Capitolo 44 – Don’t look back again
“Ma porca…”
Gojyo non aveva fatto in tempo ad aprire gli occhi, che già aveva tirato su il
busto di scatto, un’inspiegabile lucidità in testa nonostante fosse appena
uscito dalla fase rem del sonno. Il suo sguardo si
gettò immediatamente a destra, nella porzione di letto che avrebbe dovuto
occupare Shinobu.
Non si stupì troppo di non trovarla accanto a sé. Il suo cuscino era bagnato,
molto bagnato. Storditamente,
Gojyo si portò alle labbra l’indice dopo averlo fatto passare sulla stoffa.
Lacrime.
Il suo colorito raggiunse il rosso porpora
non appena si accorse di avere anche lui gli occhi umidi, e rivoli secchi e
salati che gli solcavano il volto.
Si era vestito di fretta, quasi senza accorgersi di cosa indossava e di come lo
indossava. Aveva avuto appena
la lucidità di afferrare un casco e le chiavi della moto, prima di correre fuori da casa, verso dove, chissà.
Si sentiva un groppo in gola; adesso sapeva tutto, Shinobu sapeva tutto. Il
legame che c’era stato tra Shioka e Kenren...
Shinobu. Quella ragazza si poneva troppi problemi.
Lo sapeva che sarebbe finita così, ne era
certo...
Doveva trovarla, immediatamente. In una situazione del genere, non era il caso
di augurarsi che la ragazza potesse risolvere i conti con se stessa in
solitudine. La conosceva, la conosceva
troppo bene per non pensare che si lasciasse coinvolgere più del dovuto.
Scese le scale di corsa. Si sentiva la bocca estremamente amara, la mente invasa da frammenti
sparsi del sogno, frasi di Sanzo, di Shinobu, sue. Afferrò la maniglia
selvaggiamente, girandola più in fretta che poteva, e spingendo il portone con
un calcio.
Si ritrovò davanti un paio di occhi
verdi, nei quali poteva leggere la stessa confusione, lo stesso smarrimento che
stava provando lui in quel momento. Hakkai, che come al solito comunicava senza parlare, capiva senza
chiedere. Gli bastava il contatto tra il suo sguardo e quello della persona che
gli stava davanti.
Inutile chiedersi, quindi, se anche lui
avesse saputo tutto. I suoi occhi parlavano fin troppo
eloquentemente.
“Stai andando a cercare lei?”
Gojyo annuì, confuso, ansimando per le scale che aveva sceso di corsa.
“Andiamo a casa sua insieme?”. Si sentiva coinvolto anche lui, non quanto
Gojyo, ma più degli altri. Tenpou, Shioka, Kenren. Il rapporto che lo legava a
Shinobu era fin troppo simile a quello che legava Tenpou allo sfortunato essere
eretico.
“No. Era a casa mia. Ieri sera...”, non continuò,
tanto Hakkai avrebbe capito. “Stamattina ha avuto una discussione
con la madre. Non tornerà a casa per un paio di giorni, quindi non so proprio
dove...”
I suoi pensieri vagavano, ricercando i punti
salienti della loro relazione, dal primo momento in cui si erano conosciuti fin
lì.
Si sentiva sollevato per aver incontrato
Hakkai, gli era silenziosamente grato. Sapeva per certo che, se
non si fosse trovato davanti lui,
sarebbe salito sulla moto e si sarebbe messo a correre come un pazzo senza una
meta, con ben magre possibilità di condurre una ricerca che avrebbe portato a
trovarla sul serio. Era bastata la sua presenza, per infliggergli come uno
schiaffo morale, che lo aveva portato a riflettere sul serio a dove Shinobu
potesse effettivamente essere andata. Intanto, il sole di tardo pomeriggio
iniziava lentamente a ritirarsi, rendendo sempre più vane le possibilità di trovarla prima che calasse la
sera.
La scuola. Un bar dove andiamo di solito. Il parco. Casa sua.
Dove, dove? Maledizione, è troppo imprevedibile!
I suoi ricordi tornarono ancora una volta,
inevitabilmente, al sogno, e a quelle prime sensazioni di complicità che
entrambi avevano provato per la prima volta, un paio di mesi prima. Dove diavolo…?
