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Autore: Liz    27/02/2011    5 recensioni
Snowdrops: nel linguaggio dei fiori simboleggiano la vita e la speranza.
Angela ha 19 anni, i suoi genitori sono morti da due anni, i suoi compagni la maltrattano... Solo l'incontro con Seth riuscirà a darle una ragione per andare avanti. Ma riuscirà ad avere la forza per lasciarsi tutto alle spalle?
Una storia che narra la necessità di avere qualcuno accanto.
Hope you like it!
[Dall'ultimo capitolo] "Pur cogliendo l’ironia e la sottile insoddisfazione delle sue parole Angela annuì dopo un attimo di smarrimento, chiudendo gli occhi.
Più che un bacio, fu una carezza data con le labbra: fugace e superficiale, eppure le fece tremare le gambe più del loro primo bacio.
Forse perché sapeva che sarebbe stato l’ultimo, e che non avrebbe mai potuto più riavere il viso di Seth sul suo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Snowdrops'
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7. Bucaneve

Normalmente una ragazza che gli esponeva i suoi drammi personali gli avrebbe dato ai nervi, perché aveva sempre odiato chi voleva farsi compatire e sfruttava le proprie sfortune per apparire più interessante.
Ma quando Angela gli aveva rivelato la morte dei suoi genitori lei non aveva pianto, non glielo aveva detto subito; lo viveva come una vergogna, aveva pronunciato quelle parole tremando senza lacrime.
Era questo che lo aveva fregato.
Aveva cominciato a provare per lei un bizzarro sentimento di protezione, come se si fosse inconsciamente autoeletto suo protettore da tutti i mali del mondo; vederla piangere e tremare lo aveva stranamente agitato nel profondo, come se fosse una delle cose più brutte e ingiuste di questo mondo, mentre invece il suo sorriso un po’ insolente, la sua voce ora un po’ meno scontrosa, i suoi occhi illuminati dal divertimento, erano per lui ogni giorno delle esperienze sempre nuove ed emozionanti. Si sentiva orgoglioso ed appagato quando la vedeva serena, e questo stava cominciando a preoccuparlo.
Così si era trovato per la prima ad avere difficoltà ad andare a letto con una ragazza.
Vedeva quella donna bionda dallo sguardo da gatta e le labbra rosse come il fuoco, sdraiata seminuda e smaniosa sul letto, e non provava assolutamente niente; era solo capace di pensare ad Angela e a cosa probabilmente stava facendo, anche mentre le si sdraiava addosso, cercando di concentrarsi sul piacere e sul suo corpo… ma niente.
“Vorrei che ci fosse lei al suo posto” gli balenò nella mente all’improvviso, contro il suo permesso. E lo voleva così tanto da non riuscire a desiderare nessun’ altra.
Si mise seduto di scatto, portandosi la testa tra le mani.
La bionda seguì i suoi movimenti confusa, portando una mano sulla sua spalla. “Tutto bene Seth?”
Lui non rispose: si abbassò solo a rimettere le scarpe, silenziosamente smarrito nei suoi pensieri.
“Seth?”
“Sta zitta” disse brusco, alzandosi velocemente.
La ragazza si risentì e assunse un’espressione offesa. “Te ne vai così, senza soddisfarmi?”
“Mi dispiace, ma ho di meglio da fare” rispose recuperando la giacca buttata sul pavimento.
“Alle tre di notte?!” chiese lei scandalizzata e arrabbiata.
“Sì. E ti prego di non chiamarmi più”
Gli dava fastidio anche solo guardarla, così si diresse verso la porta con passo deciso.
“T-ti fa ribrezzo toccarmi?” lo fermò lei, con voce improvvisamente flebile ed insicura.
Seth sorrise di nascosto. “Non preoccuparti. Sono io quello che ha qualcosa che non va…” pronunciò alla fine, sbattendosi la porta alle spalle.
Era ormai un mese e mezzo che aveva conosciuto Angela.
Aveva cercato di considerarla alla stregua di tutte le altre, di vederla come una preda qualsiasi da conquistare, ma era solo un pretesto per continuare a vederla senza motivo, oltre che una scusa banale e stupida: perché lei non era mai stata così, non da quando l’aveva incontrata per la prima volta svenuta sotto la pioggia.
