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Autore: Soe Mame    01/03/2011    5 recensioni
Principi, fate, sovrani, strane creature, streghe, corvi e le conseguenze di un invito mancato, nella storia della Bella Addormentata nel bosco con i personaggi di Yu-gi-oh!.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

ANCORA UN ALTRO PO' DI EPISODI



Nessuno dei quattro viaggiatori sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando avevano lasciato Kul Elna.
Poche ore, in ogni caso, dato che si trovavano ancora nel profondo della notte.
Giunti in Egitto, i tre struzzi con a bordo le tre fate si erano fermati di colpo, mentre il prode destriero del principe aveva dovuto compiere un atterraggio di emergenza causa improvvisa anomalia nei dintorni delle terse acque del fiume che scorreva nei pressi del confine d'Egitto, un fiume insolitamente profondo, traboccante di vita vegetale, come sinuose e piccole alghe verdi, e vita animale, come aggressivi e perennemente affamati piranha.
Ma, dato che questo non è Superquark, non vedo perché dovrei continuare a parlarvi di questo fiume, quindi torniamo ai quattro viaggiatori.
- Tutto bene, principe Filyugi? - chiese Anzauna, preoccupata, premurandosi di recuperare il povero principe brutalmente sbalzato via dal suo prode destriero in seguito all'atterraggio che gli aveva anche fatto cadere la piramide dorata nel fiume infestato dai piranha.
- Potrebbe andare meglio... - rispose lui, piatto, lanciando un'occhiataccia alla scopa volante che la fata rossa provvide velocemente a far sparire.
Nel mentre, Shizulora era impegnata con i tre struzzi: - Vi ringraziamo. - sorrise: - Ecco qui il pagamento. - disse, porgendo una folta mazzetta di banconote ai tre uccelli, che, prontamente, li presero tra i loro becchi, per poi chinare la testa in segno di saluto e correre via.
- Ah, la Truzzo&Struzzo Express è sempre la migliore... peccato per il pessimo gusto con cui vanno abbigliati... - sospirò la fata verde, ripensando agli occhialoni da sole a forma di stella che i tre struzzi indossavano - riuscendo, nonostante tutto, a vedere in un ambiente notturno.
- ... ehi... -.
La voce di un'impietrita Manerella attirò l'attenzione dei tre sulla fata azzurra, immobile di fronte a loro, gli occhi sbarrati, un dito tremante puntato contro il castello del regno d'Egitto.
Non appena seguirono con lo sguardo la direzione indicata da Manerella, le due fate e il principe rimasero senza parole: ogni singola torre del castello, l'intero castello, tutte le case, ogni parte del regno era stata invasa da giganteschi rovi scuri, le massicce spine spaventose alla sola vista.
- Capisco che non c'è rosa senza spine... - fece Anzauna, sconvolta: - ... ma non mi pare il caso di fare tutto questo per il nostro Rosyami... -.
- Io non ho fatto niente! - si difese subito Manerella, spaventata: - Era già così! Il regno d'Egitto è completamente invaso di rovi geneticamente modificati! -.
- Su, non dire così... - le disse Shizulora, tranquillissima: - ... sono solo rovi particolarmente cresciutelli: la crudele mano dell'uomo non è giunta a toccare queste povere piantine indifese! -.
- Ma quanto siamo stati via? - chiese Filyugi, sempre più inquieto: - N-non saranno mica passati cento anni...? - balbettò, fin troppo memore delle parole di quello stregone.
- Nah... - rispose Anzauna, avvicinandosi ad alcuni rovi, come una piccola formica di fronte ad una margherita. Spinata.
- Come facciamo a passare? - gemette Manerella, guardando disperata la cima di una delle torri del castello, verso la stanza in cui si trovava il principe addormentato: - E come facciamo ad entrare? -.
- Sarà doloroso, ma temo dovremo passare a forza. - spiegò la fata rossa, azzardando una leggera carezza in un punto del colossale rovo privo di spine acuminate.
- Eh? - fece Filyugi, sconvolto: - Ma sono troppo fitti, ci dissangueremmo! -.
- Aspettate! - disse, d'un tratto, Shizulora, accostandosi ad un rovo e sfiorandone delicatamente una spina.
Dopo pochi istanti, alzò lo sguardo, impaurita, per poi tornare alle altre due fate e al principe: - Questi rovi non sono naturali. - chiarì, nello sconcerto generale.
- Sul serio? - chiese il principe, ironico, aggrottando la fronte.
- E poi... - aggiunse la fata verde, con un leggero tremore: - ... queste spine... sono avvelenate. -.
Silenzio.
- Non ci faremo spaventare! - esclamò Manerella, terrorizzata, fingendo un'allegria che, in quel momento, decisamente non aveva.
Afferrò un braccio di Filyugi e lo alzò: - Nostro principe, voi affronterete questi venefici rovi e salverete il principe Rosyami e l'intero Egitto dal sonno che li ha avvolti! - lo esortò, decisa.
Lo sguardo che le rivolse il principe non poteva essere più diverso dal suo: - Lei mi sta dicendo che io devo andare in quella foresta di rovi avvelenati talmente fitta da assicurare minimo uno scuoiamento? -.
- In sostanza, sì. - rispose la fata azzurra, lasciandogli il braccio.
Filyugi la osservò, impassibile.
Poi guardò Shizulora.
Poi il suo sguardo andò ad Anzauna.
Poi le fissò tutte e tre.
- Addio. - disse, convinto, facendo dietro front, ben deciso a tornarsene a Domino ed evitare di preoccuparsi sull'incertezza di morire prima per avvelenamento o per dissanguamento.
- NO! - lo bloccarono le tre fate, afferrandolo per le braccia e costringendolo a tornare nei pressi dei rovi, con suo evidente terrore.
- Su, tu puoi farcela! - sorrise Shizulora, incoraggiante.
- Sì! - concordò Anzauna: - Anche se, in apparenza, sembri una nullità, sono sicura che sarai in grado di dimostrarti un vero eroe! -.
- Ieri era zero! - cantò Manerella, subito seguita dal coro delle altre due fate: - Zero! Zero! -.
- Oggi è un guerriero, è il più fiero! E chi l'avrebbe pensato mai? Oggi è il più grande che sia esistito mai! Ieri era zero ed oggi è quello che se passa senti- -
- No, ragazze. - le liquidò il principe, fermandole prima che si facessero trascinare dalla canzone improvvisando un qualche balletto.
Le tre fate lo guardarono, sconvolte per l'interruzione: nessuno aveva mai osato fermare una loro esibizione canora...
- Oh, avanti! - lo esortò Anzauna, mettendo le mani ai fianchi: - Rosyami sta dormendo in quella torre, solo tu puoi salvarlo! -.
- Ma perchè proprio io? - ne approfittò per chiedere, per l'ennesima volta, Filyugi: - Perché non vi andate a cercare un principe "vero"? Di quelli che vanno al galoppo sul migliore dei cavalli, di quelli che sanno combattere senza aver paura di nulla, di quelli talmente affascinanti da incantare praticamente qualsiasi creatura si pari sulla loro strada! -.
- Perché Rosyami non ha un bel carattere. - ammise Shizulora, ben ricordandosene la causa: - E, per qualche strano motivo, ha lasciato avvicinare solo te.
Per questo sei tu l'unica persona che può salvarlo: perché solo tu sei riuscito a destare il suo interesse. - spiegò.
Filyugi alzò le sopracciglia, perplesso: l'aver conosciuto Rosyami, Aurathem o qualsiasi fosse il suo nome gli stava causando più di un problema.
Eppure, non riusciva ad esserne completamente dispiaciuto...
- Beh, questa storia è atipica sotto tutti i punti di vista. - notò Anzauna, lo sguardo perso in direzione della torre prigioniera di quei sinistri rovi giganti: - Noi fate dovremmo essere solo un supporto e invece abbiamo fatto praticamente tutto noi; senza contare che il protagonista non si vede da circa metà storia. - si chinò verso Filyugi, mettendogli le mani sulle spalle: - Per questo motivo, anche tu che sembri un principino senza valore devi fare la tua parte. - gli disse, dolce ma ferma.
Il principe abbassò lo sguardo, angosciato: sentiva il peso di una qualche responsabilità, ma l'istinto di sopravvivenza era quello che era...
Senza contare che lui non era certo un "principe perfetto".
