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Autore: Psyker_    26/02/2011    1 recensioni
[Dal capitolo II]
“Sai perché non sono mai scappato prima d’ora?”
“... perché?”
“Per te”
“Cosa...?”
“Non volevo abbandonarti ma adesso che sei con me, niente mi tiene più legato a Kubara”
Il Luthus, quella stessa sostanza che un tempo aveva reso grandi i Maghi, adesso è il motivo della loro rovina. Valerian, l'unico superstite con poteri magici a questa nuova forma di energia presente ormai in tutto il mondo, si ritroverà costretto a intraprendere un viaggio per comprendere il proprio scopo da ultimo mago del Saar.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Saar'
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revisione 2

Illuminati da una nuova luce, i tre fuggiaschi si allontanarono dalle terre imperiali proseguendo verso Nord-Ovest. Valerian non osava voltarsi indietro mentre Mera si fermò più volte ad osservare quella che era stata casa sua per diciassette anni. Il silenzio generale del cammino fu poi interrotto da Ruphis che svolazzando intorno i due fratelli cercava di fare ipotesi sul motivo di quella fuga improvvisa.

“Avete combinato qualche guaio e quindi siete scappati di casa, tipico di tutti gli adolescenti”

Il mago gli buttò uno sguardo terrificante e la piccola creatura si ammutolì.

“Dovevi portarlo per forza?”
“E’ il mio aiutante personale, e poi ci sono affezionata!”

Il draghetto sbuffò come rassegnatosi ad un fato crudele.

“Non parlate di me come se non ci fossi… Allora, volete dirmi o no perché siete scappati?”
“No”

La ragazza diede un colpo al giovane compagno in segno di rimprovero, poi provò a spiegare la situazione all’animaletto:

“Al meeting nostro padre aveva deciso di far allontanare Val da Kubara in modo da non consegnarlo al capo dell’esercito in caso di sua richiesta. Come sai la base militare si trova sopra una grande miniera di Luthus”
“E il Luthus è l’anti-mago, credo di aver capito. Ma tu cosa c’entri? Non sei mica una maga”
“Non avrei sopportato una vita di corte da sola, e così ho deciso di seguirlo”

Il mago si fermò d’un tratto facendo segno ai due alle sue spalle di fare silenzio.

“Bella spiegazione, adesso però dobbiamo trovare il modo di lasciare il continente del Ventus”

La giovane sembrò sorpresa.

“Vuoi lasciare il Ventus?! Ma non avevi detto che ci saremmo allontanati solo da Kubara?”
“A Nord-Est c’è Vera e le cittadine a Nord sono già state tutte distrutte. Dove credevi di andare scusa?”
“Mmh… in effetti. Il problema è che io non ho mai lasciato il Ventus!”

Ruphis intervenne rispondendo a quell’affermazione:

“Beh Mera, tu non hai mai lasciato il castello!”
“Fai meno lo spiritoso tu o ti rimando indietro”
“Come vuoi…”

Il mago si concentrò un istante e riaprendo gli occhi sembrava essere riuscito a trovare una strada.

“Dobbiamo proseguire verso Ovest e prendere una nave diretta a Lenne nel Kharas”
“Kharas?! Ma ho sentito di storie terribili relative al quel continente”

Ruphis intervenne al discorso introducendo una tra le più popolari leggende con protagonista un grande eroe nativo di Lenne:

“Il mitico ‘Occhio di falco’, così rinominato dalla storia, riuscì da solo a salvare la sua nazione dalla minaccia dei fantomatici Ebrion: creature mistiche simili ad aquile giganti con al centro della loro fronte un cristallo dai poteri inimmaginabili”

Mera sembrava dubbiosa, aveva studiato delle storie sugli Ebrion ma in tutta la sua vita non ne aveva mai visto uno.

“Ne esistono ancora?”

Il draghetto annuì anche se con apparente dispiacere.

