Buona
sera, o forse dovrei dire notte. Eccomi qui con il prossimo capitolo!
Anzi, il vero primo capitolo. ;) Spero di non deludervi.
Il pezzo del titolo è un opera di Chopin: Scherzo N.2
Op.31
Ho
scelto questo brano per vari motivi, mi piace, lo stavo ascoltando
mentre scrivevo buona parte della storia (dura un po' infatti xD) ed il
titolo è, in un certo senso, legato a questo capitolo. :P
ps. Grazie a chi ha recensito e/o ha messo la storia tra le seguite/preferite!!! :D
21
Agosto 2009 15:36
Casa Wilde.
“Arrivo
arrivo!” Risposi al richiamo di
mia madre. Nonostante la poca voglia mi affrettai ad
andare in cucina e, una volta entrata, la trovai indaffarata a
preparare il
caffè.
“Becky,
dai! Devo parlarti di una cosa importante...” Pensai che
fosse la solita
ramanzina: “Questo non è
un albergo, o sono
sempre in giro o sono chiusa in camera,
passo più tempo con il mio pianoforte che con lei, ecc
ecc...” Come se il
caldo non bastasse! E come se non avessi già abbastanza da
fare!
Che
noia.
“Eccomi
qui. Dimmi, mammina cara!” L’enfasi con
cui pronunciai le ultime parole non lasciava dubbi circa la mia ironia.
“Fai
poco la spiritosa, almeno per una volta!” Mi
accusò.
“Come
siamo nervosette! Comunque, si può sapere perché
mi hai chiamato?!” Dissi, mentre aprivo la dispensa alla
ricerca di qualche
biscotto. Impresa ardua, visto quanto era golosa la mia famiglia, ma
non
impossibile!
“Non è
facilissimo da spiegare… sono successe un po’ di
cose negli ultimi giorni.” Perché
non pensa a quello che deve dire prima
di chiamarmi e farmi perder tempo?! Cominciavo a pensare che provava
gusto nel
farmi fare su e giù, dalla mia stanza fino a dove si
trovasse in quel momento,
per ogni dubbio esistenziale che la turbava.
“Vuoi
comprare una vocale?” Solo stuzzicandola
potevo accelerare i tempi! “O, magari, ti regalo tutte quelle
che vuoi, così
facciamo prima!” Aggiunsi ironica, cercando di afferrare una
scatola di gocciole nascosta in
fondo alla mensola.
Ci avevi provato, papà.
“Ti
devo ricordare chi è che cucina, lava, stira,
rimette in ordine la
casa e ti firmerà
la giustificazione per le assenze?” Eccola che mi ammoniva
con la solita
filastrocca, colpo basso. Almeno ero riuscita a prendere i biscotti.
“Va
bene, va bene.” Sospirai. “Hai
vinto. Quindi, si può sapere cos’è
successo di così importante?!” Dissi sedendomi sul
divano, a gambe incrociate,
gustandomi il tesoro appena scovato.
“Ah,
sì! Allora... prima che tu mi interrompessi,
stavo dicendo che un collega di tuo padre ha avuto un improvviso
impegno di
lavoro… sai com’è! Un giorno sei a
Milano, l’altro a Londra e l’altro ancora
passi il Natale in aeroporto! Morale
della favola: dovrà trasferirsi per qualche mese
all’estero. Poverino.. viaggia
tantissimo!! Pensa che una volta ha dovuto rimandare una vacanza che
aveva
organizzato con…” Mia
madre era appena
entrata in uno dei suoi viaggi mentali. In questi casi era meglio
lasciarla
fare per un po’ senza interromperla bruscamente..
l’avevo letto non ricordo
dove e poi, ascoltandola troppo, mi sarei procurata un bel mal di
testa. Meglio
di no. Così mi limitai ad annuire quando in
realtà stavo sbirciando con la coda
dell’occhio un film che davano in televisione.
“Quindi…?
Va bene?” Chiese all’improvviso lei.
“Ehm…”
Ok, forse mi ero distratta un po’ troppo.
“Sì, cioè… perché
non dovrebbe andare?” Provai a bleffare, magari mi andava
pure bene.
“
Sai com’è… fai sempre tutti quei
discorsi che
non sopporti avere gente in casa. Ma, meglio
così!” COSA?! La parola gente
e casa insieme non vanno
mai bene! PER NIENTE.
“Mamma,
aspetta un attimo. Forse non ho capito
bene. Gente… in… c-casa?” Balbettai.
“Sì,
quante volte devo dirtelo?! La sua unica
figlia resterà sola e, tuo padre, si è offerto di
ospitarla.” Avevo sentito
bene…? Un’estranea…
in casa? Dico,
ma.. STIAMO SCHERZANDO?!
“COSA?!”
Per poco non mi strozzai con un
biscotto.
“Non
è fantastico?!” Sprizzava gioia da tutti i
pori! Io la uccido.
