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Autore: Nadia Emma Cartis R    13/01/2006    12 recensioni
E già, senza titolo! Curiosi? Bene allora benvenuti nel mio mondo, non entrateci se temete di non poter tornare indietro... se Harry vi ha conquistato capirete che vuol dire non poter più tornare indietro dopo una storia...Questa storia è tutta la mia vita, vi prego leggete e recensite severamente e crudelmente!...Per chi crede nella magia dei sogni ecco a voi una storia forte!
Genere: Avventura, Azione, Comico, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON AVER PAURA

Harry tacque.

Rivivere tutti quei momenti, uno dopo l’altro gli aveva fatto più male del previsto: aveva rivisto nella sua mente le immagini crudeli di un passato che desiderava solo dimenticare. Nella sua mente riapparvero gli occhi spalancati di Sirius che cadeva dietro al velo, e lui, Harry, non l’aveva impedito. A quel pensiero il dolore, già insopportabile, lo avvolse in una morsa, se possibile, ancora più forte. Neanche i Dursley parlavano. Dudley stava guardando la tv senza aver ascoltato ciò che aveva detto Harry distratto dal programma e dalla cena. Harry non riusciva a guardare i Dursley, che, in tal caso avrebbero visto gli occhi lucidi del ragazzo, tutta la sua debolezza, la sua fragilità. No, doveva impedirsi di alzare lo sguardo. Lui li odiava e non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo soffrire. Per un attimo un nuovo pensiero balenò nella mente di Harry. “Vuoi cacciarmi di nuovo di casa?” chiese il ragazzo che in fondo avrebbe preferito così in quel momento. “No” mormorò zio Vernon. Harry alzò la testa e lo guardò negli occhi, non più timoroso di farlo. Cosa voleva dire quel tono leggero, strano, così insolito se uscito dalla bocca di zio Vernon? “I tuoi amici maghi non sono poi così diversi da noi…Babboni come dite voi” disse. “Babbani” lo corresse Harry incuriosito dal discorso e al tempo stesso incredulo: era davvero zio Vernon a parlare? “Beh si loro, cioè noi, insomma! Solo che le persone pericolose vostre sono molto pericolose anche per noi e…” “Dove vuoi arrivare?” chiese infine, non aveva mai sentito zio Vernon parlargli così. “Tu hai una grandissima responsabilità ragazzo, da te dipendono molte vite e anche la nostra esistenza…intendo quella di noi persone normali, Rabbani o quello che è” zio Vernon tacque, Harry attese curioso, sempre più incredulo “Segui il tuo destino Harry James Potter, qualunque esso sia”. Harry non sapeva cosa dire, non aveva capito se zio Vernon gli aveva detto una cosa carina o no, in ogni caso gliene fu grato. Non era stato nient’altro che un segno di tregua alle vecchie ostilità, non amicizia e neanche comprensione: i Dursley avevano paura per loro e alla fine avevano dovuto ammettere che Harry aveva in mano il destino di molte persone, tra cui loro. Possibile? Il silenzio fu interrotto da qualcuno che aveva bussato alla porta. Harry si girò di scatto imitato dagli zii. All’inizio nessuno osò muoversi. Infine zia Petunia, che per tutto il tempo non aveva aperto bocca si alzò per andare ad aprire. Dalla porta fece capolino la signora Figg “Ehm dovrei dire una cosa a Harry”disse guardando i Dursley, aspettandosi, forse, una scenata. Zio Vernon, invece, le fece cenno di parlare, con sua grande sorpresa: conosceva i Dursley da tempo e non poteva credere al comportamento calmo di zio Vernon, di fronte al fatto che, qualcuno, di quella che, aveva sempre definito, la gente strampalata, entrasse in casa sua. “Senti, ho ricevuto una lettera da Silente, mi manda a dirti di rimanere qui per un’altra settimana e poi di partire col Nottetempo per il Paiolo Magico, la ti aspetteranno i Weasley” disse. “Perché non mi mandano direttamente a Grimmauld Place?” chiese Harry torvo, la signora Figg si strinse nelle spalle. “Ha detto anche di non obiettare, presto ti arriverà una lettera dove ti spiegherà un paio di cose” disse, poi uscì lasciando Harry interdetto. In quel preciso momento un gufo di Hogwarts entrò nel salone fermandosi davanti a Harry, zio Vernon sbuffò sonoramente. Harry srotolò la pergamena e prese a leggere:

Ciao Harry, ti prego di non spostarti dalla casa dei tuoi zi,i capisco benissimo che tu possa essere contrariato per il fatto di rimanere con loro, ma per motivi gia spiegati, hai assolutamente bisogno di starci insieme ancora per un po’. Immagino che la signora Figg ti abbia gia detto cosa è meglio che tu faccia e ti prego di obbedire, Harry, senza obiettare. Il ventisette potrai raggiungere i Weasley al Paiolo magico, non a Grimmauld Place perché l’Avanguardia non è disponibile e non puoi certo rivelare a Stan la sede del Quartier Generale: l’ultima volta che l’ho raggiunto col Nottetempo credo che si sia insospettito. Ora ti prego di non prendertela se ti dirò di tenerti il più possibile fuori dai guai quest’anno: ci sono cose molto brutte che potrebbero accadere, perciò sii prudente.