“Sì ma ormai sono rimasti davvero in pochi. Ce n’erano di quattro tipi: l’Ebrion rosso, capace di creare e manovrare le fiamme dal cielo; l’Ebrion bianco, sicuramente uno dei meno aggressivi e potenti della famiglia ma dall’incredibile abilità di curare ogni sua ferita istantaneamente, nelle guerre antiche veniva infatti usato come scudo alla testa degli eserciti, ed infine l’Ebrion d’oro e quello nero ma dei quali non ho notizie certe. Si narra solo che fossero creature tanto terrificanti da far tremare un intero esercito ben armato”

Valerian sbadigliò evidentemente annoiato da quella lezioncina ed alzandosi invitò i presenti a proseguire.

“Sono quasi le cinque. Se non ci sbrighiamo a raggiungere il porto avremo presto tutti gli O’Shiel alle costole”

Il gruppo si rimise dunque in viaggio verso Ovest in direzione del porto e in poco tempo lo raggiunsero. Era ancora notte fonda ma vi erano diversi carichi diretti probabilmente nel Kharas.

“E questi? Non mi sembra proprio l’ora adatta per fare dei carichi”

Ruphis sembrò odorare l’aria e come disturbato da qualcosa si poggiò ad un masso starnutendo.

“Val, sento odore di Luthus”
“Che cosa?!”

I tre si avvicinarono alla nave di soppiatto, avevano ovviamente intenzione di rimanere furtivi. Mera si guardò intorno e sicura di non essere stata scoperta si rivolse al fratello.

“Come hai intenzione di salire?”
“Avevo pensato ad un incantesimo di levitazione ma considerando la presenza di Luthus nell’aria finirei per uccidermi”

I due si voltarono simultaneamente per osservare il loro terzo compagno.

“Eheh”

Il draghetto indietreggiò come consapevole del piano dei ragazzi ma dopo un po’ di storie fu costretto ad accettare: avrebbe portato entrambi, uno alla volta, sul ponte della nave.

“Dopo questo non mi chiedete altri favori almeno per i prossimi dieci anni!”
“Avanti Ruphy, sei il nostro eroe!”
“Non chiamarmi Ruphy ti prego”

La ragazza fu dunque trasportata velocemente ma al turno di Valerian due guardie si accorsero di un po’ di trambusto dietro i container. La piccola creatura parlò dunque telepaticamente al mago prima che queste potessero vederlo.

(Sono Ruphis. Stanno arrivando da destra, fai attenzione!)

Il giovane dovette pensare ad una strategia in quella frazione di secondo. Una goccia di sudore gli percorse la tempia mentre le dita tamburellavano sulla lastra metallica di un container.

“Accidenti, se sbaglio sono finito!”

Congiunse le mani chiudendo gli occhi e pronunciando poche ma essenziali parole liberò un incantesimo dalla percentuale d’errore altissima. Le guardie arrivarono nel punto in cui doveva trovarsi il fuggiasco ma stranamente era come sparito. I tizi si allontanarono e dal nulla prese forma nuovamente Valerian.

(Invisibilità. Sei davvero un grande mago, Val)

Il draghetto portò a bordo anche il giovane dai capelli biondi e a quel punto gli sorse una domanda spontanea.

“Ora che ci penso… ma come avete fatto a passare la sorveglianza del castello? Mi ricorderò male ma l’entrata e soprattutto i giardini reali sono controllati assiduamente, anche di notte”

Il mago se la rise e indicando la sua mente lasciò intendere al drago.

“Uhm, qualche strategia particolare?”
“Sono un mago Ruphis, non scordarlo mai”
“Si ma Mera ha detto che avete deciso la sera stessa di fuggire, come puoi aver preparato tutto così in fretta?”
“Il potere degli antichi stregoni va al di là della vostra capacità di comprenderne il vero potere”
“Si ma tu sei un mago, non uno stregone”
“Credi che la differenza sia così tanta?”
“Lo stregone è colui che conosce le arti segrete proibite dai Magista, centinaia di anni fa. Ormai non esistono più”
“Sai molto di storia, eh?”
“Al palazzo dovevo pur tenermi impegnato con qualcosa, comunque non hai risposto alla mia domanda”
“Diciamo che ho da parte un paio di assi nella manica, è tutto”

Il draghetto rimase perplesso, Valerian nascondeva senz’altro qualcosa di misterioso. Ad ogni modo erano adesso a bordo della nave diretta nel continente del Kharas, nel grande regno di Lenne, ma cosa più essenziale si erano finalmente allontanati da Kubara e dal vecchio glorioso castello della famiglia O’Shiel.

