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Autore: orual    03/03/2011    3 recensioni
Colois è un regno piccolo ed occupato da un nemico più potente. Ed è difficile combattere per la libertà di un regno, anche se il dovere chiama, se non si hanno le idee chiare sulla nostra libertà. Tellin ne avrà di strada da fare, prima di capire dove vuole andare!
"-Tellin, se restate soli, uccideranno anche voi. O potrebbe succedere di peggio.
-Non vedo cosa possa esserci di peggio- si era sforzata di ridere Tellin.
-Si parla di farvi sposare Lord Naro.
Il silenzio era sceso per un momento, mentre il cuore di Tellin mancava di un battito.
-Anche se fosse- proseguì, con uno sforzo eroico –anche se fosse, tu non potresti fare nulla.
-State commettendo un errore, Tellin. E inoltre io ho giurato fedeltà alla Famiglia.
-Obbedire a un mio ordine non è venir meno alla fedeltà.
-Questo dipende dall’ordine, Tellin.
-Oh, questa è proprio filosofia da quattro soldi, Haru. Da quando in qua la fedeltà consiste nel vagliare gli ordini e scegliere quelli che più ci aggradano?
-Damigella, siete troppo colta e intelligente per non sapere che la fedeltà vera non corrisponde alla semplice esecuzione degli ordini. Se voi in preda alla follia mi ordinaste di uccidere voi stessa o uno dei vostri fratelli, sarebbe lealtà la mia obbedienza?
-Stai insinuando che sono pazza?
-Sto solo cercando di dimostrarvi che non sempre l’obbedienza è lealtà, perchè non mettiate più in dubbio la mia formazione filosofica, damigella..."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Benvenuti!
Alcune premesse essenziali:
1. questa sarà una storia assai lunga. Molte delle sue parti sono già scritte, ma non ordinatamente, quindi dovrò lavorare di volta in volta per le pubblicazioni. Di conseguenza, gli aggiornamenti saranno il più possibile regolari, ma non molto veloci.
2. E’ una storia a cui tengo tanto, ma l’ho scritta e la scrivo per divertimento. Le critiche ed i consigli, purché educati (e possibilmente compassionevoli, visto il mio amore per i personaggi;) sono più che bene accette.
 
Riguardo a questo capitolo, lo troverete probabilmente assai concitato. Vi avverto solo che ha la funzione di prologo a tutta la storia.
Vi lascio alla lettura, con una certa trepidazione. Buon divertimento!

 
1
Non sembrava possibile che la primavera tornasse, quell’anno, ma così era stato. Nel Giardino Interno della Casa, tutto era in fiore, e Tellin aveva provato un moto di stupore misto a rabbia al vedere che le piante della sua terra non erano abbastanza fedeli da non fiorire quando essa veniva invasa.
Naturalmente, la parola che si doveva usare, secondo lo zio Beir, era “amichevolmente sostenuta”, e Tellin si corresse mentalmente mentre camminava con passo rapido lungo il portico della lussureggiante corte interna. Secondo suo zio, sia lei che Tyal dimenticavano un po’ troppo spesso di utilizzare i termini appropriati, quando si trattava di parlare dei Tumani. Anche i Tumani erano della stessa opinione.
Quando entrò nelle stanze che divideva con le sorelle, Em stava pazientemente infilando ad Ilina, che si divincolava, un’elegante vestina bianca, ricamata di verde, e le scoccò uno sguardo esasperato.
-Dove sei stata? La cerimonia comincia fra poco! Vestiti, per piacere.
Allin era quasi alla fine della sua toeletta, poco distante, e stava scegliendo i fiori da infilare nei capelli.
-Scusami, il Reggente voleva parlare a me e Tyal della processione. Anzi, voleva che stessimo ad ascoltare mentre sua Schifezza ci parlava.
Ancora aveva nelle narici l’odore di grasso e scarsa pulizia che emanavano le sontuose vesti di Lord Naro. L’insolenza delle sue parole l’aveva umiliata più delle volte precedenti, e se Tyal, vicino a lei, non fosse stato così calmo e composto, così superiore alle provocazioni, non avrebbe accettato di restare a sentirlo tanto a lungo.
