2. The Best Damn Thing
“Quella cretina…” Ryo buttò il
cellulare sul ripiano della
cucina, digrignando i denti.
Kei, senza smettere di impastare l’intruglio che gli impiastrava le
mani, si
voltò a guardarlo.
Quello era il giorno libero delle ragazze, il Caffè era chiuso e non
c’erano
stati attacchi nemici. Quella sera, dunque, aveva pensato di preparare
un dolce
da servire alle ragazze il giorno dopo.
“Che succede?”
“Niente…” borbottò Ryo, parlottando fra sé e sé. Kei riuscì solo a
cogliere solo
parole del tipo “ragazzina viziata” e “che diavolo ha in mente”, perciò
decise di
intervenire. Quando Ryo iniziava a parlare da solo, la cosa poteva
davvero
sfociare nel ridicolo.
“Se stai parlando di Ichigo, ti ascolto, dimmi pure”
“Non risponde al telefono!” sbottò lui, quasi indignato. Keiichiro
smise di
impastare e si voltò di nuovo a guardarlo con un lento movimento della
testa.
“…Come, scusa?” chiese, non capendo.
“L’ho chiamata tre volte, ma non risponde”
“E perché l’hai chiamata?” domandò inquisitorio l’altro, gettandogli
un’occhiata che fece capire a Ryo che sapeva più di quanto volesse far
credere.
“Perché deve poter essere sempre rintracciabile, nel caso di un
emergenza!”
“Ma ora non c’è nessuna emergenza. Quindi ripeto, perché l’hai
chiamata?”
“Affari miei” rispose brusco, prendendo il cellulare e mettendolo in
tasca.
Fece un paio di respiri profondi, poi con un tono umile si decise
finalmente a
rispondere alla domanda.
“Volevo scusarmi…”
“Ottima idea” asserì il bruno sorridendo in sua direzione, continuando
a
impastare. “Ma chiamarla cretina non mi pare un buon punto di partenza,
sai?”
“Tanto non mi può sentire” rispose il biondo indispettito, ma
guardandosi
comunque circospetto attorno. Da una tipa come Ichigo ci si sarebbe
potuto
aspettare di tutto, anche che sbucasse da un momento all’altro e gli
urlasse
contro.
“Beh, in ogni caso sai dove abita” fece spallucce Keiichiro, senza
guardarlo.
“Io finisco questa torta e mi butto a letto, sono veramente distrutto”
Ryo annuì all’amico, capendo come doveva sentirsi. Aveva passato giorni
e
giorni incollato al computer alla ricerca di qualche traccia aliena, ma
alla
fine non era riuscito a trovare niente. Quei maledetti si erano
dissolti nel
nulla, e la paura di un improvviso attacco da chissà dove si stava
facendo
giorno dopo giorno sempre più reale.
“Tu non sei stanco?” domandò Kei versando l’impasto in una teglia e
mettendolo
in forno.
Ryo si poggiò al bancone di schiena, le braccia conserte.
“Non molto”
“Eppure anche tu passi parecchio tempo giù in laboratorio” continuò
l’amico,
girandosi a guardarlo.
Ryo annuì. “Sì, ma io ho anche i geni di un Red Data Animal dentro di
me. Sono
un po’ più forte delle altre persone”
Kei ridacchiò tra sé e sé, poggiandosi una mano sulla bocca mentre
squadrava
l’amico da capo a piedi.
“Che c’è?” chiese Ryo sul chi vive, fissandolo storto.
“Niente, ti immaginavo con uno dei costumi delle ragazze. Saresti molto
attraente, Ryo” rise l’altro, davvero divertito.
Il biondo arrossì un po’ per l’imbarazzo, poi si portò una mano sulla
fronte.
“Tu continua a ridere, io esco a fare un giro”
Non gli diede neanche il tempo di rispondere. Lo vide uscire fuori dal
locale
quasi di corsa, e poi richiudersi la porta alle spalle con un tonfo
sordo.
Keiichiro pensò di sapere dove stava andando
*
“Dovrebbe tornare fra pochi minuti,
puoi aspettarla in
camera sua” rispose cordialmente la donna in piedi davanti a lui.
Ryo si ritrovò a pensare, guardandola, che somigliava molto alla
figlia.
Capelli rossi, viso allegro e luminoso, occhi grandi e vispi.
