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Autore: Glance    01/03/2011    5 recensioni
Sei mesi, la conoscevo da soli sei mesi. Eppure potevo dire di esistere veramente solo da quando il battito del suo cuore scandiva ogni momento che passavo con lei. Sei mesi e oggi sarebbe stata la ricorrenza della sua nascita, il suo compleanno. Il fatto che fosse nata era qualcosa per cui festeggiare, qualcosa che bastava a giustificare la creazione dell’intero mondo.(Quello che di Edward non é stato scritto in NEW MOON)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Ricordavo cosa ero stato prima di lei, cosa era la mia realtà.
Bella era stata capace di sciogliere i nodi di quella mia esistenza, il mio corpo di ghiaccio si era arreso al suo tepore.
Non sapevo cosa volesse dire poter cambiare, sentirsi diverso da quello che ero stato per tutto quel tempo. Il cambiamento aveva scosso la mia immobilità, potevo sentire il mio cuore muto sussultare alla luce del suo sguardo.
Lei si fidava di me ed io avevo imparato a farlo.
Il suo sangue dissetante, profumato, era ancora un richiamo forte, ma era come una voce lontana, coperta dal frastuono di quell'amore.
La scusa ufficiale per il nostro rientro era stata che Esme si era trovata male a Los Angeles. In ospedale furono felici di accogliere nuovamente Carlisle nel loro staff.
Tutto sembrava essere tornato a quell'apparenza di normalità che era stato il tempo prima che io decidessi per tutti che era meglio andare via.
Prima che le circostanze mi convincessero che avevo ragione a volerla lasciare, scomparendo dalla sua vita.
Ancora adesso, ero convinto che per lei non ero la scelta migliore, ma non avrei mai più preso una decisione con cui non fosse d'accordo, non mi sarei mai più allontanato da Bella.
Stare lontani voleva dire per entrambi la distruzione.
Avrei semplicemente solo assecondato quelle che sarebbero state le sue scelte.
Non potevo credere al fatto che fossimo nuovamente insieme, che con lei fosse ritornata anche quella vita che avevo inseguito ogni istante, che il silenzio in me si fosse trasformato in parole dal sapore dolce della speranza.
Sapevo che il mio cuore sussultava ogni volta che incrociavo i suoi occhi, che mi regalava un suo sorriso, che le sue mani mi toccavano con quei gesti semplici e complici fatti di quotidiano e promesse da poter mantenere. Le nostre giornate erano scandite dagli orari e dai limiti imposti da Charlie, ma a scuola pur in mezzo agli altri eravamo solo io e lei.
Era difficile per Charlie accettare il fatto che facessi nuovamente parte della vita di sua figlia, come era difficile per me sostenere il suo sguardo quando lo incontravo. Ma aveva stretto un patto con Bella: se accettava lei doveva accettare anche me.
Poi c'era la notte, dove lei era solo mia e io potevo sentirmi completamente parte del suo mondo.
Respirare la sua essenza, godere della sua anima.
Poterla tenere tra le braccia, sentire i suoi discorsi, ascoltare il suo cuore inciampare ogni volta che mi guardava.
Tutto sembrava essere ritornato al suo posto.
Lei era tra le mie braccia ed io le ero accanto e vi sarei rimasto per sempre.
Ero felice; eravamo felici, anche se ogni tanto sul suo viso compariva un velo di tristezza, ed era come se i suoi pensieri la portassero altrove, in un posto lontano da me, da cui io rimanevo fuori.
Bella era rimasta indietro con gli studi, io cercavo di aiutarla e continuavo a proporle domande d'ammissione nei college più prestigiosi che già conoscevo per aver frequentato in passato, ma lei non sembrava molto interessata, anzi.
Non era importante, con lei sarei andato anche nell'ultima università del paese, magari anche al confine più estremo, ma non le volevo negare l'opportunità di studiare in un posto che le avesse dato delle possibilità maggiori, ma non sembrava importarle granché, il suo primo pensiero ero io e il poter stare con me.
Vedeva il college come il traguardo alla sua meta: poter diventare come me.
Ma per me il punto d'arrivo era un altro.
