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Autore: Kaimy_11    04/03/2011    2 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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36

 

 

 

 

32. Arcobaleno.

 

 

 

 

Non c’era mai stato Natale più triste da festeggiare a Malfoy Manor. Erano talmente lontane quelle sere di gala e di luci, così tanto che Draco faticava persino a credere che ci fossero mai state. Era successo solo l’anno scorso, d'altronde, che sua madre organizzasse la solita festa di Natale con parenti e amici, eppure, dato il cambio tanto radicale della situazione in così poco tempo, il passato sembrava molto più lontano di quanto fosse realmente.

Draco ricordò i suoi natali da bambino, quando sua madre iniziò a ritenerlo abbastanza grande per restare in giro per casa anche dopo il banchetto. Era piccolo ma si divertiva a comminare a testa alta già a quell’età, vedendo i suoi genitori che lo presentavano con orgoglio agli amici. Tutte le luci di casa accese, tutta quella gente che chiacchierava, da grande si era spesso annoiato, ma alla fine trovava sempre qualcosa da fare. Come ad esempio intonare i canti di mezza notte con i parenti, quando qualche calice di buon vino in più aveva reso tutti più allegri e rilassati. Perfino suo padre sorrideva, i suoi amici e colleghi facevano battute incoraggiando brindisi e i parenti non vedevano l’ora di fare gli auguri al piccolo di casa, sentendosi in dovere di baciarlo sulle guance.

E pensare che quando c’erano li aveva detestati. Odiava essere trattato da bambino, odiava vedere suo padre ridere come se si comportasse sempre in quel modo anche dopo la festa. Ma finita la festa Lucius tornava lo stesso gelido padre di sempre.

Cielo, quanto gli mancavano adesso quei Natali! Il passaggio così drastico fra quelli passati e quello attuale, faceva così male da essere insopportabile. Ma nonostante Draco dovesse ammettere di preferire quelle feste, di divertirsi in famiglia giocando ad essere al centro dell’attenzione, confrontando il numero di regali ricevuti rispetto all’anno prima, il ragazzo si sarebbe accontentato anche di qualcosa di meno. 

Di molto meno.

Avrebbe voluto suo padre lì con loro, quella sera di Natale. Gli sarebbe bastato vedere sua madre sorridere di felicità, gli sarebbe bastata una mano di suo padre sulla testa e un suo sorriso d’approvazione.

Ricordò il Natale di quando aveva sette anni, proprio quella mattina aveva litigato bruscamente con suo padre. Il piccolo ne aveva combinata una delle sue, una grossa, ed il padre lo aveva punito. Ma Draco si era ribellato urlandogli contro e iniziando a piagnucolare e a strillare come un poppante. Inutile dire che il padre era andato su tutte le furie per l’insolenza del bambino e per quel suo comportamento infantile. Gli aveva dato un sonoro schiaffo, Draco era corso in camera sua in lacrime e Narcissa si era arrabbiata a morte. I due coniugi avevano iniziato a litigare poiché la madre insisteva dicendo che Draco era ancora un bambino, ma Lucius ribatteva che era un Malfoy e che sin da subito doveva imparare come ci si comporta.

Draco aveva passato tutta la giornata chiuso in camera sua a piagnucolare. Lucius era talmente tanto arrabbiato con lui per averlo fatto litigare con la moglie e per come si era comportato, che Draco temeva che non lo avrebbe accettato a tavola quella sera e che non gli avrebbe fatto neppure un regalo.

Al diavolo i regali! Pensò Draco. Dio quanto avrebbe voluto tornare a quel burrascoso Natale, il peggiore della sua vita fino all’anno prima. Avrebbe chiesto scusa a suo padre, in ginocchio se era il caso e, se il padre non fosse stato disposto a perdonarlo, avrebbe accettato qualsiasi punizione. Qualsiasi, purché fosse lì con loro per la cena di Natale.

Chissà se permettono di festeggiare il Natale ai prigionieri di Azkaban, forse come regalo li tengono lontani dai Dissennatori almeno per quel giorno

Draco si diede un colpo deciso in testa con la parte metallica del bastone, per aver pensato a ciò che non doveva pensare.

Era seduto da solo, nello studio di suo padre, sulla sua poltrona preferita su cui non faceva sedere nessun’altro. Si rigirava fra le mani il bastone nero da passeggio del padre, accarezzandone la vernice nera e la testa di serpente d’argento.

Non c’era mai stato un Natale peggiore in vita sua. Decisamente no. Gli mancava troppo suo padre, avrebbe voluto averlo lì per aiutarlo a trovare un modo per impedire a Lui di uccidere sua madre qualora avesse fallito nella sua missione. Ma invece suo padre non c’era, era in un posto orribile e a lui non rimaneva altro che diventare un assassino.

Molto presto, alla fine dell’anno.

Era l’unico molto per far uscire suo padre da Azkaban, salvare la vita a sua madre, salvare se stesso e ridare gloria al nome Malfoy. Si, doveva farlo, era la sua occasione. Il signore Oscuro lo avrebbe ricordato per sempre e non li avrebbe uccisi. Basta rimanere fermo a lagnarsi e ad avere paura! Bastava uccidere una sola persona e la sua vita sarebbe ritornata bella come prima.

Per ora, a parte sua madre, c’era una sola cosa bella nella sua vita. Ma aveva dovuto dire addio anche a quella pur di non distruggerla come tutte le cose che aveva toccato.

In quel momento la porta si aprì piano.

–Draco, amore, è pronto a tavola- Disse gentilmente sua madre, facendo capolino dalla porta con un sorriso.