Annuì con la testa sorridendo, ed entrò, guardandosi intorno.
Era stato un paio di volte in quella casa, o meglio, fuori da quella
casa.
Aveva riaccompagnato Ichigo qualche volta ma non si era mai spinto
oltre la
soglia di casa, quindi per lui quello era un luogo tutto nuovo.
“Scusi l’ora” disse Ryo rendendosi conto che un’improvvisata alle nove
di sera
non era una cosa molto carina, ma Sakura scosse la testa, dicendogli di
non
preoccuparsi. Ichigo era uscita con Aoyama-kun e sarebbe tornata a
momenti, e
attualmente suo marito non era in casa, impegnato in una riunione di
lavoro.
“Allora, la sua camera è in cima alle scale, in fondo a sinistra” gli
spiegò la
signora, facendo dei gesti della mano. “Accomodati pure” sorrise di
nuovo e Ryo
la ringraziò, salendo le scale mentre lei tornava in cucina a finire le
faccende.
Il biondi si guardò intorno, notando la semplicità della casa. Aveva le
pareti
chiare, sul lilla, e qualche mobiletto al lato. Ma i quadri appesi ai
muri
attirarono la sua attenzione più di tutto il resto. Erano tempestati di
foto di
Ichigo – da sola, con entrambi i genitori o con uno solo di loro -, e
ve ne
erano alcune di quando era più piccola.
Ryo si avvicinò a una in particolare, in cui una Ichigo in miniatura
teneva in
mano un cappello di paglia e lo stringeva al petto, gli occhioni
ricolmi di
lacrime e l’espressione imbronciata.
Capì subito perché quella foto fosse stata esposta nonostante la
piccola non
sorridesse: anche quella sua espressione trasmetteva amore, era
adorabile e
davvero bellissima da guardare.
Riprese a camminare per il corridoio e arrivò in fondo, vedendo la
porta che
gli aveva indicato la signora. Era chiusa.
Abbassò la maniglia e aprì piano, per poi avere una visuale completa
della
camera della rossa.
Pareti rosa, letto con piumone con le fragole, scrivania con sopra
libri e –
ovviamente – portapenne con disegnate sopra delle fragole, un armadio
con sopra
qualche adesivo di fragole.
Poi vide una cassettiera con sopra parecchie cornici.
Si avvicinò incuriosito, vedendo che anche alcune di quelle
rappresentavano
delle piccole fragole. Non poté fare a meno di ridere. Il nome Ichigo
era
proprio azzeccatissimo per lei, non c’era nulla da obiettare.
Si fermò ad osservare le persone nelle foto che ricambiavano il suo
sguardo. Ne
trovò una con le ragazze, scattata al Caffè. Indossavano tutte la
divisa e tutte
sorridevano, abbracciate.
Sorrise vedendo quel gruppo così affiatato, e per un attimo si sentì
orgoglioso
del fatto che fosse stato lui a farle incontrare. Si spostò di lato e
trovo un
paio di foto con i suoi genitori e una da sola.
Si meravigliò di non vedere nessuna foto di Aoyama in giro.
Si guardò intorno circospetto, notando solo in quel momento il comodino
seminascosto dietro lo zaino che probabilmente Ichigo usava per andare
a
scuola.
Ed eccola lì, accanto l’abatjour, una cornice rossa che esponeva la
coppietta.
Ichigo davanti e Aoyama dietro di lei che l’abbracciava, sorridendo con
calore.
Ryo si avvicinò sbuffando, e prese la foto in mano.
Ma che aveva di tanto speciale quel damerino?
Cercò di capirlo, guardandolo attentamente.
Beh, non si poteva negare che fosse un bel ragazzo. Non come lui,
ovviamente,
ma non era da buttare via.
E poi percepì, dal modo in cui teneva Ichigo, che quel ragazzo teneva
davvero
tanto a lei.
Desiderò di trovarsi al suo posto in quella foto, e sbuffò, riponendola
di nuovo
dove l’aveva presa.
Il suo sguardo cadde di lato, verso il cestino della carta.
Non ci fece caso, era solo un cestino, ma qualcosa di dorato aveva
attirato la
sua attenzione.
Si chinò e raccolse quella che constatò essere la spilla di Ichigo.
