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Autore: Jay Boulders    01/03/2011    2 recensioni
Missing moments di DH.
La storia inizia quando i tre arrivano a Grimmauld Place, per poi snodarsi sulle tappe che porteranno all'evoluzione della storia di Hermione e Ron. Contiene Spoiler dell'ultimo libro.
«Ti interessa veramente che io resti? Tanto da far qualcosa per convincermi a rimanere?»
«Se sapessi che non è una battaglia persa lo farei. Ma come ti ho detto ti conosco, e so che quando ti fissi su qualc-»
«Allora baciami.» lo interruppe lei. Lasciandolo sbigottito ad addentare l’aria.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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«Beh? Non sei contenta ora? Ti ho dimostrato che voglio che resti.»

«No» disse flebilmente lei, ancora immobile. «Mi hai dimostrato solamente che pur di non avere problemi con Harry sei disposto a fare qualcosa che ti fa schifo. Se hai dimostrato qualcosa a qualcuno è a lui, di certo non a me.» dichiarò, non riuscendo a celare gli occhi, che man mano diventavano sempre più lucidi. «Non ce la faccio, mi dispiace. Non riesco neanche a guardarti ora.» e senza dargli il tempo di replicare, si voltò, e toccando il proprio zaino, sparì smaterializzandosi.

Quello che accadde in quella piccola stanza, ormai orfana di una persona, fu un secco e ridondante tonfo, causato dal pugno del ragazzo contro lo stipite della porta, mentre calde lacrime gli rigavano il viso.

Harry era intento nel fasciare la mano dell’amico, con un’espressione scura in volto. «Ti ho gia detto che sei un grandissimo idiota?»

Ciò che ottenne fu un’occhiataccia del rosso, il quale ritenne giusto non proferir parola tanto era il suo senso di colpa.

Il silenzio assoluto regnava in quella stanza, interrotto di tanto in tanto dal fruscio emesso dalle bende che gli venivano sistemate intorno alla ferita.

«Io non… non volevo che se ne andasse.» sussurrò appena, senza neanche guardare il suo interlocutore il quale non parve toccato da quelle parole.

«Se avessi solo lontanamente pensato che avessi combinato tutto questo di proposito, stai tranquillo che ora non è la tua mano che starei fasciando.» concluse risoluto il ragazzo, tentando di finire il lavoro. «Ormai quel che è fatto è fatto Ron, non possiamo fare nulla. Non puoi fare nulla. E’ troppo pericoloso mandarle un gufo e non sappiamo minimamente dove sia. Se tornerà, sarà perché l’avrà deciso lei.»

«Sai che non tornerà! Non dopo… se non le chiedo neanche scusa, se non le faccio capire che mi dispiace, non tornerà mai.» dichiarò il rosso con un lieve accenno di nervosismo nella voce.

Harry si alzò, posando gli oggetti nella cassetta del pronto soccorso che aveva poco prima materializzato «Vuoi andarla a cercare Ron? Perché io posso continuare da solo, all’inizio si supponeva dovessi fare questo da solo, e il fatto che tu-…»

«Non dire sciocchezze! Non ti lascio andare incontro a Tu-sai-chi da solo. Già ti ho creato un bel casino facendola andare via, di certo non me ne andrò anch’io. E non voglio più sentire cose del genere da te.» concluse risoluto, muovendo la mano ferita e sentendo delle fitte provenienti dalle nocche.

-

Trascorsero i giorni, e di Hermione nessuna notizia. L’argomento era diventato tabù.
Si erano spostati verso nord, su una pista che si rivelò falsa riguardante la presenza di un possibile Horcrux.
Si ritrovarono così in una piccola baita utilizzata dai ranger nel periodo primaverile.

Era vero, non ne parlavano. Ma non per questo Ron riusciva a non pensare a Lei. Anche ora, mentre cercava rami da utilizzare per il camino, riusciva a nascondere il suo ricordo.

Avvicinandosi alle scalette di legno che portavano all’uscio della piccola costruzione, si bloccò sul ciglio, sentendo distintamente la voce del suo amico.
Per quale motivo Harry stava parlando? Si presupponesse fosse da solo. Forse un attacco? No, certamente non avrebbe parlato in modo tranquillo come quello che stava udendo.

Che fosse tornata…? Un qualcosa gli disse di aspettare ancora, anche se la curiosità e la voglia di vedere chi altro c’era dietro quella porta si stava facendo insopportabile.

“Non dire sciocchezze… sai bene che-… Piuttosto da quanto?... Ho capito, ma così è comunque inutile… E’ proprio per questo che ti ricambia!... Senti non si arriverà a nulla in questo modo, lo capisci? Perfav-“

La voce di Harry si bloccò all’istante nel momento stesso in cui la porta si spalancò bruscamente, facendo entrare insieme ad una gelida ventata d’aria, il profilo disorientato del rosso, con gli occhi pressoché sbarrati.

Le pupille di lui saettarono da una parte all’altra del piccolo salotto, alla ricerca dell’interlocutore del suo amico. Ciò che vide fu… il nulla.

«Cosa ti prende Ron? Trovata la legna?» chiese Harry con leggerezza, spostandosi verso di lui.

«Io… con chi miseriaccia stavi parlando?! E non dire che me lo sono immaginato perché ti ho sentito benissimo!» chiese al limite dell’incredulo il ragazzo.

«Ron… ti sembra ci sia qualcuno qui dentro? Con chi vuoi io stessi parlando? Da solo forse?»

Quelle parole, per quanto ovvie, avevano una logica. Ma l’aveva sentito, gli stava nascondendo qualcosa. In fondo anche se a fin di bene, non sarebbe stata la prima volta che succedeva.
Ciò che ne emerse è che ritenne giusto non indagare ulteriormente al riguardo per il momento e concludere la strana conversazione con un grugnito di assenso.