Distinti saluti

Albus Silente

preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Harry posò la lettera, cosa poteva accadergli di peggio? -Non prendertela se ti dirò di tenerti fuori dai guai- lo trattava come se fosse un pazzo che rischiava di farsi del male da solo. Ma che colpa ne aveva lui se era uno sfigato di prima categoria? Harry sobbalzò quando vide Leotordo entrare dal camino “Ora basta” gemette zio Vernon, Harry prese la lettera velocemente ignorando le proteste di suo zio.

Ehi Harry! Ho saputo tutto: ho sentito mamma e papà che ne parlavano! Caspita hai combinato proprio un bel casino dai Dursley. Se la sono presa molto? Spero di no. Gli sta bene al Babbano! Cavoli, tu stai bene? Immagino di si, mamma era fuori di se: totalmente isterica. Oh immagino che adesso non ti vada di parlare di ciò che è successo… Quindi tra una settimana ci vediamo! Sai dovrebbe raggiungerci anche Hermione, scommetto che comincerà subito a ricordarci che lei ha letto già tutti i libri e noi no! Tipico! Ma come hai fatto con tuo cugino? Deve essere stato terribile c’era anche Mundungus vero? Ho sentito che ora si trova a San Mungo: Tu-Sai-Chi gli deve aver fatto una roba strana… Oh no ho ricominciato a parlare di stasera, ora dovrei riscriverti la lettera, ma ho gia buttato molte pergamene per scriverti questa comunicazione. Tu hai gia preso i libri?No perché mia madre te li ha comprati nuovi di zecca, non si arrende mai –Quel povero ragazzo, come fa a comprare i libri se rimane tutto il tempo con quegli orrendi Babban-i. Fred e George non la smettevano di prenderla in giro continuano a ripetere –Povero caro- Ah lo sapevi di Percy? È tornato a casa tutto pentito e mortificato, naturalmente ci siamo tutti mobilitati perché si sentisse abbastanza in colpa prima di perdonarlo (tranne Fred e George che non sono del tutto convinti che ne abbia avuto abbastanza e dirla tutta io sono d’accordissimo con loro. Eh eh si prepara vendetta!).

Beh ci vediamo

Ron.