*
“Sono tornata, mamma!” Ichigo entrò
in cucina,
stiracchiandosi e sciogliendo subito i codini che le tenevano i capelli
alti
sulle spalle. Si sentiva piuttosto stanca, aveva passato tutta la
giornata in
giro con Masaya, prima all’acquario, poi al parco.
“Bentornata tesoro” rispose la signora, poggiando il canovaccio sopra
la
spalla.
“C’è una visita per te”
La rossa inarcò un sopracciglio. Chi poteva farle visita a quell’ora?
“Shirogane-kun ti aspetta in camera tua, l’ho fatto accomodare lì”
Ichigo per un attimo perse un battito, poi spalancò gli occhi e corse
di sopra.
Entrò in camera come una furia, trovando Ryo seduto sul letto, le
braccia
incrociate.
“Ehi” la salutò liberando una mano e sollevandola.
Ichigo parve calmarsi. A quanto pare Ryo non aveva notato nulla.
Restava
comunque un interrogativo. Che diavolo ci faceva lì?
“Ciao” rispose senza troppi giri di parole. Era ancora arrabbiata per
l’altra
volta, e per un attimo si chiese se il biondo fosse andato lì per
scusarsi.
Decise di chiederglielo.
“Che ci fai qui?”
“Ero passato per dirti una cosa” lui si alzò e si avvicinò, sollevando
una mano
ad altezza petto. “Ma prima devi spiegarmi questa” la aprì e mostrò la
spilla
dorata a Ichigo, che roteò gli occhi.
Perfetto. Da quando Shirogane aveva il vizio di controllare nella
spazzatura
altrui?
“Cos’è questa storia, Ichigo?” chiese freddo, fissandola con occhi di
ghiaccio.
Sperava vivamente che tutte le cose che gli erano venute in mente dopo
che
aveva trovato la spilla, fossero solo frutto della sua fantasia. Ma
dopo il
litigio che avevano avuto l’altra volta, non sapeva più cosa pensare.
“Cosa ci faceva questa nel cestino?”
“Mi è caduta l’altro giorno” rispose vaga lei, senza guardarlo negli
occhi.
Allungò una mano per riprenderla, ma Ryo la sollevò e la tenne fuori
dalla sua
portata, gli occhi improvvisamente infuocati.
“L’altro giorno?!” sbottò, e Ichigo
si rese conto di essersi tradita da sola. “Quindi mi stai dicendo che
per
alcuni giorni tu sei uscita senza
spilla?!”
Ichigo incassò la testa fra le spalle. Non sapeva cosa rispondere.
Probabilmente, comunque, avrebbe fatto meglio a tenere per sé il fatto
che ce
l’aveva gettata lei volontariamente, nel secchio.
“I-io…” cercò una giustificazione plausibile, ma non le venne nulla di
accettabile in mente.
“Cristo santo Ichigo, perché non ti decidi a crescere una buona volta?”
le
disse lui, sprezzante. Le gettò la spilla contro il petto e lei
l’afferrò prima
che cadesse, guardandolo con occhi spalancati.
“Che vorresti dire?” chiese. “Parla chiaro, Shirogane”
Ryo rimase di stucco, sentendosi chiamare per cognome, ma non lo diede
a
vedere. Stavolta la rossa aveva proprio esagerato.
“Sto dicendo che tu sai benissimo la situazione che stiamo affrontando
ora! I
nemici attaccano ma non si fanno vedere, e questo vuol dire che stanno
architettando qualcosa e che possono attaccare da un momento all’altro!
E tu
cosa fai? Esci senza la tua spilla!”
“E’ stato un errore, d’accordo?! L’ho solo dimenticata, non vedo perché
devi
farne una tragedia!” ribatté lei superandolo e poggiando la spilla
sulla
scrivania. Evitò accuratamente il suo sguardo, si sentiva accusata e la
cosa
non le piaceva affatto.
“Questa è una cosa seria” l’afferrò per il braccio e la costrinse a
voltarsi,
stringendo un po’ la presa. “Non è uno scherzo, stiamo parlando del
futuro
della terra”
“Basta con questa storia, mi sono rotta” sbuffò lei, cercando di
divincolarsi.
Ryo stavolta spalancò gli occhi senza premurarsi di non farsi vedere, e
Ichigo
rimase interdetta. Non aveva mai visto Ryo con quell’espressione così
sconvolta.