Hakkai attendeva, tradendo la propria impazienza battendosi un avambraccio con
i polpastrelli dell'altra mano.
“Un luogo molto simile a quello in cui Shioka e Kenren si davano appuntamento: il parco che c’è non troppo
distante da qui...se prendiamo la moto arriviamo in venti minuti. Sono certo che è andata lì, me lo sento nelle
ossa”. Parlò velocemente, troppo, tanto che poi si chiese se Hakkai l’avesse inteso.
In due minuti era salito e tornato giù con un altro casco.
Aprì il garage, seguito da Hakkai, salirono
sulla moto e, senza nemmeno preoccuparsi di richiudere, sfrecciarono via.
Shinobu, lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi inumiditi dalle lacrime, se ne
stava lì, nel parco riscaldato dal sole. Il vento caldo e umido di giugno
muoveva le fronde degli alberi, attraverso i cui rami si vedeva a chiazze il sole.
Non era più tempo di petali di ciliegio.
Non era più primavera.
Niente...non esiste niente.
Non c’è mai stato niente tra me e Gojyo.
E nemmeno tra me e gli altri.
Solo stupide...sensazioni…provocate da avvenimenti passati.
E non riesco nemmeno a recriminare...
E’ stata una storia così triste...quella ragazza...me, prima di essere Shinobu, ha provato sentimenti così
forti...
...è morta...
Scoppiò a piangere a quel pensiero. La testa le faceva male, gli occhi le bruciavano per la gran
quantità di lacrime già versate durante il sonno. Sentiva tutti i muscoli
indolenziti, come se lei stessa avesse condotto la battaglia che aveva portato Shioka alla morte.
Non sono Shinobu.
Sono un...un...surrogato di
Shioka.
Niente di più.
I palmi delle mani scivolarono lungo il
terreno, andando a sfiorare un petalo ormai secco dal sole.
Alzò lo sguardo e lo prese.
Se lo avvicinò agli occhi,
rigirandolo e guardandolo.
Tutto finisce.
Come i fiori, tutto appassisce.
E qualcos’altro rinasce, a
primavera.
Ma non sono gli stessi
fiori...
Sono altri.
Per me, per noi tutti, è diverso.
Non siamo ‘fiori’ nuovi.
Siamo rinascite di vecchi fiori ormai appassiti.
Non voglio essere solo questo...
Riprese a piangere, coprendosi il
viso con le mani. Forse, se la situazione non l’avesse riguardata così da
vicino, avrebbe guardato la parte mezza piena del bicchiere, ripensando a
quanto fosse bello che l’anima di una persona continuasse a morire e a
rinascere, per poter provare tutte quelle sensazioni ed esperienze che non aveva avuto il tempo di provare
nelle vite precedenti. A quanto fosse bello
sapere come l’anima sopravvivesse al corpo, come in definitiva lo spirito di
una persona fosse eterno. Ma
in quel momento riusciva a vedere solo la parte di bicchiere mezza vuota:
ovvero, a come lei non fosse Shinobu Ori e solo Shinobu Ori, ma l’aspetto
temporaneo di un’anima che rispondeva a chissà quale nome, e che in precedenza
era stata Shioka.
“E’ davvero qui!”
“Shinobu!”
Alzò lo sguardo.
Le sue labbra si piegarono involontariamente in un sorriso cinico.
“Ma guarda...Tenpou Gensui
e Kenren Taisho sono venuti a cercare Shioka...”,
mormorò.
Gojyo rimase lì, a due passi di lontananza dalla ragazza.
L’ha presa persino peggio del previsto...Cazzo, lo sapevo!
Hakkai, non perse tempo, chinandosi vicino a lei.
“Shinobu, che stai dicendo? Su, andiamo, smettila di piangere e torna con noi.
Ne discuteremo tutti insieme”
“Smettila di piangere?”, alzò la voce la ragazza. “Ti rendi conto che la mia
presenza qui è gia stata
stabilita da qualcuno? Ti rendi conto che qualcuno si è permesso di decidere
che io diventassi amica tua, di Sanzo, di Goku, di Gojuin e che
mi…innamorassi…di Gojyo?”