"Come diamine sperano che io possa salvare Aurathem?" si chiese, sconfitto in partenza.
- Peccato che i capelli di Rosyami siano solo strani. - sbuffò Manerella, nel frattempo arrampicatasi agilmente sui rovi, usando le spine come scala, per poter almeno rendersi conto della vastità di quella foresta spinata: - Se fossero stati anche lunghi, avremmo potuto usarli per portare Filyugi fino in cima alla torre! -.
- Come la duchessa Cyndyah? - ricordò Shizulora.
La duchessa Cyndyah si era tagliata i capelli ad una lunghezza decente solo dopo il matrimonio con il duca Pehgahsus, il prode uomo che era giunto a salvarla dalla torre in cui era tenuta prigioniera, una torre sperduta in un vasto campo di raperonzoli; prima dell'incontro con il suo futuro marito, difatti, i capelli della duchessa Cyndyah erano lunghi esattamente sedici metri.
"Ecco, Pehgahsus, pur essendo solo un duca e non un principe, si è dimostrato un "principe" molto migliore di me." si rese conto Filyugi, deprimendosi ancora di più.
Lo sguardo del piccolo principe andò alla torre dove, aveva capito, si trovava il principesco bronzeo addormentato: avrebbe veramente desiderato essere in grado di superare quella barriera di rovi avvelenati e salire fino in cima per poterlo salvare, ma si rendeva lui stesso conto dei propri limiti.
"Non voglio lasciare Aurathem al suo destino e deludere le tre pucciose fatine d'Egitto..." si disse, amareggiato: "... ma non sono neanche in grado di fare ciò che mi chiedono di fare...".
- Bentornate, adorabili fate e benvenuto, piccolo principe. -.
Quella voce fece trasalire i presenti, Manerella ritornò a terra con un salto, guardandosi intorno, circospetta.
Bastò porgere lo sguardo nel fitto dei rovi per riuscire a vedere il proprietario di quella voce, bastò solo porgere lo sguardo nel fitto dei rovi per far indietreggiare le fate e il principe.
Malikura avanzò senza preoccupazioni, incurante delle ferite procurategli dai rovi, fino a ritrovarsi d'innanzi ai quattro, assolutamente tranquillo.
Prima che qualcuno potesse dire qualsiasi cosa, le ferite sul suo corpo scomparvero, come se non fossero mai esistite.
- Ma che... - balbettarono le tre fate, incredule.
- Questi rovi sono una mia sorpresa per voi. - spiegò Malikura, con un teatrale gesto della mano: - E, in quanto mia creazione, non possono nuocermi in alcun modo. -.
- Una sorpresa poco gradita. - sibilò Anzauna, Shizulora che riduceva gli occhi a fessure: - Le piante sono esseri sacri, non hai alcun diritto di fare tutto questo! -.
- E poi, speri forse di farci paura con un paio di spine avvelenate? - lo provocò Manerella, fingendo di non temere affatto quel paio di spine avvelenate: - Non riuscirai a fermarci, così come non sei riuscito a fermarci nel tuo stesso regno! -.
Il ghigno sul volto di Malikura si accentuò, sempre di più, fino a che lo stregone non eruppe in una risata psicopatica che risuonò, limpida, per ogni dove.
Le tre fatine e il principe indietreggiarono, gli occhi spalancati: si sarebbero aspettati una reazione sì psicotica, ma un filino meno esagerata...
- MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! -
- Lo trovi divertente? - lo sfidò coraggiosamente Manerella, facendo un passo avanti.
Malikura sembrava non averla sentita affatto - cosa piuttosto probabile, dato il volume della sua risata.
- ... - la fata azzurra alzò un sopracciglio: - Dura ancora molto? -.
Cerca di capirlo, non ride dall'inizio della storia, ora deve scaricarsi.
- E se, mentre lui ride, noi ce ne andassimo per conto nostro cercando un modo per arrivare al castello? - propose Shizulora, a bassa voce.
- Eh? - fecero Anzauna e Filyugi, non avendo capito una sola parola da lei pronunciata a causa della risata che rimbombava nell'aria.
La fata verde trasse un profondo respiro e ripeté, a voce più alta: - Ho detto che, dato che lui sta ridendo, potremmo- -
- No, non potete. - la interruppe Malikura: - Questa è la versione ridotta. Se volete, c'è anche quella estesa, ma dura sei ore. -.
- No, grazie. - risposero le tre ragazze e il principe, in coro, piatti.
Manerella riassunse la sua espressione decisa, Shizulora si portò nuovamente le mani al volto, riprendendo la sua espressione spaventata, Anzauna e Filyugi tornarono ad osservare Malikura con sguardi preoccupati.
- Cos'hai tanto da ridere? - chiese Manerella, contraria: - Non ci fai paura, sul serio! -.
- Non ridevo per questo, dato che non disdegno affatto le bugie. - rispose lo stregone, con quel suo strano sorriso: - Sono rimasto colpito dal fatto che voi siate veramente convinte che io vi abbia fatte gironzolare per Kul Elna con assoluta tranquillità. -.
- Beh, è quello che hai fatto... - osservò Anzauna.
- Anche se Malicorvo ci ha detto che vi stavate solo divertendo alle nostre spalle... - ricordò candidamente Shizulora.
- Sì, anche. - ammise Malikura, mettendo le braccia conserte: - Per curiosità... avete visto come sono ridotte le mura d'Egitto? -.
Il principe sbatté più volte le palpebre, confuso: - Quali mura? -.
L'inquietante sorriso dello stregone fu piuttosto eloquente, così come anche le parole che ne seguirono: - Esattamente. -.
Improvvisamente, le tre fate si guardarono intorno, agitate, socchiudendo gli occhi per vedere nonostante il buio notturno.
- Sono crollate per metà! - si accorse Shizulora, con un tremito.
- Proprio come io ho distrutto gran parte delle mura di Kul Elna... - si rese conto Manerella, gli occhi sgranati, impallidendo di colpo.
Anzauna guardò verso il castello d'Egitto e si portò una mano alla bocca, con un gemito: - Ma allora... i varchi nelle fondamenta... e nel piano terra per raggiungere i sotterranei... - capì, atterrita.
Il principe Filyugi inorridì; solo lui, però, osò pronunciare quelle parole: - I danni che avete inflitto a Kul Elna si sono ripercossi sull'Egitto? -.
- Non proprio "ripercossi". - lo corresse Malikura, tranquillamente: - Per quanto Kul Elna sia intrisa di magia, il castello e le mura non si possono rigenerare da soli. Certo, io avrei benissimo potuto rimettere tutto a posto con la magia, ma perché sprecarsi quando ho a disposizione un ottimo "materiale" per la ricostruzione quale il vostro stesso castello e le vostre stesse mura? -.
Le fate erano sconvolte.
Erano state loro stesse a rendere l'Egitto vulnerabile...
- Ho distrutto metà Egitto... - si rese conto Manerella, mentre le gambe le cedevano, facendola cadere in ginocchio, tremante.
- Ma... - esordì Shizulora, la voce soffocata: - ... quello d'Egitto non è un castello magico, se le fondamenta vengono intaccate... -
- ... crollerà. - completò Malikura, quel sorriso che sembrava ormai essersi impresso sulle sue labbra.
I quattro trasalirono: era ovvio, eppure sentirlo esplicitamente era scioccante.
- La situazione è degenerata! - gemette Manerella, stringendo il suo bastone nodoso.
- Dobbiamo fare qualcosa: il castello crollerà da un momento all'altro, con tutte le sue conseguenze! - esclamò Anzauna, spaventata.
- Oh, non dovete preoccuparvi per questo. - li tranquillizzò Malikura: - C'è un modo molto semplice per sapere quando il castello crollerà. - spiegò, indicando qualcosa sopra le loro teste.
Istintivamente, il principe e le tre fate alzarono lo sguardo, accorgendosi solo in quel momento di una gigantesca tavola di pietra con sopra incise svariate lettere, una specie di bizzarro ferro da stiro forato sulla parte superiore.
- Un ferro da stiro? - chiesero, all'unisono.
- Non è un ferro da stiro! - si stizzì Malikura: - E' una tavola ouija gigante e volante! -.
- Perché abbiamo una tavola ouija gigante e volante con incorporato un ferro da stiro sopra le nostre teste? - chiese Manerella, perplessa.