Non voleva rivelare ad Angela quel piccolo ricordo che si portava dentro perché avrebbe ammesso con sé stesso che vederla fragile, sola e spaurita quella volta gli aveva già ferito il cuore.
Rientrò in casa silenziosamente, attento a non fare alcun rumore per non svegliare Will e Penny; si infilò nella sua stanza, prese la chitarra elettrica staccata dall’ amplificatore, una sigaretta e cominciò a suonare. Prima a caso, pizzicando note senza pensarci veramente, ma poi le dita lo portarono a Return to serenity. “Un po’ deprimente” pensò, ma così nella penombra, ridotto a pensare ancora a lei, era l’unico modo per distrarsi da quei ricordi che cominciavano a diventare ossessivi.
***
Angela non avrebbe mai pensato che rivedere Seth dopo quella breve lontananza di due settimane l’avrebbe emozionata così tanto. Si sentiva tremendamente stupida per quell’ attrazione, quasi bisogno, che provava per lui e per tutto ciò che lo riguardasse.
Non aveva la minima intenzione di cedere alle cattiverie di Susanna e dei suoi compagni di classe: anche mentre l’ avevano spinta con forza per terra, Angela non si era sentita affatto fragile e impotente come le scorse volte.
Le avevano fatto male e i lividi che aveva sul braccio ne erano una testimonianza più che valida, ma per la prima volta era riuscita a non piangere a non urlare troppo: era rimasta in silenzio, aveva cercato di lottare, e l’aveva fatto solo per il dolce conforto che le dava il pensiero che quella sera avrebbe visto Seth ancora una volta.
Potevano picchiarla, deriderla, sporcarla, ma non avrebbero mai potuto far crollare la sua certezza di trovare sempre Seth ad aspettarla fuori dal Sacherbar.
Si atteggiava con distacco e parole a volte un po’ troppo acide, ma la verità era che quando stava con lui passava alcuni dei momenti più belli e spensierati degli ultimi anni e questo un po’ la spaventava; nonostante si ripetesse di non affezionarsi troppo, ormai era perfettamente consapevole che era troppo tardi per una ritirata perché, anche se quando era con lui si sentiva agitata e preoccupata, senza di lui soffriva.
Era in trappola. Non vedendolo, fra l’altro, non solo non stava meglio, ma addirittura lo idealizzava e finiva per desiderarlo ancora di più.
Non poteva più pensare a lui come una persona qualsiasi dopo quello che era successo la notte di due settimane fa: era due anni che non parlava così con qualcuno, e forse era la prima volta che riusciva ad aprirsi così tanto con un ragazzo appena conosciuto.
Gli era bastato un mese e qualche abbraccio per farle abbassare ogni scudo difensivo. Cos’aveva Seth per farla fidare così completamente e inconsciamente di lui? In cosa aveva sbagliato Angela nel tentativo di allontanarlo, cosa che di solito le riusciva così bene?
Comunque erano rimasti d’accordo che come al solito si sarebbero visti meglio la sera, subito dopo il turno di Angela al Sacherbar; così Angela era uscita dal locale velocemente, accennando solo un saluto alla Bauer, prima di affacciarsi sul lato opposto della strada per cercarlo.
Con sua grande sorpresa però non era solo: insieme a lui c’erano due ragazze e un altro ragazzo.
Conoscendo il suo stile di vita, in un primo momento Angela pensò subito che si fosse messo nei guai con una delle due, ma avvicinandosi notò sollevata che il tono della conversazione era leggero ed amichevole. Si sentì stupida a non averci mai pensato prima: Seth non era come lei, e probabilmente aveva molti amici…
Quando fu ormai vicina chiamò con una punta di impaccio il nome del ragazzo, che si girò verso la sua voce con un’ espressione tra lo scocciato e l’imbarazzato, salutandola con un gesto della mano.
Arrivata di fianco a lui, Seth la cinse per un fianco all’improvviso, facendola fremere. “Ragazzi, vi presento Angela” disse rivolto agli altri tre, con un tono di voce piatto e uno sguardo eloquente.