Quella stessa sera, mentre era intento a lavarsi i denti nel piccolo bagno della baita, si incantò davanti allo specchio ripensando al suo solito chiodo fisso, che proprio non lo abbandonava.

La voce del suo amico lo distolse dai suoi pensieri. In un primo momento pensò che lo stesse chiamando, fin poi rendersi conto che si stava ripetendo ciò a cui aveva assistito, o almeno aveva creduto di assistere poche ore prima.

“…Che intenzioni hai?... Tastare il terreno?! No, senti non posso, io non-… Ok, non voglio. Non è una buona idea e non è corretto… Sta per uscire, senti finiamola con questa storia, o glielo dici tu o glielo dico io, non mi va di mentirgli ancora…”

Ormai era tutto chiaro, una fitta al petto seguì la consapevolezza che aveva appena raggiunto.
Per la seconda volta, il rosso spalancò bruscamente la porta e per la seconda volta non trovò nessun altro. Ma a differenza della prima, stavolta ciò non lo sorprese affatto.

Il suo amico colto di nuovo in flagrante, si preparò psicologicamente alla raffica di domande che gli avrebbe posto, e si stupì del fatto che ciò che vide fu solo un Ron tranquillo che si andrò a sedere intorno al tavolo.

«Ho finito, se vuoi puoi andare tu.» fu l’unica cosa che disse.

«Ah… grazie ma voglio fare un giro di ronda tra poco, andrò al mio ritorno.» rispose disorientato il ragazzo.

Raggiungendo il tavolo anch’egli, Harry si chiese cosa fosse giusto o meglio fare, tastare il terreno o no?
Ciò che ne dedusse era che voleva risolvere quella situazione al più presto, anche con metodi meno… ‘corretti’. «Ron posso… chiederti una cosa?»

In risposta ricevette un cenno di assenso da parte del rosso, che nel frattempo era intento a mangiare della zuppa avanzata dal giorno.

«Ecco mi chiedevo… so che non sono affari miei ma dopotutto siamo amici da anni e… come mai non hai mai detto ad Hermione ciò che provi per lei?» chiese incerto, sicuro di una risposta sgarbata.

L’attenzione dei due venne catturata dallo scricchiolio di una delle vecchie assi di legno del pavimento, poco lontano da loro.

Un ghigno ferito comparve sul volto del rosso «Non le ho mai detto niente al riguardo perché non c’è niente da dire. Non provo nulla per lei che vada oltre la semplice amicizia, Harry.»

Una risposta del genere lasciò sconcertato l’amico. E’ vero Ron non si era mai esplicitamente dichiarato al riguardo, ma i suoi silenzi sulle domande mirate di lui in passato, avevano fatto intendere per certo che ciò che provasse andava ben oltre la sola amicizia. Per non parlare del modo in cui la guardava.

«Ah… tu stai, dicendo questo perché ti senti in collera con lei vista la… situazione attuale?» cercò di recuperare in calcio d’angolo il ragazzo.

«Affatto, puoi stare tranquillo Harry. Per me è solo un’amica. Può stare con chi vuole, non mi interessa. Però certamente sarebbe giusto non tenerlo nascosto, almeno rispettoso.»

«Cosa intendi scusa?»

«Niente Harry, solo che un po’ di sincerità sarebbe apprezzata una volta tanto. Tutto qui.»

Quell’affermazione colse il ragazzo alla sprovvista «Intendi dire che non sono onesto con te?»

«Si, è esattamente quello che intendo. E va bene finché si tratta di segreti indichiarabili come quelli che avevi con Silente, o con Sirius. Ma da quanto sto capendo certe cose preferisci tenertele per te a prescindere da loro.» concluse stizzito, provocando un moto di irritazione del suo interlocutore.

«Se pensi questo di me allora perché diavolo sei ancora qui?!»

«Sai che ti dico? Hai perfettamente ragione. Me ne vado.»

E senza neanche afferrare il proprio zaino, abbandonò la baita sbattendo la porta.

Harry rimase immobile, in piedi con i palmi contro il tavolo.

Un fruscio rivelò la presenza di un’altra persona nella stanza, la cui presenza fino a poco prima era stata celata dal mantello dell’invisibilità.
La ragazza liberatasi di quell’ingombrante tessuto, si avvicinò lentamente all’amico, rimanendo a tre passi da lui e guardandolo fissare il vuoto.

«Harry io… non pensavo che-»

«Che andasse a finire così?» riprese duro lui. «Cosa di preciso, che lui non confermasse che è innamorato di te oppure che crede che io sia un falso e bugiardo?!»

La ragazza rimase stupita dalla durezza con cui le si rivolse il suo pacato e tranquillo amico, seppur comprendendone i motivi. «Mi dispiace Harry… Volevo solo capire cosa pensasse veramente di me, di… me e lui. Ma a quanto pare un noi neanche esiste, e ciò che sono riuscita a fare è stato soltanto farti litigare con lui…» una lacrima rigò il viso della ragazza, che pur mantenne un’espressione seria in volto.

Harry di fronte al dispiacere e alla sofferenza della sua amica, abbandonò ogni sentimento ostile che fino a poco prima l’aveva impossessato, e si avvicinò a lei abbracciandola nel tentativo di confortarla e rassicurarla.

In quello stesso momento, fuori dalla baita, un ragazzo fissava quella scena dalla finestra, convinto ormai, che il suo migliore amico e la sua… migliore amica, gli avessero mentito per tutto quel tempo tenendogli nascosto la loro storia.

   
 
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