- Perché sarà quando avrà finito di comporre una parola di cinque lettere che il castello crollerà. - spiegò lo stregone, riportando la terrorizzata attenzione dei presenti su di sé.
- E qual è questa parola...? - mormorò Filyugi, gettando un'occhiata intimorita alla tavola sopra di loro.
- Stiro? - azzardò Shizulora.
- Non è "stiro", è una parola inglese. - sospirò Malikura: - Non ci posso fare niente se era rimasta solo quella made in England... -.
- Irons? - propose Anzauna.
- Death, va bene? - sbottò lo stregone, stanco di quell'inutile parlare a vuoto: - Non appena apparirà la lettera H, il vostro castello- -
- Ma come siete macabri, a Kul Elna! - gli disse Shizulora, alzando le sopracciglia.
- Infatti! - concordò Manerella: - Ci sono tante parole più pucciose! Tipo "Magic", "Witch", "Fairy"... -.
- Non c'è bisogno che voi streghe siate sempre così cupe! - diede loro ragione Anzauna, convinta.
- Sì, ragazze... - fece Malikura, cominciando a chiedersi che problemi avessero quelle tre: - Ma io non sono una pucciosa fatina. E non sono neanche una strega, ca**o! -.
- In effetti, non hai nulla di effemminato... - ammisero le tre fanciulle, in coro.
Filyugi si batté una mano sulla fronte: - Ragazze, non mi pare proprio il momento... -.
- Oh, tu non puoi capire l'animo femminile! - sbuffò Anzauna.
- Solo Rosyami può capire l'animo femminile! - sorrise Shizulora.
- Perché Rosyami è donna dentro! - esclamò Manerella, convinta.
Il principe alzò un sopracciglio, incapace di ribattere: "... non è che, nel tragitto, si sono fumate qualche piuma di struzzo truzzo?".
Mentre le tre pucciose fattine d'Egitto erano ancora alle prese con i loro pensieri, uno strano rintocco fece trasalire i presenti, portandoli a guardare verso l'alto: il ferro da stiro si era spostato su una lettera incisa sulla tavola di pietra, la D, subito comparsa all'interno di una sinistra fiammella azzurra che crepitava sopra la tavola ouija.
Quando i loro sguardi tornarono a Malikura, incontrarono, di nuovo, il suo sorriso sanguinario: - Il conto alla rovescia è cominciato. - ridacchiò: - Potete pure continuare con i vostri discorsi, la cosa non mi tange. Ma, se volete attraversare la foresta di rovi, temo che dovrò impedirvelo: sapete com'è, è abbastanza ovvio che morireste dissanguati o avvelenati, ma è sempre meglio prevenire. -.
I quattro si scambiarono occhiate spaventate, indecisi sul da fare.
- Quindi... - sussurrò Manerella, tremando: - ... il nostro avversario sarebbe... -
- ...ore-sama. - chiuse lo stregone.
Altro scambio di sguardi preoccupati.
- E' Sephiroth! - gemette la fata azzurra, indietreggiando: - Avrei dovuto capirlo dai capelli bianchi e dagli abiti neri! -.
- Beh, è il momento che il principe faccia la sua parte! - sorrise Shizulora, fissando un traumatizzato Filyugi.
- No, no, no, no, no! - esclamò subito, indietreggiando di fronte alle tre fate che lo guardavano intensamente: - Non potete abbandonarmi contro una foresta di rovi avvelenati, un castello prossimo al crollo, uno stregone psicopatico e una tavola da stiro ouija che ci galleggia sopra la testa! - protestò, terrorizzato.
- Ma la nostra magia non è abbastanza potente per contrastare quella di Malikura! - gemette Shizulora, giungendo le mani.
- Principe Filyugi. - intervenne Anzauna, lo sguardo deciso: - Noi cercheremo almeno di fermare il ferro da stiro. Tu affronta con coraggio il nostro avversario e i suoi venefici vegetali! -.
Filyugi fece per controbattere, profondamente contrario, quando ciò che vide alle spalle delle tre pucciose fatine lo bloccò.
Di fronte ai loro sguardi interrogativi, incapace di parlare, si limitò ad indicare meccanicamente la cosa apparsa alle loro spalle.
Non appena le tre fanciulle si voltarono, trattennero a fatica un grido atterrito: un colossale mostro scuro, ben più massiccio e spaventoso di Dyaboundh, era apparso tra i rovi, non risentendo minimamente delle ferite; una specie di oscuro drago che si mimetizzava con il buio, con rossi occhi infuocati e due file di denti affilati.
Guardando più attentamente, tuttavia, i quattro si resero conto che quella che stavano osservando era solo la prima testa; metri e metri più in alto, difatti, ce n'era un'altra: quel mostro era una sottospecie di terrificante drago antropomorfo con due teste, quattro zampe artigliate e una lunghissima coda da dinosauro.
In proporzione, la torre più alta del castello d'Egitto non arrivava neppure alla prima testa.
- ... cos'è quello? - chiese Filyugi, in una risata nervosa: - Voi non mi state dicendo di combattere disarmato contro quel coso, vero? -.
- Q-quello è Malikura... - balbettò Manerella, indietreggiando: - E' sempre esagerato... -.
- Vi prego, aiutatemi! - supplicò il principe, rivolto alle tre fate: - Almeno datemi qualcosa con cui combattere! - esclamò: - Chessò... un lancia-missili o una bomba atomica... -.
- Oh, non cominciare a fare l'esagerato anche t- -
Prima che potesse finire di parlare, Anzauna cadde a terra, priva di forze, seguita a ruota dalle altre due fate, sotto lo sguardo incredulo di Filyugi.
- Che vi succede? - chiese, accorrendo per capire cosa fosse successo.
- Sono due giorni che voliamo per regni e margraviati e usiamo la magia... - spiegò debolmente Manerella: - L'esserci risparmiate il tragitto Kul Elna - Egitto non è servito a recuperare le forze... -.
- Quella lunga ricerca e ciò che è successo a Kul Elna ci ha sfiancate... - mormorò Anzauna, stanca, chiudendo gli occhi.
- Ci dispiace, principe Filyugi... - sussurrò Shizulora, la voce appena percettibile: - ... ora non siamo in grado neppure di fare una piccola magia... -.
A quelle parole, Filyugi capì di essere morto.
Un altro rintocco.
Il ferro da stiro si era spostato sulla lettera E, facendo apparire una seconda fiammella azzurra accanto alla prima.
Dei passi pesanti.
Malikura o quel che cavolo era diventato avanzò, ogni suo passo faceva letteralmente saltare il piccolo Filyugi, come se il suolo fosse scosso da un terremoto intermittente.
"E ora che cosa faccio?" si chiese il piccolo principe, ad un passo dallo svenire per lo shock.
"Una cosa alla volta, Filyugi, una cosa alla volta..." si disse, cercando di recuperare un briciolo di lucidità: "Prima cosa: allontanare questo affare dalle fate, o le schiaccerà!" decise, iniziando a correre in una direzione a caso che gli evitasse di finire nel folto dei rovi.
"Ma, quel giorno, Ushioh non aveva proprio niente da fare?" si chiese, disperato, sentendo il mostro limitarsi a fare un piccolo passo nella sua direzione, bloccandogli la via con un gigantesco piede artigliato.
Caduto a terra per la scossa tellurica, Filyugi si rialzò e, faticosamente, individuò gli occhi di fuoco della testa più alta del mostro: - Scusate... - letteralmente urlò, per farsi sentire fin lassù: - Non potremmo discuterne civilmente? - gridò, sperando che fosse almeno udito.
- No. - rispose semplicemente la colossale bestia, per poi afferrare il piccolo principe e portarlo a svariati metri d'altezza, di fronte al suo muso più alto. Filyugi cominciò a chiedersi perché non fosse ancora svenuto o direttamente morto per la paura.
- Addio, piccolo principe! - esclamò il mostro, pronto a stritolarlo in una mano.
Il principe già iniziava a sentirsi compresso da quelle gigantesche dita artigliate, quando una voce fin troppo familiare risuonò nella sua testa: "Non serve la forza fisica per sconfiggere i propri nemici. Basta solo giocare con loro.".
Filyugi trasalì: era passato pochissimo tempo da quando aveva sentito quelle parole, eppure non ci aveva più ripensato troppo. Perché gli tornavano in mente proprio ora?
"E' tutto inutile..." si arrese il principe, fin troppo conscio del destino che lo aspettava.