La ragazza più alta le porse una mano, sorridendo con gli occhi marroni attraverso una paio di occhiali senza montatura. “Piacere, io sono Sarah!”
Rispose al saluto ricambiando il sorriso, ma la sua attenzione fu tutta rubata dall’altra ragazza, che la guardava assorta come se fosse un tramonto bellissimo. Angela osservò subito con ammirazione il suo stile: aveva i capelli corti e biondi, con una ciocca nera per frangetta, e indossava un vestitino nero e verde scuro tutto pizzo, che sembrava troppo leggero per febbraio, ma che la faceva carinissima. La bionda, accortasi dell’espressione dubbiosa di Angela, esordì convinta con voce chiara, gli occhi azzurri luccicanti di emozione e le gote rosse, prendendole entrambe le mani. “Ah! Così sei tu la famosa Angela!”
“Famosa?” chiese stupita, ma la ragazza non ebbe neanche il tempo di rispondere che subito Seth intervenne chiudendole la bocca con la mano, mentre la teneva ferma per spalle con l’altro braccio. “Questa qui lasciala stare, Seiry parla sempre senza connettere il cervello! AHIA!” urlò alla fine Seth, in reazione al poderoso morso appena ricevuto sulla mano.
“Non è vero!” brontolò rivolgendosi all’altro ragazzo che le stava accanto “Diglielo tu, Ray!”
La prima impressione che Ray face ad Angela fu di un tipo inquietante: ancora più alto di Seth, con gli occhi marrone chiari chiari, aveva il viso coperto dal cappuccio della felpa nera, ma si notavano con chiarezza molti piercing su entrambe le sopracciglia e sull’orecchio destro; quando parlò, ad Angela sembrò di intravederne due anche sulla lingua.
La guardava con la stessa espressione di Seiry: silenzioso ed assorto, la studiava con attenzione come se fosse un nuovo giocattolo. Angela si presentò titubante, cercando di spezzare quell’atmosfera per lei ingombrante. “P-Piacere… sono Angela…”
“AH!” urlò lui, come svegliandosi da un sogno, facendo spaventare tutti i presenti; le prese la mano ed esclamò radioso: “Così sei tu la famosa Angela!”
La ragazza lo osservò a dir poco sconcertata, mentre Seth si dava uno schiaffo sulla fronte per la disperazione.
Quella sera quindi non furono solo Angela e Seth: al solito fast-food li accompagnarono anche gli altri, con enorme disappunto di Seth – che a dire il vero neanche lui sapeva motivare adeguatamente.
Seiry aveva preso il menù per bambini e ora giocava con Ray, che Angela aveva scoperto essere il suo ragazzo, con il pupazzino che vi aveva trovato in regalo; Sarah, che si era rifiutata categoricamente di prendere qualcosa, li guardava tutti un po’ schifata. “Ma come fate a mangiare quella roba? Chissà cosa c’è dentro…”
Seth fece spallucce, parlando con la bocca piena di pollo. “È un posto carino”
“Anche a me piace molto!” intervenne Seiry allegra, dopo una discussione animata con Ray sulle patatine fritte.
“Non riesco a capire come tu ed Angela veniate sempre qui a mangiare…” continuò Sarah, rivolgendo qualche sguardo timido ad Angela, che le rispose sorridendo: “Sono d’accordo con te. Pensa che la prima volta Seth l’ha spacciato per un ristorante carino!”
Seth sbuffò indignato “Non ci credo! Ancora con questa storia! Me la menerai per sempre vero?”
Angela annuì divertita, mentre Seiry interveniva nel discorso con l’emozione negli occhi.
“Dai Angela, direi che Seth si è fatto perdonare. In fondo è taaaaaaaaaaaanto tenero, no?” chiese con voce melensa.
“Eh?” rise Angela “Chi, Seth? Tenero? Ma se è un burino arrogante?!”
“Ehi, vacci piano almeno!” la rimproverò Seth offeso, dandole un colpetto alla testa con la lattina di Coca-Cola.
