CAPITOLO 13
Incredibile
(POV
Lina)
Vampiro…
vampiro… vampiro….
Questa
era l’unica parola che continuava a vorticarmi in mente mentre correvo come una
pazza verso casa. Mi era risultato istintivo alzarmi e correre lontano. Lontano
da quella rivelazione. Lontano da lui. Una parte di me diceva di rimanere,
l’altra quella più razionale mi intimava di correre. Ed io l’avevo seguita
senza batter ciglio. Il ricordo del dolore che avevo provato prima, era stato
troppo, per poter anche solo fermarmi un secondo a pensare. Quella creatura
bellissima mi aveva non so come buttato a terra. Non mi aveva colpito eppure
faceva male, tutto, ovunque. Era un dolore, addirittura indescrivibile. Perché
non era come quando prendevi un pugno e sapevi che il dolore proveniva da quello.
No, il dolore provato prima era una cosa inimmaginabile e spaventosa, perché
sembrava non volesse fermarsi.
Era
poi, invece, sparito all’improvviso, quando dal nulla era spuntato Alec.
La
sua voce mi aveva rassicurata ed ero felice che fosse arrivato giusto in tempo
per salvarmi, felicità scemata una volta saputo che il mio aggressore non era
altri che la sorella di Alec.
Perché
mi aveva fatto del male? Ma soprattutto come?
Cos’era?
Cercavo
una risposta logica, ma quello a cui avevo pensato era solo “mostro”.
Avevo
sentito Alec irrigidirsi al suono di quella parola, mentre ero stretta tra le
sue braccia. La sua reazione mi aveva insospettito subito… significava forse
che era vero?
Se
si quindi forse…
..loro
erano gemelli…
Avevo
chiesto ad Alec se anche lui era un mostro, perché all’improvviso tutte quelle
stranezze che avevo notato di lui, si erano dimostrate sensate…
Sbattei contro il portone d’ingresso per la
troppa fretta di entrare in casa. Mi sentivo osservata e ciò mi spaventava più
di quanto già non fossi. Entrai e mi fiondai in camera mia, chiudendo la porta
a chiave. Chissà come, ma non provai lo stesso sicurezza. Sentivo che
nonostante tutto, non sarei mai stata al sicuro li, anzi in nessun luogo.
Mi
buttai a letto e continuai a riflettere. Volevo dare un senso a tutto ciò, ma
era difficile.
Vampiro…
Un
vampiro era un essere mitologico che si nutriva di sangue giusto?
Se
ripensavo ad Alec, non riuscivo ad immaginarmelo mentre beveva il sangue di
qualcuno. È vero, a volte era riuscito a mettermi i brividi, però io non potevo
non pensare altro che alle sue labbra che mi baciavo o alle sue braccia che mi
stringevano a lui, e al fatto che con lui avevo provato l’amore, quello vero.
Un
lumino nella mia testa si accese.
La
telefonata di oggi.
Avevo
sentito dei mugolii di dolore in sotto fondo. E lui diceva di aver aiutato
qualcuno in un vicolo, e che ora stava bene.
O
dio…
Di
scatto mi alzai e mi fiondai in bagno a vomitare. Non era riuscita a non
oppormi alla nausea che cresceva al pensiero di Alec con lunghi canini che beveva
il sangue di qualcuno in un vicolo buio. Un Alec con gli stessi occhi rossi di
quella Jane alle rovine.
Una
volta ripulitami tornai a letto. Ripensai più volte a tutti i miei incontri con
Alec e specialmente a quella giornata.
Niente
da fare.
Se
pensavo a Jane tremavo istintivamente dalla paura, ma se pensavo ad Alec,
niente. Avevo solo paura che non lo avrei mai più rivisto.
L’amore
nei suoi confronti era troppo grande per riuscire a provare altro verso di lui.
Alla fine, mi dicevo, dopo tutto il tempo passato assieme, se lui avesse voluto
farmi del male, me lo avrebbe già fatto, no?
Poi
ricordai:
“… tu forse non
capirai le mie parole, ma ci sono cose che tu non sai e che per il tuo bene è
meglio che non sappia. Le persone con le quali ero venuto all’Irish, non
avrebbero accettato la nostra relazione e questo avrebbe potuto metterti in
pericolo, per questo ho deciso di fingere che tra me e te non ci fosse nulla.
L’ho fatto per te. L’ho fatto perché ti amo.”
Solo
ora quelle parole mi erano chiare.
Il
mio povero Alec aveva vissuto nel terrore per proteggermi, ed io cos’avevo
fatto?
Ero
scappata.
Vigliacca…
vigliacca…stupida…vigliacca…
Iniziai
a piangere, poi esausta, mi addormentai.
(POV
Alec)
Feci
la strada di ritorno verso il palazzo in silenzio. Né io né Felix aprimmo
bocca.
Chissà
come stava la mia piccola e se era vero che ora si trovava al sicuro, per
quanto avrebbe potuto esserlo, nella sua casa. Ma chissà poi, perché sia io che
lei fossimo ancora vivi.
Queste
domande continuavano a ronzarmi per la testa. A seguito poi del fatto che non
capivo il comportamento di Jane, o almeno non lo capivo in parte. Ora molti dei
suoi atteggiamenti erano chiari. Lei sapeva che mi vedevo con un’umana, per
questo mi aveva detto più di una volta, di tornare in me stesso e non fare
cavolate.