Perché gli sembrava di vedere gli occhi d'ametista di un giovane dalla bizzarra capigliatura identica alla sua che lo guardavano male?
"Tanto dovrò morire comunque, tanto vale fare un minimo di resistenza..." sospirò Filyugi, arrendendosi persino alle sue stesse visioni.
- Ma cosa c'è di bello nell'ammazzare qualcuno un triliardo di volte più piccolo di te? - chiese, in un solo fiato, facendo stranamente bloccare la mano del mostro.
Approfittando di quel momento, il giovane principe parlò di nuovo: - Oh, sai quant'è interessante schiacciare una minuscola formica. Ma perché non provi ad affrontarmi in qualcos'altro? Dammi almeno la possibilità di difendermi, insomma! - esclamò, rendendosi conto di aver ormai perso la ragione.
Stava delirando, perfetto.
Avrebbe preferito una morte meno violenta e traumatica, ma vabbè...
- E in cosa? - gli chiese il mostro, quasi lo stesse sfidando.
Filyugi, incredulo di essere ascoltato, deglutì e disse le prime cose che gli vennero in mente: - Un gioco. Facciamo un gioco. Un gioco in cui dobbiamo trovare una cosa. Chi trova la cosa più... più... luccicante, vince. -.
Un altro rintocco.
La lettera A che prendeva il suo posto accanto alla lettera precedente sopra la tavola di pietra.
- D'accordo. - acconsentì l'oscura bestia, per poi lasciare la presa su Filyugi, facendolo cadere nel vuoto.
- MA NON VAAAAAAAAAAAALEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! - urlò il principe, precipitando da metri e metri d'altezza, direttamente nella foresta di rovi: nel caso non fosse morto schiantato, sarebbe finito, a scelta, infilzato / dissanguato / avvelenato.
Gli sarebbe piaciuta veramente un morte meno violenta e traumatica...
Cadde su qualcosa di morbido, per poi rimbalzare diverse volte e infine scivolare a terra, facendosi meno male di quel che credeva.
Rialzandosi, si accorse di essere precipitato su un enorme materasso fatto apparire dal nulla dalle tre fate, non ancora ripresesi, ma ancora abbastanza coscienti da capire cosa stesse succedendo e intervenire.
- Grazie! - le ringraziò Filyugi, mentre il materasso alle sue spalle svaniva.
- Sconfiggi quel coso... - lo pregò Anzauna, spossata: - Risveglia Rosyami... -.
Incapace di poter dire altro, il principe annuì, per poi iniziare la ricerca: un oggetto luccicante...
In effetti, c'era un oggetto luccicante, nelle vicinanze...
Doveva solo essere recuperato.

La tavola ouija ancora svettava sopra i corpi semi-svenuti delle tre pucciose fatine d'Egitto, il ferro da stiro ancora fermo sulla lettera A, le tre sinistre fiammelle azzurre al cui interno si trovavano le lettere D-E-A che continuavano a crepitare, indisturbate, come unica fonte di luce in quella notte buia.
- Ne mancano solo due... - sussurrò Shizulora, in un filo di voce: - ... solo due lettere... e poi... il castello... -.
- Ssssh... - fece Anzauna, a bassa voce: - Non dirlo... non dirlo... -.
- Però... - mormorò Manerella, mettendosi seduta a fatica: - ... se le altre due lettere non appaiono... -.
- Che vorresti fare? - le chiese la fata rossa, troppo stanca persino per parlare.
- Avevi detto al principe che noi ci saremmo occupate di quella... - le rispose la fata azzurra, riuscendo ad alzarsi in piedi, seppur instabile sulle gambe: - ... e io ho intenzione di tenere fede a ciò che gli abbiamo detto. -.
Mosse le ali, alzandosi in un oscillante volo verso la tavola, fino a raggiungerla; vi atterrò sopra, aggrappandosi agli incavi delle lettere con le mani e i piedi, per poi avanzare fino a raggiungere il ferro da stiro e afferrarlo con una mano.
- Non ti farò muovere. - gli disse, decisa, nonostante non riuscisse neppure a reggersi in piedi: - Tu rimarrai lì, tu rimarrai lì... - ripeté, come per convincere se stessa di potercela fare.
In quell'istante, il ferro da stiro riprese a muoversi verso di lei, verso il basso, diretta verso la lettera T.
- No, stai fermo! - gemette la fata, azzardandosi ad usare anche l'altra mano per fermare l'avanzata di quell'aggeggio, rimanendo in precario equilibrio solo sulle sue gambe stanche.

Il gigantesco essere oscuro, dall'alto della sua spropositata stazza, aveva decisamente una visuale migliore del già piccolo Filyugi: sarebbe stato in grado di trovare un oggetto luccicante anche in un regno vicino.
E, anche se non ci fosse riuscito, nulla gli vietava di schiacciare quella minuscola testa coronata con un passo casuale.
Fu in quel momento, però, che riuscì a vedere qualcosa, ben più vicino di quanto credesse: un oggetto così brillante da essere visto dalla sua altezza, così brillante da rilucere sul fondale di un fiume.
Istintivamente, il mostro raggiunse il corso d'acqua con pochi passi - una serie di piccoli terremoti -, per poi cercare di afferrare quell'oggetto; tuttavia, il fiume si rivelò ben più profondo di quanto sembrasse, costringendo la gigantesca creatura ad entrare totalmente in acqua.
Dopo qualche istante, improvvisamente, sentì dei dolorosi morsi intorno alle caviglie, talmente dolorosi da costringerlo a cadere in ginocchio, portando il fiume all'esondazione; i morsi passarono poi alle gambe, portandolo a lasciarsi cadere del tutto fin sotto l'acqua, venendo istantaneamente aggredito da tutti quegli altri piranha che avevano dovuto aspettare l'abbattimento del mostro da parte dei primi pesci che si erano avventati sui suoi colossali piedi.
Fu così che il mostro fu inghiottito dalle acque del profondo fiume nei pressi del regno d'Egitto, attaccato dalle orde di piranha che vivevano al suo interno.
Ecco cosa succede a non seguire Superquark!
- Che imbecille. - sospirò Filyugi, osservando da lontano l'impietoso spettacolo: si era ricordato del puzzle dorato cadutogli nel fiume dopo essere stato disarcionato dalla scopa volante con cui era giunto, quel puzzle dorato così lucente...
Aveva sperato fino alla fine che quel mostro lo individuasse, per poi finire vittima dei piranha.
Ecco i risultati del seguire Superquark!
"In effetti, Rosyam... ehm, Aurathem forse aveva un minimo di ragione." riconobbe Filyugi, tornando di corsa dalle fate.
Aveva sconfitto un gigantesco mostro?
Beh, in realtà lo aveva solo attirato in un posto infestato da piranha psicopatici quasi quanto quello stregone ma il merito se lo sarebbe preso comunque lui...
- Ragazze! - le chiamò Filyugi, giungendo appena in tempo per vedere Manerella precipitare dall'alto, data l'improvvisa sparizione della tavola da stiro ouija.
Mosso da un instinto cavalleresco spuntato fuori da chissà dove, il principe corse per afferrare al volo la gentil donzella, venendo impietosamente schiacciato dalla sua caduta.
- Oh! - fece la fata azzurra, sorpresa: - Sono caduta sul morbido! -.
- Sei caduta su di me... - gemette il principe, dandole un colpo sulla gamba per farla spostare.
Manerella si alzò di scatto, permettendo a Filyugi di rialzarsi, per poi ricadere dalla parte opposta, priva di forze.
- Hai sconfitto quel mostro! - gioì Anzauna, ormai senza voce.
- Sì. - rispose il principe, faticando lui stesso a credere non solo di essere ancora vivo ma anche di aver messo fuori gioco quel mostro.
"Grazie al consiglio di Aurathem..." si disse, pensieroso, per poi rivolgere lo sguardo alla torre del castello d'Egitto e trovare la visuale sgombra dai rovi avvelenati: come la tavola da stiro ouija, erano spariti alla sconfitta del mostro.
- Presto, dobbiamo sbrigarci! - esclamò, indicando il castello su cui spiccavano degli enormi fori visibili anche da quella distanza: - Il castello crollerà a breve! -.
- Non abbiamo abbastanza forza per fare una magia... - sussurrò Manerella, a terra.