Hakkai rimase piuttosto turbato da quelle parole. In
effetti, un pensierino su questo ce l’aveva
fatto anche lui. Ma l’aveva
subito rimosso. “Io non credo che sia così grave...”
“Non è così grave? Io, tu e tutti...non siamo niente! Viviamo solo in
funzione di quelli che una volta eravamo!
Non siamo né completamente noi, né
completamente quelli che eravamo. Io non sono solo Shinobu, né
sono solo Shioka, come forse lei sperava che accadesse. Io...non c’è ragione
perché io sia qui!”
Gojyo la squadrò rabbioso. La preoccupazione e la
confusione avevano fatto spazio ad una strana ira mista ad umiliazione,
sopravvenuta al sentire che Shinobu potesse anche solo lontanamente pensare che
tutto ciò che era successo tra loro due fosse accaduto
solo perchè qualcuno l’avesse stabilito. Si avvicinò a
lei senza dire una parola e le assestò uno schiaffo in pieno volto.
“Gojyo!...non credo che...”,
fece Hakkai alzando le mani, lievemente irritato dall’uscita violenta
dell’amico.
Il rosso squadrò furiosamente anche lui. Il messaggio che i suoi occhi veicolavano era chiaro: ‘Stanne fuori’.
Il ragazzo dagli occhi verdi sarebbe stato anche pronto ad iniziare una lite non proprio velata con l’amico di sempre, se non
gli avesse letto negli occhi più preoccupazione che rabbia. Probabilmente,
l’unico in grado di far ragionare Shinobu era proprio il rosso, con i suoi
metodi più o meno secchi.
“Va bene...vi lascio discutere...io sono qui in giro”. Hakkai sospirò
rassegnato e si allontanò senza voltarsi.
Finalmente fu la ragazza a protestare. “Tu...che credi di fare? Non permetterti
mai più di fare una cosa del genere!”, mormorò Shinobu massaggiandosi la
guancia, con voce stupita, furiosa e ancora confusa allo stesso tempo.
Gojyo, per tutta risposta, la spinse contro il tronco dell’albero, rendendole
impossibile ogni movimento, e assumendo le sembianze dell’unica cosa che fosse capace di darle i brividi: se
stesso infuriato.
“Potrei sentirmi molto offeso da queste tue parole, sai?”, mormorò, il viso a
pochi centimetri dal suo.
La ragazza distolse lo sguardo, appigliandosi con tutte le sue forze all’unico
sentimento che in quel momento poteva ostentare: il sarcasmo.
“Non eri tu quello del ‘la
donna non si tocca neanche con lo stelo di un fiore?’”
“Che intenzioni hai, Shinobu?”. Questa volta non era
intenzionato a lasciar correre.
Shinobu non rispose, abbassando lo sguardo.
“Coraggio, dimmelo…vuoi morire,
mollare tutto, solo perché uno stupido sogno ti ha
mostrato chi eri in realtà?”
Aveva centrato perfettamente il problema. Shinobu continuò ad
evitare di guardarlo senza dire una parola, stringendo le labbra.
“Vuoi mollare me, Shinobu? Non te lo permetterò. Perché tutto ciò che hai fatto, l’hai deciso tu, non
Shioka. Per quel che ne so, avresti
anche potuto innamorarti di Gojuin.”
La ragazza tentò di scuotere la testa, ma i gomiti di Gojyo glielo impedirono.
“Mi stai facendo male, Gojyo...”
“No. Tu ti stai facendo del male. Abbandona ogni stupida riflessione idiota e
guardami. Chi sei tu?”
“Shinobu”, mormorò l’altra con un filo di voce.
“Come?”, ripeté il rosso, esasperato. Una buona scrollata era proprio ciò che urgeva, per farla
tornare in sé.
“Io sono Shinobu Ori”
“Esatto, ti bastava aprire la carta d’identità per saperlo. Sei Shinobu Ori. Te
l’ho già detto, no? Tu sei padrona delle tue scelte. Puoi mollarmi in questo
momento e metterti con Gojuin, oppure andare a sedurre Sanzo, o mandare a ‘fanculo Hakkai. Solo tu puoi deciderlo. E Shioka non potrebbe impedirtelo. Semplicemente
perché lei non esiste più”
Shinobu annuì.
Forse...
