CAPITOLO 12
Mostro
(POV
Alec)
Avevo
appena parlato con Lina al telefono.
Si
era bevuta la storia di me che aiutavo una persona in un vicolo. Mi faccio
schifo. Chissà cosa direbbe se sapesse che quella persona soffriva per causa
mia? Che quella persona era la mia cena? Non volevo pensarci. Però almeno la
storia che dovevo vedere Jane era vera. Cercavo di mentirle sempre il meno
possibile. Ma si sa, le bugie sfociano sempre in altre bugie.
Questa
mattina prima di recarmi a prendere Lina per andare a scuola avevo incontrato
mia sorella.
“Alec,
fratello, ho urgente bisogno di parlarti”
Sembrava
parlasse di qualcosa di importante.
“sorella,
farò tardi a scuola è qualcosa che può aspettare ad oggi pomeriggio?”
Non
volevo fare tardi. Volevo fare una sorpresa a Lina.
Uno
sguardo furioso le passò per il volto ma durò poco.
“D’accordo.
Ti aspetto nella tua stanza alle 16:00”
Detto
questo se ne andò senza aggiungere altro.
Cavoli.
Solo ora mi accorsi di quanto il rapporto tra me e la mia gemella fosse
cambiato. Senza volerlo dopo tutti quei strani atteggiamenti e l’ingresso nella
mia non-vita della mia piccola, ci eravamo a dir poco allontanati. Non so
perché, ma sentivo che quel legame che ci aveva da sempre unito si stava
spezzando. Avrei dovuto cercare di riappacificarmi con lei.
A
questo pensavo mentre mi avviavo verso Palazzo dei Priori.
Ero
un po’ in ritardo. Il mio spuntino mi avevo preso troppo tempo, sarei arrivato
di sicuro tardi anche all’appuntamento con Lina, oltre che con Jane.
Arrivato
nel corridoio che portava alla mia stanza, sentii l’odore fresco della scia di
mia sorella. Forse era dentro che mi aspettava. Entrai ma non la trovai.
Strano. Credevo fosse li.
Vidi
però che la finestra era aperta. Perché mai?
Mi
avvicinai con l’intenzione di affacciarmi, ma lo sguardo si perse alla mia
destra dove svoltava la stanza. La porta che conduceva alla cabina armadio era…
a pezzi era un eufemismo. I vestiti erano mezzi strappati e ammucchiati. Ma che
diavolo era successo?
Era
stata opera di Jane, di sicuro. C’era il suo odore ovunque.
Entrai
nella cabina e vidi che al muro era attaccato qualcosa.
Brividi.
Un
sbarra di ferro era stata piantata al muro, a mo’ di freccia. La cosa che mi
fece però tremare di paura era che la sbarra trapassava qualcosa prima di
essere stata conficcata nel muro…
…
la maschera di Lina…
Non
ci pensai due volte.
Mi
scaraventai fuori dalla finestra e ad una velocità inimmaginabile, così da non
poter essere visto da occhio umano, e sfrecciai per le strade di Volterra
pregando ad un Dio qualsiasi che la mia Lina fosse in salvo.
Non
passai neanche per casa sua, di sicuro stava andando al nostro appuntamento.
Speravo non fosse in anticipo.
Nei
pressi delle rovine, incrocia la scia di Jane.
-ti
prego, ti prego… fa che lei stia bene…- continuavo a ripetermi.
“aaaaaaaaaaaaahhhhhhhh”
Quell’urlo
mi gelò il sangue non mio che navigava sotto la mia pelle.
Avevo
riconosciuto quella voce, anche se quel tono doloroso non l’avevo mai sentito,
e mai avrei voluto sentirlo.
Quando
arrivai nel luogo da dove proveniva quel suono terrificante, mi scaraventai su
Jane per toglierla dalla sua concentrazione e dal suo contatto visivo su Lina.
Avrei potuto usare i miei poteri, ma ci avrei messo troppo. Non avrei però
esitato ad usarli, anche se in 334 di vita, io e lei , non ci eravamo mai
colpiti a vicenda con i nostri poteri.
Jane
presa alla sprovvista non poté difendersi, così la scaraventai lontano per
avere il tempo di avvicinarmi e soccorrere Lina.
Era
accovacciata in posizione fetale e si teneva la testa piangendo.
“Lina
piccola mia stai bene?”
“Alec…”
Singhiozzava
“cosa…
faceva male… faceva male…”
Continuava
a ripetere aggrappandosi a me.
“oooh
che quadretto rivoltante”
La
voce gelida di Jane, che era davanti a noi. Il suo sguardo così terrificante e
perfido non lo avevo visto mai, così pieno di.. odio.