- Il materasso per salvarti ha portato via le nostre ultime energie... - pigolò Shizulora, triste.
- Aspettate! - fece Filyugi, avvicinandosi ad una strana bottiglia che aveva appena notato tra un gruppo di rocce.
Non appena la prese, ne lesse l'etichetta: "Iperpozione Deus ex machina".
Ta-ta-ta-ta-tà! Il principe Filyugi trova IPERPOZIONE DEUS EX MACHINA.
- Ecco, prendete! - disse, tornando dalle tre fate semi-svenute.
- Ma le Pozioni dovrebbero essere degli spray... - notò Manerella, alzando un sopracciglio.
- Non farti certe domande... - sospirò Anzauna, prendendo la bottiglia che il principe le porgeva: - La bottiglia è solo una, quindi un terzo a testa! - disse, per poi bere.
La bottiglia passò poi a Shizulora ed infine a Manerella, finché non fu svuotata completamente.
In quel momento, le tre fate parvero brillare di luce propria, per poi scattare in piedi, accompagnate da una musichetta: Ta-ta-ta-ta-tà! Le tre pucciose fatine d'Egitto recuperano 66,6 LP.
- E ora andiamo a sconfiggere il mostro! - esortò Manerella, recuperata la sua vivacità.
- Già fatto. - le rispose Filyugi, tranquillamente.
- Oh... - fece la fata azzurra, guardandosi intorno. Alzò le spalle e disse: - Allora è il caso di andare a rimettere a posto il castell- -
- Ehm, Manerella cara... - sorrise Anzauna, nervosa, mettendole le mani sulle spalle: - Non è il momento di perdere tempo, il principe Filyugi deve correre a salvare il nostro Rosyami! -.
Il suo sorriso si fece più dolce: - E poi, con Rosyami c'è anche Mhahadh, no? -.
A quel nome, la fata azzurra arrossì, convincendosi: - E va bene. - acconsentì: - Allora... accompagno il principe da Rosyami? -.
Le altre due fate annuirono: - Shizulora ed io... - le spiegò Anzauna: - ... provvederemo a riparare le mura e il castello. Tu non preoccuparti di nulla. -.
Lo sguardo delle tre fate cadde sul principe.
Ci era riuscito.
Le aveva salvate.
Aveva sconfitto quel mostro.
Aveva salvato l'Egitto.
E ora stava per andare a salvare Rosyami.
Ed era così...
- Complimenti! - sorrisero, avvicinandosi a lui con intenzioni fin troppo chiare: - I festeggiamenti, per il momento sono rimandati, ma... -.
Gli saltarono addosso, stritolandolo in un abbraccio: - SEI SEMPRE COSI' PUCCIOSO! -.
- AAAAAAAAAAAAAAARGH! -

Il profondo fiume, dimora dei dolci e aggressivi piranha, attraversava anche una parte di bosco, scorrendo indisturbato tra gli alti alberi.
All'improvviso, qualcosa emerse da quelle terse acque, una sorta di mostro informe; ad ogni passo, sembrava quasi si stesse perdendo dei pezzi.
Qualcuno, nascosto tra i tronchi, trattenne a stento una risata.
La tranquilla atmosfera del bosco fu spezzata da una colorita imprecazione, subito seguita da un irato: - Ti vieto di ridere! -.
Malicorvo, cercando invano di rimanere serio, si avvicinò a Malikura, completamente ricoperto di piranha; i poveri pesci, tuttavia, non appena azzannavano il corpo dello stregone, rimanevano avvelenati dal veleno delle spine dei rovi da lui creati, per poi cadere a terra e far partire una denuncia al WWF.
- Ti ha sconfitto con uno stratagemma veramente idiota. - ridacchiò Malic, togliendogli qualche piranha da un braccio.
- Non è colpa mia. - ringhiò Malikura, scrollandosi di dosso un buon numero di pesci: - E' quel testone di Zhohrhk! Io glielo avevo detto che era un ca**o di inganno, ma lui niente, deve per forza farsi abbindolare come un co***one! -.
- E allora perché continui ad evocarlo permettendogli di materializzarsi attraverso il tuo corpo? - gli chiese il ragazzo piumato, togliendogli un piranha dai capelli.
- Perché, tecnicamente, lui sarebbe molto potente. Soltanto, è un imbecille. - rispose Malikura, liberandosi di un pesce che gli stava azzannando un orecchio.
- E quindi? - domandò Malic, curioso: - Cosa avresti intenzione di fare, ora? Tornare dalle pucciose fatine d'Egitto e dal piccolo principe di Domino per impedire loro di risvegliare il principe Aurathem? -.
- No. - rispose lo stregone, atono: - Facessero quello che vogliono, per stavolta ammetto la sconfitta. Prima o poi, ricapiterà un'occasione propizia. -.
- Penso cominceranno a dare feste ad ingresso libero. - notò il corvo, con un sospiro: - Sarà difficile dirsi offesi per qualcosa. -.
- Non è necessario avere un pretesto. - commentò Malikura, finalmente del tutto libero dai piranha: - L'unica cosa certa è che ci penserò di più prima di evocare Zho... Zho... Etciù! -.
- Oh, dovresti toglierti i vestiti. - gli disse Malic, premuroso: - Quelli che hai indosso sono bagnati, se continui a tenerli- -
- Sì, sì! - lo interruppe l'altro, sfilandosi la lunga giacca nera.
Prima di poter fare altro, però, si fermò, guardandosi intorno: - ... Malic... -
- Sì? -
- ... dove sono gli altri vestiti? -.
Malicorvo sbattè le palpebre, serafico: - Quali altri vestiti? - chiese.
Malikura lo fulminò con un'occhiataccia: - Quelli per rivestirmi, Malicorvo. -.
Malic piegò la testa di lato e gli fece notare, innocentemente: - Chi ha mai parlato di rivestirsi? -.

- Stanno tutti dormendo... - mormorò Filyugi, guardandosi intorno.
Il regno d'Egitto era completamente addormentato: ovunque posasse lo sguardo, il principe vedeva gente caduta in un sonno profondo, anche in mezzo alla strada; era curioso, però, che tutti avessero accanto dei pacchetti di Pavesini.
- Chissà quanti ne hanno mangiati... - borbottò Manerella, ispezionando alcuni pacchetti vuoti: - Ogni biscotto li fa dormire per un giorno, ma temo siano cumulativi... -.
Filyugi e Manerella continuarono a camminare per le silenziose vie del regno, le strade ormai sgombre dai rovi, diretti verso il castello, verso la torre più alta.
- Perché lo avete portato lassù? - chiese il principe, riferendosi al principe Aurathem.
- Perché le principesse sono sempre tenute nella torre più alta! - rispose la fata azzurra, come se fosse ovvio.
Filyugi preferì non aggiungere altro.
Riuscirono facilmente ad entrare nel castello, attraverso la tesoreria, facendo chiedere al principe se, data la facilità con cui si erano intrufolati in quella inquietante stanza, non ci fosse un leggero, ma appena appena leggero, rischio di furto; da lì, Filyugi seguì Manerella lungo gli ampi corridoi del maniero d'Egitto, fino alle scale di marmo che si perdevano verso l'alto.
La fata era piuttosto agile per aver appena recuperato solo una parte dei propri poteri, al contrario del principe, che quasi arrancava dietro di lei.
- Se io fossi un po' più forte, ti avrei portato in braccio... - si dispiacque Manerella, fermandosi sul pianerottolo di chissà quale piano per aspettare Filyugi.
Per tutta risposta, il principe decise di ignorarla.
Non seppero quanto ci misero per raggiungere l'ultimo piano della torre più alta del castello, ma ci misero molto.
Il fatto che il castello fosse ancora in piedi significava che Anzauna o Shizulora aveva svolto un ottimo lavoro di riparazione.
Finalmente, i due giunsero d'innanzi la porta oltre la quale si trovava il bronzeo principe addormentato.
Titubante, oltre che stremato, Filyugi aprì piano la porta, sentendola scricchiolare nonostante tutta la delicatezza che aveva usato.
La stanza era ancora avvolta nel buio, debolmente illuminata dalla luna appena visibile, in gran parte coperta dalle nubi; lì, sdraiato sul letto, avvolto nel suo sonno, c'era il principe Aurathem.