Seiry li guardò stupita. “Ma come, Angela? Seth non ti ancora det-”
Non fece in tempo a finire la frase perché Ray la fermò, tappandole la bocca con la mano e avvicinandosi al suo orecchio. “Seiry!” bisbigliò stando attento a non farsi sentire “Non sai che Seth non ne ha ancora avuto il coraggio?”
Appresa la situazione, la ragazza tornò ad osservare pensierosa Seth in completo silenzio, per poi alzarsi all’improvviso puntando il dito contro di lui.
“E TU OSI DEFINIRTI UOMO?!” urlò, facendo girare tutti i presenti e sprofondare gli amici nelle proprie sedie.
La serata trascorse piacevole e leggera, tra risate e discorsi stupidi che fecero sentire Angela rilassata e senza pensieri come non mai.
Finita la cena, uscirono dal locale per salutarsi e darsi appuntamento alla sera dopo con ancora maggior disappunto di Seth che, appena gli altri tre si furono allontanati, si sedette sfinito su una panchina di sasso nella piazzetta davanti al locale, accendendosi una sigaretta.
“Cosa voleva dire Seiry prima?” gli chiese Angela, sorridente.
“Ti ho detto che non devi ascoltare le sciocchezze di Seiry!” ribatté Seth agitato, sentendo il cuore battere più forte col rischio di arrossire.
La ragazza annuì un po’ delusa, ma non voleva insistere troppo: qualunque cosa fosse Seth gliel’avrebbe detta a suo tempo; come lui stava rispettando i suoi tempi, così lei doveva aspettare i suoi.
“Ah, vero!” esclamò Angela illuminandosi all’improvviso, ricordandosi una domanda che voleva porgergli da tutta la sera. “Seth, posso chiederti una cosa?” disse poi sottovoce, sedendosi di fianco a lui.
“Dimmi” rispose lui sovrappensiero, spirando fumo grigio dalle narici.
“Tu… conosci una certa Ruby?” Dopo quello che era successo voleva almeno sapere se davvero tra lui e Ruby ci fosse mai stato qualcosa.
Seth chiuse gli occhi pensieroso, come se stesse cercando di ricordare qualcosa di impossibile “Ruby… Ruby… mi dice qualcosa…”
La reazione di Seth la lasciò sorpresa: allora non si conoscevano? Magari come aveva dimenticato lei, aveva dimenticato Ruby. “Ehm, è una ragazza bionda coi capelli mossi… della mia età…”
Dopo una breve esitazione, il viso di Seth sembrò illuminarsi “Ah ecco! Sì, me la ricordo!”
Angela si intristì: di lei non si ricordava, ma di Ruby sì… Tuttavia cercò di sorridere imbarazzata, cercando le parole con cui esprimere la sua curiosità. “E… tra di voi… cosa c’è stato?”
“Niente, come con tutte le altre” rispose secco e distaccato.
“In che senso ‘come tutte le altre’?”
“Andiamo Angela. Come tutte le altre: qualche bella scopata e niente di più” pronunciò il moro, con una naturalezza e sincerità disarmanti, lasciando Angela basita.
Lei abbassò gli occhi, sentendosi a disagio. “Come… come fai a dire questo? Magari loro erano innamorate di te… e tu le ricordi a malapena”
Lui rise un poco, considerando sciocchezze le parole di Angela. “Lo sapevano benissimo come sarebbe andata con me. Anche loro lo volevano, non preoccuparti”
La ragazza non riusciva a credere che il discorso di Seth fosse vero; non voleva pensare che lui fosse così squallido e chinò il viso, rabbuiandosi. “Ma come puoi fare l’amore con qualcuno che non ami?”
Seth le rivolse uno sguardo serio e accigliato, prendendo un'altra boccata dalla sigaretta con tranquillità. “Detesto queste sentenze da adolescente alla prima cotta, sono idee senza alcun fondamento. Soprattutto se vengono da qualcuno che il sesso non l’ha ancora mai sperimentato, e che forse non è mai neanche stata baciata”
Appena sentita l’ultima parola del ragazzo, Angela alzò il viso di scatto, completamente rossa per la rabbia e la vergogna. “Ma cosa ne sai tu dell’amore?! Tu che cambi ragazza ogni giorno non puoi averlo mai provato!”