Passò qualche ora e dai monti dell’ormai lontano Ventus era adesso possibile notare il sorgere del sole. Mera si godette lo spettacolo senza dire una parola: era poggiata alla ringhiera della poppa e col vento che gli sfiorava i lunghi capelli neri, si allontanava dalla sua terra natale. Era la principessa di Kubara, Mera O’Shiel, ma guidata dal desiderio di esplorare il mondo oltre quella prigione di mura si lasciò rapire dai propri sentimenti, emozioni amplificate da quell’arancione sfocato ora illuminante le coste del suo continente. Valerian la osservò con attenzione, scrutò i suoi occhi lucidi e sorridendo le si avvicinò lentamente.

“Non eri costretta, loro hanno cacciato solo me”
“Val… non parlare come se non ti volessero più. Lo hanno fatto per il tuo bene!”
“Già, il mio bene… cosa ne sanno loro del mio bene? Per diciotto anni sono stato schiavo di una corte che mi trattava come un principino e fin da quando ho memoria ho sempre voluto lasciare quel luogo per esplorare il mondo. E questa notte… questa notte ho rivisto i miei desideri riaffiorare”
“Ma se volevi andartene da sempre perché parli così di loro?”
“Perché mi hanno cacciato”
“L’hanno fatto per il tuo bene!”
“No, non hanno mai voluto il mio bene. Hanno sempre usato la mia conoscenza magica per vincere le guerre”
“Perché dici questo…?”
“Sai perché non sono mai scappato prima d’ora?”
“… perché?”
“Per te”
“Cosa...?”
“Non volevo abbandonarti, ma adesso che sei con me, niente mi tiene più legato a Kubara”
“E la tua famiglia?”
“La mia famiglia? La mia famiglia sei tu, tutto il resto non l’ho mai conosciuto”
“Gli O’Shiel ti sono sempre stati vicini, non è giusta la tua mancanza di rispetto”
“Mera, sei libera di pensarla come vuoi ma adesso siamo noi due. Lontani dagli O’Shiel e da Kubara, lontani da Ventus e dal Luthus, liberi”
“Sai che mi cercheranno fino in capo al mondo, vero?”
“Ma io non ti porterò in capo al mondo”
“eheh…”
“Visto il tuo grande amore per la famiglia perché hai deciso di seguirmi? Li hai abbandonati in un certo senso anche tu!”
“Io non... non lo so”
“Parli parli ma poi sei uguale a me, tsk”
“Non sono uguale a te! Tanto mi troveranno e quando verranno a sapere che c’entri tu, non la passerai liscia”
“Sei venuta con la speranza che ti ritrovino? Ahah”
“Sei intollerabile Val!”

La ragazza si diresse verso Ruphis che intanto stava riposando sotto una panchina del ponte. Si abbassò per accarezzarlo e celò un sorriso. La piccola creatura si distese intanto maggiormente per farsi coccolare e notando il rossore sul viso della ragazza, le si rivolse con tono allegro.

“Ti piace proprio eh?”
“Ma che dici!”
“Non l’avresti seguito altrimenti, ti piace”
“No! E’ come se fosse mio fratello, con lui mi sento sicura”
“Ceeeerto e io sono come un maggiordomo”

La mattina passò in fretta e l’equipaggio discuteva del fatto che la nave avrebbe attraccato tra pochi minuti. Valerian sorrise e svegliando i suoi compagni ben nascosti sotto dei grossi scatoloni, li avvisò della lieta notizia.

“Benvenuti a Lenne!”

  
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