Forse aveva esagerato.
“Ti sei rotta di cosa?” chiese, titubante. Poi tornò con la mente al
discorso
che avevano avuto al Caffè due giorni prima, e si ricordò di una cosa.
“Non avrai veramente preso in considerazione l’idea di mollare tutto
per Aoyama?!”
“Mi vuoi lasciare?” chiese lei sviando il discorso e tirando il braccio
per
liberarsi, ma lui strinse la presa.
“Rispondi!”
“Voglio solo che la smetti di trattarmi così! Sono una persona normale
prima
ancora che una MewMew, ho bisogno di vivere la mia vita!” sbottò lei
all’improvviso, e sentì la presa del biondo allentarsi. Si liberò e si
massaggiò il braccio che le doleva, e lo fissò negli occhi, stavolta.
“Ryo, senti… non sto dicendo che non voglio più combattere, ma mi serve
una
pausa. Sono stanca”
Il biondo si limitò a fissarla senza rispondere, sembrava che non
stesse
neanche respirando. Era immobile, e stava elaborando quello che la
rossa le
aveva appena detto.
Non capiva proprio quel ragionamento. Eppure anche le altre ragazze
erano
stanche, facevano le stesse identiche cose di Ichigo eppure lei era
l’unica a
lamentarsi.
Quando aveva dato il via al progetto, l’aveva scelta come leader perché
aveva
trovato in lei una persona sì imbranata e a volte sciocca, ma
soprattutto
testarda e coraggiosa, e buona d’animo.
Possibile che avesse preso un abbaglio?
Non riuscì a trovare una risposta, perciò senza dire nulla si voltò e
uscì
dalla camera, poi da casa Momomiya.
Era confuso.
Che fine aveva fatto la Ichigo che conosceva lui?
*
“Kei, dov’è Ryo?” Purin saltellò
verso il bruno dopo aver
servito due fette di torta al tavolo accanto all’entrata.
Il caffè era stracolmo, e le ragazze correvano a destra e sinistra per
cercare
di servire tutti nel miglior modo possibile.
“In camera sua, perché?” rispose Keiichiro porgendo a Retasu tre
cioccolate
calde da servire.
“E’ malato?” chiese la verdina mentre si allontanava per servire i
clienti.
Tornò da lui e attese una risposta, che non tardò ad arrivare.
“Non che io sappia. Come mai tutte queste domande?”
Ichigo continuò a spazzare a terra accanto alla porta del bagno –
Retasu cinque
minuti prima vi aveva fatto cadere una crostata -, lo sguardo fisso a
terra ma
le orecchie ben tese per ascoltare quella conversazione.
In effetti si era chiesta anche lei che fine avesse fatto Ryo. Dopo che
avevano
“parlato” a casa sua, non si era più fatto vedere, e ormai erano
passati quasi
quattro giorni. Non voleva ammetterlo, ma un po’ gli dispiaceva. Non
avevano
mai avuto un rapporto profondo, ma gli piaceva la sua compagnia quando
non si
comportava da ragazzino viziato e antipatico.
“Sono quattro giorni che non lo vediamo” buttò lì Minto, avendo
ascoltato anche
lei la conversazione. Kei si ritrovò a sorridere dentro se stesso
pensando che
a quanto pareva, nonostante non lo dessero a vedere così spesso, tutte
le
ragazze erano affezionate a Ryo. Anche Zakuro lo era di sicuro, anche
se non
era intervenuta nella conversazione. Aveva l’impressione che quella
ragazza
sapesse molto più di quanto voleva far credere, per questo non faceva
domande. Non
ne aveva bisogno, sapeva sempre tutto.
“Veramente l’abbiamo visto lunedì, ricordi?” l’ammonì Zakuro, che
decise di
intervenire, a dispetto delle convinzioni di Kei. “E’ sceso nel locale
ed è rimasto
ad osservarci per un po’”
“E’ vero!” Purin batté un pungo sulla mano aperta, ricordandosi che sì,
in
effetti era proprio così.
Retasu sollevò un sopracciglio. “E perché io non me ne sono accorta?”
chiese
lei, cercando di ricordare quel particolare, ma proprio non rammentava
di aver
visto Ryo il lunedì passato.
