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Autore: Eilema    26/02/2011    3 recensioni
Non si sono cercate. Non si piacciono. Si odiano. Vogliono stare il più lontano possibile. Eppure, non possono sottrarsi. Costrette a vivere sotto lo stesso tetto impareranno a conoscersi. A capire che, forse, le apparenze ingannano. Una ragazza che non ha mai chiesto nulla alla vita, se non un pianoforte e un letto dove dormire. L'altra, che non ha mai smesso di chiedere a papà la carta di credito, ma, soprattutto, che le unghie non le si rompano proprio prima d'uscire e che il professore di matematica scambi magicamente il suo compito con quello della secchiona della classe.
Una convivenza che si tramuterà in una guerra che non avrà nulla da invidiare a Guerre Stellari. Insomma, quella che vi propongo è una storia senza pretese, a tratti esilaranti a tratti più malinconica, sperando sempre e comunque di non annoiarvi!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera, o forse dovrei dire notte. Eccomi qui con il prossimo capitolo! Anzi, il vero primo capitolo. ;) Spero di non deludervi.
Il pezzo del titolo è un opera di Chopin: Scherzo
N.2 Op.31
Ho scelto questo brano per vari motivi, mi piace, lo stavo ascoltando mentre scrivevo buona parte della storia (dura un po' infatti xD) ed il titolo è, in un certo senso, legato a questo capitolo. :P

ps. Grazie a chi ha recensito e/o ha messo la storia tra le seguite/preferite!!! :D

21 Agosto 2009 15:36
Casa Wilde.

“Arrivo arrivo!” Risposi al richiamo di mia madre. Nonostante la poca voglia mi affrettai ad andare in cucina e, una volta entrata, la trovai indaffarata a preparare il caffè.

 “Becky, dai! Devo parlarti di una cosa importante...” Pensai che fosse la solita ramanzina: “Questo non è un albergo, o  sono sempre in giro o sono chiusa in camera, passo più tempo con il mio pianoforte che con lei, ecc ecc...” Come se il caldo non bastasse! E come se non avessi già abbastanza da fare!
 Che noia.

“Eccomi qui. Dimmi, mammina cara!” L’enfasi con cui pronunciai le ultime parole non lasciava dubbi circa la mia ironia.

“Fai poco la spiritosa, almeno per una volta!” Mi accusò.

“Come siamo nervosette! Comunque, si può sapere perché mi hai chiamato?!” Dissi, mentre aprivo la dispensa alla ricerca di qualche biscotto. Impresa ardua, visto quanto era golosa la mia famiglia, ma non impossibile!

 “Non è facilissimo da spiegare… sono successe un po’ di cose negli ultimi giorni.” Perché non pensa a quello che deve dire prima di chiamarmi e farmi perder tempo?! Cominciavo a pensare che provava gusto nel farmi fare su e giù, dalla mia stanza fino a dove si trovasse in quel momento, per ogni dubbio esistenziale che la turbava. 

“Vuoi comprare una vocale?” Solo stuzzicandola potevo accelerare i tempi! “O, magari, ti regalo tutte quelle che vuoi, così facciamo prima!” Aggiunsi ironica, cercando di afferrare una scatola di gocciole nascosta in fondo alla mensola. Ci avevi provato, papà.

“Ti devo ricordare chi è che cucina, lava, stira,  rimette in ordine la casa e ti firmerà la giustificazione per le assenze?” Eccola che mi ammoniva con la solita filastrocca, colpo basso. Almeno ero riuscita a prendere i biscotti.

“Va bene, va bene.” Sospirai.  “Hai vinto. Quindi, si può sapere cos’è successo di così importante?!” Dissi sedendomi sul divano, a gambe incrociate, gustandomi il tesoro appena scovato.

“Ah, sì! Allora... prima che tu mi interrompessi, stavo dicendo che un collega di tuo padre ha avuto un improvviso impegno di lavoro… sai com’è! Un giorno sei a Milano, l’altro a Londra e l’altro ancora passi il Natale in aeroporto!  Morale della favola: dovrà trasferirsi per qualche mese all’estero. Poverino.. viaggia tantissimo!! Pensa che una volta ha dovuto rimandare una vacanza che aveva organizzato con…”  Mia madre era appena entrata in uno dei suoi viaggi mentali. In questi casi era meglio lasciarla fare per un po’ senza interromperla bruscamente.. l’avevo letto non ricordo dove e poi, ascoltandola troppo, mi sarei procurata un bel mal di testa. Meglio di no. Così mi limitai ad annuire quando in realtà stavo sbirciando con la coda dell’occhio un film che davano in televisione.

“Quindi…? Va bene?” Chiese all’improvviso lei.

“Ehm…” Ok, forse mi ero distratta un po’ troppo. “Sì, cioè… perché non dovrebbe andare?” Provai a bleffare, magari mi andava pure bene.

“ Sai com’è… fai sempre tutti quei discorsi che non sopporti avere gente in casa. Ma, meglio così!” COSA?! La parola gente e casa insieme non vanno mai bene! PER NIENTE.