“Di certo non è come lo pensi tu!” ribatté lui, scaldandosi, mentre Angela si alzava in piedi nervosa.
“Hai ragione, sono ancora vergine e forse idealizzo ancora troppo i sentimenti. Ma forse è meglio come la penso io, no? Anche se non fosse vero, sarebbe sicuramente meglio! E comunque ho già baciato, tante volte!”
Si voltò senza aspettarsi una risposta e se ne andò camminando velocemente, senza curarsi degli sguardi curiosi dei passanti.
Come poteva Seth – il suo Seth – avere quest’opinione dell’amore?
Come riusciva ad amare ragazze di cui neanche sapeva il volto?
Magari la sua voce diventava bassa e roca e il suo sguardo più nero e profondo anche con loro; forse anche a loro diceva cose dolci abbracciandole, fingendo adorazione e sentimenti. Forse anche Angela per lui era “una di loro”.
Angela l’aveva pensato all’inizio, quando lui si era presentato al Sacherbar le prime volte. Poi però aveva cominciato a pensare che non fosse davvero così e che da lei cercasse qualcosa di più che del mero sesso: l’aveva ascoltata, le aveva asciugato le lacrime, avevano dormito abbracciati e non si era stufato di lei, non l’aveva obbligata a cose che non voleva. Era stato dolce, a volte un po’ provocante… ma mai squallido come era appena stato.
Al solo pensiero che tutto quello che aveva riconquistato grazie a Seth fosse solo una bugia lo stomaco le si torceva dandole la nausea.
Lo sapeva. Dannazione, l’aveva sempre saputo che non doveva affezionarsi troppo a lui, che non doveva idealizzarlo né assecondarlo; ma aveva ceduto alla sua debolezza, alla speranza di non essere più sola.
Arrivata a casa si gettò sul letto, buttando la borsa per terra senza preoccuparsi di rompere il cellulare all’interno.
Era uno stupido, ecco cosa, perché dopo appena cinque minuti il telefonino proclamava l’arrivo di un suo messaggio.
Ma ti sei sul serio arrabbiata così tanto?
Guardò con indifferenza lo schermo e digitò velocemente la risposta.
Sì, ma il perché non te lo dico. Non poteva certo dirgli che si era arrabbiata perché pensava di essere per lui una delle tante e perché era gelosa.
Angela scosse la testa, sconvolta: gelosa? Lei non era per niente invidiosa delle altre ragazze; anzi, meno era simile a loro, meglio era…
Era arrabbiata perché aveva avuto la conferma che Seth cambiava ragazza con la stessa frequenza e interesse con cui si cambiano le mutande, perché lei non voleva essere considerata così e perché lui considerava come spazzatura le donne con cui era stato. Ma chi si credeva di essere?
Allora almeno spiegami come posso farmi perdonare… Tra l’altro avevo già un regalino per te stasera, ma sei scappata senza dirmi nulla…
Ah, aveva tentato la tecnica del regalo…
Mi dispiace ma questi mezzi bassi non funzionano molto.
Il messaggio di Seth arrivò subito, lasciandola senza fiato.
Facciamo così: ora sono sotto casa tua; deciderai se perdonarmi o meno dopo avermi aperto la porta di casa tua ed aver visto il regalo.
Angela inarcò le labbra, indecisa su cosa fare: Seth era davanti a casa sua, si era preso la briga di venire da lei a farsi perdonare, e forse questo avrebbe dovuto bastarle per farle capire che lei non era una delle tante; tuttavia, c’era ancora qualcosa che la amareggiava, una sensazione sul fondo dello stomaco a cui però non riusciva a dare forma o spiegazione.
Alla fine decise che doveva dargli almeno un’opportunità, così andò alla porta e la aprì, trovandosi già davanti Seth e la sua espressione da cucciolo bastonato.
“Seth…?”
“Il portone del condominio era già aperto, così sono salito. Non ti ha dato fastidio vero?” chiese lui con eccessiva premura, facendo sorridere Angela di piacere: allora voleva proprio farsi perdonare…
“No, entra” gli disse alla fine, scostandosi per farlo entrare.