“Eri a fare una consegna, ricordi?” rispose Minto, e Ichigo strinse le
mani
sulla scopa senza farsi vedere.
Il lunedì era il suo giorno libero, quindi era normale che non l’avesse
visto. Ma
possibile che la stesse evitando?
Continuò a spazzare tenendo la testa bassa e riflettendo. Probabilmente
sì, la
stava evitando. L’aveva vista l’evidente delusione nei suoi occhi, quando gli aveva
detto quelle parole.
Ma non poteva farci nulla, era stanca sul serio di quella situazione, e
la cosa
principale era che odiava il dover continuamente mentire a Masaya,
odiava avere
quei piccoli segreti quando lui era così dannatamente sincero con lei.
Le faceva male mentirgli guardandolo negli occhi, e l’aveva fatto così
tante
volte che aveva iniziato a disprezzare perfino se stessa.
Per un po’ si era anche detta che avrebbe dovuto prendersela con Ryo,
dato che
era stato lui a coinvolgerla nel progetto, ma alla fine aveva deciso di
cancellare
quel pensiero. Nonostante i problemi che comportava, le piaceva essere
una
MewMew.
Sollevò la testa e fissò la porta che conduceva al piano di sopra,
indecisa sul
da farsi. Doveva parlare con Ryo, questo era innegabile, ma
effettivamente non
sapeva cosa dirgli. Scusarsi, forse? O spiegargli perché gli aveva
detto quelle
cose?
Non lo sapeva, ma qualcosa doveva fare.
Poggiò la scopa al muro e si pulì le mani sul grembiule, camminando
diretta
verso quella porta.
Si bloccò con la mano sulla maniglia, voltandosi. Kei l’aveva
richiamata.
“Dove vai?”
“Un attimo di sopra” rispose lei vaga, senza far capire le sue vere
intenzioni.
Kei la fissò serio e scosse la testa, indicando con un cenno della mano
il
provvidenziale gruppetto di clienti appena entrato nel locale.
“Non ora, sono arrivati nuovi clienti. Devi occuparti di loro”
Ichigo sospirò, guardando i nuovi arrivati.
“Ok, vado…” si allontanò dalla porta con un po’ di rammarico e si
dedicò al suo
lavoro senza però metterci tutto l’impegno che era solita usare.
Kei la osservò mentre si allontanava, poi si voltò e tornò in cucina a
preparare qualche altra pietanza.
Per fortuna l’aveva vista mentre si avvicinava alla porta e l’aveva
bloccata.
Aveva saputo del litigio con Ryo, e da quello che aveva potuto vedere,
il suo
amico era proprio distrutto. L’amico gli aveva raccontato tutto per
filo e per
segno senza una minima espressione sul volto, e Kei si era sentito male
nel
vederlo così. Probabilmente Ryo doveva essersi sentito un completo
fallimento
quando Ichigo gli aveva detto quelle cose. Lui aveva preparato il
progetto, e
lui ne aveva scelto i componenti. Era difficile accettare l’idea di
aver
sbagliato completamente ad aver affidato la gestione della squadra a
Ichigo.
Nonostante quello che Ryo gli aveva detto e l’impressione che gli aveva
dato,
comunque, Kei non la pensava come lui. Ichigo sapeva il fatto suo, e
forse quel
periodo era solo un po’ strano per lei a causa della svolta che aveva
preso la
sua storia con Aoyama-kun.
L’aveva vista trasformarsi e combattere, e Kei poteva giurare di aver
visto un
lampo di orgoglio negli occhi di Ichigo ogni qual volta sconfiggeva i
nemici.
Quell’espressione sul suo volto era di soddisfazione, non di stanchezza.
Quindi probabilmente era solo un periodo, anche se Ryo non la vedeva
così.
Comunque, aveva dovuto bloccarla. Ryo non voleva vederla, per questo
non era
mai sceso nei giorni in cui lei era presente al Caffè. Forse rimuginava
ancora
su quanto gli aveva detto, o forse semplicemente non aveva voglia di
uscire
dalla sua camera.
Fatto stava che il suo amico stava male per quella ragazza che gli
piaceva –
sì, l’aveva capito anche se lui non l’aveva mai ammesso apertamente – e
che
doveva fare qualcosa per aiutarlo.
Si era accorto fin da subito dell’interesse che Ryo provava per Ichigo.