Gojyo continuò, sempre più infervorato. Si scaldava a quel modo per ben
poche cose. “Cosa te ne frega
di Shioka, di cosa sei stata e di cosa sarai in futuro? La tua coscienza inizia
e finisce con la vita di Shinobu Ori. Cosa
te ne frega di cose tanto lunghe e lontane nel tempo che non puoi nemmeno
immaginare? Vivi preoccupandoti di ciò che puoi toccare, di
ciò che puoi vedere e sentire, nient’altro”
“Io...ho avuto paura. Uno dei miei chiodi fissi della è il non farmi
influenzare da nessuno. Ho temuto…che la mia mente, la mia volontà, fossero in realtà qualcosa di
inesistente, mi sono sentita un treno che corre su binari già stabiliti, un
pesce in una boccia che crede di vivere per conto suo. Non mi sono sentita più
padrona della mia vita. Tu…e Kenren…”
Ora si iniziava a ragionare.
“Kenren non sono io, chiaro?”
Il rosso mollò la presa ferrea intorno alla ragazza, dandole
modo di scostarsi un poco dal legno del tronco.
Io...non ho esitato nemmeno per un attimo. Sapevo già
la risposta quando mi sono
svegliato: non sono più Kenren e voglio stare con Shinobu perché ho bisogno di
lei. Non mi importa di
Shioka, potesse anche essere Miss Mondo.
“Mi dispiace, Gojyo”, sussurrò la ragazza cingendogli un braccio. In quel
momento si sentiva una perfetta idiota, di solito, tra i due,
era lei quella che ragionava.
“Scusati con te stessa, piuttosto. Scusati con Shinobu Ori”
Shinobu aggrottò un sopracciglio. “Ora ti stai buttando troppo sul
melodrammatico!”
Il rosso si portò una mano alle labbra, assumendo una delicata tonalità color porpora.
Adesso, era lui che si sentiva un perfetto idiota: la razionalità se l’era
persa per strada quando si
era svegliato e si era scapicollato giù dalle scale per andare a cercarla. Si
scostò violentemente dalla presa della ragazza e, con un ‘vaffanculo’ piuttosto sentito, si alzò in piedi
ficcandosi le mani nelle tasche alla ricerca delle sigarette. “Sei una deficiente
complessata”
Non era vero, ma in quel momento si sentiva troppo compiaciuta per
contraddirlo: lo strafottente Sha
Gojyo si era preoccupato per lei, le aveva fatto
ritrovare un minimo di quella stabilità mentale che era stata sul punto di
andare a farsi benedire. Ha ragione lui.
Ho compiuto milioni di scelte nella mia vita. E non posso credere che tutte fossero influenzate da un’essenza
che non esiste più, celata in me. Le ho compiute io. Fino a quella di accettare
i miei sentimenti per Gojyo, sono stata io a compierle. E non mi pento di
nessuna di esse.
E disse l’unica cosa che in quel momento si sentisse di dire.
“Gojyo, parola mia, non esiste un cazzone
più cazzone di te, ne sono
sicura adesso e ne sarò sicura anche dopo aver
conosciuto ogni singolo uomo del globo”. Ridacchiò. “Ma ti voglio bene. Non sai quanto”
Il rosso, che le dava la schiena, scosse le spalle in un atteggiamento
orgoglioso e simil-indifferente,
poi si voltò verso di lei. “Era una dichiarazione
d’amore o di odio?”
“Tu che ne dici?”
“L’ho presa come una provocazione bell’e
buona nei miei confronti”
“Provocazione di che tipo?”
“Tu che ne dici?”, le rifece il verso Gojyo, ammiccando.
L’altra non rispose, aggrottando le sopracciglia. Riappoggiò la schiena al
tronco dell’albero, alzando lo sguardo verso il cielo, che adesso aveva assunto
una colorazione violacea, stinto dalla luce del tramonto quasi completato, e da
quella delle prime ombre della sera.
“Posso chiederti un’ultima cosa?”
L’altro soffiò il fumo della sigaretta, abbassando lo sguardo in un’espressione
guardinga. Poi si rilassò. “Cosa?”
Lo sguardo di Shinobu, seppur tranquillo, si rifece per un attimo serio. “Perché questi sogni?”
