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Autore: elettra1991    02/03/2011    5 recensioni
Sono passati quasi sei anni dalla morte di Draco. Harry, Ron, Blaise, Elenie, gli Auror, ma soprattutto Hermione hanno dovuto imparare a convivere con l'accaduto. Ma ci sono veramente riusciti? Sono stati capaci di voltare sul serio pagina, o i loro vecchi fantasmi torneranno a tormentarli? Qualcosa di strano tornerà a muoversi nell'ombra, e per affrontarlo dovranno nuovamente riunirsi tutti. Il seguito di "Qui dove batte il cuore...", in cui tutto troverà finalmente risposta.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Qui dove batte il cuore...'
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Hermione, in quello stesso momento, stava rientrando a casa, con una strana sensazione addosso.
Era come se non fosse quello il luogo dove sarebbe dovuta essere.
Aprì la porta e, appena mosse un passo, la sua catenina cadde per terra.
Si chinò per raccoglierla, e vide che si era rotto il gancio della chiusura.
Spezzato di netto.
Strano. In sei anni non era mai accaduto.
Lo riaggiustò con un incantesimo, e indossò nuovamente la collana.
-Finalmente ti trovo- sbottò una voce burbera alle sue spalle.
Accorgendosi di non avere nemmeno chiuso la porta, Hermione vide Peter avanzare a passo di carica verso di lei. Erano giorni che non si vedevano, e la Granger si ricordò solo in quel momento della sua esistenza.
Non aveva nessuna voglia di discutere con lui, però, quella mattina.
Non dopo una nottata come quella appena trascorsa, così uscì sbattendosi la porta alle spalle, come se lui l'avesse colta in procinto di andare via.
-Come mai qui così presto?- gli chiese. Dopotutto non erano nemmeno le sette.
-A quanto pare è l'unica ora alla quale posso trovare a casa la mia fidanzata- spiegò lui, calcando sull'ultima parola. -Piuttosto, dove stai andando?-
-Al lavoro...Sono in ritardo, mi spiace- spiegò lei, frettolosa.
-Ma se ti ho appena vista rientrare!- protestò lui, fregandola. Salì i gradini e la raggiunse sul portico.
-Ehm...sì- borbottò lei, alla disperata ricerca di una scusa -Ma il Capo mi ha chiamata, e mi ha detto di raggiungerlo urgentemente-
-D'accordo- bofonchiò Peter, mentre lei già gli urlava un "ciao" distratto e tentava di allontanarsi.
-Aspetta!- disse lui allora, bloccandole il polso e riportandosela vicina. -E' questione di un minuto, promesso-
Hermione sospirò, poi acconsentì. -Dimmi-
Per tutta risposta Randall si chinò, mettendosi in ginocchio di fronte a lei.
Oh no.
Mentre lei lo guardava sgomenta, pregando che tutto ciò non stesse accadendo sul serio, lui mise una mano all'interno della propria giacca, estraendone una scatolina di velluto rosso.
Oh no. Oh no. Oh no.
-Hermione Jean Granger, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?- domandò Peter, cerimonioso, aprendo al contempo il cofanetto sotto lo sguardo impietrito della ragazza.
All'interno vi era un anello, ovviamente. Un anello che Hermione non avrebbe saputo definire in alcun modo se non ingombrante.
Era grosso, d'oro massiccio, con un'imponente pietra incastonata sopra.
-E' della mia famiglia da generazioni- spiegò il ragazzo, orgoglioso.
Lei non aprì bocca. Rimase bloccata, le mani lungo i fianchi, ad osservare Randall e l'enorme anello con un'espressione di puro terrore.
E adesso cosa cazzo faccio?
Questa domanda le lampeggiava in fronte a caratteri cubitali.
-Tesoro...dovresti dire di sì!- le ricordò affettuosamente Peter.
Cosa cosa cosa???
Hermione fece un mezzo passo indietro, deglutendo.
Nessuna parola le era sembrata più difficile, e più impensabile, da pronunciare.
Così, senza rifletterci un secondo di più, girò sui tacchi e corse via, Smaterializzandosi appena fuori dal cancello.


-Mi ha chiesto di sposarlo! Di sposarlo! Ti rendi conto?-
Sì, Elenie Grace Zabini se ne rendeva conto eccome, visto che Hermione era arrivata a casa sua come un tornado, buttandola giù dal letto e adesso faceva avanti e indietro per la cucina, con una tazza di camomilla stretta tra le mani.
Ma era la settimana dei pazzi che le invadevano la cucina, quella?