Le prese
in giro, gli scherzi, le discussioni… Neanche in America Ryo si era mai
comportato così con qualcuno, e questo gli aveva dato parecchio da
pensare. Poi
si era accorto dello sguardo freddo con cui la guardava ogni volta che
lei
parlava di Aoyama o si presentava con lui, e aveva finalmente capito.
Era anche per quel motivo che Ryo si sentiva così giù in quel periodo.
Normalmente si sarebbe limitato ad arrabbiarsi e a tenere il muso per
qualche
giorno, ma sapere che la Ichigo che gli piaceva così tanto aveva detto
quelle
cose, l’aveva fatto chiudere in se stesso. Non tanto per quello che
aveva
detto, ma perché era stata lei a dirlo.
Si affacciò dalla porta della cucina e la vide prendere le ordinazioni,
un
sorriso forzato in volto.
Sospirò.
Sperò che quel periodo, in ogni caso, sarebbe passato presto.
*
Una volta finito il loro turno di
pulizia al Caffè, Ichigo
uscì con Retasu dal Caffè salutando Keiichiro e dandogli la buonanotte.
Erano le otto di sera, e per tutto il tempo Ichigo non era riuscita a
togliersi
Ryo dalla testa. Doveva parlargli, voleva
parlargli ma Kei gliel’aveva impedito. Evidentemente sapeva tutto,
altrimenti
non le avrebbe vietato di andare di sopra.
“Va tutto bene, Ichigo?” chiese Retasu voltandosi a guardarla. Avevano
percorso
metà strada verso casa – abitavano piuttosto vicine, loro due -, ma la
rossa
non aveva aperto bocca da quando erano uscite dal locale.
“Sì” rispose velocemente lei, risvegliandosi dai propri pensieri. “In
realtà…
ho dimenticato una cosa al Caffè” buttò lì, frugando nella sua mente
alla
ricerca di qualcosa nel caso l’amica le avesse chiesto cosa avesse
dimenticato.
“Se vuoi ti accompagno…”
“No grazie” sorrise lei forzatamente. Doveva parlare con Ryo, Retasu in
tutto
questo non era prevista. La ringraziò e la salutò con un cenno della
mano e un
sorriso un po’ più sincero, per poi voltarsi e correre in direzione del
Caffè
che avevano appena lasciato.
Arrivò in pochi minuti, e si diresse subito sulla porta sul retro.
Keiichiro la
lasciava aperta, lo sapeva.
Entrò silenziosamente e se la richiuse alle spalle, muovendosi nel
corridoio
accanto alla cucina tastando il muro. Non vedeva nulla, era tutto
spento, ma
non voleva accendere le luci per paura che Keiichiro la trovasse.
L’avrebbe di
certo mandata via, e lei non voleva.
Trovò la porta che conduceva al piano di sopra e salì le scale. Vide
all’inizio
del corridoio del primo piano la camera di Kei – non ci era mai
entrata, ma l’aveva
visto uscire da lì qualche volta e aveva supposto che quella fosse
proprio la
sua stanza -, la sorpassò e si diresse alla seconda porta dalla parte
opposta
del corridoio.
Non sentiva nulla, forse Ryo dormiva. O forse lui e Kei erano usciti,
era
strano che non cenassero nemmeno.
Alzò una mano, il cuore che le martellava nel petto. Quel buio e quel
silenzio
innaturale la facevano sentire agitata, senza contare che di lì a poco
avrebbe
probabilmente parlato con Ryo.
Bussò lievemente con il pugno e poi distese la mano lungo il fianco,
attendendo.
Qualche secondo dopo, la porta si aprì piano, e il viso di Ryo fece
capolino, i
capelli spettinati. Che stesse davvero dormendo?
“Ichigo?” chiese lui sorpreso, corrugando le sopracciglia.
“Ti disturbo?”
“Il locale ha chiuso un quarto d’ora fa, che ci fai ancora qui?” chiese
senza
rispondere alla domanda posta dalla rossa.
Lei annuì, afferrandosi nervosa una ciocca di capelli e
attorcinandosela
intorno alle dita.
“Lo so… Io… volevo parlarti” rispose un po’ titubante, vedendo che
comunque lui
non aveva ancora aperto la porta per farla entrare in camera. Forse non
aveva
voglia di vederla.