Il vestito che Em aveva preparato per lei era adagiato su una sedia. Di stoffa verde pesantissima, era molto più elaborato delle vesti bianche e verdi di Allin ed Ilina, di fattura quasi uguale nonostante fra le due ci fosse una notevole differenza di età. Era appartenuto a sua madre, perchè fino a che Tyal non si fosse sposato, Tellin era il membro femminile più importante della Famiglia, e tutte le parti cerimoniali toccavano a lei. E con i ruoli nel cerimoniale, venivano le vesti cerimoniali, che Em doveva ancora aggiustare per adattarle alla sua statura. Tellin non le amava affatto, perchè l’effetto che le faceva vedersele addosso, sotto il suo viso pallido, era estremamente deludente se confrontato con i ricordi che aveva della bellezza di sua madre quando le indossava.
Em venne a stringerle il corpetto sulla schiena, dopo che Ilina si fu seduta composta ed ebbe promesso di non muoversi. I lacci stringevano a tal punto che Tellin ebbe ragione di temere che sarebbe stramazzata al suolo a metà della processione. Le abili mani di Em passarono poi ad acconciarle i capelli, tirando impietose le ciocche per avvolgerle in un complesso gioco di nodi e perle legate a fili sottili.
-Si può entrare?
-Sei già dentro- osservò aspra Em, innervosita da un ricciolo di Tellin che non voleva saperne di stare al suo posto.
-Quand’è che ti sposi e mi liberi da questa tortura?- gemette invece Tellin, senza poter girare la testa per guardare il fratello, che le venne davanti e la scrutò con attenzione, tenendo Putch per mano.
-Non c’è dubbio: sei veramente bella- sentenziò poi, galante.
Anche lui era paludato in abiti da cerimonia, ma si trattava solo di una uniforme della Guardia più sontuosa del solito: le vesti ufficiali del Re erano passate tutte al Reggente, fino a che Tyal non avesse raggiunto la maggiore età.
-Non riesco a respirare. Non riuscirò ad arrivare in cima alla collina!
-Ci sei riuscita anche l’anno scorso.
-La veste era un’altra!
-Solo perchè questa era ancora troppo grande.
Tellin e Tyal erano gemelli. Si somigliavano nel lungo viso ovale e nel rosso scuro dei capelli, ma Tyal era più alto di Tellin ormai di quasi tutta la testa, e non era solo questo dettaglio a far sì che Tellin lo considerasse il più grande. Da circa un anno aveva cominciato a prendere parte alle riunioni di gabinetto del Governo di Reggenza, cosa  che a lei non sarebbe mai venuta in mente. Alle sue obiezioni perplesse, Tyal le aveva fatto un lungo discorso a voce bassa che, del tutto improvvisamente, le aveva aperto gli occhi su molte cose che succedevano nella Casa e fuori, da quando, l’anno precedente, il re era morto e lo zio Beir esercitava la reggenza in attesa della maggiore età di Tyal. Da quando Tyal le aveva parlato, Tellin aveva deciso di affiancarlo nelle noiosissime sedute del Gabinetto. Si era resa improvvisamente conto che la nursery non era più adatta a contenere le sue giornate, anche se sarebbe stato tanto facile lasciar decidere allo zio.