Bella doveva prima poter vivere la sua vita da umana, con tutto quello che questo voleva dire.
Con tutte quelle esperienze che a me erano state negate.
Le ore della scuola non avrei mai pensato avessero potuto avere tanto interesse, dopo anni in cui erano state solo sinonimo di noia.
A scuola non c'erano limiti di sorta, Charlie aveva anche acconsentito a che lavorasse e potevo andare a prenderla quando terminava per riportarla a casa e fu durante uno di questi tragitti che scoprii quale fosse il motivo di quella piccola ruga che le si accentuava sulla fronte quando sembrava andare con la mente altrove. Quando capivo che quell'ombra di malinconia che passava nei suoi occhi per un attimo riusciva ad oscurarmi.
Era solo una sensazione che però non era piacevole da provare.
Non avevo motivo di dubitare del suo amore, ma in quei momenti sembrava che mi mettesse da parte, che le mancasse qualcosa.
Era come poter percepire una sorta di nostalgia di cui non potevo essere la causa, le ero accanto ogni istante, tranne nei pochi momenti in cui dovevamo mantenere le apparenze e attenerci alle regole che aveva imposto suo padre.
Alle volte le capitava di nominare Jacob, non lo faceva spesso in mia presenza perché forse aveva intuito che non mi faceva piacere.
Sapevo che durante la mia assenza Jacob Black era stato importante per lei, l'aveva aiutata a trovare una sorta di significato all'alternarsi dei giorni, a darle un motivo per andare avanti e provare a vivere.
Lo sapevo. Ma questo non mitigava la sofferenza per averlo permesso, per averlo reso possibile.
Ero consapevole di non riuscire a nasconderle il fastidio che mi procurava, il mio sguardo sicuramente le permetteva di capire quanto mi fidassi poco di lui e quanto mi facesse arrabbiare la consapevolezza di avergli permesso di essere rimasto per così tanto tempo vicino a lei.
Era salita in macchina dopo il lavoro e sul suo viso era comparsa nuovamente quell'espressione accompagnata da quella piccola piega sulla fronte, segno che quei pensieri che la portavano altrove erano tornati nella sua mente.
La sensazione che questo mi procurava mi rendeva inquieto.
Percepire in lei l'ansia, quel velo di frustrazione...
-Ma che maleducato.- Disse esasperata un sabato pomeriggio, dopo che ero andato a prenderla a lavoro. Sembrava in collera.- E' un'offesa bella e buona.- La guardavo senza riuscire a capire quale fosse il motivo di tanto sdegno.
- Billy ha detto che lui non vuole parlare con me.- Il suo risentimento, lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Ma coglievo nella sua voce una nota di preoccupazione e incertezza. Più che arrabbiata quella reazione aveva il retrogusto della delusione. Bella era in ansia, lo potevo avvertire dai movimenti del suo corpo, dalla tensione del suo respiro.- Che era in casa ma non gli andava di fare tre scalini per prendere la cornetta del telefono! Di solito Billy risponde che Jacob non c'è, che è impegnato o qualcosa del genere. Voglio dire, non che io non sappia che sia una bugia, ma perlomeno è una risposta educata. A questo punto, penso che anche Billy mi odi. Non è giusto!-
- Non è colpa tua, Bella.- Dissi cercando di rimanere tranquillo.- Non è te che odiano.- Sentivo che tutte le mie difese si allertavano. Sembrava che camminassi sulle spine quando le sue labbra pronunciavano quel nome. Quando coglievo nella sua voce quell'esitazione, quel misto di delusione ed ansia. La gelosia aveva un gusto amaro, e sapeva dare una sofferenza sottile che sentivo insinuarsi ovunque. Era difficile impormi di stare calmo, ostentare indifferenza, mentre lei reagiva a quel modo per qualcuno che non ero io.
- A me pare di sì.- Mormorò incrociando le braccia.
- Jacob sa che siamo tornati e di sicuro si è accertato che sto di nuovo con te.- Dissi.- La sua ostilità ha radici troppo profonde.- Questo era l'unico vantaggio che la mia condizione mi dava. Fare si che Jacob stesse lontano da lei, ora che ero tornato.