Ma
perché si era fermata solo dopo che io le avevo detto che amavo Lina? Anzi
aveva detto:
“ho avuto la mia
conferma”, la
conferma che l’amassi? Cos’altro c’era ancora che dovevo sapere? Sentivo che
c’era qualcosa che dovevo capire, ma non riusciva a venirmi in testa nulla. Ed
era un male.
Giunti
a palazzo, una volta davanti alla porta della sala dei troni, istintivamente mi
fermai. Felix mi lanciò un’occhiata di incoraggiamento. Presi un lungo respiro
poi varcai la soglia.
Mi
guardai attorno. Nei tre troni al centro della sala vi erano seduti i miei
signori con sguardo furente. Dietro di loro a pochi centimetri, c’era Renata.
Giù
dagli scalini a destra e a sinistra prendeva posto la guardia. A destra vi erano
Jane, Felix e Heidi. A sinistra Santiago, Afton, Chelsea e Demetri.
Erano
scompensati. Già di solito a fianco a Jane c’ero io. Oggi no però. Oggi io
prendevo il posto del trasgressore, ovvero, davanti ai tre signori.
Era
più forte di me, non potevo fare a meno di studiare una via di fuga, che
ovviamente non esisteva.
Mi
avviai così fermandomi nel posto che mi spettava.
Il
silenzio che c’era all’interno della sala iniziava a farsi troppo chiassoso,
quando finalmente Aro parlò.
“Alec,
amico mio, c’è qualcosa di cui ci vuoi renderci partecipi?” e sorrise.
Mi
ero sempre divertito quando Aro si comportava da finto amico con i condannati,
prima di farli uccidere. Ovviamente non avevo mai pensato cosa potevano provare
loro.
Oggi
io.
Odio.
Ecco cosa provavo. Odiavo questo suo modo di fare. Odiavo il fatto che prima lo
adoravo.
He
he
Com’ero
cambiato…
Ancora
una volta il mio pensiero andò a lei, Lina.
“stiamo
aspettando”.
La
voce di Aro mi risvegliò dai miei pensieri.
Avevo
deciso che avrei optato per la verità. Tanto se mi avesse toccato l’avrebbe
letta ugualmente.
“mi
sono innamorato di un’umana e l’ho tenuto nascosto. Non avrei voluto dirle
quello che in realtà ero, ma ho dovuto farlo dopo che Jane, l’ha attaccata. Vi
chiedo umilmente di non ucciderla, pagherò io stesso per entrambi. Lei non ne
ha colpa.”
Chiaro
e conciso.
Aro
fece una faccia stranita.
“Jane
mia cara, ti avevo detto di non attaccarla.” Rispose lievemente sorpreso.
In
tutta risposta, a Jane parvero uscire
gli occhi dalle orbite. Sicuramente lui gli aveva espressamente ordinato di
attaccare Lina, ma voleva passare come sempre, per il buono della situazione. Chissà
come si era fatta raggirare Jane, in tutta questa storia.
“Devo
dire quindi che non è tutta tua la colpa se il segreto è stato svelato. Questa è
una cosa buona per te, Alec.”
Falso,
falso, falso.
“tuttavia
ci dispiace che tu non sia venuto a confidarci il tuo nuovo stato d’animo. Noi saremmo
stati lieti della notizia. Cosa che ovviamente non è stato per Jane, cerca di
capirla anche tu, Alec, l’hai come dire, messa da parte.”
Sorrideva
perfido. Dannato!
Guardai
mia sorella. Lo sapevo benissimo che negli ultimi tempi l’avevo trascurata, ma
confidavo sempre in quel legame che da sempre ci univa. Legame che non trovai
quando lei mi guardò negli occhi. Provai una fitta di dolore allo stomaco. Jane
mi odiava. Glielo leggevo nello sguardo.
“tornando
a noi…” riprese Aro “… credevi davvero che non ci saremmo accorti mio caro
delle tue sempre più frequenti assenze da palazzo?”
Optai
di nuovo per la sincerità.
“credevo
di riuscire ad eludere la vostra vigilanza.”
“ammetto
che all’inizio ci sei riuscito” disse con una strana luce negli occhi, segno
che mentiva, “ma poi è diventato troppo evidente”.
C’era
qualcosa dietro, lo sentivo, ma non riuscivo a capire cosa. Dannazione.
“Alec,
è meglio tagliare corto ed arrivare al dunque.”
Finalmente.
Non ne potevo più.
“abbiamo
potuto constatare che in fin dei conti le leggi, non sono state proprio
trasgredite..”
“Aro”
Caius.
Mi stavo proprio chiedendo quando avrebbe detto la sua. Sapevo che odiava chi
infrangeva le regole.
“calma
fratello..” risprese Aro. “hai visto anche tu che non è poi tutta colpa di Alec. La colpa potrebbe
anche essere in parte mia, che non mi sono spiegato bene mentre davo gli
ordini..”
Non
potevo credere alle mie orecchie. Che diavolo aveva in mente?
“…quindi
, cerchiamo di venirci tutti incontro. Alec
la tua umana ti ama?”
Perché
questa domanda?
“fino
a poche ore fa, sicuramente!” Risposi.
Ero
confuso.
“bene.
Allora non sarà un problema.”
Problema?
“problema?”
chiesi anche ad alta voce.
“non
sarà un problema dirle che se vuole stare con te dovrà trasformarsi oppure….”
Non
riuscivo a credere alle mie orecchie.
Ehm ehm ehm…
Seraaaaaa!!!
Sono ancora viva, ebbene si!
Come mai Aro è così magnanimo???
Si è vero.. io lo so!!!hihihihihhi
Ditemi se vi è piaciuto il capitolo!
Un bacioneeeeeee
Deba