In fondo al letto, addormentato con la testa e le braccia sulle coperte, vi era l'uomo semi-trasparente visto insieme al giovane principe dalla pelle di bronzo il giorno in cui lo aveva incontrato.
- Mhahadh! - si stupì Manerella, sorpresa di trovarlo addormentato.
Non appena si avvicinò, notò che anche lui aveva mangiato dei Pavesini Soporiferi.
- Mhahadh! - lo chiamò, scuotendolo: - Mhahadh! MHAHADH! -.
Quando poi passò agli schiaffi, il povero spirito di viola e cappello tubolare vestito si svegliò, guardandosi intorno per capire dove fosse e cosa stesse succedendo.
Nel momento in cui incontrò gli occhi di smeraldo della fata, si alzò in piedi, desolato: - Perdonami, avrei dovuto vegliare sul principe e invece... -
- No, non ti preoccupare! - lo rassicurò Manerella, con un sorriso: - E' tutto a posto. Il principe Filyugi ha sconfitto il mostro e ora è giunto per risvegliare Rosyami! -.
Filyugi, rimasto sulla soglia, trasalì, imbarazzato nel sentirsi osservato dai due, quasi tentato dall'andarsene per sfuggire ai loro sguardi.
- Manerella! Mhahadh! Principe Filyugi! - li chiamarono due voci femminili.
Guardando verso il balcone, i tre presenti svegli notarono Anzauna e Shizulora svolazzare intorno alla finestra, per poi atterrare nella camera.
- Abbiamo rimesso tutto a posto. - spiegò Shizulora.
- "Tutto a posto"? - ripeté Mhahadh, lanciando uno sguardo interrogativo ad un'arrossita Manerella.
- Ti spiegheremo tutto dopo. - gli disse Anzauna, per poi guardare Filyugi: - Ecco Rosyam... ehm, Aurathem. Risveglialo, principe di Domino. -.
Esitante, Filyugi avanzò verso il letto su cui era sdraiato il corpo esanime del bronzeo addormentato, per poi arrossire vistosamente non appena gli fu vicino: se già in cuoio nero aveva un aspetto solenne, con quegli abiti principeschi e quegli splendenti gioielli non dava alcun dubbio sulle sue origini regali.
E poi era anche mille volte più bello, ma questi sono semplici particolari.
- L-lo farei... - farfugliò il piccolo principe, non riuscendo a capire il perché di quell'improvviso disagio: - Ma come... come dovrei... fare? -.
Le tre fate si scambiarono un'occhiata indecifrabile.
Manerella fece riapparire il suo bastone azzurro e lo usò come un microfono, Anzauna e Shizulora che, alle sue spalle, improvvisavano una piccola danza con le sole braccia e un leggero movimento dei fianchi.
- Lui ti è accanto, se ne sta seduto lì... - cantò la fata azzurra, lasciando Filyugi piuttosto perplesso: - Veramente, lui è sdraiato e starebbe anche dormendo... -.
- Non sa cosa dire ma- -
- Perché sta dormendo, non può parlare... -
- -i suoi occhi ti parlano... -
- Ma ha gli occhi chiusi, come fanno a...? -
- E tu lo sai che vorresti dargli un bacio... -
Filyugi sussultò, completamente rosso in viso: - COSA? M-ma i-io, v-veramente, n-non... -.
- E allora bacialo! -.
- EEEEEEEH? -.
Quasi in cerca di aiuto, il principe guardò Mhahadh, che sospirò: - E' così, giovane principe: il principe Aurathem può essere risvegliato solo dal primo bacio d'amore. -.
Filyugi fu ad un passo dal lanciarsi dal balcone per l'imbarazzo.
- Lui ti piace, tanto, tanto, da morir! - continuò a cantare Manerella, con uno sguardo malizioso: - Forse tu gli piaci ma lui non sa come dirlo... -.
- Sta dormendo, non potrebbe dirlo anche se... se... - Filyugi deglutì, ormai senza via di scampo: "I-io non sono mica... non sono... oh, insomma, l'ho incontrato una volta sola! Come potrei...?".
- Ma non servono le parole, sai... - gli mormorò la fata azzurra, dandogli una leggera spinta sulla schiena, verso Aurathem: - Allora bacialo! -.
Filyugi era ormai vicinissimo all'addormentato Aurathem.
"Non sono innamorato di lui, non sono certo... " si disse il principe, agitato, il cuore che sembrava sul punto di scoppiare.
Trasse un profondo respiro e si rese conto: "Però... ho affrontato così tanti pericoli solo per lui... e, anche se ero praticamente costretto, in fondo, non ero del tutto contrario...".
Intervenne il coro, dato dalle altre due fate: - Sciallà-là-là-là-là-là! -
- Sciallà-là-là-là-là-là? -
- Il ragazzo è troppo timido- -
- Ma veramente... -
- -coraggio, bacialo! -.
Filyugi era decisamente agitato.
Era un gesto così semplice, eppure così difficile...
- Sciallà-là-là-là-là-là! Non lo fa, ma che peccato! -
- Ora sfottete pure? -
- Se insiste, lui lo perderà! -
- Ora anche le minacce? -
Il principe Filyugi trasse un profondo respiro: non era così difficile, ce l'avrebbe potuta fare...
Aveva sconfitto un gigantesco mostro, poteva benissimo dare un bacio...
La voce di Manerella tornò a riempire la stanza: - E' il momento... guarda che laguna blu... -
- Ma dove la vedi, la laguna blu? - le chiese Filyugi, il sospetto che le fate si fossero fumate minimo le piume di struzzi truzzi sempre più forte.
- Ora devi muoverti, e questo è il momento tuo... -
"Che ansia..."
- Non ti parlerà- -
- ... è addormentato... -
- -finché tu non lo abbraccerai e... bacerai... -.
L'ultima parola gli era stata letteralmente soffiata in un orecchio, facendolo rabbrividire.
Completamente rosso in viso, talmente tanto da far supporre fosse un rossore praticamente irreversibile, esclamò: - Va bene! Va bene! Ora, però, fuori di qui! -.
Le tre fate e lo spirito lo guardarono con occhi sgranati, stupiti.
Filyugi, senza farsi intimorire, li spinse fuori dal balcone, chiudendo le tende: - Non voglio spettatori! - urlò, imbarazzato, dall'altra parte del tessuto, lasciando i quattro senza parole.
- Ma... ma... - fece Manerella, sconvolta: - ... così mi perdo la scena yaoi! - gemette, disperata: - Ero così felice che il nostro Rosyami fosse così gnocco, ho sempre sperato si mettesse con un altro maschio e ora... -
- E' quasi l'alba. - si accorse Anzauna, interrompendo il monologo della fata azzurra, nel frattempo consolata da Mhahadh.
Alzando lo sguardo, le tre fate e lo spirito si accorsero che il cielo cominciava a rischiararsi, una striscia di luce iniziava ad apparire sulla linea dell'orizzonte.
- Se non si sono strafogati di Pavesini Soporiferi, anche gli abitanti del regno d'Egitto dovrebbero svegliarsi... - notò Shizulora.
Anzauna sospirò: - Temo l'abbiano fatto invece. Forza, iniziamo a fare scorta di Cacao Risvegliante... -.
- E se il bacio del principe Filyugi non funzionasse? - chiese all'improvviso la fata verde, preoccupata: - Se tutto ciò che abbiamo fatto fosse stato inutile? -.
- Non dirlo! - urlarono Anzauna e Manerella, correndo a tapparle la bocca.
- Ma... ma... - balbettò Shizulora, subito fermata dalla fata azzurra: - Non dire niente! Non dire assolutamente- -
- Cosa non deve dire? -.
Una voce conosciuta fece trasalire le tre fate, portandole ad alzare lo sguardo verso le tende ormai scostate: lì, di fronte a loro, perfettamente sveglio, c'era Aurathem.
- ROSYAMI! - urlarono le tre fanciulle, per poi assaltarlo e stritolarlo in abbracci felici.
- Ferme o ucciderete Filyugi! - disse subito Aurathem, portando l'attenzione sul povero piccolo principe che stringeva a sé come un peluche.
- Oh, ha funzionato! - trillò Manerella, allegra.
- A quanto pare... - intervenne Filyugi, lanciando un'occhiata incomprensibile al principe che lo stava abbracciando con fare forse troppo possessivo: - ... lui già sapeva tutto... -.