Lei non sarebbe stata Regina, dopotutto. Quando Tyal si fosse sposato, avrebbe abbandonato ogni ruolo istituzionale assunto in rappresentanza di sua madre, morta tre anni prima per dare alla luce Ilina. Fino ad allora aveva avuto sempre idee molto nebulose sul suo futuro, ma era piuttosto certa del fatto che sarebbe stata data in sposa a qualche nobile di alto rango di Colois, o forse addirittura ad un sovrano confinante, col quale si sarebbe sottoscritta un’alleanza. Sperava che sarebbe stato un brav’uomo, ma l’assoluta mancanza di possibilità di decidere autonomamente le aveva fatto assumere un atteggiamento fatalista nei confronti di questa possibilità. Non sarebbe stata neanche la Perla del Regno, come già la gente chiamava Allin che aveva solo nove anni, ma solo un membro della Famiglia reale senza nessuna caratteristica peculiare e presto dimenticato. Tellin aveva grandi occhi grigi, la fronte un po’ troppo alta per essere graziosa in una ragazza e la pelle, chiarissima come quella di tutti i suoi fratelli, pallida piuttosto che nivea. In Tyal gli stessi tratti somatici, combinati con i lineamenti maschili, non facevano un così modesto effetto. Sia Allin che Putch avevano invece ereditato i capelli scuri della madre, che era stata una delle donne più belle del suo tempo. Allin era stata una bambina splendida, e si avviava a diventare una fanciulla dalla bellezza sfolgorante. Erano già arrivate proposte di matrimonio per lei.  Anche Putch era un bel bambino, con ricci neri ed occhi grigio scuro, che durante i suoi attacchi si rovesciavano mostrando il bianco. Ilina aveva una floscia capigliatura color carota, ancora piuttosto rada, che Em si ingegnava invano a cercare di arricciare, e tra loro era la più somigliante al defunto Re, con la faccina costellata di lentiggini e gli occhi molto chiari.
Tyal aveva dovuto insistere perchè anche Tellin potesse partecipare al Gabinetto: la cosa non era contemplata da alcuna prassi, perchè Tellin non aveva incarichi istituzionali e non era l’erede al trono. Voleva che Tellin ascoltasse e vedesse perchè poi potessero comunicarsi le impressioni e verificare il loro giudizio. Non erano altro che quattordicenni ingenui, dopotutto, nonostante tutte le lezioni di storia e politica che avevano ricevuto dai precettori. Fortunatamente non era necessaria una sterminata cultura di diplomatica estera per rendersi conto che Colois era un piccolo regno che basava la sua economia sui commerci, e che l’impero Tumano era un regno grande e potente che lo circondava da ogni parte. Né era necessaria una fine sottigliezza politica per capire che la presenza di uno spropositato numero di Tumani nel consiglio del Governo di Reggenza non era giustificabile con il fatto che Tuma fosse in molti casi l’unico acquirente dei prodotti colois.
 Quando per loro due erano cominciate le sessioni settimanali, già oltre la metà del Consiglio era composta da rappresentanti del governo tumano, che aveva fortemente sostenuto Colois durante la carestia dei due anni passati, impedendo che il commercio del piccolo stato fosse definitivamente affossato. Era cominciato con la presenza dei due rappresentanti della Società dei Dazi, e lentamente sempre più Tumani avevano avuto accesso al consiglio, in un modo o nell’altro. Il reggente, lord Beir, era sempre stato il sostenitore dei più stretti ed amichevoli contatti con Tuma, rappresentando il partito filotumano anche quando era vivo e regnante suo fratello. La morte di costui aveva potuto assecondare le sue simpatie, fino a che l’influenza che esse esercitavano non gli era sfuggita completamente di mano.
Partecipare alle sessioni di governo era una fatica improba, così come passare un numero enorme di serate a discutere delle cose che non riuscivano a capire con il consigliere Occo. Ma più si informavano, più la situazione sembrava loro grave, e l’allarme suscitato impediva di smettere di occuparsi di quelle faccende anche a Tellin, che non si sentiva poi così investita di responsabilità come Tyal.
Tuma era passata dal dire la propria sui commerci e l’economia all’interessarsi della politica estera di Colois. Lord Naro, l’Ambasciatore tumano, un uomo corpulento e dalle folte sopracciglia scure, esercitava una profondissima influenza sul Reggente, che era stato strappato, alla morte del fratello, da una tranquilla vita fatta di cerimonie di rappresentanza, nella quale la politica rappresentava più o meno uno sport, dal momento che delle sue idee non doveva rispondere al momento in cui si traducevano in fatti. La reggenza lo aveva gettato nell’orribile mondo della responsabilità, dove le cose andavano proprio come si era ritenuto che dovessero andare, ed i risultati non erano eclatanti. L’essere filotumano era divertente quando si era il figlio cadetto e si biasimava il fratello perchè si intestardiva a mantenere contatti commerciali con paesi anche lontanissimi, quando c’era Tuma, vicina e disponibile ad acquistare ogni anno l’intera produzione di grano e frutta ad un prezzo molto vantaggioso. Lord Naro era suo amico personale, una persona davvero squisita.