L’altro scosse le spalle, gettando a terra la sigaretta e sedendosi a gambe
incrociate. “Non lo so”, rispose semplicemente.
“E’ tutto troppo organizzato, abbiamo iniziato a ricordare qualcosa quando è arrivato Sanzo
a Tokyo…i sogni si bloccavano sempre in punti cruciali, e al risveglio non
ricordavamo i volti degli altri…ci hanno ‘preparato’ finché
non abbiamo avuto la forza d’animo necessaria a sopportare questo peso, e…”
L’altro le infilò una sigaretta accesa tra le labbra. “Ma
insomma, vuoi stare un po’ zitta?”
Shinobu soffiò fuori il fumo e sospirò. “In genere, nei film, si tappa la bocca
della partner con un bacio, quando si parla troppo”
“Davvero? Con un bacio? Nelle riviste che leggo io si usa…”
La ragazza, indignata, gli assestò una gomitata in pieno
petto, facendolo ritrarre, dolorante.
“Non vuoi sentire il resto?”
“No, ne ho già avuto abbastanza”
“Però sono istruttive quelle riviste, potresti
imparare qualcosa di divertente…”
“Ne faccio volentieri a meno, grazie”
“Ma io intendevo che sarei io a divertirmi…”
“Il sangue non è acqua”, mormorò esasperata Shinobu alzando
gli occhi al cielo, chiedendosi contemporaneamente se il proverbio che aveva
citato fosse giusto. “Da quello che ho potuto vedere, anche un certo dio di un certo
sogno si esprimeva in maniera così depravata…”
Gojyo si alzò in piedi, come realizzando improvvisamente
qualcosa. “Ti rendi conto che ero un dio? Quante persone possono vantare una divinità tra le proprie
vite precedenti?”
Shinobu scoppiò a ridere. “Ah, caro, ti batto di almeno tre
lunghezze! Secondo
te quanti sono gli ex-esseri eretici?”. Spense la
sigaretta sul selciato, passandosi il dorso di una mano sugli occhi ancora
umidi.
“Che ne pensi, andiamo a cercare Hakkai? Ormai è
buio”, realizzò Gojyo
quando si accorse di come la luce pomeridiana fosse stata
sostituita da quella artificiale dei lampioncini. Le tese una mano, che Shinobu
accettò.
“Andiamo…”
Lo trovarono poche centinaia di metri più in là, appoggiato
alla balaustra di un ponticello, concentrato su un laghetto ad osservare i
pesci che guizzavano. I due si scambiarono un’occhiata, poi Gojyo ammiccò
all’amica.
“Non è un po’ freddo per buttarsi giù oggi?”, mormorò
inspiegabilmente il rosso all’indirizzo di Hakkai, accendendosi una sigaretta.
Shinobu vide il ragazzo dagli occhi verdi sobbalzare
lievemente, poi voltarsi, guardare Gojyo, e infine entrambi scoppiare a ridere
a crepapelle. Rimase per un attimo interdetta, guardando prima
l’uno, che aveva addirittura lasciato cadere la sigaretta per terra, e l’altro,
appoggiato alla balaustra.
“Ehi?”
I due impiegarono un po’ per tornare seri.
Hakkai si passò una mano tra i capelli, reprimendo un altro
accesso di risa. Sorrise a Shinobu. “Tutto bene?”
“Benissimo”, rispose Gojyo al posto della ragazza. Superò
Shinobu, e andò a cingere il collo dell’amico con una delle sue lunghe braccia,
piuttosto rudemente, per la verità.
“Il sottoscritto ha molta capacità persuasiva, dovresti ben
saperlo”
“Sì, ma ne hai anche un’altra piuttosto accentuata”, e,
mentre l’altro già si gasava, pronto a rispondere ‘sì, me lo dicono in molte’,
Hakkai continuò,
un sorriso inquietante in volto: “…quella di peggiorare notevolmente ogni
situazione in cui metti naso”
Gojyo si morse la lingua per impedirsi di aggredire
verbalmente l’amico, tramutando l’abbraccio in una stritolata che costrinse
Hakkai a chinarsi, ridendo, facendo cadere gli occhiali.
“Hakkai, ti odio!”
