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Autore: Nami88    01/03/2011    4 recensioni
PRIMA DI OGNI COSA: CONSIGLIO DI LEGGERE L'EPISODIO I PER POTERE COMPRENDERE I FATTI E IL MOMENTO STORICO DI QUESTA STORIA.
Avevamo lasciato Nami con il cuore infranto e carico di odio.
Avevamo lasciato Zoro confuso e spaventato.
...Come li ritroveremo? Se ve lo dicessi finirei per rivelarvi la trama per intero, che nella sua complessità è piuttosto semplice. Preferisco invece usare queste parole per raccontarvi cosa succederà: "Quando un uomo è disposto a mettere da parte l'onore, è sempre per il bene qualcun'altro".
Nota: ALCUNI DEI PERSONAGGI UTILIZZATI PER QUESTA FANFICTION NON SONO DI MIA PROPRIETÀ' MA VENGONO UTILIZZATI NEL RISPETTO DEL PROPRIETARIO E DEI RELATIVI COPYRIGHTS. ALTRI SONO INVENTATI E L'INTERA STORIA E' ORIGINALE, E FRUTTO DELLA FANTASIA.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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wanted

Guardò il bambino spaventatissima.
Quello non era un comune foglio di pergamena, era la sua taglia da pirata.
« Tu sei Nami della Ciurma di Cappello di Paglia? » chiese il ragazzino.
Avrebbe voluto rispondere: “No ma che cosa dici piccolino?!”, purtroppo con i capelli corti non c’era più via di scampo: era riconoscibile e il suo sguardo spaventato la tradiva, era completamente terrorizzata non tanto dal foglio che ritraeva la taglia quanto dal fatto che fosse stato quel piccolino ad aprire la strada a qualcosa di molto peggiore. Infatti, notò nell’ombra ed illuminati dai lampi, una schiera di energumeni armati che attendeva qualche metro più indietro; non si era sbagliata quando in principio aveva sentito diverse persone correre sul terreno inzuppato.
Avevano mandato avanti quel povero bambino per evitare che lei non aprisse la porta o si trovasse preparata a reagire o a fuggire.
« Scusa signorina ma abbiamo tanta fame io e miei fratelli e c’è una grossa taglia. Mi hanno promesso che ... che... » non fece in tempo a finire la frase. Un singulto lasciò il piccolo senza respiro: cadde in avanti a peso morto con gli occhi spalancati; Nami si piegò agile per prenderlo e non farlo cadere a terra.
Non c’era altro da capire. Era tutto molto chiaro. Quei maledetti senza pietà si erano serviti di lui facilmente e tanto facilmente se ne erano liberati.
Lo raccolse e lo sdraiò delicatamente sulla panchina, coprendogli gli occhi con una mano. Lo fissò per qualche secondo regalandogli una lacrima. Sembrava stesse dormendo. Non era colpa di quel piccolo ma quel è fatto è fatto.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Com'era possibile essere arrivati a quel punto?
La sua vita le stava sfuggendo di mano e sembrava che non fosse possibile fermala o mettere la parola fine, in un modo o nell'altro.

Non sapeva come li avrebbe affrontati perché la paura era tanta ma erano venuti per lei e non poteva tirarsi indietro. La vecchia Nami non l’avrebbe fatto e nemmeno quella nuova si sarebbe data per vinta. Strinse forte i pugni e con la freddezza e la lucidità di chi conosce il proprio destino, rientrò in casa.
Li sentiva schiamazzare. Probabilmente stavano aspettando una sua mossa.
Prese i vari pezzi del Perfect Clima Attack chiuso in un cassetto da tanto di quel tempo che era completamente ricoperto di polvere. Non si lasciò condizionare dagli eventi e con tutta calma prese a lucidarlo con cura. Una volta pulito alla perfezione, con sguardo alto e fiero uscì di casa, strinse il bastone tra le mani più forte che poté. Il sudore si fece freddo.
Uno di loro si era fatto avanti nel frattempo: doveva essere una sorta di ammiraglio o un pezzo grosso della ciurma pirata.
« Questa volta – cominciò lui – non ne uscirai viva. Ricordo bene tre anni fa, quando hai cercato di ribellarti e sei stata catturata. Ti abbiamo fatta prigioniera...Lo vedi questo? - chiese mostrando nella penombra il volto per metà squarciato. Nami sussultò - Il capitano me l'ha fatto per averti ridotta in fin di vita l'ultima volta. Me la pagherai per questo inutile ragazzina. Ma non è per questo che sono qui. Prima il dovere e poi il piacere - leccando la lama della spada - In un primo momento il capitano aveva pensato di lasciarti vivere e farti sua sposa facendoti addirittura l’onore di sostituirti alla sua attuale compagna ma vista la taglia che pende sulla tua testa ha ritenuto che non fosse il caso. Sarebbe stato un terribile spreco, non ti pare? Eh eh eh. Cosa pensi di fare con quello stuzzicadenti? Tu sei da sola e noi – continuò voltandosi verso i suoi uomini – siamo un centinaio. Anche se fossi armata fino ai denti non credo cambierebbe molto ».
« Se Black ha mandato cento di voi a prendermi forse non vi ritiene tanto in gamba da sconfiggermi. Io, una povera ragazza armata di un solo “stuzzicadenti” ».
« Questo lo vedremo signorinella. Eh eh eh. Fatti sotto. Adoro battermi con le signore! Vinco sempre io… ».
« Ti piace vincere facile a quanto pare! » rispose Nami lanciandosi all’attacco.
« Non provocarmi bambolina »
« Tu non provocarmi brutto grassone. Mi batterò fino alla fine! ».