“Mi è bastato quello che mi hai detto l’altra volta” rispose lui
distaccato,
fissandola. Ichigo si sentì trafiggere da quegli occhi di ghiaccio, e
continuò
a giocare con i capelli, sempre più nervosa.
“Per favore, ascoltami”
Ryo sospirò e uscì dalla stanza senza aprire troppo la porta, e se la
chiuse
alle spalle.
“Cosa c’è?”
Ichigo si meravigliò di trovarlo in accappatoio. Forse non dormiva,
magari era
appena uscito dalla doccia.
Staccò gli occhi dal nodo dell’accappatoio un po’ allentato e lo fissò
negli
occhi, arrossendo un po’.
“Come mai non sei sceso al locale questi giorni…?” chiese, sperando che
lui le
rispondesse sinceramente.
“Non ne avevo voglia” rispose lui, scrollando le spalle.
“Quindi l’impressione che ho avuto è sbagliata, giusto? Non mi stai
evitando”
Ryo inarcò un sopracciglio. “Perché dovrei?”
“Per quello che ti ho detto l’altro giorno!” rispose lei alzando un po’
la
voce, girandosi poi a guardare la porta di Kei. Sperò non l’avesse
sentita.
“Kei non c’è. E’ uscito con un’amica” le disse il biondo leggendole nel
pensiero.
“Ora, vuoi dirmi il motivo esatto per cui sei qui?” chiese sgarbato,
poggiandosi alla porta e incrociando le braccia.
Ichigo sospirò. “Non mi piace che le cose tra noi siano così… Siamo
amici, non
dovresti evitarmi”
Ryo arricciò le labbra in un espressione concentrata, alzando gli occhi
al
cielo. L’unica luce che li illuminava era quella della luna, e Ryo
dovette
ammettere che stare così con Ichigo non era niente male. Si strinse la
cinta
dell’accappatoio, e tornò a incrociare le braccia, la stessa
espressione.
“Ti evito perché non mi è piaciuto quello che mi hai detto l’altra
volta”
rispose freddo. “Se non vuoi più essere una MewMew basta dirlo, senza
troppi
giri di parole. Così sarai libera di stare con il tuo Aoyama quanto ti
pare e
piace”
“Ma che c’entra questo?!” sbottò lei, spalancando gli occhi. “Sono
venuta qui
per scusarmi, perché non dovevo dirti quelle cose! E’ vero, odio
mentire a
Masaya ma non avrei dovuto scaricare tutto su di te, sono stata
ingiusta…”
concluse sussurrando e chinando la testa.
Ryo rimase interdetto. Quando l’aveva vista davanti alla propria
camera, di
certo non si era aspettato che fosse andata lì per fargli le sue scuse.
“Dici sul serio?” chiese, e lei annuì ancora con la testa bassa.
Ryo fissò quei capelli rossi legati in due codini, e scosse la testa.
Allungò una mano e la poggiò sotto il mento della ragazza, facendole
alzare il
capo. La guardò negli occhi.
“Va bene, ho capito” accennò un piccolo sorriso, lasciandola andare.
Ichigo arrossì leggermente, il sorriso di Ryo era veramente bello.
“Non mangi?” cambiò discorso all’improvviso lei, ricordandosi com’era
conciato.
“E’ ora di cena, se ti va possiamo an-”
“Shirogane?”
Ichigo fu costretta a lasciare in sospeso la frase, dato che la porta
alle
spalle di Ryo si era appena aperta.
E la voce che aveva appena chiamato il suo amico di certo non era
quella di Kei,
né di nessun altro ragazzo.
Era una voce femminile.
Rimase impietrita mentre Ryo si voltava e l’ospite faceva la sua
comparsa,
anche lei in accappatoio, ma semiaperto che mostrava le sue belle forme.
Ichigo si ritrovò a fissarla da capo a piedi.
Era alta, molto più alta di lei – più o meno come Ryo -, aveva ricci
capelli
rossi, folti e decisamente molto sensuali. Le gambe erano lunghe e
snelle, la
pelle chiara e il viso luminoso e bello. Non era giapponese, si vedeva.
Non aveva
gli occhi a mandorla, ma grandi e azzurri. Di certo era una straniera.
Ichigo sbatté le palpebre, rimanendo interdetta.
Chi diavolo era quella?