- Che stupidaggine. Lui sa che non siete... come gli altri vampiri.- Ma non era quello il solo motivo. Potevo intuirlo, anche se capirlo e accettarlo non era altrettanto facile.
- Ha altre buone ragioni per mantenersi a distanza.- La vidi guardare in maniera distratta fuori dal parabrezza.
- Bella noi siamo ciò che siamo.- Dissi cercando di mantenere il più possibile la calma, l'espressione pacatamente imperturbabile, per non allarmarla, per non dispiacerla. Non volevo si dovesse preoccupare della mia gelosia.- Io so controllare me stesso, ma dubito che lui ne sia capace. E' molto giovane. Probabilmente un nostro incontro sfocerebbe in rissa e non so se saprei fermarmi prima di uc...- M' interruppi, cercando prontamente di rimediare a quella gaffe.- Prima di fargli del male. Non ti farebbe affatto piacere e non voglio che accada.- Non avrei mai fatto qualcosa che potesse nuovamente infliggerle un dolore, farla soffrire in qualche modo e poi anche se non nutrivo un'istintiva simpatia per Jacob e sapevo che la sua condizione di muta forma era instabile e pericolosa per Bella, non potevo rimproverargli nulla, io lo ero altrettanto, quando pensavo di non essere in grado di controllarmi gli ero stato accanto, l'avevo abbandonata. Seppur spinto dalle migliori intenzioni l'avevo lasciata in balia di ogni pericolo. Jacob invece le era stato vicino e l'aveva protetta e in questo era stato più coraggioso di me anche se per certi versi ugualmente incosciente. Lui c'era mentre lei soffriva, se ne era preso cura e l'aveva aiutata e difesa dalla minaccia di Victoria, di questo gliene ero grato e dovevo riconoscere di essere in debito con lui. Non avrei mai fatto del male a Jacob se non per difendere Bella, ma non ce ne sarebbe stato bisogno. Non le avrei permesso di frequentarlo e il fatto che lui non volesse vederla era un punto a mio favore.
- Edward Cullen.- Sussurrò.- Stavi per dire “ ucciderlo?” Rispondi.- Spostai lo sguardo. Smisi di guardarla fissando la pioggia. Di fronte a noi il semaforo diventò verde. Inserii la marcia lentamente. In quel gesto che non mi apparteneva. La lentezza dei movimenti che in sua presenza m'imponevo, tutto ciò che ero, che in quei lunghi anni avevo conquistato. Il pensiero di uno scontro all'ultimo sangue con chiunque fosse non mi piaceva, tanto meno averlo con Jacob. Non volevo uccidere, non volevo doverlo fare mai più. Il mio stile di vita, la scelta su cui si basava la mia esistenza e quella di tutta la mia famiglia era un traguardo raggiunto faticosamente al quale non volevo rinunciare, sia che fosse stato per nutrirmi, che per difendere la donna che amavo, ma se fossi stato costretto a malincuore lo avrei fatto.
-Cercherei... con tutte le mie forze... di non farlo.- Risposi. Restò a fissarmi incredula ed io a guardare dritto di fronte a me.
-Be'.- Disse respirando a fondo.- E' impossibile che succeda qualcosa del genere... quindi, inutile preoccuparsi. Inoltre Charlie starà già controllando l'ora. Meglio che ti sbrighi a portarmi a casa, prima che il ritardo mi procuri altri guai.- Si voltò verso di me accennando un sorriso. Ma i guai erano già lì che urlavano nella mia testa. Suo padre era furioso. Bella era rimasta a fissarmi, rapita come le avevo visto accadere spesso e questo ogni volta mi rendeva felice oltre ogni limite, l'inciampare del suo cuore era per me sempre una conferma al fatto che mi amasse, che mi ritenesse degno del suo amore.
- Sei già nei guai Bella.- Dissi con la mia espressione immobile a fil di labbra. Si avvicinò a me aggrappandosi al mio braccio.
- Cosa c'è? Cosa c'è?- Chiese in ansia cercando di capire verso cosa stessi guardando. Respirai profondamente prima di rispondere.