“Desolato…”
Shinobu si chinò a raccogliergli gli occhiali. “Gojyo,
Hakkai non è un energumeno come qualcuno
di mia conoscenza! Prova a lasciargli un livido, e te la vedrai con me! C’è
già in conto lo schiaffo di poco fa…”
Hakkai si liberò, pettinandosi i capelli con le mani. “Torniamo
a casa? Devo prendere la metro…”, propose il ragazzo dagli
occhi verdi incamminandosi nel sentiero, seguito a ruota dagli altri due.
“Hakkai...posso farti una domanda?”, chiese d’improvviso
Shinobu.
“Ancora? Ne parliamo domani, con gli altri! Urge un sonno
tranquillo, prima…”
“Certamente! Che cosa vuoi sapere?”, lo interruppe l’amico,
disponibile a chiarire eventuali dubbi della ragazza.
Shinobu sorrise. “Tu...non hai dubitato neppure per un
momento?”
“Solo uno. Poi ho capito”
“E come?”
Hakkai non ci pensò nemmeno per un attimo. “Kanan. Lei non c’era...eppure non c’è dubbio che sia
stata l’unica donna che io abbia mai amato, e che amerò”
Il silenzio di approvazione che ne seguì fu la
migliore risposta che potessero offrirgli gli altri due.
“Piuttosto...c’è qualcosa che mi chiedo anch’io...”,
continuò il ragazzo dagli occhi verdi.
“Cosa?”, chiesero quasi simultaneamente Shinobu e
Gojyo.
“Sanzo. E Goku. Come...”
Non completò. Né nessuno degli altri due rispose.
“Forse Goku…”, azzardò Shinobu, incrociando nervosamente le
dita. “Ecco…lui…dopo quello che è successo…non è stata
colpa sua, ma potrebbe pensarlo…”
Gojyo scosse la testa, sistemandosi poi i capelli
discretamente lunghi. “E’ meglio non chiamarli, per stasera. Innanzitutto,
potrebbero stare ancora dormendo. E poi…è meglio dar loro qualche ora
per riflettere”
Continua...
Ciaaaaaaaaaaaaao!
Salve a tutte voi, o lettrici! Passate belle vacanze? Se avete riposto i
fazzoletti dopo la lettura delle ultime scans di Zerosum (e qui Simona riceve ortaggi da minestrone
per aver riaperto le ferite), avrete sicuramente acceso il pc
per trovare il nuovo aggiornamento di Rebirth…ebbene,
cosa ne pensate? Uh, uh, continuate a leggere…tra il
prossimo capitolo e quello dopo, potrete leggere le reazioni di Sanzo e Goku, e
vi assicuro che ne vedrete delle belle…Grazie a tutte voi che leggete, che
siete sempre con me, che commentate, che mi fate sentire in qualche modo la
vostra voce! Mi riferisco, per esempio, alla cara Giulia, che, pur non avendo commentato su EFP, mi ha fatto sentire
la sua voce su Msn, così come fa abitualmente anche Kia_Linus, ma anche la buona
vecchia Palanmelen, che ha
problemi con EFP e commenta su Manganet.it! Grazie anche a Eyesice, che mi ha fatto i
complimenti su manga.it! Grazie a PoisonApple, LadySnape,
DeepDerk
conosciuta qui come Emanuelona, BlackMoody, Kairi84, Elisapuchu, Nadia SakuraKan, Bibi, Sanzina89, Mewrobby,
Kanochan, che hanno commentato gli
ultimi capitoli!
Dimenticavo…se andate a
visitare il mio blog
(vi metto il link
così non andate a cercarvelo http://kappasakurapage.altervista.org),
potrete scaricare il mio primo AMV, ovviamente about Saiyuki,
sulle note della canzone Pushing me away dei Linkin
Park. Sono abbastanza soddisfatta del risultato, essendo questo il mio primo anime
video, perché ho voluto subito cimentarmi con qualcosa d’impegnativo, non
essendo una successione d’immagini statiche, ma di scene in movimento
incastrate, in alcuni punti parecchio velocemente, come piace a me!
Fatemi sapere sul blog
stesso cosa ne pensate, se vi va di guardarlo! ^-^
Baci da Simo aka Sakura87