“Jane
che diavolo ti prende? cos’hai fatto?”
“cosa
prende a me? Cosa prende a te? Un’umana Alec? che cos’è lei per te? Cos’è tutta
questa confidenza?”
Non
potei non urlarle in faccia la verità
“io
la amo Jane”
la
mia gemella restò pietrificata con gli occhi fuori dalle orbite.
Poi
un sussurro arrivò dalle mie braccia
“Jane?
Tua sorella?”
“lina
io…” non sapevo che dirle.
“…mostro..”
Quelle
parole mi si trafissero dentro procurandomi un dolore inimmaginabile. Quelle
parole dette con un tono spaventato che non avrei mai voluto udire. E adesso?
Sapevo che non sarebbe potuta durare tutta questa bellissima favola. Avrei
dovuta allontanarla fin dall’inizio, quando mi ero accorto di amarla. Ma perché fasciarsi la testa prima di averla
rotta, mi ero detto. E adesso che si è rotta? Cos’avrei fatto?
“hihihi”
La
risata perfida di Jane. La solita risata che aveva quando era riuscita in
qualche marachella delle sue. La guardai con odio. Uno sguardo che mai avrei
pensato di volgere a lei.
“ho
avuto la mia conferma”
La
sua smorfia però non durò. Per un secondo rividi la sorella tanto amata e con
tono triste sussurrò “mi dispiace”
Detto
questo se ne andò.
Cosa
voleva dire tutto questo? Perché non era rimasta per ucciderci. Perché non ci
ha scortato al cospetto dei tre signori?
Anche
se avessi voluto scappare, e sarei stato stupido a farlo, non sarei andato
lontano. A Volterra c’erano occhi ovunque. Bisognava essere astuti, ma ora come
ora, di sicuro quegli occhi erano su di me e Lina… ora lei era in pericolo.
Lina.
La
guardai e me ne pentii. Lei mi guardò e parve rianimarsi. La sua debole forza
da umana cercò di allontanarmi e la lasciai fare.
“c-cosa…c-come…
tua sorella è un…. Mostro.. lo sei an-anche tu?”
Non
volevo vedere quella paura sul suo viso, che io stesso poi contribuivo a far
crescere.
Perché
i volturi non erano ancora intervenuti? Perché non ci avevano ancora
circondato? Mille pensieri nella mia testa.
“si”
Non
so da dove mi uscì quella parola.
Lei
si allontanò ancora da me
“cosa..”
Non
la lasciai terminare.
“sono
un vampiro.”
Ecco
lo avevo detto.
“era
questo il mio segreto”
Ora
avevo infranto la legge con i fiocchi.
Provai
ad avvicinare una mano al suo volto per cancellare quelle lacrime dal suo
volto.
“non
toccarmi..”
Parole
che ferivano ancora.
I
miei occhi pungevano. Mai come adesso volevo sfogarmi in un pianto da umano.
Lei
si alzò e scappò via di corsa. Avrei voluto rincorrerla ma a quale scopo? Per
sentirmi dire quanto ancora le facessi ribrezzo? Eppure sapevo che non sarebbe
andata lontano. Di sicuro l’avevano già presa.
Prima
di allora non avevo mai odiato così tanto quello che ero. Anzi non mi ero mai
odiato. Perché io amavo essere un vampiro. Essere superiore al genere umano. Ma
per lei, sarei stato il più debole del mondo. Un insignificante umano.
Avevo
abbassato la testa nello sconforto , ma l’odore di quello che di sicuro era il
mio aguzzino me la fece rialzare.
Era
di fronte a me. Lo guardai negli occhi. Rossi con rossi. Le lenti a contatto si
era appena disintegrate.
“cosa
aspetti ad uccidermi?”
Gli
chiesi sorridendo.
“Aro
vuole vederti.”
Perché
mai? Voleva beffeggiarmi prima di farmi uccidere?
Il
viso della mia amata però mi si parò davanti. Stavo per chiederle di lei, ma mi
anticipò.
“se
vuoi sapere di lei, al momento sta correndo verso casa sua. Aro ha detto di non
toccarla, per ora, intanto sarà solo sotto il nostro attentissimo controllo.
Prima ti vuole parlare.”
E
questa? Impossibile. Non ci volevo credere.
“Muoviti.
Meglio non farlo aspettare. Questa volta l’hai combinata grossa.”
Senza
più dire nulla, seguii Felix verso l’ignoto.
Allora…
Cosa sta succedendo?? Come mai Aro sembra così magnanimo???
Qualche idea a riguardo????
Hihihihi
Ditemi cosa vi sembra della piega che sta prendendo la storia!!
Un bacio
Deba