“Mamma, aspetta un attimo. Forse non ho capito bene. Gente… in… c-casa?” Balbettai.

“Sì, quante volte devo dirtelo?! La sua unica figlia resterà sola e, tuo padre, si è offerto di ospitarla.” Avevo sentito bene…? Un’estranea… in casa? Dico, ma.. STIAMO SCHERZANDO?!

“COSA?!” Per poco non mi strozzai con un biscotto.

“Non è fantastico?!” Sprizzava gioia da tutti i pori! Io la uccido.

“Mamma, ma…“  Rebecca, calmati. Autocontrollo. Ce la puoi fare. “E’ UN’ESTRANEA!” CAZZO!

“Massù! Cosa dici mai?! Tuo padre conosce la sua famiglia dai tempi del liceo.. sono delle bravissime persone!” No, non può essere mia madre. E’ una certezza ormai, sono stata scambiata con un’altra bambina nel reparto maternità.

“Ma... ehm...” Oddio, doveva esserci una soluzione. “...suo padre non ha una moglie, familiari, amici o qualsiasi altro essereviventeconunacasa in città?!”  Dimmi di sì, dimmi che scherzavi!

“No.” Sguardo serio.

“Com’è possibile?” Domandai, dando i primi segni di cedimento.

 “Ma non lo so, insomma, poco importa! Verrà qui e basta. Quanto zucchero?” Zucchero. Stiamo discutendo di vita o di morte e, lei, mi parla di… zucchero. Ok, sarà papà a dover trovare una buona scusa, questa volta, quando chiederò spiegazioni.

“Quindi...” Solo io la trovavo una cosa assurda?!  “…a te, sta bene? Ti ha consultato papà? Sarà un’altra persona a cui cucinare.. un cucchiaino, comunque.” Anche se, adesso, nemmeno l’intero barattolo potrebbe addolcirmi.

“Non cambia molto cucinare per 3 o 4  persone, signorina. E poi tuo padre non c’è quasi mai! E la casa è abbastanza grande per tutti, vedrai che sarà piacevole per entrambe…Ecco, adesso era tutto chiaro. Che stupida che sono! Ma come ho fatto a non pensarci prima?! A questo punto sarebbe entrato in scena qualcuno, o, qualcosa, con un cartello con su scritto “SCHERZI A PARTE!” e, dopo l’iniziale stupore, tutto sarebbe tornato come prima e avremmo ricordato con felicità e spensieratezza questo pomeriggio di fine estate. Ma, nonostante rivolsi più volte lo sguardo in giro, non notai nessun cartello, ne l’ombra di una telecamera, ne, tantomeno, un qualche particolare che mi avrebbe fatto capire che, quello, era solo un burlone scherzo di chissà quale sadica mente. Alla fine, delusa, chiesi ancora:

“Sì, ok.. ma.. è già tutto organizzato?”  Basterà mandare una mail, molto “amichevole” e “cordiale”, a questo amicone di papà e risolverò tutto!

Amore, sì.. volevo solo avvisarti. E’ un problema così grande per te?” Perché fa sembrare tutto così… giusto?!

“Mannò! Cosa dici mai?! Tutti ospitano le figlie dei loro colleghi, è una cosa normalissima. Anzi, perché non l’abbiamo mai fatto prima? Siamo proprio arretrati… Ma, per fortuna, possiamo ancora recuperare!” Addio, giorni di beata solitudine…

“Ecco, brava! Così ti voglio!” Il sorriso a 30 denti che seguì le parole di mia madre per poco non risvegliò il mio istinto omicida. Ma, pensandoci bene, perché dovrei prendermela con lei?! Sì ok, lo so. Avrei milioni di altri motivi… ma, in questo caso, la colpa è tutta di papà! Appena torna dovrà vedersela con la sottoscritta.

“Comunque…” Era una battaglia persa ormai, meglio ritirarsi e prepararsi al contrattacco. La guerra può essere ancora vinta! “Basta che non invada i miei spazi o sia troppo impicciona...!”

Forse, non ci siamo capiti..” Inarcai un sopracciglio ed aprii le orecchie. Mi sembrava strano che fosse tutto qui... “Dovrai farla sentire come se fosse a casa sua. Ha la tua età, quindi, avrete tantissime cose in comune! Vi divertirete un mondo insieme! Diventerete ottime amiche,  uscirete tutte le sere, farete i pigiama party ed andrete in giro a fare shopping! Poi potreste...” Eh sì… penso che abbiate capito da voi che, questi viaggi mentali, li fa un po’ troppo spesso! Direi che sia proprio arrivato il momento di tornarsene in camera!

“Sì mamma, certo. Se non rompe troppo, posso anche concederle il mio saluto quando l’incrocio per casa!” Mentre lo dissi, me ne andai, non udendo cosa borbottò dopo.
Arrivata in camera  chiusi la porta e mi sedetti sullo sgabello, davanti al mio pianoforte. Chopin era, forse, l’unica medicina efficace per digerire questa situazione ai limiti dell’assurdo. Anche se...

un’estranea… in giro per casa… che noia.

  
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