- Charlie...”
- Mio padre?- Urlò spaventata, ma la guardai cercando di rasserenare lo sguardo quel tanto da calmarla.
- Charlie... probabilmente non ti ucciderà, ma ci sta pensando seriamente.- Le risposi innestando la prima e imboccando la strada di casa sua, ma passai oltre parcheggiando a poca distanza dal bosco.
- Che ho fatto?- Esclamò. Guardai verso la casa e lei seguii il mio sguardo accorgendosi di cosa fosse parcheggiato sul vialetto accanto all'auto della polizia. La sua moto era lì. Jacob aveva provveduto ad informare Charlie di uno degli sport estremi in cui sua figlia si era dilettata durante la mia assenza.
- No! Perché? Perché Jacob mi ha fatto una cosa del genere?- Non riusciva a capacitarsi. Probabilmente si fidava di lui, avevano condiviso tutto quel tempo, lui l'aveva aiutata a venire fuori dal pantano di dolore in cui l'avevo lasciata e non riusciva a capire perché mai l'avesse tradita in quel modo rivelando quel loro segreto. Iniziò a piangere.
- E' ancora qui?- Sibilò indignata.
- Si. Ci sta aspettando laggiù.- Le risposi indicando il sentiero che divideva il confine della foresta. Saltò giù dall'auto furente, ma la precedetti afferrandola per la vita prima che raggiungesse il sentiero.
- Lasciami andare! Voglio ucciderlo! Traditore!- Urlò verso gli alberi.
- Ti farai sentire da Charlie.- L'avvertii.- E una volta tornata in casa, murerà la porta..- Bella continuava a guardare davanti a se nel tentativo di scorgere Jacob.
-Concedimi solo un round con Jacob, poi affronterò Charlie.- Cercò inutilmente di divincolarsi. Ma sapevo che lui era lì per vedere me. non Bella.
- Jacob Black vuole vedere me. Per questo è ancora qui.- La vidi irrigidirsi, preoccupata.
- Parlare?- Chiese titubante.
- Più o meno.- Risposi.
- Quanto “più”?- Le tremava la voce. Mentre pungente la mia gelosia tornò, ma raccolsi tutto il mio auto controlla per non farle capire quanto mi angosciava quella sua reazione. Cercai di tranquillizzarla scansandole una ciocca di capelli dal viso.
- Non preoccuparti. Non vuole combattere. E' qui in qualità di... portavoce del branco.- La fissavo per cercare di capire quanto profondo fosse quel loro legame. Lui le era stato vicino in un momento delicato, era inevitabile che tenesse a lui, ma mi faceva paura non sapere quanto. E' solo un amico a cui si è aggrappata in un momento difficile non facevo che ripetermi. Non ho nessun diritto di sentirmene offeso, o infastidito, ma non potevo evitarlo.
- Ah.- Rispose laconica. Lanciai un'altra occhiata verso la casa e poi la strinsi maggiormente alla vita e la portai verso il bosco.
- Dobbiamo sbrigarci, Charlie è già impaziente.- Non ci fu molto da camminare lui ci aspettava a poca distanza dall'inizio del sentiero. I suoi pensieri m'investirono pieni di rabbia. Vedermi accanto a lei mentre la stringevo a a me lo faceva impazzire. Jacob era innamorato di Bella. Saperlo mi procurò come una scarica elettrica in tutto il corpo. La conferma che la mia assenza aveva inevitabilmente dato campo libero a qualcun' altro era dura da affrontare. Anche se, era quello che mi ero augurato lasciandola, non rendeva le cose più facili. Jacob era innamorato della mia ragazza, ero furioso, ma determinato a controllarmi. Nella mia mente però il fatto che lui l'amasse non faceva che urlare incessantemente. E se anche lei lo avesse amato? Dovevo ammettere che sarebbe stato molto più adeguato di me, per quanto avessi fatto Jacob restava sempre molto più umano di quanto io mi sarei mai augurato di essere. Però tutto il mio buon senso, la mia razionalità non riuscirono a non farmi sentire nuovamente sull'orlo di un precipizio e il vuoto di quei mesi appena trascorsi tornò a lambirmi. Non mi avvicinai e cercai di tenere Bella alle mie spalle. Jacob parlò per salutare Bella senza staccare i suoi occhi da me.