Ron, meno male che c’era lui a rallegrare un po’ l’atmosfera maniaco-depressiva, pensò Harry posando la lettera vicino a quella di Silente molto meno lunga. Harry ritornò a essere triste esattamente tre secondi dopo: non sapeva cosa dire né come reagire alla metamorfosi dello zio. Zio Vernon tacque in attesa, forse, che il nipote parlasse, ma Harry non disse niente, “Vado a letto” disse,infine, alzandosi e raggiungendo la seconda cameretta di Dudley. Voleva fuggire dalle domande, dagli sguardi tristi e dalle frasi strane. –Segui il tuo destino-. Gia, come no, parla bene lui, tutto realizzato con la sua famigliola felice. Lui che ne sapeva del suo destino? Harry chiuse la porta dietro di se e si buttò sul letto cercando di soffocare i singhiozzi nel cuscino ripensando alle parole di zio Vernon: ma che razza di destino?Come poteva vivere così? Perché non poteva avere una vita sua? Perché diamine era programmata per la morte sua o dell’assassino dei suoi genitori? No non voleva! Non voleva vivere così, non voleva seguire il suo destino, voleva scegliere. Harry chiuse gli occhi: non ce la faceva più, voleva solo essere normale, poter essere felice, poter scegliere della sua vita. Per un secondo Harry smise di pensare a tutto questo. Ora c’era solo silenzio e tanta stanchezza e voglia di dimenticare e di dormire finalmente…Harry vide qualcosa di bianco che cominciava a invadere il buio in cui era caduto aprì gli occhi, non si trovava nella seconda cameretta di Dudley, ma sospeso nel vuoto, un vuoto candido e aveva davanti a se due persone, Harry spalancò gli occhi… erano due persone che aveva visto molte volte e che aveva tanto desiderato vedere in quel momento, ma Harry sapeva che non poteva essere altro che un sogno, un inganno. Eppure, eccoli lì così “veri” così felici come li aveva sempre desiderati, circondati da quel bianco intenso, da una serenità, da una dolcezza infinita: erano un uomo e una donna, uno quasi completamente identico a Harry con i capelli spettinati di chi è appena sceso da un manico di scopa, lei con dei capelli rosso scuro e gli occhi verdi intensi che suo figlio aveva avuto in eredità. Harry chiuse gli occhi: i suoi genitori. “Harry” il ragazzo riaprì gli occhi, e guardò sua madre. La sua voce era meravigliosa: soave, serena, un soffio di vento leggero…“Ascolta” disse lei dolcemente “Sappiamo che per te è difficile pensare di seguire il tuo destino” cominciò. Lei sapeva pensò Harry. “Ma sappi una cosa: se quando noi eravamo in vita ci fosse stato qualcuno in grado di sconfiggere Voldemort noi a quest’ora saremo ancora con te capisci?”. Harry guardò in lacrime la madre: perché gli stava dicendo questo? Perché i suoi occhi lo continuavano a osservare in un modo così sereno e tranquillo senza pensare a quello che lui voleva per se, nonostante la sua disperazione? E perché i suoi genitori gli apparivano solo allora in sogno per parlargli? E tutte le volte che lui aveva avuto bisogno di loro perché non li aveva sognati allora? E adesso loro venivano per convincerlo a diventare il Paladino della giustizia a prescindere da ciò che erano le sue scelte? “Quanti altri bambini devono passare quello che hai passato tu? Quanti devono vivere senza aver conosciuto i loro genitori? Tu puoi impedirlo Harry, tu puoi fermare tutto questo”. Harry non disse nulla, scosse la testa e si costrinse ad aprire la bocca. “E la mia vita? Le mie scelte? Sono solo un robot programmato per salvare il mondo?”. Non era giusto! No, perché i suoi genitori non dovrebbero spingerlo verso una morte sicura, avrebbero dovuto proteggerlo. Loro non erano i suoi genitori! “Puoi essere felice comunque puoi andare oltre il destino a cui sei costretto, puoi trovare la tua felicità nelle persone che ti sono accanto, oltre il destino, oltre la morte”. No! Lui non voleva!Voleva dimenticare Voldemort, avrebbe fatto di tutto per riavere i suoi genitori e Sirius, e avere una vita normale. Dannazione, e loro che diavolo ne sapevano, poi? Loro potevano avere Sirius, ma lui non aveva nessuno! “Le persone che mi sono accanto rischiano costantemente di morire! Dovrei rimanere isolato! Io non volevo che la mia vita fosse così, avrei dovuto decidere cosa essere e cosa fare della mia vita, invece adesso sono condannato a morire o al diventare un assassino, a…” Harry si interruppe un attimo. “A diventare come lui” disse infine, non l’aveva detto a nessuno, mai a nessuno, ma era il pensiero che più lo torturava: diventare come lui. “Non sarai mai come lui le vostre scelte sono diverse e tu lo sai” esclamò il padre che sembrava non veder l’ora di dire la sua. “Le tue convinzioni e le tue scelte ci saranno sempre e questo non te lo toglierà mai nessuno, neanche il tuo destino. Harry tu non sarai mai un assassino, e noi abbiamo fiducia in te, vincerai questa battaglia, perché noi saremo con te” disse suo padre. Harry non capiva “Come posso vincere senza diventare un assassino, non ha senso”protestò Harry il padre sorrise, un sorriso misterioso e al tempo stesso rassicurante. Perché Harry non aveva potuto vederlo mai? “Ricordati Harry che ciò che finora ti ha salvato da lui, e che ti ha portato a sopravvivere così tante volte, è stato l’amore, non rinunciarci mai Harry, è l’unica arma che ti serve, l’unica arma che teme”. Harry tacque continuando a non capire. Tutto quel candore cominciava a dissolversi, Harry voleva ancora parlargli, voleva guardarli di nuovo, cercò di impedire che tutto accadesse tendendo il braccio per fermare la scomparsa del viso dolce e sereno di sua madre, tutto inutile, stavano svanendo tutti e due. Harry aprì gli occhi, si era svegliato. Era nella seconda cameretta di Dudley con gli occhi bagnati dalle lacrime, era ancora buio. Era stato solo un sogno? No, non poteva, era stato troppo intenso. Era stato troppo vero. Non poteva, non doveva trattarsi solo di un sogno. Allora era tutto vero…loro gli erano venuti in sogno per convincerlo ad accettare il suo destino, ad accettare sofferenza e morte. Harry non era sicuro che i suoi genitori lo avessero convinto…Harry ricordò l’espressione serena dipinta sul volto della madre. Lei non gli avrebbe consigliato nulla che avesse messo a rischio la sua felicità. -Segui il tuo destino Harry James Potter, qualunque esso sia- ripeté la voce di suo zio nella sua testa.

Lo seguirò.

  
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