Pensando di sfruttare il temporale, lanciò subito una sfera di ghiaccio, seguita da un Thunderball; il pirata, che non si aspettava tutto quel potere da un bastone, finì a terra fumante sotto la pioggia sotto le risate di scherno del resto della ciurma che per il momento sembrava solo giocare la parte degli spettatori. Purtroppo non era ancora abbastanza: lui, come ognuna di quelle bestie, aveva la pellaccia fin troppo dura.
« Interessante il tuo giochino – disse lui rialzandosi, pulendosi dal fango che copriva il volto – Avanti, fammi vedere cos’altro sai fare! ».
« Se me lo chiedi... ».
Nami di nuovo si lanciò in una serie di attacchi veloci a ripetizione, uniti a potenti calci. Certo, Nami era forte più di tante ragazze e più di tanti uomini ma non tanto quanto lui e di sicuro non di più: era evidente. Il pirata era ferito ma si reggeva perfettamente in piedi e non aveva nemmeno il fiatone. Nami invece era quasi a corto di energie. Ansimava e il panico la stava stringendo sempre di più nella sua morsa, ma non avrebbe mollato.
« Sei stanca forse? Non è necessario che ti sforzi. Finirà comunque molto presto! Prima di ucciderti, vuoi sapere come abbiamo fatto a scoprirti? ».
Non era una domanda alla quale rispondere, era certa che gliel’avrebbe detto di lì a poco.
« Quel mocciosetto vi ha visti alla locanda, tu e Capello di Paglia e il resto della ciurma. Si è insospettito e con i genitori è andato dal capitano attirato dalle taglie che pendono sulle vostre teste. Il capitano gli ha concesso di accompagnarci qui in cambio di parte della ricompensa. Il mio signore ha bisogno delle vostre teste per barattare il permesso di circolare liberamente nei mari. E’ un aspirante membro della Flotta dei Sette, sai? Povero sciocco, pensava davvero che gli avremmo concesso di vivere se ci avesse aiutati! Ah ah ah ah! Ora, prima che ti uccida, mi dirai dove sono i tuoi amici. Lo farai, eccome se lo farai! ».
« Era solo un bambino…Ora basta, basta, bastaaaa! » urlò Nami gettandosi di nuovo all’attacco. Era il momento di tentare il tutto per tutto.
Le sue forze diminuivano ad ogni colpo, lo sentiva chiaramente. Era il momento di provare il Thunderball Tempo, se non avesse funzionato aveva esaurito ogni arma in suo possesso. Era sfinita ed era così tanto tempo che non lo eseguiva che per prima aveva qualche dubbio sulla riuscita. Respirò profondamente, cercò di concentrarsi nei pochi secondi che aveva a disposizione e tentò richiamare quel po’ di energia che le restava.
Alzò il bastone, cercò di chiamare il Thunderball Tempo una prima volta ma niente da fare. Lo chiamò due, tre volte ma ancora niente.
Il respiro era affannato e il capo di quella banda di farabutti si avvicinava sogghignando, dopo aver fatto segno ai suoi compari di accerchiarla. Cosa avrebbe potuto fare ora? Di certo non avrebbe mai detto dove erano diretti i suoi amici, nemmeno sotto tortura. Il suo cervello stava per esplodere nel tentativo di pensare a come salvare la propria pelle, quella dei suoi amici e cercando allo stesso tempo una maniera per reagire e cavarsela in condizioni dignitose. Troppi pensieri e troppo in fretta, non riusciva a trovare la soluzione a nessuno di quelli.
Li vedeva avvicinarsi: chi con la spada alzata, chi con un pugnale in mano.
Il buio e la luce intermittente dei lampi confondevano i suoi occhi stanchi e bagnati sulla distanza che la separava da una fine sicura.
Non si era resa conto di quanto fosse vicino il loro capo e improvvisamente, senza nemmeno il tempo di reagire, si trovò atterrata da un colpo fortissimo al viso e subito da un altro dalla parte opposta. Intontita, cercò di rialzarsi ma perdeva molto sangue dal naso e le girava la testa. Il dolore era esagerato. Era come se un martello enorme l’avesse colpita e la sua testa stesse ancora vibrando a causa del colpo. La vista si fece sfocata e non a causa della pioggia. Il panico iniziò ad invaderla. Sentì qualcosa di caldo incorniciarle il viso: sangue.
« Allora signorina, sembra che tu non abbia più tante forze...Non fai più la sbruffona ora? Eh eh eh ».
Nami, sdraiata a terra e immersa nel fango, si voltò appoggiata ai gomiti e guardava quel mostro sovrastarla.
« Dove sono i tuoi compagni? Ti ucciderò comunque, che tu me lo dica o meno. Se me lo dici lo farò velocemente, se invece hai il coraggio di aspettare altri dieci secondi, i miei uomini saranno lieti di farti parlare ».
« Mai » sibilò Nami, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva piangere e non poteva.
« Bene. Ammetto che è stato interessante battersi con te. Ragazzi, è tutta vostra! ».
Li sentì urlare di gioia; era il premio per una dura battaglia e chiuse gli occhi aspettando la fine. Qualcosa però accadde: in un secondo, gli urli di una folla in festa diventarono grida di dolore e singhiozzi soffocati.
Riaprì gli occhi e vide cadere i primi davanti a lei come sacchi di patate.
   
 
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