- Perchè?- Sussurrò cercando di trattenere il pianto.- Come hai potuto farmi una cosa del genere, Jacob?-
- E' per il tuo bene.- Rispose lui rigido nella sua espressione. I pugni chiusi.
- Come sarebbe a dire? Vuoi che Charlie mi strangoli? O speravi che gli venisse un infarto, come a Harry? Sarai anche arrabbiato con me, ma come hai potuto fare una cosa simile a lui?- Jacob trasalì. A quello non aveva pensato, ma non rispose.
- Non voleva fare del male a nessuno. Sperava soltanto in un castigo che ti impedisse di passare altro tempo con me.- Risposi al suo posto e sentii il suo sguardo fulminarmi, carico d'odio. Bella continuava a guardarlo da dietro le mie spalle.
- Oh Jake! Sono già in castigo! Perché credi che non sia ancora venuta a La Push a prenderti a calci nel sedere, dopo tutte le telefonate a cui non hai risposto.- Era difficile sentirla parlare in quel modo. Gli aveva telefonato quando io non c'ero e non me lo aveva detto. Per quale motivo. Perché voleva nascondermi che aveva tentato di contattarlo?
- E' così?- Rispose Jacob pentendosene immediatamente.
- Pensava fossi ioa impedirtelo, non Charlie.- Spiegai nuovamente a Bella.
- Piantala.- Sbottò Jacob. Lo guardai, ma non risposi. Lo osservai mentre veniva preso da uno spasmo, stringere pugni e denti.
-Bella non esagerava, a proposito delle tue... qualità.- Disse.- Perciò, immagino tu sappia già perché sono qui.-
- Si.- Confermai cercando di non provocarlo oltre. Non volevo scontrarmi con lui, anche se la situazione di cui ero venuto a conoscenza non mi rendeva le cose facili. Vedere poi come Bella si disperasse per come si era comportato mi sconcertava non poco, ma non potevo non riconoscere che lui era stato migliore di me. Il fatto che avesse vegliato su di lei mi rendeva suo debitore.- Però, prima che cominci, vorrei dire una cosa.- Jacob restò in attesa, senza avere nessuna intenzione di ascoltare cosa avessi da dire. Era nervoso. Stringeva e rilassava le mani, mentre cercava di controllare i brividi degli spasmi.- Ti ringrazio.- Dissi. Ed ero sincero. Lo pensavo veramente. Cercai di modulare la mia voce in modo da farglielo capire.- Non esistono parole per dirti quanto ti sia grato. Ti sarò debitore per il resto della mia... esistenza.- Lo vidi fissarmi disorientato. Per un attimo non seppe cosa dire e cosa pensare. Si sarebbe aspettato di tutto tranne quello. Scambiò uno sguardo veloce con Bella altrettanto confusa quanto lui. Si era preparato allo scontro, ma non a quello.- Per aver salvato la vita a Bella.- Chiarii e non riuscii a celare quella nota di agitazione che mi muoveva la voce.- quando io... non ho potuto farlo.- Lo fissavo mentre la sua mente mi rimandava l'alternarsi dei suoi pensieri. Allo stupore si sovrappose subito dopo la diffidenza. Non capiva dove volessi spingermi, a cosa stessi mirando.
- Edward .- Disse Bella, ma alzai una mano per interromperla continuando a tenere lo sguardo fisso su Jacob. Poi per un istante sembrò comprendere a cosa mi riferivo, ma le sue difese si abbassarono solo per un attimo. Tornò subito in se e ad assumere lo stesso sguardo duro con cui mi aveva accolto.
- Non l'ho fatto per te.- Rispose. E nella sua voce l'intenzione della sfida.
- Lo so. Ma ciò non annulla la gratitudine che provo. Pensavo di dovertelo dire. Se mi è concesso di fare qualcosa per te...- Osservai il suo sopracciglio sollevarsi. C'era qualcosa che avrei potuto fare, che avrebbe voluto da me, ma era l'unica che non potevo concedergli.