Ma quando era diventato Reggente, lord Naro era diventato il suo incubo, naturalmente. Le pressioni si erano fatte gradualmente così esplicite che persino lui le aveva notate. La delegazione tumana era cresciuta a dismisura, e non era cortese chiedere a Naro di spedire nuovamente a casa i suoi connazionali. Aver concesso a Tuma l’acquisto della totalità dei prodotti d’esportazione Colois, ed averle garantito il monopolio di quelli che Colois doveva importare, si era presto rivelata l’arma con la quale Naro lo metteva sempre con le spalle al muro. Anche quando pretendeva che interi reggimenti dell’esercito tumano varcassero la frontiera per la “comune sicurezza dei due stati”. Anche quando violava le più basilari regole dell’etichetta di corte Colois.
Tellin e Tyal avevano capito da tempo che il regno sfuggiva dalle mani del Reggente come acqua tra le dita.
 
Quando furono pronti tutti e cinque, uscirono dalla Casa, presentandosi nel grande cortile del palazzo, dove i cerimonieri si stavano dando un gran daffare per comporre il corteo. Anche l’etichetta delle cerimonie tradizionali era stata sconvolta dalle pretese tumane, e tutti i Colois presenti avevano espressioni che andavano dallo scontento allo sconcertato. Nessuno, del resto, più dello zio Beir, che si stava chiaramente lamentando sottovoce con lord Naro per le disposizioni. Il suo tono strascicato colpì le orecchie di Tellin anche in mezzo al brusio, che peraltro tacque quando i cinque principi fecero il loro ingresso. Il corteo si compose in un serpente variopinto. Il colore prevalente, notò Tellin amara, era lo scarlatto delle uniformi dei soldati Tumani, che avevano completamente sostituito la Milizia Colois, sciolta pochi mesi prima per la sua “proverbiale inefficienza”. Di essa restavano solo i giovani membri dell’Accademia Reale, che Tyal e Tellin, con sforzi congiunti ed appelli ovunque erano riusciti a non far chiudere, in quanto fondata dal loro padre. Si trattava di ragazzi giovani, che avevano avuto il compito di Guardia personale della Famiglia. Nelle loro uniformi bianche, i cinque che Tyal era riuscito a pretendere per quel giorno si avvicinarono a loro, attorniandoli. I nobili Tumani vestivano tutti di nero, come era loro costume e nonostante fosse considerato poco educato in occasione della Festa di Primavera. Tellin si stupì a vedere quanti erano, presenti tutti a palazzo in quel momento.
-Tellin, ce ne sono almeno una decina che non ho mai visto prima- le mormorò Tyal, sconcertato a sua volta. I nobili Colois, nelle variopinte vesti azzurre e verdi, spiccavano stranamente sparuti tra la folla. L’anziano consigliere Occo, in sgargianti abiti turchesi, era sorretto dalla nipote, lady Linine, che aveva la stessa età di Tellin ed era la cosa più simile ad un’amica che lei avesse mai avuto, anche se erano mesi che non aveva occasione di parlarle. Si sorrisero da lontano.