“Mamma,
ma…“
Rebecca, calmati. Autocontrollo. Ce la puoi fare.
“E’ UN’ESTRANEA!” CAZZO!
“Massù!
Cosa dici mai?! Tuo padre conosce la sua
famiglia dai tempi del liceo.. sono delle bravissime
persone!” No, non può
essere mia madre. E’ una certezza ormai, sono stata scambiata
con un’altra
bambina nel reparto maternità.
“Ma...
ehm...” Oddio, doveva esserci una
soluzione. “...suo padre non ha una moglie, familiari, amici
o qualsiasi altro
essereviventeconunacasa in città?!” Dimmi
di sì, dimmi che scherzavi!
“No.”
Sguardo serio.
“Com’è
possibile?” Domandai, dando i primi segni
di cedimento.
“Ma non lo
so, insomma, poco importa! Verrà qui e basta. Quanto
zucchero?” Zucchero.
Stiamo discutendo di vita o di morte e, lei, mi parla di…
zucchero. Ok, sarà
papà a dover trovare una buona scusa, questa volta, quando
chiederò
spiegazioni.
“Quindi...”
Solo io la trovavo una cosa assurda?!
“…a
te, sta bene? Ti ha consultato papà?
Sarà un’altra persona a cui cucinare.. un
cucchiaino, comunque.” Anche se,
adesso, nemmeno l’intero barattolo potrebbe addolcirmi.
“Non
cambia molto cucinare per 3 o 4 persone,
signorina.
E poi tuo padre non c’è quasi mai! E la casa
è abbastanza grande per tutti,
vedrai che sarà piacevole per entrambe…” Ecco,
adesso era tutto chiaro. Che stupida che sono! Ma come ho fatto a non
pensarci
prima?! A questo punto sarebbe entrato in scena qualcuno, o, qualcosa,
con un
cartello con su scritto “SCHERZI A PARTE!” e, dopo
l’iniziale stupore, tutto
sarebbe tornato come prima e avremmo ricordato con felicità
e spensieratezza
questo pomeriggio di fine estate. Ma, nonostante rivolsi più
volte lo sguardo
in giro, non notai nessun cartello, ne l’ombra di una
telecamera, ne,
tantomeno, un qualche particolare che mi avrebbe fatto capire che,
quello, era
solo un burlone scherzo di chissà quale sadica mente. Alla
fine, delusa, chiesi
ancora:
“Sì,
ok.. ma.. è già tutto organizzato?” Basterà mandare
una mail, molto “amichevole” e
“cordiale”, a questo amicone
di papà
e risolverò tutto!
“Amore,
sì.. volevo solo
avvisarti. E’ un
problema così grande per te?” Perché fa
sembrare tutto così… giusto?!
“Mannò!
Cosa dici mai?! Tutti ospitano le figlie
dei loro colleghi, è una cosa normalissima. Anzi,
perché non l’abbiamo mai
fatto prima? Siamo proprio arretrati… Ma, per
fortuna, possiamo ancora recuperare!” Addio, giorni
di beata solitudine…
“Ecco,
brava! Così ti voglio!” Il sorriso a 30
denti che seguì le parole di mia madre per poco non
risvegliò il mio istinto
omicida. Ma, pensandoci bene, perché dovrei prendermela con
lei?! Sì ok, lo so.
Avrei milioni di altri motivi… ma, in questo caso, la colpa
è tutta di papà! Appena
torna dovrà vedersela con la sottoscritta.
“Comunque…”
Era una battaglia persa ormai, meglio
ritirarsi e prepararsi al contrattacco. La guerra può essere
ancora vinta! “Basta
che non invada i miei spazi o sia troppo impicciona...!”
“Forse,
non ci siamo capiti..” Inarcai un sopracciglio ed aprii le
orecchie. Mi
sembrava strano che fosse tutto qui... “Dovrai farla sentire
come se fosse a
casa sua. Ha la tua età, quindi, avrete tantissime cose in
comune! Vi divertirete
un mondo insieme! Diventerete ottime amiche, uscirete
tutte le sere, farete i pigiama party
ed andrete in giro a fare shopping! Poi potreste...” Eh
sì… penso che abbiate
capito da voi che, questi viaggi mentali, li fa un po’ troppo
spesso! Direi che
sia proprio arrivato il momento di tornarsene in camera!
“Sì
mamma, certo. Se non rompe troppo, posso
anche concederle il mio saluto quando l’incrocio per
casa!” Mentre lo dissi, me
ne andai, non udendo cosa borbottò dopo.
Arrivata in camera chiusi
la porta e mi sedetti
sullo sgabello, davanti al mio pianoforte. Chopin era, forse,
l’unica medicina
efficace per digerire questa situazione ai limiti
dell’assurdo. Anche se...
un’estranea…
in giro per casa…
che noia.