- Non è mia prerogativa.- Mi sfidò nuovamente con lo sguardo.
- E di chi è, allora?- Ruggì, scettico. Abbassai lo sguardo verso Bella.
- Sua. Io imparo alla svelta, Jacob Black, e non ripeto mai lo stesso errore. Finché non sarà lei a dirmi di andare, resterò qui.- Rimasi incatenato agli occhi di Bella e per un istante annegai in lei. Mi chiedeva l'unica cosa che non potevo concedergli.
- Mai.- Mi rispose lei senza lasciare i miei occhi. Jacob reagì a quella nostra intimità con un suono soffocato. Disapprova tutto di quella storia. Il suo rifiuto e il suo ribrezzo nei miei confronti erano totali e non lasciavano nessuna possibilità di dialogo tra di noi.
- Hai bisogno di altro, Jacob?- Rispose Bella lasciando malvolentieri i miei occhi. Questo pacava i miei timori. Lei mi amava.- Volevi mettermi nei pasticci? Missione compiuta. Magari Charlie deciderà di iscrivermi all'accademia militare. Ma ciò non basterà a tenermi lontana da Edward. Nientepuò riuscirci. Che altro vuoi?- Jacob continuava a guardarmi fisso. Si sentiva tradito da Bella e questo non faceva altro che farmi odiare ancora di più se questo fosse stato possibile. Ma per me niente aveva importanza se non quell'ennesima conferma al nostro amore. Quella promessa.
- Volevo soltanto ricordare ai tuoi amici succhiasangue alcuni punti fondamentali del patto che hanno deciso di rispettare. Il patto è l'unica cosa che mi impedisce di tagliargli la gola, qui e ora.- Neanche io lo avevo dimenticato, ma la mia ragione per non ucciderlo non era solo quella, io avevo a cuore la felicità di Bella e fare del male a lui sapevo che voleva dire farla soffrire.
- Non abbiamo dimenticato.- Risposi mentre Bella domandava quali fossero questi punti. Continuando a guardarmi torvo Jacob le rispose.
-Il patto è molto chiaro. Se uno qualsiasi di loro morde un essere umano, la tregua è rotta. Morde, non uccide.- Pronunciò queste parole guardandola in modo sprezzante.
- Non sono affari tuoi.- Replicò Bella. Ma jacob non sapeva dell'intenzione di Bella di voler entrare a far parte della mia famiglia, ne era allo scuro e la risposta affrettata di Bella lo mise davanti a quella nuova verità. Quello che era venuto a portare era solo un avvertimento, una precauzione ulteriore per ribadire le loro posizioni, non immaginava che quello non fosse solo uno dei punti che noi eravamo tenuti a rispettare. Adesso il suo timore più grande si era concretizzato e questo procurò la sua reazione.
- Jake? Stai bene?- Chiese Bella in ansia. Cercò di muoversi per andare verso di lui, ma la bloccai facendole scudo con il mio corpo.
- Attenta! Rischia di perdere il controllo.- L'avvertii. Ma Jacob riuscì a matenere il controllo e tornare in se. - Ah. io non oserei mai farle del male.- Il suo era un tono che mi accusava di qualcosa a cui mi ero opposto con tutte le mie forze, il sibilo che uscì dalle mie labbra ne era la conferma. Non avevo mai voluto quello per lei. La sua reazione alla mia ostilità fu immediata. Contrasse i pugni. Nel frattempo la voce di Charlie, che ordinava a sua figlia di rientrare in casa riecheggiò nello spazio tra noi e la casa. L'espressione di Jacob s'indebolì.
- Mi dispiace davvero.- Le mormorò.- Dovevo fare il possibile... provare...-
- Grazie .- Rispose Bella. Con la voce strozzata dal pianto. - Una cosa ancora.- Le dissi prima di rivolgermi a Jacob ed andare via.- Non abbiamo trovato tracce di Victoria, nella nostra porzione di territorio, e voi?- Sapevo già la sua risposta, ma lasciai che parlasse per non escludere Bella.
