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Autore: Gold Scorpio    13/01/2006    1 recensioni
Salve a tutti, sono felice che abbiate trovato il tempo di leggere questa mia fan-fic, che è in assoluto la prima storia che scrivo: vi chiedo quindi di avere pazienza se non risulterà essere granchè. Avevo veramente voglia di scrivere qualcosa ambientato nel mondo di Harry Potter, quindi ho deciso di provare a vedere cosa ne viene fuori. Sono molto curioso di sapere cosa ne pensate e, nel caso, sarò felice di accettare consigli e suggerimenti. Ho pensato di utilizzare un personaggio del tutto inedito, Milo, e di ambientare le vicende durante gli avvenimenti narrati ne "Il Calice di Fuoco". Non ci sono assolutamente spoiler, anche perchè non ho ancora letto il sesto libro... :) Devo inoltre avvisarvi che ho pesantemente rivisto i primi capitoli, per correggere gli errori e renderli più coerenti con i successivi: anche se li avete già letti sarebbe meglio dare loro un'altra occhiata. Bene, ho detto tutto: buona lettura!
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19.

Il fuoco crepitava forte e gemeva in quella che era una lenta e straziante agonia: l'ultima torcia si stava consumando e presto sarebbe sceso il buio totale.

Milo e Pansy sedevano sconsolati sul pavimento: avevano esaminato ogni angolo, ogni anfratto, ogni cumulo di rifiuti presente nella stanza, ma non avevano trovato nulla. Erano ormai passate ore da quando il fantasma dell'Abate se ne era andato e nessuno era ancora tornato a prenderli.

Oscure ombre danzavano attorno alla fiamma morente, nel silenzio irreale della stanza: un ultimo scoppio, uno sbuffo di fumo e fu il buio. Per qualche secondo i due ragazzi rimasero immobili, mentre gli ultimi profili dei muri e delle colonne venivano inghiottiti nel nulla.

Un senso di profonda angoscia cominciò ad attanagliare lo stomaco di Milo, quando un tocco gelido lo distolse dai suoi cupi pensieri. Al contatto le mani di Pansy erano fredde come il ghiaccio: la ragazza gli si era avvicinata in silenzio ed ora si stava aggrappando al suo braccio, in cerca di un contatto amico.

Milo arrossì in silenzio mentre sentiva il piccolo seno della ragazza premere con delicatezza sul suo gomito, mentre le unghie di lei affondavano nel suo braccio. Le mani di Pansy tremavano e il suo cuore batteva forte: doveva essere spaventata almeno quanto lui, ma questa consapevolezza in qualche modo lo calmò. L'idea che in fondo era lui ad essere l'uomo e che dunque spettasse a lui prendere in mano la situazione gli fece recuperare lucidità, mentre un accenno di sorriso increspava le sue labbra:

- Che razza di idee antiquate mi vengono fuori nei momenti critici... – pensò

Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente per tre volte. Intorno a lui il silenzio era totale, a parte il respiro di Pansy al suo fianco.

Istintivamente posò la mano libera sul capo della ragazza e le parlò con tono rassicurante:

- Non avere timore Pansy, sicuramente verranno a recuperarci... –

Un brivido scosse la ragazza, Milo lo avvertì chiaramente mentre le sue unghie affondavano ancora di più nel braccio.

- Non osare parlarmi così ragazzino: credi che abbia paura? – gli rispose con voce appena rotta dall'ansia. Ma non si staccò dal suo braccio.

- Dov'è finita la supponente miss Parkinson, quella che non ha mai paura di nulla? – la provocò.

- Quella Parkinson non è mai esistita, brutto idiota! – lo rimbrottò – E questa non è certo la situazione ideale per fare dello spirito... –

Le parole riecheggiarono nella stanza, facendola sembrare addirittura più grande di quanto ricordavano che fosse in realtà.

Prima che lo scoramento si riaffacciasse, Milo si alzò in piedi, sollevando a forza anche la compagna:

- Ehi, attento a dove tocchi! – lo rimproverò.

- Non c'è molto da toccare, mia cara... – scherzò lui, ricevendone in cambio un pugno sulla schiena.

- Sei un vero cafone! – lo rimproverò scherzosamente. Anche Pansy stava recuperando un minimo di coraggio e allentò la presa sul suo braccio.

Mentre i loro occhi cominciavano ad abituarsi lentamente all'oscurità, constatarono con stupore che questa non era totale: una lieve luminescenza si irradiava dal mucchio di cianfrusaglie vicino a loro.

Non dissero nulla, ma Pansy si staccò dal braccio di Milo mentre il ragazzo cominciava a spostare delicatamente gli oggetti impilati davanti a loro.

- Fai attenzione... - disse lei.