Le trombe squillarono, ed il corteo uscì dal portone del palazzo, attraversando la piazza dove due ali di folla erano trattenute dai soldati tumani, e prendendo la Via del Costone, che conduceva in cima alla collina che sovrastava la città. Tutte le donne presenti portavano turiboli di incenso che profumavano l’aria. Quello di Tellin era il turibolo un tempo della regina, pesantissimo, d’argento smaltato, e la sua principale occupazione durante la salita fu evitare di sbatterselo violentemente contro le gambe. Era in testa al corteo, al fianco dello zio: subito dietro di loro camminava Tyal. Seguivano Allin, Putch ed Ilina portata in braccio da una Em in vesti ufficiali che la rendevano un’impressionante, maestosa matrona, e che veniva aiutata nella salita da Grimm Dol, suo figlio, ufficiale in seconda del drappello della Guardia che li circondava. Il capitano, un giovane riccioluto e molto alto, di circa tre anni più vecchio di lei e Tyal, camminava alla destra di Tellin, voltandosi in continuazione per verificare che tutto fosse a posto con un movimento nervoso del capo che strappò un sorrisetto a Tellin. Haru si prendeva molto sul serio, e naturalmente era un bene, ma per quanto si agitasse, avrebbe potuto al massimo collaborare a farli arrivare in cima senza che Putch prendesse a urlare o che Ilina proclamasse che le scappava la pipì.
Quando era piccola ed i costumi erano meno rigidi, aveva giocato con gli altri giovani del palazzo, e Haru, allevato là perchè orfano di una domestica, era stato il suo grande nemico, principalmente perchè Tyal lo aveva invece sempre molto apprezzato, scatenando così la gelosia di Tellin quando li vedeva andarsene insieme. Haru era stato poi ammesso all’Accademia e si era dimostrato brillante e molto abile con la spada, il che era quasi ironico, perchè da quando era stata sciolta la Milizia,  i giovani dell’Accademia erano stati privati della spada, e dotati di una daga cerimoniale molto bella e meno tagliente delle forbici che Em usava per tagliare i capelli a Putch.
Nel punto più irto della salita, Haru le porse il braccio, visto che lo zio sembrava già in difficoltà a sorreggere se stesso, e Tellin si appoggiò riconoscente. Presto però dovette rinunciare, perchè tenere il turibolo con una mano sola era quasi impossibile. Dietro di lei, un altro giovane della Guardia aveva preso in braccio Putch, che cominciava a dare segni di irrequietezza, portando Tellin e Tyal a voltarsi più volte, in apprensione, esattamente come faceva Haru per controllare i suoi uomini. Non era il caso che Putch avesse una crisi durante la cerimonia, e davanti a tutti quei nobili Tumani: non era propriamente un segreto che il piccolo principe soffrisse di attacchi gravi di mal caduco, che negli anni gli avevano offuscato la mente, ma si preferiva che tutto avvenisse nella sicura intimità della Casa. Accanto a Tellin, lo zio Beir ansimava come un vecchio, nonostante avesse poco più di quarant’anni. Somigliava al defunto fratello: aveva i suoi stessi capelli rossi, e la faccia lentigginosa, come Ilina, ma gli occhi erano acquosi e sempre tormentati dalla congiuntivite.
Finalmente avvistarono la radura, dove il corteo si affollò. Davanti allo spiazzo si apriva il panorama della valle, e la città, poco sotto di loro, non era che una distesa di tetti visti in lontananza. La piazza prospiciente il palazzo era gremita di gente che osservava da lontano lo spettacolo.
I canti di primavera vennero intonati con inconsueta gravità. Pochi li conoscevano, e tutti i Tumani si rifiutarono non solo di cantare, ma persino di osservare il silenzio: erano continui i brusii che Tellin sentiva dietro le sue spalle.
Quando erano vivi i suoi genitori, le cerimonie erano state molto diverse. Ricordava la radura invasa dalle vesti variopinte delle dame, il bianco paludamento degli uomini della vecchia Milizia. Tutti cantavano, ed i canti sembravano belli ed affascinanti... non come adesso, quando lo sforzo di sostenere la melodia con la sua sola voce (o così le pareva) glieli faceva sembrare striduli e le affaticava la gola. L’incenso, allora, saliva a spirali sottili verso il cielo dai magnifici turiboli, anche dal suo, che al tempo era piccolo e grazioso, adatto ad una principessina. Ora, nemmeno l’incenso si alzava come avrebbe dovuto. Il vento lieve le sbatteva in viso il fumo, tanto che gli occhi lacrimavano, e cominciavano a dolerle le braccia.