Draco lasciò che gli angoli della sua bocca si curvassero per un istante all’insù. Sua zia Bellatrix si era offerta di passare con loro il Natale, ma sua madre aveva detto di no. Se Lucius non era con loro non avrebbero festeggiato in alcun modo, avrebbero passato il Natale fra madre e figlio. Draco era pronto a scommettere che nonostante la loro situazione economica fosse decisamente peggiorata, sua madre avesse fatto preparare un banchetto con i fiocchi, ricco di pietanze dal primo al dolce e che sotto l’albero ci fosse un vistoso regalo per lui.

Un regalo.

–Dammi solo un minuto madre, tu vai pure a tavola-

 

Era un giorno molto assolato e la luce del sole si rifletteva sulla neve candida rendendo praticamente accecante guardare fori dalla finestra. Ma Areal la teneva ostinatamente aperta quella finestra mentre, distesa sul suo letto, sola in camera sua, leggeva per l’ennesima volta uno dei suoi libri preferiti. A dire il vero non era sola, c’era la sua civetta Nira appollaiata sul rametto del finto alberello all’angolo, dove ai piedi c’era la sua ciotola con i semi di girasole e accanto quella dell’acqua.

Aveva trascorso la sera di Natale a casa dei parenti dello zio Phil, mangiando torta deliziosa e scartando regali.

Tuttavia, non poteva certo aspettarsi ciò che sarebbe successo quella mattina del giorno dopo di Natale.

Era presto, appena le dieci del mattino, e qualcosa di piccolo e nero si vide sfrecciare nel cielo verso la sua finestra e, più si avvicinava più si ingrandiva. Areal se ne accorse a causa del verso rapace e acuto che emetteva la cosa stessa, ma anche per l’improvvisa inquietudine di Nira.

La ragazza si alzò dal letto lasciandovi sopra il libro che aveva in mano e si avvicinò alla finestra, rimanendo in piedi con le mani appoggiate sulla scrivania proprio sotto il davanzale. Un gufo grosso e tondo, dal piumaggio tutto grigio a sfumature più chiare e più scure, si fermò sul davanzale esterno della finestra, con un’aria severa ed altezzosa.

Strano, di solito i gufi non sono né severi né altezzosi. Areal lo etichettò come uno di quei gufacci che appartengono a gente solitaria e sgarbata. Tuttavia il gufo era molto strano, considerato che aveva una specie di borsetta in pelle, da postino babbano, sistemata a tracolla, di misure adatte a lui ovviamente.

Areal strabuzzò gli occhi.

Si avvicinò al gufo, mettendosi in punta di piedi a causa della scrivania davanti a lei, ma in bocca l’animale non aveva nessuna lettera, e neppure legata alla zampetta. Areal, sempre più incuriosita, aprì la borsetta che aveva addosso il gufo grigio ed infilò la mano sentendo un foglio piccolo e quadrato e qualcosa d’irregolare protetto da una carta liscia. Prese entrambe le cose e, poggiando il pacchetto sulla scrivania, iniziò ad osservare il bigliettino. Girò la busta e lesse ciò che c’era scritto sul retro.

Per Areal

Da Malfoy

La ragazza trattenne bruscamente il respiro ed il cuore le mancò di un battito. Posò il bigliettino vicino al pacchetto e si affrettò a raggiungere le ciotole della sua civetta, che offrì al gufo depositandogliele sul davanzale proprio sotto al suo naso. L’animale masticò sputacchiando qualche seme di girasole e bevve tutta l’acqua della ciotola.

Areal si risistemò i capelli dietro le orecchie e, prendendo un profondo respiro, lesse il bigliettino dentro la busta.

Rimase leggermente delusa leggendo solamente: Appendilo davanti la finestra. Buon Natale.

Senza perdersi d’animo scartò il pacchetto e all’inizio non capì cosa fosse, erano dei piccoli cristalli tondi e a punta legati da del filo trasparente. Con maggiore attenzione vide il cappio che li teneva tutti uniti e, alzandolo da quel filo, vide che i cristalli tondeggianti erano sistemati a cerchio e che al centro pendevano lunghi fili a cui erano legati i cristalli a punta. Sembrava uno di quei giochini che si mettono nella culla dei bambini per farli divertire.

La ragazza capì, si arrampicò sulla sedia e appese la struttura di cristalli al tetto, proprio davanti la finestra. Quando scese fece un sorriso grandissimo e rimase estasiata a guardare la sua stanza.

Il sole che colpiva i cristalli creava scaglie di arcobaleno sparse per tutta la camera. Sulle pereti candide, sulla trapunta azzurrina, sui mobili, sul pavimento, ovunque c’erano pezzi di arcobaleno. Era a dir poco magnifico. Come se ciò non bastasse, quando i cristalli sbattevano tra si loro a causa del vento, facevano un delizioso tin, tin, tin.

Areal continuava a sorridere con il cuore pieno di gioia, una gioia riflessa nei suoi occhi. Prese subito un piccola busta sulla scrivania, scrisse brevemente nel foglietto interno ed infilò la busta nell’insolita borsetta del gufo, augurandogli buon viaggio.

 

Qualche ora dopo, verso sera, qualche miglia più lontano, un ragazzo biondo era in giardino e, vedendo il suo gufo arrivare, rimase fermo dov’era. L’animale gli si fermò sulla spalla e il giovane frugò dentro la borsetta che gli aveva attaccato estraendo il bigliettino. A quel punto il gufo volò via e Draco Malfoy poté leggere la parola scritta con un sorriso che gli incurvò le labbra.

Grazie…

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Solo due cose:

1)      Grazie a tutti i lettori.

2)      Per chi apprezza la coppia protagonista, non perdetevi il prossimo capitolo perché succeda qualcosa di moltooo importante.

Non dico altro ^^

 

Un bacio e un grazie speciale a:

BumBj

Nocticula_Nott

 

   
 
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