Agli sguardi interrogativi delle tre fate, Aurathem sorrise innocentemente: - Non so perché ma, da quando mi sono addormentato, ho visto tutto ciò che facevate. - spiegò, facendo arrossire le sue tre ex-zie: - Vi ho viste portarmi qui, vi ho viste addormentare tutti, vi ho viste tornare alla casetta nel bosco, vi ho viste andare a Domino, nella Grotta del Destino, nel magraviato di Kayibah, a Kul Elna e ho visto lo scontro avvenuto qui fuori. -.
Alzò le spalle: - Ho visto tutto quanto nei miei sogni, pare. -.
Si rivolse al peluch- ehm, al principe che teneva stretto a sè: - Ho visto anche che hai seguito il mio consiglio... - ridacchiò, facendolo arrossire, se possibile, ancora di più.
Guardò poi Mhahadh: - Ti ringrazio per aver vegliato su di me, Mhahadh. - gli disse, con un sorriso.
Lo spirito rispose semplicemente con un formale cenno del capo, evitando di fargli notare di non aver fatto assolutamente nulla di diverso dal dormire, esattamente come lui.
- E ringrazio anche voi, zie. - sorrise, facendo arrossire anche le tre pucciose fatine d'Egitto.
- Solo una cosa non mi è chiara... - riprese Aurathem, il suo sorriso che si faceva stranamente più inquietante, gli occhi d'ametista che assumevano una sinistra sfumatura di rubino: - ... cosa significa che io sono "donna dentro"? -.
Anzauna, Shizulora e Manerella capirono che avrebbero fatto meglio a volare via velocemente e il più lontano possibile.



ESODO



Il re Sehth e la regina Kisahrah si risvegliarono, frastornati, accorgendosi di essersi addormentati sui loro troni.
Si guardarono intorno, confusi, notando sull'ampio pavimento della sala del trono paggi e servitori in fase di risveglio.
- Marito mio... - mormorò la regina, la bocca ancora impastata di sonno: - ... perché siamo ricoperti di cacao? - domandò, notando la strana polverina marrone che ricopriva i presenti.
- Non lo so, moglie mia... - rispose il re, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio: - Più che altro, mi chiedo: perché ci siamo addormentati sui nostri troni? Perché stanno tutti dormendo? Cosa stavamo facendo, prima? -.
- Io ricordo di aver sentito l'irrefrenabile bisogno di mangiare quei particolari biscotti gialli... - ricordò Kisahrah, pensierosa, togliendosi il cacao di dosso.
- Anch'io... - annuì Sehth: - Ma, prima, stavamo pensando a qualcos'altro, qualcosa tipo... -.
I due sovrani si scambiarono un'occhiata allarmata, capendo: - Aurathem! -.
La regina si alzò, agitata: - Il mio bambino! - sussurrò, con voce soffocata: - Le fate avrebbero dovuto riportarmelo oggi, perché non è ancora- -
- Re Sehth! Regina Kisahrah! -.
Una voce squillante riempì la sala del trono, subito seguita dall'ingresso di una ragazza dalla pelle scura, avvolta in svolazzanti abiti azzurri: la fata Manerella.
- Fata Manerella! - si stupirono i due sovrani, notando la fata azzurra correre verso di loro.
- Re, regina! - li chiamò Manerella, una volta giunta d'innanzi a loro e dimenticatasi l'inchino rituale: - Rosyam- ehm, Aurathem è qui. - annunciò: - Perdonate il ritardo, ma ci sono stati alcuni contrattempi... - borbottò, vaga.
Il re fece quello che si sarebbe potuto definire un accenno di sorriso, gli occhi azzurri della regina brillarono per la felicità: - Non importa, basta che sia arrivato! -.
Fu così che, pochi minuti dopo, accompagnato dal principe di Domino Filyugi, dalla fata rossa Anzauna, dalla fata verde Shizulora e dallo spirito Mhahadh - a cui la fata azzurra Manerella si riunì -, il principe Aurathem fece il suo ingresso nella sala del trono, vistosamente agitato nonostante le tre ore passate ad inseguire le sue ex-zie per tutto il regno d'Egitto armato di un battipanni trovato chissà dove.
Quasi a celebrare il suo ingresso, i raggi del sole mattutino passarono attraverso le vetrate azzurre della sala del trono, tingendosi del loro colore, donando all'ampia sala bianca disseminata di cacao una delicata e paradisiaca atmosfera.
Contro ogni regola e formalità, la regina Kisahrah, con sommo stupore del consorte, corse da Aurathem, fermandosi a pochi passi da lui e studiandolo attentamente.
Sotto l'indagatorio sguardo di zaffiro della bianca regina che, si era reso conto, non era altro che sua madre, Aurathem s'irrigidì, a disagio.
Dopo qualche istante che parve eterno, Kisahrah lo abbracciò, felice: - Sei veramente il mio piccolo Aurathem! Sei proprio uguale a tuo padre! - esclamò, lasciando il suo sconvolto figlio per poi rivolgere lo sguardo a Sehth, avvicinatosi con fare imperioso.
- Due gocce d'acqua... - ironizzò Manerella, lo sguardo che andava prima allo statuario re poi al minuto principe.
- Non ci possono essere dubbi, questo è senz'altro nostro figlio! - gioì Kisahrah, prendendo per mano un impassibile Sehth.
- Hai ragione. - concordò il re, il volto meno freddo del solito: - Bentornato a casa, figlio nostro. - disse, formale, per poi trattenere un gemito alla gomitata che ricevette da sua moglie.
- Daremo una festa! - decise la regina, prendendo una mano di Aurathem: - Ad ingresso libero. - specificò, con un sorriso.
- Date inizio ai preparativi! - ordinò il re, rivolto ai paggi e ai servitori che, per tutto quel tempo, si erano limitati ad assistere: - E liberate l'Egitto da tutto questo cacao! -.
Le tre pucciose fatine d'Egitto si avvicinarono ad un ormai scioccato Aurathem, sorridendo, incoraggianti.
- Non è andata male, no? - gli disse Shizulora.
- Sei tornato a casa, Ros... ehm, Aurathem. - lo rassicurò Anzauna.
- Perché sei così nervoso? - gli domandò Manerella, perplessa.
- Tu che dici? - le rispose Aurathem, agitato, mentre Kisahrah lo traeva a sè: - Adesso... - gli disse, felice: - ... starai un po' con noi! Abbiamo tante cose da raccontarci, vero, marito mio? -.
Sehth, indeciso se essere distaccato o mostrare apertamente il suo disagio nel vedersi rispuntare davanti suo figlio, annuì meccanicamente.
- Non sappiamo proprio come ringraziarvi... - sorrise la regina, rivolta alle fate: - ... avete allevato il nostro bambino fin da quando era in fasce, provvedendo a lui in tutto quel terribile periodo fatto di biberon, pannolini, sveglie notturne, notti d'insonnia, pianti continui e controllo perenne! -.
Gli occhi azzurri di Sehth, improvvisamente, brillarono: - Veramente, fate. Dal profondo del cuore: grazie. -.

Quel pomeriggio, liberato l'Egitto dal cacao e dalle cartacce di Pavesini, fu annunciata la festa in onore del ritorno del principe Aurathem.
I sovrani e le personalità più importanti dei regni vicini, ben consci della tendenza generale di fare le cose all'ultimo minuto, avevano sempre pronti degli abiti da cerimonia, nel caso venisse annunciata una qualche festa per il giorno stesso.
Aurathem, Kisahrah e Sehth erano rimasti nel giardino del castello per tutta la mattinata, a parlare; in realtà, a voler essere precisi, la regina faceva domande, il principe rispondeva e il re ascoltava.
Le vicende delle tre pucciose fatine d'Egitto e del principe di Domino si erano ben presto diffuse ovunque, costringendo il principe Filyugi e le tre fate a fuggire ogni qualvolta si presentasse un qualche curioso ansioso di sentire per la trecentesima volta la storia del salvataggio di Aurathem.
Alla festa ad ingresso libero giunsero tantissime persone, tra cui il duca Pehgahsus e la duchessa Cyndyah, la Strega della Casetta di Gioielli insieme al fidato Johnoh, i due spasimanti di Shizulora, Ryansel e Amanetel, Ysys - al suo passaggio, seguirono svariati gesti scaramantici di ogni genere - e persino Mohkwbah, come rappresentante del margraviato di Kayibah.