Finirono le melodie. Tutti si volsero verso il Reggente, che avrebbe dovuto pronunciare il discorso, rivolto verso la città. I cittadini radunati sulla piazza, naturalmente, non avrebbero sentito una sola parola, avrebbero solo visto che il discorso veniva pronunciato. Sarebbe stato annotato dagli scrivani presenti, e riferito al popolo nei giorni successivi, durante i festeggiamenti di Primavera, che duravano tre giorni.
Lord Beir, però, il viso corrucciato e lo sguardo lamentoso, non si fece avanti. Guardava fisso verso lord Naro, e Tellin si rese conto in un attimo di sgomento che sarebbe stato il tumano a parlare. Ecco di cosa si lamentava lo zio nell’atrio. Possibile che avesse ceduto anche su questo?
Si girò freneticamente ed incrociò lo sguardo di Tyal, che recava impresso il suo stesso sgomento. Aveva guardato lungamente la scena per cercare di comprendere cosa fare, ed aveva già preso una decisione nel tempo che Tellin aveva impiegato ad accorgersi di quello che stava succedendo.
-Oggi...- cominciò con voce tonante Naro. I sussurri indignati dei Colois presenti fecero appena in tempo a sorgere, che la voce leggermente roca di Tyal si fece sentire, e tutti trasalirono.
-Oggi festeggiamo la nascita della stagione nuova- disse Tyal portandosi accanto a lord Naro, presso il parapetto dello spiazzo. Tellin pensò che la sua uniforme bianca doveva risultare ben visibile alle persone radunate sulla piazza.
-E questa stagione benedirà la nostra terra, come tutti noi speriamo, se saremo responsabili abbastanza da portarne il peso. Che parli dunque il signore di queste terre, il Reggente di Colois, come io, erede del trono, chiedo, e come il popolo desidera.
Lo zio Beir sembrava tormentato dall’incertezza, ansioso, arrabbiato. Tyal gli aveva fatto un vero dispiacere a metterlo direttamente in contrasto col volere di lord Naro. Borbottando fra sé scuse e rimbrotti, si avvicinò alla ringhiera prospiciente la vallata.
Ci fu qualche istante di silenzio nervoso.
-Zio!- implorò a mezza voce Tellin. Tyal era ancora al suo fianco, presso la balconata, ma non lo guardava. Lo sguardo fisso davanti a sé, restava impettito contro l’orizzonte, in attesa che facesse il suo dovere.
Poi lord Naro pose le mani sulla balconata, e si fece largo tra lo zio ed il nipote.
I Colois rabbrividirono d’indignazione, e Tellin fece un passo avanti, furibonda.
-I nostri popoli, la bella Colois e la potente Tuma, sono sempre stati ottimi alleati. Tuttavia...
-Lord Naro- Tyal l’aveva interrotto, ed i due si fissarono. Col sole negli occhi, Tellin doveva farsi ombra con la mano per scorgerli, ma non riusciva a sostenere il pesante turibolo, se ne alzava una. Le due figure si stagliavano contro il cielo azzurrissimo: accanto a loro, lo zio Beir somigliava ad un elemento decorativo poco azzeccato, come una statua messa per sbaglio in una sala arredata secondo un’altro stile.
-Voi non avete il diritto di parlare, durante questa cerimonia, lord Naro. Non vogliate offendere ulteriormente le nostre tradizioni.
-Che dunque la parola mi sia accordata da chi ne ha il diritto, e non negata da un principe che è ancora troppo giovane per valutare.
Si volse verso lord Beir, che ancora borbottava, nel più pieno imbarazzo. Qualche istante di silenzio, e lo zio Beir chinò il capo.
-Zio!- sbottò Tellin esasperata.
Ma Naro stava già parlando.