“Arrivo, torna a letto” rispose lui velocemente senza guardare Ichigo
negli
occhi. “E copriti”
La rossa abbassò lo sguardo e notò che non si era proprio coperta per
bene, e
sistemò l’accappatoio in modo da nascondere tutto quello che c’era
sotto. Annuì
e tornò nella stanza, chiudendo la porta.
Ichigo, ancora a bocca aperta, guardò Ryo.
“Chi è quella?” domandò, mentre il suo cervello lavorava. Lo sapeva
eccome chi
era. Non ci voleva un genio per capire che Ryo e quella ragazza avevano
appena
combinato qualcosa. L’aveva capito da quando l’aveva vista presentarsi
in
accappatoio.
“Nessuno” rispose lui, scrollando le spalle.
“Hai… hai un accappatoio in più per la ragazza di turno?” chiese
titubante
Ichigo, e Ryo si sentì punto sul vivo.
“Non sono affare tuoi” disse duro, stringendo la mascella.
“Ma…” cercò di intervenire lei, ma lui la interruppe.
“Niente ‘ma’, Ichigo, quello che combino sono affari miei e basta”
“Ok, ho capito!!” rispose, stringendo i pugni. “Me ne vado, scusa se ho
interrotto
il tuo tête-à-tête” concluse acida,
voltandosi per andare
via. Voleva scappare da quella situazione, si sentiva imbarazzata e
infastidita
allo stesso tempo. Imbarazzata per quello che aveva visto, e
infastidita perché
odiava i ragazzi che si comportavano in quel modo, i tipici ragazzi da
una
notte e via. Per non parlare di quella sciacquetta.
Si bloccò a metà corridoio perché Ryo l’aveva afferrata per il braccio
dopo
aver percorso pochi passi.
“Aspetta”
“No che non aspetto, hai detto che non sono affari miei, quindi me ne
vado!”
sbraitò lei cercando di liberarsi dalla sua presa.
Ryo ci pensò un attimo, poi strinse la presa e la costrinse a voltarsi.
“Ti dà fastidio?” chiese all’improvviso, mettendosi alla prova. Si
maledì il
secondo dopo averlo detto, vedendo l’espressione di Ichigo mutare
completamente. Dall’infastidito, passò allo sconvolto.
“Cos’è che dovrebbe darmi fastidio?” chiese, gli occhi spalancati.
“Che io abbia fatto s-”
Ichigo non gli diede il tempo di finire, non voleva sentire quella
parola.
“Sono problemi tuoi quello che combini con quella, a me non importa!”
“Sembra tutto il contrario”
Ichigo si sentì punta sul vivo, e fece un paio di respiri profondi.
“Considero poco serie le persone che fanno sesso una notte con una
sconosciuta,
tutto qui” disse seria, fissandolo.
Ryo ghignò, divertito.
“Certo, meglio quell’idiota di Aoyama che non ti sfiora neanche per
sbaglio”
buttò lì, senza pensarci.
Ichigo spalancò gli occhi, alzò una mano e la schiantò contro la
guancia del
biondo, che piegò la testa di lato ma non disse nulla.
Aveva sbagliato, non doveva nominare Aoyama, non c’entrava nulla in
quel
discorso.
“Sei solo un deficiente” disse Ichigo con disprezzo, voltandosi e
sparendo
lungo il corridoio.
Ryo si posò una mano sulla guancia rossa e pensò che sì, forse aveva
esagerato,
ma non gli importava. Aveva parlato trasportato dalla gelosia.
E comunque era vero che Aoyama era un’idiota, aveva una ragazza così
perfetta e
preferiva passare il suo tempo a raccogliere rifiuti.
Che fosse gay?
Sospirò, si voltò e tornò in camera per dimenticare la discussione
appena
avuta.
Bene bene *-*
Qualche svolta c’è stata, non interessante ma c’è stata u.u
Se fossi stata al posto di Ichigo avrei cacciato quella e mi sarei
fiondata nel
letto a posto suo, ma vabbè XD
Ci vuole tempo per queste cose, farli mettere insieme al secondo
capitolo non
sarebbe divertente u.u
Vi ringrazio tanto per i commenti al capitolo precedente! E mi
raccomando,
fatemi sapere anche com’è questo ;)
grazie per aver letto!
Tonna