-Gli avrai detto di no, spero- bofonchiò Harry, entrando in quel momento con addosso boxer e canottiera.
Senza attendere risposta infilò la testa nel frigo, troppo rincoglionito dal sonno per capire fino in fondo la gravità di quello che aveva detto la sua amica, soprattutto considerando che erano da poco passate le sette e lui aveva alle spalle nemmeno due ore di sonno.
-Caffè?- gli chiese Elenie, allungandogli una tazza, e appoggiando poi la testa al tavolino.
-Per tua informazione non gli ho detto nulla, me ne sono andata- sbuffò Hermione, ravviandosi i capelli.
-Vuoi dire che è ancora là in ginocchio?- allibì Harry, sbattendo più volte gli occhioni verdi.
-Beh, dopo un quarto d'ora si sarà ben rialzato- commentò la Zabini sogghignando.
-Qualunque cosa ti abbia detto quel coglione di Randall, spero proprio che tu gli abbia detto di no!-
La Granger si voltò giusto in tempo per vedere Blaise entrare ciabattando, tutto insonnolito.
-Che ci fai sveglio?- gli domandò sua cugina.
-Facevate un casino assurdo!-
-Tu comunque stanne fuori- si intromise acida Hermione -Meglio che da oggi in poi stia ben lontano dai matrimoni altrui-
-Matrimonio?- rantolò Zabini -Ti ha chiesto sul serio di sposarlo? Non ci credo!-
-Grazie Blaise- ringhiò la ragazza incrociando le braccia.
-Ma no Herm...Non lo dicevo per te...Cioè, ha fatto benissimo a chiedertelo, ovviamente...Ma ti prego, dimmi che l'hai rifiutato!- biascicò l'ex-Serpeverde.
-Veramente non ha risposto- sorrise Elenie, tutta giuliva -L'ha lasciato lì come un pinco-
-Fammi capire Granger...Davvero avresti rifiutato il rampollo della famiglia Randall?- mugugnò Pansy Parkinson, entrando giusto in tempo per dire la sua.
-Devo aspettarmi altri arrivi teatrali?- bofonchiò Hermione, senza nemmeno salutarla dopo sei anni che non la vedeva.
-Se proprio non lo vuoi, digli che lo sposo io!- ghignò Pansy -Hai presente che se ti metti con uno così hai il futuro assicurato?-
-Ehi!- si offese Blaise, mentre la sua ragazza se la rideva sotto i baffi.
-Non posso sposare uno solo perchè mi converrebbe farlo, Parkinson. Ti dice niente la parola "amore"?-
-Dio, Granger...Non sei cambiata affatto!- sbuffò la mora, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
Hermione stava seriamente pensando di uccidersi o, ancora meglio, soffocare quella vipera, quando il campanello attaccò a suonare insistentemente.
Harry andò ad aprire e venne praticamente investito da Alice e Laine, che si proiettarono in casa.
-Cos'è questa storia?- sbottò Alice, con un tremolìo di eccitazione.
-Fammi vedere l'anello- gridò Laine, unendosi all'amica.
-Calma, calma- mormorò la Granger, non riuscendo a capacitarsi di tutto quel casino -Non gli ho risposto-
-Oh lo sappiamo, e ne siamo molto felici- ridacchiò la Parker, beccandosi un'occhiata di traverso -Ma volevamo vedere almeno l'anello! Dov'è?-
-Alt- la bloccò Hermione -Ma voi come diavolo lo sapete?-
-Ci ha mandato un messaggio Elenie- spiegò Laine, mentre la Benèfica si faceva piccola piccola nel suo angolino.
Ora li stermino tutti, pensò la riccia, furibonda.
Ma possibile che quelli manco sapevano la riservatezza dove stesse di casa?
Per fortuna che Ron era al San Mungo, e gli altri tre fossero troppo dormiglioni per alzarsi così presto, così almeno le avrebbero risparmiato i loro commenti.
Però...nonostante tutto, vedere i suoi amici ridere attorno a lei le toglieva un gran peso. Erano a pezzi dopo la nottata, e quell'assurda proposta di matrimonio se non altro era servita per alleggerire gli animi.
-Allora questo anello?- tornò alla carica la Harris.
-Ce l'ha Peter-
-Stai scherzando?- allibì la bionda -Gliel'hai lasciato?-
-Certo- disse Hermione -Ti ho detto che non gli ho risposto, quindi non me l'ha messo al dito.-
Grazie a Dio, avrebbe voluto aggiungere.
-Beh, potevi rubarglielo e fuggire via!- la prese in giro Elenie.