-L'ultima volta è stato quando Bella era... via. Le abbiamo lasciato credere di poter penetrare le difese. Abbiamo stretto il cerchio, pronti a intrappolarla...->Sentii Bella rabbrividire al solo sentire nominare Victoria.- Ma a quel punto è volata via come un pipistrello. Per quanto ne sappiamo,potrebbe aver sentito l'odore della vostra piccola femmina e abbandonato la caccia. Da quel giorno non ha più messo piede nelle nostre terre.- Annuii.
- Quando tornerà, non sarà più un vostro problema. Noi...- Non mi fece finire.
- Ha ucciso sul nostro territorio.- Sibilò.- E' nostra!-
- No...- Bella cercò di opporsi. Ma la voce di Charlie bloccò ogni sua rimostranza.
- Andiamo.- Le dissi, mentre lei guardava verso Jacob con lo sguardo tormentato, mentre lui pronunciava le sue scuse talmente piano che se non avessi avuto i miei poteri non lo avrei potuto sentire.
- Ciao, Bells.- Sentirgli pronunciare il suo nome in quel modo, con quel fare confidenziale accendeva la mia gelosia.
- Lo hai promesso.- Bella era disperata.- Sempre amici, no?- E la sua era quasi una supplica. Ma Jacob scosse lentamente la testa.
- Sai che ho cercato di mantenere la promessa, ma... non vedo perché insistere. Non ora.- Stava cercando di non perdere il contegno sprezzante che aveva tenuto sino quel momento. Sapevo che se non ci fossi stato io l'avrebbe abbracciata e baciata. Quel pensiero era stato nella sua mente per tutto il tempo.- Mi manchi.- Le sussurrò. E in quel momento non mi sentii di odiarlo. Sapevo cosa voleva dire. Sollevò una mano come a voler coprire la distanza che li separava.
- Anche tu.- Rispose bella. La mano protesa verso di lui e io mi sentii andare in mille pezzi.- Jake...- La vidi avanzare verso di lui. L'afferrai per trattenerla e non per difenderla questa volta.
- Tutto ok.- Disse rivolgendomi uno sguardo pieno di fiducia. Sperava capissi e forse era certa che lo facessi, che avrei capito. Ma rimasi freddo e inespressivo.
-No, invece no.- Risposi e vidi la disapprovazione nel suo sguardo.
- Lasciala andare.- Ringhiò Jacob furioso.- E' ciò che vuole!- Mentre si muoveva verso di noi, veniva nuovamente colto da tremori e convulsioni. Ricacciai Bella alle mie spalle pronto allo scontro.
- No! Edward!- Urlò Bella. Suo padre continuava a chiamarla sempre più spazientito.
- Andiamo! Charlie è impazzito! Sbrigati.- Disse e potevo avvertire il panico nella sua voce. Mi abbracciò e sentii la calma ritornare. La portai via camminando lentamente senza staccare glia occhi da Jacob. Tutta la sua disperazione e frustrazione mi arrivava chiaramente. Ma continuai a camminare stringendo a me Bella che in quel momento era proprio nei guai. Suo padre era fuori di se. Quando uscimmo allo scoperto il volto di Charlie era in fiamme.
- Sono qui.- Le dissi stringendola con delicatezza. La sentii respirare profondamente. Le ero accanto, l'abbracciavo. Avremmo affrontato insieme anche quello. La sentii raddrizzare le spalle determinata e io l'avrei sostenuta e protetta, non l'avrei lasciata mai più a se stessa. Sarei stato al suo fianco sempre.











Eccoci qui. Siamo arrivati alla fine di questa mia personale interpretazione di New Moon dal punto di vista di Edward e spero che vi sia piaciuto e magari emozionato.
Non è stato facile scriverlo, ma ho cercato, come ho potuto, di fare esprimere a questo personaggio quelle che io ho immaginato siano state le sue emozioni e sensazioni.
Ringrazio tutti coloro che hanno voluto trovare del tempo per commentare questa storia. Chi l'ha seguita e preferita o semplicemente letta.
E' stato bello intraprendere insieme a voi questo viaggio.
Ancora grazie.
Un saluto.
Glance.
  
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