
Suocera F: Grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia, spero che continuerai a leggerla, ne sarei molto contenta. (:
E grazie anche a chi l'a messa tra le preferite o seguite, spero che anche voi, che l'avete letta in silenzio, apprezziate il prossimo capitolo
Ora direi che vi lascio alla lettura.

Superficiale.

‘Quindi devi moltiplicalo per il primo, poi per il secondo, hai capito?’ Reb parla a vanvera da almeno due ore, senza però ottenere la mia attenzione, che di matematica non ne voglio sapere niente.

‘Reb, non ne posso più.’ Dico sconsolata, chiudendo con estrema lentezza il libro, per poi buttarlo bruscamente nello zaino. ‘Usciamo?’

‘Non pensi che sarebbe meglio finire di studiare?’ Ha uno sguardo talmente serio e concentrato che quasi non la riconosco più. Dov’è la mia migliore amica, cosa le avete fatto? Brutti alieni, lo sapevo che prima o poi sareste arrivati.

‘Non ho intenzione di passare anche la prossima ora su cose incomprensibili che non capirò mai.’ Le dico convinta, per poi alzarmi e cominciare ad infilarmi le scarpe, tanto la sua risposta già la immagino.

Mezzora dopo, infatti, camminiamo per le vie del centro del nostro paesino, alla ricerca di un bar dove rifugiarci, magari con l’aria condizionata, perchè il caldo è insopportabile.

L’insegna luminosa del bar ‘Love n’ Rockets’ sembra quasi un’ancora di salvezza in nel bel mezzo del mare in tempesta. Entriamo e ci sediamo sui divanetti neri in pelle vicino al bancone. Un ragazzo alto e magro, con un atteggiamento alquanto ambiguo, in certi momenti fa quasi pensare ad una ragazza, ci prende le ordinazioni.

‘Io un gelato, panna e fragola.’ Rispondo e sorrido,  Reb ordina anche lei un gelato al puffo. Mentre il cameriere torna al bancone, arrivano Amelie e Jessica, altre due amiche, che si siedono con noi.

Amelie è una mia lontana cugina, nonchè mia buona amica. E’ un po’ rotondella, ma ha un viso molto dolce e delicato, gli occhi verdi grandi e curiosi si guardano intorno, alla ricerca di qualcosa, o qualcuno.

Forse non riuscirò mai a trovare una confidente migliore di lei, è tutto ciò che si può paragonare a sincerità, sa ascoltare e dare consigli. Forse il suo unico difetto è che è troppo buona, non sa trattare la gente come se lo merita, e tende a perdonare anche ciò che antrebbe semplicemente eliminato.

Mentre Jessica è il contrario, in tutto. E’ magra e minuta, ha una chioma bionda folta e indomabile, occhi neri come la pece e viso sottile. Per quanto riguarda il carattere, spesso e volentieri si potrebbe definire stronza, non ha peli sulla lingua, non si fa problemi per liquidare le persone. Per conoscere il suo lato buono e adorabile, c’è da lavorarci parecchio, fa fatica ad aprirsi con le persone, spesso e volentieri preferisce fare la dura, ma in fondo è molto più fragile di come vuole far credere.

‘Ragazze, avete visto quello nuovo?’ quasi grida Jess con il solito sorrisino di chi la sa lunga stampato in faccia.

‘ Longhi, dici?’ risponde con una faccia del tutto indifferente Reb, l’altra annuisce.

‘Superficiale.’ Ne sono sicura, è superficiale esattamente come Viviana e il resto del gruppo oche e asini montati.

‘Non pensi di essere un po’ esagerata, Ali?’ Amelie e il suo solito modo di fare troppo dolce.

‘Per nulla.’

‘Ehm, parli del diavolo..’ tenta di dire la mia migliore amica guardando in fondo alla sala, ma ho già capito perfettamente. ‘E spuntano le corna.’ Completo infatti.

Davide Longhi è seduto su un divanetto di pelle, e una bionda ossigenata, tutta tette e niente cervello, è seduta proprio in braccio a lui. Si slinguazzano senza pudore, davanti a tutti, mentre i loro amici ridono e scherzano tranquillamente. Lui le palpa  il sedere senza farsi problemi di quello che la gente potrebbe pensare, superficiale e stupido, dicevo.

La bionda, forse sentendosi osservata, si stacca da lui e si gira verso di noi, sorridendo e accavallando le gambe con fare superiore. Davvero non si rende conto di quanto è ridicola.

Mi viene quasi spontaneo infilarmi le dita in gola con fare teatrale, per poi far finta di vomitare e sorriderle di rimando.
1 a 0 per me, bionda ossigenata dei miei stivali.

‘Ali, avevi ragione.’ Risponde mia cugina schifata forse anche più di me.

Io scoppio a ridere, e insieme a me tutte le altre, altro non si può fare, davanti ad una tale scena.

 

Il giorno dopo appena arrivata in classe insieme a Reb, mi dirigo verso il mio banco, l’ultimo in fondo alla classe, ma una spiacevole visione mi blocca.

‘Te che ci fai qui?’ chiedo con disprezzo al biondo che non si scompone minimamente.

‘Mi siedo e aspetto che inizi la lezione.’ Risponde sicuro di sè lui, senza neanche degnarmi di uno sguardo.

‘Magari sei un po’ stordito, eh. Il tuo posto è qui, vicino all’oca.’ Indico il banco davanti al mio, vicino a Viviana che sentendosi chiamata in causa si gira, alza il medio nella mia direzione, e poi si rigira.

‘No, io sto qui, la tua amica ha detto che va bene.’ Dice lui riferendosi a Rebecca, che mi guarda e sorride facendo finta di niente.
Sono sempre più convinta dell’esistenza degli alieni.

Svogliatamente butto a terra lo zaino e mi siedo sulla sedia accanto alla sua, appoggio i piedi nel sottobanco e la schiena al muro, per nulla pronta a sentire una noiosa lezione della De Santi.

Lui apre il libro e lo mette in mezzo ai due banchi, forse intuendo l’assenza del mio, che è rimasto a casa, insieme a quello di matematica che ieri ha tormentato il mio pomeriggio.

‘Grazie.’ Sputo con una volce che non ha proprio nulla di gentile, lo faccio solo per educazione. Lui ghigna, forse soddisfatto di se stesso, e torna ad ascoltare la voce acuta ed irritante della De Santis.

 

All’usicta da scuola, per mio sfortuna, La bionda ossigenata è presente, inpaziente di vedere il suo amore. Longhi se la mangia con gli occhi, quasi, e appena ne ha a possibilità quasi le salta addosso, ovviamente se la ripassa per bene. Lei non ne sembra di certo dispiaciuta, e gli si struscia addosso come una gatta morta, guardandomi e sorridendo. Porta le mani in bocca e ripete il gesto che io le ho gentilmente rivolto ieri, in modo molto più volgare, e accompagnato da un bel dito medio.
Ok, gatta morta bionda ossigenata, 1 a 1.

‘Già la odio, quella lì.’ Dico rivolgendomi a Reb con la voce da bambina e un broncio che farebbe morir dal ridere chiunque.

‘Non è che sei gelosa, Alice?’ chiede la mia amica sospettosa, l’idea di me gelosa di quei due mi fa vomitare anche più della scena di prima.

‘Ma scherzi, Reb?’ grido schifata, cominciando poi a camminare verso la fermata del pullman, insieme a lei che non smette però di guardarmi sospettosa.

  
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