Quando Angela si girò dopo aver chiuso a chiave la porta, Seth gli stava già porgendo una scatolina di cartone rettangolare, non troppo grande; la prese in mano squadrando Seth, come rimproverandolo di usare certi trucchi antiquati e banali, ma poi la curiosità prese il sopravvento.
Mentre era intenta ad aprire il regalo, Seth parlò con un tono stranamente nervoso e impacciato. “Non è che l’ho cercato, eh. Ero in giro con Penny a fare delle commissioni, l’ho visto e mi sei venuta in mente tu”.
Angela lo guardò dubbiosa, incuriosita sia dal suo comportamento che dal contenuto della scatola; alla fine ne estrasse un quadretto di legno, che incorniciava una di quelle composizioni di fiori secchi sullo sfondo di carta azzurrina.
“Che fiori sono?” chiese lei, rapita dal biancore e dalla forma a campanella dei boccioli.
Seth abbassò lo sguardo a disagio, ed Angela poté giurare di aver notato un certo imbarazzo sul suo volto. “Bucaneve. Sulla cornice in basso c’è scritto il significato.”
La ragazza si accorse di una scritta incisa nel legno che prima non aveva notato e che recitava “Il simbolo della vita e della speranza”.
La tastò con il pollice come a volerla imprimere anche col tatto nella propria mente, osservando sognante uno dei regali più belli che finora avesse mai ricevuto; alzò il viso aperto in un sorriso incantato verso Seth, che ancora evitava di guardarla dritta negli occhi: sembrava fosse la prima volta che regalasse a una ragazza una cosa del genere, e Angela si scoprì felice nell’eventualità che fosse davvero così. “Seth è… meraviglioso” mormorò sospirando.
All’improvviso il moro alzò la testa, rivolgendole un sorriso allegro e raggiante che le annebbiò per un istante la mente. “Sono contento che ti piaccia!”
Angela andò ad appoggiare il quadretto in camera sua, sul comodino vicino al letto, e Seth la seguì senza dire niente; poi mentre Angela era intenta a sistemarlo le appoggiò le mani sui fianchi, avvicinandosi nell’affondare il viso tra i suoi capelli.
Angela si paralizzò all’istante, mentre Seth scandiva le parole con voce bassa. “Allora mi hai perdonato?”
La ragazza chiuse gli occhi: lui non si ricordava del loro primo incontro, quindi l’aveva cercata al Sacherbar con uno scopo ben preciso; ma ora non poteva – non riusciva -  più a pensare che i suoi intenti fossero ancora quelli.
Si girò tra le sue mani, portando i suoi occhi verdi scrutatori su quelli onice di Seth. “Io… cosa sono per te?”
Seth ebbe un sussulto. “In che senso?” domandò agitato.
“Io… sono come le altre? Una preda stupida e di scarsa importanza?”
Il moro tirò un sospiro di sollievo: per un attimo aveva temuto che Angela potesse tirare in gioco sentimenti che a lui non erano ancora molto chiari; sorrise, leggermente beffardo. “Era questo che temevi? Che io ti considerassi come le altre?”
Angela non rispose né si mosse: si limitò a studiare ancora più a fondo l’anima di Seth attraverso i suoi occhi, le parti per una volta invertite.
“Se ti può convincere, sappi che se ti avessi considerato una “preda stupida”, quando abbiamo dormito assieme non mi sarei mai limitato ad abbracciarti. Anzi, ti avrei fatto ben altro!”
Vide Angela trattenere a stento un sorriso. “Ok, non so se avere paura o se esserne compiaciuta”
Seth rimase pensieroso un attimo, sorridendo alla battuta di Angela: ce l’aveva fatta, l’atmosfera tra di loro era calata di tensione e lei l’aveva perdonato.
… Perdonato di cosa poi? Non le aveva fatto niente e lei si arrabbiava!
“Penso che dovresti esserne eccitata” rispose alla fine.
Angela scosse la testa ridendo. “Aahh, Seth! Non cambierai mai!”
