Non sapete
quanto sia felice che voi mi seguite!!!
Grazie!!!
CAPITOLO 14
Sincerità
(POV
Lina)
Gelo.
Buio.
Una
luce.
È
tutto rosso.
Sangue.
“aaaaaaahhhhhh”
Urlai.
Mi guardai attorno. Ero nella mia camera. Che incubo.
Non
avevo sognato immagini ben precise, però il senso di inquietudine e paura che
provavo era così grande e accentuato dalla sensazione di non vedere più Alec, che
mi era sembrato l’inferno.
Mi
accorsi che nella mano destra stringevo il giubbetto di Alec, quello che mi
aveva messo addosso la prima sera alle rovine. Non dormivo mai senza. Lo prendevo
tra le mie braccia pensando fosse li accanto a me.
Ma
dov’era Alec ora?
Avevo
bisogno di vederlo.
Lui
avrebbe ancora voluto vedermi? Alla fine mi ero comportata come lui temeva. Ero
scappata davanti alla verità, lui temeva questa mia reazione, ed io avevo fatto
esattamente questo.
Stupida,
stupida e ancora stupida.
-Ti
prego perdonami Alec.- pensai
-Lo
devo chiamare. Che ore sono?-
Guardai
l’ora sulla sveglia. Segnava le 15:35. Ma quanto avevo dormito?
Andai
ad aprire un balcone. Una luce intensa mi accecò. Cavoli. Non avevo mai visto
un sole così. Già, che pretendevi dopo settimane di pioggia e nuvoloni? Uff.
Questo sole mi metteva a disagio.
L’avevo
già detto no che ero strana, giusto?
Rivolevo
tutti i miei colori freddi.
Presi
il telefono e digitai il suo numero con dita tremanti.
Un
squillo… due squilli… tre squilli….
Perché
non rispondeva?
“Lina?”
Un
tuffo al cuore. La sua voce mi trafisse l’anima.
Non
riuscivo a spiccicare parola. Non credevo avrei avuto questa reazione.
“A-Alec….”
Non
riuscivo davvero a mettere in piedi una frase di senso compiuto. L’emozione
provocata dalla sua voce, mi aveva destabilizzato.
Lui
non parlava.
Forse
neanche lui sapeva cosa dire, ma infine avevo chiamato io. Dovevo parlare io.
Dovevo scusarmi io, per quella stupida reazione. Per averlo di sicuro fatto
soffrire. Ma non per telefono. Lo volevo qui, davanti a me.
“vieni
da me… ti prego…”
Dissi
con voce sofferente.
Silenzio.
Iniziai
a preoccuparmi.
“non
posso…”
Tuf.
Il mio cuore parve fermarsi. Sentii il sangue che stava andando tutto verso il
cervello. Per fortuna ero già seduta sul letto, sennò come minimo mi sarei
schiantata al suolo.
“il
sole non me lo permette…” aveva poi aggiunto.
Come?
Il
sole?
Vampiro.
Giusto.
Avevo dimenticato ancora una volta cosa lui fosse veramente. Per me lui era
Alec e basta.
“quando…”
Non
mi lasciò terminare.
“Appena
cala il buio…”
“ti
aspetto!”
Gli
dissi sollevata, sapendo che mancava poco meno di due ore al calar del sole.
Volevo
aggiungere altro, ma non sarei sembrata credibile. Così senza dire altro chiusi
la chiamata.
(POV
Alec)
Dovevo
parlare con lei ma non sapevo come fare. Non sapevo se lei avrebbe voluto
vedermi. Quando all’improvviso, per fortuna, il telefono aveva iniziato a
squillare. Non poteva essere che lei. Era l’unica ad avere quel numero.
“vieni da me… ti
prego…”
Aveva
detto. Parole che credevo di aver solo immaginato.
Ma
non potevo andarci ora. Il sole era ancora forte in cielo ed io non dovevo
commettere altri errori per far cadere la cattiva sorte su di me, che in bilico
stava sul precipizio della mia vita.
Aro
alla fine mi aveva dato un ultimatum. O la morte o la trasformazione.
Ma
lei avrebbe accettato di vivere un’eterna dannazione? Al mio fianco per giunta?
Mi amava ancora?
Aro
mi aveva chiesto se lei mi amava. Per quanto improbabile fosse, io pensavo di
si, almeno fino a prima dell’attacco di Jane. Si. Sapevo che prima lei mi
amava. Ma avrebbe amato ancora un mostro?
Di
nuovi rabbrividii al ricordo della sua bocca che pronunciava quella parola e a
quegli occhi impauriti, una volta che le avevo detto di essere un vampiro.
Perché,
perché…. Destino infame. Perché non mi era stato concesso conoscerla quando
ancora era umano? Avrei potuto corteggiarla, se la sua condizione sociale me lo
avesse concesso. Avrei potuto sposarla e vivere una vita intera al suo fianco.
Invecchiare felicemente insieme. Invece no. Io non sarei morto. Mai. A meno che
Aro non avesse deciso il contrario. E lei? Se non accettava la trasformazione
sarebbe morta subito. E di sicuro, anch’io mi sarei fatto uccidere. Ora che
avevo conosciuto il mondo con la sua presenza. Non avrei potuto vivere in esso
senza di lei.
Quelle
due ore e sedici minuti che mi dividevano da lei sembrarono non trascorrere
più. Mai come quel giorno il tempo mi era sembrato fermarsi.
Qualche
minuto prima che l’ultimo raggio di sole scomparisse, mi recai da Aro per
fargli sapere che sarei andato da Lina per farle la sua proposta. Già. Dovevo
render conto ogni spostamento che facevo, altrimenti se qualcuno non avesse
saputo dov’ero, Lina sarebbe stata la prima a risentirne.