-Ovvio che avrebbe dovuto farlo!- bofonchiò Alice, delusa e serissima -Chissà quanto l'avrà pagato, ricco com'è! Se l'avessi rivenduto ci avresti fatto un sacco di soldi-
La Granger, capendo che l'amica non scherzava affatto, era in procinto di sbattere la testa contro il muro, quando un gufo planò sul davanzale della finestra.
-Pansy, è per te- annunciò Elenie afferrando la busta.
La Parkinson sospirò, facendosela passare e aprendola con un coltello. Scorse quelle poche righe rapidamente, quindi stracciò il foglio.
-Cattive notizie?- chiese la Benèfica.
-Mio padre- borbottò con noncuranza la ex-Serpeverde -In pratica mi consiglia di non farmi più vedere, sottolineando che mi hanno gentilmente diseredato. Ah- aggiunse poi, rivolgendosi a Blaise -Ha anche detto che se ti trovano puoi considerarti morto, o qualcosa del genere-
Zabini deglutì rumorosamente, quindi scostò le tende e aprì la finestra per guardare fuori, come per sincerarsi che non ci fosse nessuno appostato dietro la siepe.
Non vide nessuno, ma rischiò ugualmente la vita, dato che proprio in quel momento un secondo gufo planò davanti a lui a rotta di collo, schiantandosi giusto sulla sua testa. Harry si precipitò a soccorrerlo, aiutandolo a levarsi le piume di dosso, mentre Laine si dava da fare per rianimare il povero animale.
-Sbaglio o è il gufo di Ron?- domandò, mentre lo rimetteva in sesto.
-E di chi altri?- bofonchiò Blaise -Sarebbe ora che lo mandasse in pensione-
Il povero Errol infatti aveva ormai raggiunto una veneranda età. Era lentissimo e tutto spelacchiato, ma Ron gli era troppo affezionato per liberarsi di lui.
-Va beh..che dice comunque?- chiese Harry.
La Harris sfilò la lettera dalla zampina del gufo, passandola all'amico.
-Ehi- esultò lui -Dice che la ragazza al San Mungo si è svegliata!-
-Sul serio? Bisognerà avvertire Carrigan- disse Hermione.
-Ci ha già pensato lui, a quanto pare- annunciò Potter, continuando a leggere -Ad ogni modo non può ancora parlare, per ora ha solo aperto gli occhi...Ma è già un inizio!-
-Ah uffa...- protestò la Granger -Dovremo aspettare ancora!-
Ormai non le sembrava di fare altro. Sospesa...in attesa di cosa, però?
Non era più in grado di prendere decisioni. Anche a Peter non aveva risposto.
Non era così determinata a rimanere sola da rifilargli un secco no, ma nemmeno innamorata di lui al punto di urlargli un entusiastico sì.
Lei aspettava qualcos'altro. Qualcosa di più.
Ed era ben decisa a capire se avrebbe potuto averlo di nuovo. E l'avrebbe fatto subito.


Nello stesso momento Lord Cavendish stava entrando nella stanza delle riunioni, dove già sapeva che ad attenderlo vi erano numerosi Mangiamorte, pronti a garantirgli il loro appoggio dopo l'impresa di quella notte. Ripassò mentalmente il discorso.
Doveva essere il più chiaro possibile nell'esporre il suo piano...Ora che aveva eliminato tutte le possibili minacce, era molto più tranquillo nel fornire i particolari del rituale. E poi, con quei diciassette morti in più avevano fatto un notevole passo avanti.
E il Mondo Magico sarebbe stato ai suoi piedi.
Frattanto, nella sua cella, Draco Lucius Malfoy languiva. Il sangue perso gli aveva tolto tutte le forze, ne sentiva il sapore metallico in bocca, dopo il pestaggio da parte di quei maledetti.
Merda. Non doveva finire così. C'erano ancora troppe cose in sospeso, troppe cose da sistemare.
Osservò le piccole gocce di sangue cadere ritmicamente dalla propria spalla e dal proprio volto e finire sul pavimento, come se scandissero un tempo che ormai stava per esaurirsi.
Gli sembrava di essere tornato a sei anni prima, quando quella lama l'aveva trapassato da parte a parte. Anche lì aveva creduto di morire.
Ma quella volta era stato diverso. Non aveva rimpianti, se non quello di lasciare lei. Poteva dire di aver fatto tutto quello che aveva voluto.
Aveva mandato affanculo un ideale in cui non credeva, si era messo in gioco. Aveva imparato finalmente a combattere per difendere sè stesso, ma soprattutto per difendere coloro a cui teneva.