Man mano che levava gli oggetti la luce si faceva più forte. Sulla catasta erano impilati alla rinfusa vecchi libri consunti dal tempo, mobilio di vario genere come sedie, tavolini, leggii, oltre ad una quantità abnorme di vecchi e polverosi stracci. Milo ricordava di esservisi accostato nel pomeriggio, ma di aver rinunciato in partenza a mettere in ordine per timore di peggiorare la situazione. Ora invece afferrava freneticamente quegli stessi oggetti, gettandoli alla rinfusa attorno a lui e sollevando nuvole di polvere mentre i libri si sfaldavano e le sedie si sbriciolavano all'impatto.

Dopo qualche minuto la zona fu finalmente sgombra e la sorgente della luce svelata. A brillare erano degli strani simboli vergati su una delle grandi pietre che componevano il pavimento del sotterraneo. Milo si inginocchiò, cercando di capire che cosa potessero significare. Dietro di lui Pansy si avvicinò e, posate le mani sopra le sue spalle, si curvò in avanti cercando di vedere.

- Che cosa sarebbero quei segni? – chiese.

- Non lo so, sto cercando di capire – le rispose il ragazzo.

- Forse sono in qualche modo correlati a quello che sta succedendo qui, non credi? –

- Esattamente quello che stavo pensando anch'io -

A questo punto Milo tornò a dedicare tutta la propria attenzione ai simboli, ma improvvisamente la luce svanì e tutto tornò buio.

Neanche il tempo di domandarsi che cosa stesse accadendo che le porte della stanza si spalancarono all'improvviso: sulla soglia si stagliava una figura alta ed imponente, avvolta in un lungo abito e con una lunga, candida barba. Nella mano destra stringeva una bacchetta, mentre nella sinistra teneva aperto un libro. Si trattava di Silente, l'anziano e potente preside di Hogwarts. Volgeva la testa a destra e a sinistra, alla ricerca di qualcosa.

L'apparizione giunse talmente improvvisa ed inaspettata che Milo vacillò: mancandole l'appoggio delle spalle del ragazzo, Pansy lanciò un urlo e scivolò in avanti, addosso al compagno, tirandosi addosso gli ultimi stracci ancora impilati.

- Oh, eccoli! – disse la figura sulla porta.

Dietro di lui comparvero altre due sagome, che entrarono velocemente nella stanza.

- Lumos! – urlò una voce femminile, illuminando la zona attorno a sè, fino ai due ragazzi.

I visi sporchi e stralunati di Milo e Pansy emersero dal cumulo di cianfrusaglie: davanti a loro la professoressa McGranitt li stava guardando con aria preoccupata.

A rapidi passi l'altra figura si avvicinò loro: mani sicure e scattanti li afferrarono, aiutandoli a rimettersi in piedi. Erano quelle del professor Piton, il responsabile della casa di Serpeverde:

- Sembra che stiano bene – disse.

- Ottimo, sono proprio contento – disse infine Silente, che non aveva ancora abbandonato la sua posizione.

Piton afferrò le spalle di Pansy e le scosse leggermente:

- Signorina Parkinson, sapete dirmi cos'è successo? – le chiese.

Lei scosse il capo e rispose con veemenza:

- E' successo che ci avete chiusi qui dentro, lasciandoci soli al buio per ore! –

Piton la fissò con sguardo duro, ma non disse nulla. Poi i suoi occhi scuri si spostarono lentamente su Milo:

- Qualcosa da dire, signor Ogilvie? –

Prima che potesse rispondere alcunché sentì la mano di Pansy stringere con forza il suo polso, come un muto monito...

- Io... no, nulla professore –

Per un secondo gli sembrò che gli occhi di Piton riuscissero a leggergli dentro, ma per fortuna Silente interruppe pose fine a quel momento imbarazzante:

- Orsù, non è il caso di perdere altro tempo, Severus. Accompagna i ragazzi al dormitorio, è molto tardi e mi sembra che abbiano urgente bisogno di darsi una rinfrescata. Domani vedremo di chiarire quello che è successo... –

Piton volse lo sguardo sull'anziano mago, mentre un sorriso sarcastico gli si disegnava sul volto:

- Ha ragione signor preside, domani li attende una giornata molto impegnativa... –

I due ragazzi salutarono Silente e la McGranitt, quindi si diressero velocemente verso la casa dei Serpeverde.

Dietro di loro Piton camminava in silenzio, ma anche senza vederlo direttamente Milo e Pansy sentivano il suo sguardo indagatore incessantemente posato su di loro. Fortunatamente il sinistro professore di Pozioni si congedò non appena giunti a destinazione, lasciandoli liberi di darsi una lavata e rifocillarsi.

L'ora era tarda e la sala comune deserta. I due si salutarono con un cenno, dandosi appuntamento al giorno dopo, dopodichè si diressero verso i rispettivi dormitori.

   
 
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