Una
volta divenuto buio, in men che non si dica ero davanti a casa sua. Non sapevo
se suonare o cosa. A quanto pare però lei mi aspettava perché sentii una
finestra nel retro della casa aprirsi, dopo di che il mio telefono vibrare. Era
un messaggio.
“Ti
ho aperto la finestra in camera mia…”.
Non
ci pensai due volte, e a velocità vampiresca mi fiondai da lei.
Mi
materializzai nella sua stanza forse troppo velocemente, perché a quanto pare
la spaventai.
Dal
colpo si era inginocchiata per terra, portandosi le mani al petto, all’altezza
del cuore.
“scusami”
Le
dissi senza pensarci.
Lei
parve riprendersi e mi guardò.
“abbracciami
ti prego!”
Era
sofferente. Che le fossi mancato come mi era mancata lei? Che non le importasse
cos’ero? Non ci badai più di tanto. Non volevo far correre altro tempo, in cui
lei avrebbe potuto cambiare idea.
Mi
lancia così su di lei e accolsi tra le mie gelide braccia, il suo caldo e
fragile corpo.
Dopo
di che lei si mise a piangere.
Non
sapevo cosa dire, ma sapevo che in queste situazioni, lei non desiderava altro
che parole mute. Così l’abbracciai ancora più stretta, cercando di non farle
male.
Dopo
un tempo indefinito ci staccammo e lei con gli occhi lucidi mi disse:
“Perdonami.”
Per
cosa avrei mai dovuta perdonarla?
Non
feci a tempo a chiederglielo.
“perdonami
per essere scappata, ma l’istinto mi aveva messo in moto le gambe senza
accorgermene. Quando ero tornata in me stessa, era troppo tardi.
Alec
io… a me non importa cosa tu sia… perché so che se avessi già voluto farmi del
male, lo avresti già fatto. Ma non è questo il motivo principale.”
Si
fermò e mi guardò con occhi nuovi, come se non lo avesse mai fatto prima.
“io
ti amo così tanto… che senza di te, io, non posso vivere!”
Felicità.
Non
credevo avrei potuto provare di nuovo questa emozione.
Con
Lina era ogni giorno un emozione nuova.
“ti
amo”
Non
potei dire altro. Questa parola racchiudeva in se tutto.
Ci
baciammo. Con passione. Con amore. Con un emozione nuova, forse perché quel
segreto che prima inconsciamente non ci permetteva di viverci del tutto, ora
non c’era più.
Restammo accoccolati ancora un po’, poi a
malincuore dovetti distruggere quel momento di beatitudine, e mettere le carte
in tavola.
“Lina,
devo parlarti.”
Lei
si irrigidì, ma feci finta di nulla, mentre lei annuiva.
Iniziai
così a parlare dei vampiri in generale. Delle loro capacità e della loro
non-vita.
Come
immaginavo lei mi fece quella domanda:
“non
c’è un mondo alternativo per cibarsi, che non sia…quello!”
Non
era riuscita a pronunciare per intero i suoi pensieri. Chi poteva biasimarla? A
malincuore però dovetti dirle la verità, anche se ciò mi avrebbe fatto sembrare
ancora più mostro di quello che già non ero. Per la prima volta, nella mia
vita, non schifai i Cullen, anzi ora quasi li stimavo e li capivo per le loro
scelte.
“
A dire il vero. Un’alternativa ci sarebbe. Ho visto Vampiri nutrirsi solo di
sangue animale.”
Lei
per un momento parve sollevata. Solo un momento, perché poi aveva fatto 2 + 2.
“perché
tu non ti cibi di sangue animale?”
Cosa
potevo dirgli? Che io per primo prendevo in giro quelli che lo facevano? Si.
Dovevo essere sincero. Glielo dovevo, per essere lì, davanti a me.
Così
le raccontai questo, e le dissi chi ero in realtà ovvero guardia dei Volturi.
La famiglia reale nel mondo dei vampiri. Le raccontai chi eravamo e ovviamente
cosa facevamo, qual era il nostro compito principale. Far rispettare le leggi.
Mantenere la nostra esistenza segreta.
Una
volta finita la mia spiegazione le lasciai un po’ di minuti a riflettere.
Sapevo che ne avevo bisogno.
La
mia Lina non era stupida. Era davvero in gamba.
“io
so troppo, non è vero?”
Ed
eccoci giunti al momento più delicato.
“si
Lina. Ed ora ti devo porre una domanda. Se ci fosse un’altra soluzione te la
direi, ma purtroppo non c’è..”
“penso
di aver capito…” m’interruppe.
La
guardai esitante, avevo paura.
Solo
Lei, piccola, indifesa umana, era l’unica persona che era riuscita a farmi
provare questo sentimento, oltre ad altri mille.
Restai
in silenzio, volevo che fosse lei a dirlo. Di sicuro l’aveva capito. Prima
l’avevo accennato nella mia spiegazione.
Lei
mi fissò pensierosa, poi disse:
“o
divento come te o muoio, giusto?”
Sentirlo
dire dalla sua bocca, era come farsi infilare una lama in corpo. Anche se
effettivamente, non sapevo come ci si sentisse con una lama in corpo.
“si”
dissi.
Seeeeeraaaa!!!!
Come vostro desiderio sono riuscita ad inserire l’incontro tra
Lina e Alec.
Ora però voglio solo sapere se vi è piaciuto.. se ve lo
immaginavate così???
Ditemiiiiiiii……
Hihihihi
A presto mie belle!!!!!
Un bacione
Deba