E si era innamorato.
Ora invece doveva finire di fare molte cose. Doveva ancora dare molte spiegazioni. Doveva riprendersi la sua vita e chiudere i conti col passato, una volta per tutte.
E doveva rivederla, almeno per un ultimo momento. Ma già sei anni prima era stato graziato e salvato, dalla persona da cui meno se l'aspettava.
Suo padre.
Non avrebbe mai potuto farlo questa volta. Nemmeno un uomo astuto come Lucius Malfoy avrebbe potuto indovinare il posto in cui era rinchiuso. A meno che...
Con un male atroce alla spalla cercò di tirarsi su, puntellandosi sulle ginocchia, finche non riuscì a posare le piante dei piedi a terra. Le manette che lo inchiodavano al muro erano piuttosto basse, quindi era costretto a tenere le gambe piegate e la schiena inarcata, in una posizione dolorosa e scomodissima.
Si mise in equilibrio su un solo piede, mentre con l'altro tentava di alzare un pochino il pantalone.
Eccolo lì.
Stretto alla sua caviglia da quasi sei anni, una sorta di bracciale nero, sottile.
Il mezzo con cui Lucius l'aveva segregato per tutto quel tempo.
Mandava dei segnali magici, che servivano costantemente ad indicare la sua posizione, e che venivano ricevuti immediatamente da un identico strumento, che si trovava al polso di suo padre.
Gli avevano preso la bacchetta, in modo che lui non potesse disattivarlo, anche se comunque Draco non aveva la più pallida idea di come fare.
Poteva così girare liberamente per Villa Malfoy, e al primo accenno di uscirne, la sua intenzione veniva segnalata, e lui bloccato e riportato in casa.
Quanto li aveva odiati. Quanto tempo aveva cercato un modo per fuggire, per comunicare con l'esterno...Ma nulla.
Finchè un giorno, circa un anno prima, aveva trovato quasi per caso la controformula, per "spegnere" quel dispositivo. Bastava semplicemente ruotarlo, sei volte a destra e nove a sinistra. Privo di ogni legame, era riuscito a recuperare la propria bacchetta, e a lasciare per sempre quella gabbia dorata. Fino a raggiungerne un'altra, ancora peggiore.
Adesso avrebbe dato qualsiasi cosa perchè la sua posizione potesse essere segnalata. E quel cerchio di metallo era la sua ultima speranza.
Con attenzione fece ruotare di nuovo il bracciale, con la punta dell'altro piede. Ci vollero diversi tentativi, ma alla fine l'oggetto si illuminò.
Draco riabbassò il pantalone, con un sospiro. Ora poteva solo sperare.


Hermione Jean Granger rientrò in casa nel primo pomeriggio, pregando che ormai Peter se ne fosse andato. Grazie a Dio era così, anche se lei stessa sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo. In fondo era conscia che non ci sarebbe potuto essere futuro.
Non lo amava...Non avrebbe mai potuto farlo, nemmeno in mille anni.
Eppure l'idea di lasciarlo la spaventava. Senza l'illusoria prospettiva di una vita da costruire con lui, o con qualcuno, i fantasmi del passato l'avrebbero tormentata senza pietà.
Se solo fosse rimasta sola, non avrebbe avuto scampo. E poi, dopo quest'ultima novità di Draco...Chissà, magari se fosse stata depressa e fragile come qualche anno prima, magari ci sarebbe cascata con tutte le scarpe.
Adesso non poteva permetterselo.
Doveva vederci chiaro, una volta per tutte. Uscì e si Smaterializzò.
Riapparve in un luogo che aveva visto solo una volta, cinque anni prima, durante la ricerca degli Horcrux.
Villa Malfoy.


Ragazze, eccomi qua! Ero già pronta ad aggiornare una settimana fa, ma prima un virus mi si è infilato nel computer e ho dovuto farlo sistemare, e poi mi è sparito il programma per l'html...Insomma, il destino mi è avverso ultimamente!
Ad ogni modo alla fine ce l'ho fatta. Come ho già detto i ringraziamenti li troverete nelle vostre caselle personali...
Qui do semplicemente un abbraccio generale e vi annuncio che ormai manca moooooolto mooooolto poco all'evento che credo tutte aspettiate...Non so dirvi se già nel prossimo capitolo o poco dopo, perchè devo ancora definirlo, ma giuro che ormai ci siamo!
Un bacione grandissimo, ci sentiamo al prossimo capitolo!


  
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