- Mio fratello ha cose più import- ehm, è molto impegnato ed è profondamente dispiaciuto di non essere qui presente. - aveva detto, convinto.
Il re Sugorokuh era stato liberato, ma aveva fatto licenziare metà della servitù e aveva ordinato che tutti i rubinetti del terzultimo piano fossero rimossi; in ogni caso, aveva trovato la forza di essere presente alla festa in onore di Aurathem, reincontrando suo nipote impegnato a nascondersi in cima ad un albero.
Per qualche strano motivo, inoltre, verso la sera, molte delle persone che, in quegli anni, avevano importunato Filyugi diedero segno di profondo terrore d'innanzi a delle asce, soprattutto se in presenza di Aurathem.
In quella giornata di festa, il luminoso sole aveva ormai compiuto il suo giro nel cielo, lasciando il posto alla candida luna e alle brillanti stelle; i colori della terra e di tutto ciò che vi si trovava sopra si erano scuriti, l'aria si era fatta leggermente più fredda, il cielo si era tinto di un blu più scuro, più intenso.
La festa, in ogni caso, continuava indisturbata, ogni ospite impegnato nelle più disparate faccende o nei più vari intrattenimenti.
- Quindi, a quanto pare, i nostri eredi sono profondamente legati... - aveva concluso il re Sugorokuh, dopo aver ascoltato tutta la storia da Kisahrah, a sua volta raccontatale da suo figlio, spettatore di tutto ciò che era successo.
- Esattamente. - aveva sorriso la regina, mentre il re, alle sue spalle, si era limitato ad annuire, per poi iniziare una lunga trattazione sui vantaggi e gli svantaggi che i regni d'Egitto e di Domino avrebbero ottenuto in caso di unione - cosa che annoiò vistosamente la regina.
Shizulora doveva tenere a bada i suoi spasimanti, che continuavano a riverirla come una principessa, fino ad impedirle persino di versarsi un po' di succo in un bicchiere per evitare che si sporcasse il suo abito verde con minigonna a pieghe e maglia alla marinetta; in suo aiuto giunse Johnoh, che inseguì i due per tutto il castello, per poi essere raggiunta dalla Strega della Casetta di Gioielli, abbigliata con un lungo abito bianco e viola dal taglio elegante, i capelli biondi legati in un eleborato chignon.
- Non dar retta a certi tipi. - le aveva detto, sventolandosi con fare civettuolo con un ventaglio tempestato di malachiti, in coordinato alla raffinata collana che portava al collo e gli orecchini a goccia: - Una fatina pucciosa come te non merita simili individui! - aveva sospirato, per poi metterle un braccio intorno alle spalle e portarla alla lunghissima tavolata ricolma di cibi e bevande per darsi al libero mangiare, alla faccia di chi non le faceva neppure versare un po' di succo nel bicchiere.
Anzauna era impegnata in elucubrazioni mentali riguardanti il profondo affetto verso il suo figlio adottivo e la pucciosità del principe di Domino, cercando di convincersi che entrambi non potevano chiedere di meglio di ciò che avevano trovato; nel mentre, aveva indetto una gara di danza. Così, tanto per fare qualcosa e giustificare il suo nuovo abito rosso da cubista - sebbene questo avesse una minigonna un po' più lunga e un top a collo alto.
Manerella e Mhahadh si erano appartati in un luogo buio.
La fata, libro aperto svolazzante d'innanzi a sè, cercava di imparare qualche formula correttamente, sotto la supervisione di Mhahadh, da cui aveva tratto l'ispirazione per il vestito della festa, identico al suo ma azzurro.
Filyugi e Aurathem, dal canto loro, si erano recati al fiume dei piranha, riuscendo miracolosamente a recuperare la piramide d'oro con il pratico utilizzo di una canna da pesca.
Quando si ritrovarono con quell'assurdo aggeggio in mano, dopo qualche istante di imbarazzato silenzio, il primo a parlare fu, incredibilmente, Aurathem: - E ora? - domandò, indeciso.
Filyugi alzò le spalle: - Credo che il principe debba portare via la principessa a cavallo del suo prode destriero. - rispose, rassegnato.
Aurathem sgranò gli occhi: - Ma le mie zie non mi hanno mai regalato un pony! - gemette, disperato: - Come facciamo se non ho un pony? -.
Il piccolo principe osservò il principe dalla pelle di bronzo, perplesso: "... pony?".
- Neppure io ho pony o cavalli. - rispose, affranto: - A meno che non vogliamo andarcene a bordo di un cavallo a dondolo, io non- -
- Tu hai un cavallo a dondolo? -.
Filyugi ammutolì sotto lo sguardo improvvisamente desideroso di Aurathem, annuendo istintivamente: - Però, non qui, è a Domino. - aggiunse, a disagio.
Il principe di bronzo sorrise: - Vuol dire che andremo a piedi. - rispose, lasciando la piramide d'oro al piccolo principe e mettendosi in marcia verso non si sa dove.
- Aspetta! - fece Filyugi, correndogli dietro: - Si può sapere che...? -.
- Andremo a piedi fino a Domino e ci prenderemo il cavallo a dondolo! - rispose l'altro, convinto: - E porteremo la giustizia nel nostro cammino! -.
Il piccolo principe fece di sì con la testa, un po' confuso: - Però, soltanto perché ho sconfitto un mostro usando un tuo stratagemma non significa che- - - A proposito! - lo interruppe Aurathem, fermandosi di colpo e voltandosi verso di lui, gli occhi ridotti a fessure: - Io, quel bacio, non l'ho sentito per niente.
So che me l'hai dato solo perché l'ho visto in sogno! - protestò, facendo arrossire Filyugi all'istante.
- E che ci vuoi fare? - rispose il piccolo principe, quasi balbettando, indietreggiando, imbarazzato: - Non è che si può rimed- -.
Quando vide Aurathem, divertito, a pochi millimetri da lui, capì che, sì, si sarebbe potuto rimediare perfettamente.

Note:
"Ieri era zero...": Ieri era zero - Hercules (Disney)
"Sephirot": personaggio di Final Fantasy VII
"Iperpozione": strumento rivitalizzante dei videogiochi di Pokemon
"Lui ti è accanto...": Baciala (con modifica u.u) - La sirenetta (Disney)
"Esodo": parte conclusiva della tragedia greca, segnata dall'uscita di scena del coro

E così, anche "Il bronzeo addormentato nel bosco" è giunto alla sua conclusione. oAo
E' la seconda fanfiction che concludo, ma mi fa uno strano effetto. oAo
Comunque... ebbene sì. U.U Ci vuole un certo stile nel saper mettere i baci e le rating r fuori scena. A_____A
*E Soe venne malmenata*
Tra l'altro, finalmente, sono riuscita ad infilare la parola "oresama". XD *è felice con poco U.U*
Nonostante tutto, l'epilogo non mi convince completamente. ?___? Mi sembra un po' annacquato... @.@

Grazie per i complimenti e per i commenti! ^///^
x Mizushipping: *sviene per i troppi complimenti*
*si riprende*
Grazie... ./////.
NON le dirà che non conosce Warms. °°
Oh, la maglietta sembra simpatica. *^*
Riguardo i filler, di solito tendo a non metterli. ^^" Però dovrei riuscire ad infilare tutti (ma proprio tutti tutti) in un mio progetto estremamente futuro... @.@ Ti ringrazio ancora dei complimenti! *///*
x Justeyes: ... tu hai degli ottimi gusti. *____________________*
Ma mica mica pure la Tender e la Bronze...?
"Data la sua reazione, non credo che Bakura sia l'unico esagerato qui!"
E' pur sempre il suo corvo. ^___^
Grazie del commento! ^^

Vi voglio ringraziare tutte! *^*
Davvero "grazie" a Justeyes, Mizushipping, Tayr Soranance Eyes, ShionBlueEyes e AliceWonderland per i commenti che mi hanno lasciato. ^^
Grazie a Gatta1290 e Justeyes che hanno messo questa storia tra le "Seguite". ^^
Grazie a AliceWonderland, ShionBlueEyes, Tayr Soranance Eyes e XShade-Shinra che hanno messo questa storia addirittura tra le "Preferite". @////@
E grazie anche a chiunque ci sia finito per sbaglio per poi decidere di darle una letta. XD
Vi ringrazio tutte! ^///^
E se avete critiche o consigli, ditemi pure. ^^
  
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