-...nonostante l’amicizia strettissima fra noi, non possiamo ignorare che un regno piccolo e debole come Colois non può garantire da solo la sua incolumità. E’ dunque evidente la necessità, per il benessere di tutti, di rafforzare ulteriormente i legami fra i nostri due popoli, le nostre due nazioni sorelle, che tanto si amano da richiedere a gran voce una più stretta connessione, un più stretto legame fra le terre benedette.
Si chinò a prendere un pugno di terra e lo brandì verso l’alto.
-Che dunque l’unione si compia, come auspica anche il nostro beneamato imperatore, e che Colois diventi una ricca, felice e protetta provincia dell’impero, che già del resto le ha accordato protezione ed aiuti come se lo fosse da lungo tempo.
Il turibolo cadde di schianto ai piedi di Tellin, che ristette incredula. La folla esplose in una ridda di voci concitate. I nobili Colois, disorientati, si cercavano l’un l’altro, come sorpresi di scoprirsi minoranza, una volta di più. Le guardie tumane alzarono le alabarde, avvicinandosi per isolare le tre figure  lungo la balaustra dal resto dei presenti. Sicuramente obbedivano a precise istruzioni.
Tellin, disorientata, cercò lo sguardo di Tyal, che però fronteggiava Naro, parlando ad alta voce: i due erano vicinissimi. Non riusciva a sentire cosa dicevano, tanto il clamore si era fatto possente. Si volse indietro, per controllare che Em ed i suoi fratelli minori fossero al sicuro, prima di raggiungere il fratello e sostenerlo mentre affrontava Naro.
Fece un cenno verso Em, affiancata da Allin che teneva Putch per mano, e con in braccio Ilina, ed in quel preciso istante la vide trasfigurarsi d’orrore per qualcosa che era accaduto alle spalle di Tellin, mentre piombava un silenzio innaturale sul disordinato frastuono. Il cuore le mancò di un battito, e si voltò. Aveva il sole in faccia, e non riusciva a vedere cosa succedeva... cosa fosse successo presso il parapetto. Si levò un urlo, poi un altro. Di colpo, tutti i Colois presenti stavano gridando. Dov’era Tyal? Non riusciva a farsi strada per raggiungerlo, ed il cuore le batteva disordinatamente nel petto.
Qualcuno l’afferrò per le spalle. Era Haru.
-Damigella Tellin...- esordì con vece strana ed urgente. Era pallido.
-Lasciami, Haru, devo raggiungere Tyal, non capisco cosa...
-Dovete venir via, damigella Tellin.
-Dov’è Tyal? Cos’è successo?
Haru non rispose, e Tellin, il cuore che le sfondava il petto, gli sfuggì. Giunse presso la balaustra, e vide lo zio come piegato in due dal terrore, tremante, incapace di muoversi. Vide lord Naro immobile, l’espressione indecifrabile, circondato dalle sue guardie. Tyal non c’era.
-Cosa... cosa...
Ecco di nuovo Haru, che l’aveva inseguita.
-E’ stato un tradimento, damigella... venite subito via da qui... dobbiamo riportare voi ed i vostri fratelli a palazzo, è in atto un colpo di stato, non lo capite?
-Cos’è successo a Tyal?- urlò Tellin furibonda.
E lo sguardo vuoto di Haru le rispose, terribile.
-...mandate qualcuno a recuperare il corpo, più tardi... non può rimanere là, potrebbe diventare oggetto di venerazione se i Colois lo....
La voce di Naro suonava al suo orecchio come una lingua sconosciuta. Si precipitò al basso parapetto, gli occhi inondati di lacrime di paura.
-NO!
-Tellin, venite via...
Sul fondo del dirupo, come una chiazza di neve tardiva... ma la primavera era arrivata, la neve si era già sciolta...
-TYAL!
-Tellin...- Haru, adesso, la teneva ferma contro di sé, trattenendole le spalle. La nota acutissima del pianto di Ilina le perforava le orecchie.
-COME HAI OSATO?- sputò in direzione di Lord Naro, che nemmeno sembrò vederla.
Tyal era caduto... Naro l’aveva spinto... bisognava...