Seth osservò le sue labbra muoversi al rallentatore, mentre un sorriso divertito la rendeva bellissima; senza riuscire a frenare gli impulsi, senza neanche chiedersi cosa stesse facendo e perché, mise le braccia attorno a lei e la avvolse stringendola a sé, respirando quel profumo che per due settimane aveva solo potuto ricordare.
La sentiva immobile e in atteggiamento difensivo , probabilmente sconvolta da quel gesto inaspettato, ma allo stesso tempo gli pareva piccola e fragile: un fuscello al vento, di cui lui si era autoeletto protettore senza un motivo preciso. Solo, sentiva che quella ragazza aveva bisogno, se non di lui in particolare, almeno di qualcuno accanto.
Ma all’improvviso sentì per la prima volta le mani di Angela ancorarsi alla sua schiena, tremanti e indecise; piano piano stava raggiungendo il suo cuore, poteva leggere ogni piccolo passo che compiva in più sul suo viso ogni volta che la guardava.
Forse tra le sue braccia il cuore di Angela batteva più forte sentendosi speciale, non come quelle che lei chiamava “le altre”. Il punto è che anche non volendolo, Angela era sempre stata speciale, fin dal primo momento; e oltretutto lei si ostinava a pensare che ci fossero nella vita di Seth due mondi divisi – lei e queste fantomatiche “altre” – senza sapere che nell’ultimo periodo ormai Seth non era riuscito più a stare con nessuna.
Invece di arrabbiarsi con lui per futilità avrebbe dovuto essere più che felice di come era riuscita a fregarlo, in quel modo che Seth ancora doveva comprendere; l’aveva fregato talmente tanto che lui era disposto pure a farsi perdonare per colpe mai avute.
“Scusami Seth, mi sono arrabbiata senza un vero motivo” disse lei all’improvviso, appoggiata al suo petto “Ma le tue parole mi hanno dato fastidio. Non pensavo proprio che potessi avere certe opinioni”
Lui sorrise dolcemente, aumentando un poco la stretta attorno alle sue spalle. “Magari tu riuscirai a farmi cambiare idea”
Quando si rese conto di ciò che aveva detto ormai era troppo tardi: Angela si era staccata da lui, studiandolo confusa e tesa dal basso del suo metro e sessanta.
Seth si portò una mano alla bocca, sconvolto anche lui per ciò che aveva appena pronunciato: come gli era saltato in mente di dire una cosa del genere? Ma soprattutto perché l’aveva fatto?
Andavano bene le frecciatine erotiche, ma qua si andava ben oltre, invischiandosi in quei sentimenti che temeva prima. Ma che sentimenti poi?
Tornando serio chinò il capo, interrompendo il contatto con gli occhi di Angela. “Scusa, non so perché l’ho detto. Dimentica tutto. Ora… è tardi, è meglio che vada”
Seth si stava voltando per dirigersi verso la porta quando sentì una debole forza trattenerlo per la manica della felpa; si girò di scatto verso la ragazza, che stava davanti a lui con lo sguardo basso e il volto paonazzo.
“E se… se rimanessi qua… ancora una volta? Se io volessi dormire con te ancora una volta?”
 
 
 
 
Note poco serie
Buongiorno!!! Come promesso, ecco il settimo capitolo!
Il prossimo arriverà, come avevo già detto, domenica prossima, cioè il 6! :D


Questo capitolo è uno dei miei preferiti perché… una parola: Seiry!
Credo sia il mio personaggio preferito in tutte le mie storie – forse solo Reila di Soundless può contendere quel posto con lei! Spero che piaccia anche a voi… ho intenzione di renderla meglio di come era in Snowdrops I!
Detto questo… ringrazio come al solito tutti voi che leggete, commentate, preferite ecc… grazie mille!
 
Piccola anticipazione: il titolo, che sarà… Morning kiss!
 
http://lovelizefp.blogspot.com/
http://twitter.com/LizEFP
It’s now or neveer again: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=535282&i=1
Perchè ti sogno troppo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=663506&i=1
 
Alla prossima!!
Liz
 
 
 
   
 
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