-Haru- ansimò –Manda dei lettighieri a prenderlo, sarà gravemente ferito, manda...
-Tellin...
-FA’ COME TI DICO!
 Non aveva importanza, in quel momento, che né lei né Haru né chiunque di loro avesse alcun potere di fare qualcosa.
Tyal... Tyal... Tyal...
-Ilina... Ilina sta piangendo...
-Vostro fratello Putch ha avuto un attacco, Tellin... fatevi condurre via, dobbiamo tornare a palazzo.
Tutto vorticava insensato, e Tellin sentì che le si oscurava la vista. E cadde, cadde come era caduto Tyal.
 
 
Fu il pianto di Ilina che la svegliò, e si rese conto di essere stata messa a letto, probabilmente da Em. Ricordare fu istantaneo, e si alzò di scatto, presa da tremendi conati di vomito. Liberò lo stomaco nel catino dove solo quella mattina aveva finito di lavarsi. Debolissima, si accasciò poi accanto al lavabo. Respirare le pareva doloroso, pensare impossibile. Em, che aveva sentito i rumori, venne con Ilina ancora urlante in braccio: la sua faccia stravolta dalle lacrime confermò, se ce ne fosse stato bisogno, che non si era trattato di un incubo.
-Tellin!- si precipitò a sollevarla da terra, posando Ilina sul letto.
-Forse...- balbettò Tellin –Forse non è... non è... avete mandato degli uomini a scalare la parete? Potrebbe essere ferito...
Il viso di Em la guardava con muta compassione mentre le lacrime le scorrevano copiose sulle guance. Tellin sentì che la voce le si spezzava, ma continuò piangendo:
-...potrebbe essere ferito... potrebbe...
-Tellin, mio figlio è andato a recuperare il... lo sapremo presto. Devi metterti a letto.
-No, no!- esclamò lei, dando uno strattone alla mano di Em che cercava di stringerla -Dove... dove sono Putch e Allin?
-Putch ha avuto un attacco ed ora sta dormendo, grazie a Dio! Allin è di là.
La bambina arrivò di corsa a sentire il suo nome. Piangeva sconvolta, gli occhi spalancati dall’orrore, e si aggrappò a Em.
Tutto sembrava irreale, come se avvenisse in sogno. L’odore del suo stesso vomito rendeva l’aria acida, e la testa le girava al punto da non consentirle di stare in piedi.
Dalla porta chiusa giunsero delle voci, e Tellin distinse confusamente quella di Haru:
-Vi ho già detto che non è permesso entrare. Andatevene immediatamente!
Guardò Em con aria interrogativa, ma lei era affaccendata a mettere a letto Allin, che continuava a singhiozzare. Ilina, abbandonata a se stessa sul letto di Tellin, urlava. Meccanicamente se la prese in braccio, cercando di calmarla. Cominciò a cantarle una nenia di Em, che si udiva quasi tutti i giorni in quelle stanze, ma dovette smettere perchè non riusciva a controllare la voce.
Cosa succedeva fuori dalla porta? Dove era lo zio? Dov’era lord Naro, era lui che cercava di entrare? Il popolo era stato avvertito? La festa sospesa? Cosa era successo? L’istinto di chiamare Tyal e consultarsi con lui era così forte che non riusciva a reprimerlo. Si morse le labbra, piangendo ancora.
La mente era oppressa dal pensiero insopportabile della morte di Tyal. Ecco, l’aveva pensato. Per la prima volta la parola era stata pronunciata nella sua testa. La morte di Tyal. Possibile che Tyal fosse davvero...
Non era possibile. Il dolore le impediva di pensare. Ilina piangeva, Allin piangeva, e piangeva Em cullandosela tra le braccia, e continuavano i colpi e il fragore alla porta e gli ordini impetuosi di Haru, e si udiva rumoreggiare fuori dalla finestra, e la stanza girava e girava, e Tyal era morto, morto... morto!
 
Una recensione vi attirerà tutte le benedizioni di Colois! ;)
 
 

   
 
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