La
Chiamata
“Onore
e Gloria! I
Cinque Soli sono arrivati”
Quel giorno
nella
città di Mahro, il Cuore dei Prestigi, stava avendo luogo un
evento tanto raro
quanto eccezionale.
Faenost, lo
Stregone Supremo, aveva urgentemente convocato nella Sala dei Cristalli
il suo
quintetto prediletto per discutere degli ultimi ed inquietanti eventi
verificatisi negli ultimi mesi.
Proprio
là in
quello sfavillante salone tappezzato in tutto il suo splendore di
quarzi, gemme
e pietre preziose, assiso sul suo aureo seggio del potere davanti ad un
ampia
tavola circolare, il saggio Signore della Magia, un anziano individuo
dai
capelli biondi e dalla barba folta, raffinatamente vestito, attendeva
con
impazienza l’arrivo dei suoi subordinati.
Dopo alcuni
minuti
si alzò in piedi e batté due volte il pugno sulla
tavolata e subito,
esattamente al di sopra di essa, apparve un enorme globo roteante che,
con
tanto di oceani e terreferme, altro non rappresentava se non il mondo
in cui
l’Ordo Magorum regnava incontrastato.
D’un
tratto si udì
una voce austera e profonda e le forze naturali di quella fluttuante
sfera le
risposero ubbidienti.
“Fiamma
Solitaria,
Pùrire Butch”
I vulcani
eruttarono uno ad uno e dal magma incandescente
s’innalzò di colpo una titanica
colonna di fuoco che uscì rapidamente
dall’atmosfera, plasmando poco a poco un
maestoso sole rosso vermiglio.
Dalle
torride
fiamme di quella rovente sfera comparve un uomo muscoloso e slanciato,
rivestito di un semplice completo nero e coperto da un acceso mantello
rosso il
cui sporgente colletto inquadrava un viso asciutto, solcato da segni e
cicatrici di antiche e innumerevoli battaglie, e una contenuta
capigliatura
castano ramata.
Abbassò
la testa in
segno di rispetto e si adagiò su di un possente trono di
carbone e rubini.
“Zanna
d’Argento,
Erir Clahire”
Le nuvole si
addensarono vorticosamente una sull’altra e dai nembi
ammucchiati si levò una
violenta tromba d’aria che turbinò fuori
dall’orbita planetaria, creando un
imponente sole grigio chiaro.
Dai potenti
soffi
di quella cinerea sfera apparve una giovane di bassa statura, avvolta
intorno
ad una lungo kimono grigio, stretta in vita da una spessa cintura di
cuoio alla
quale erano appesi due lucenti sai d’argento, con ricci
capelli corvini,
annodati lungo la schiena a coda di cavallo.
Si
prostrò
educatamente e si sistemò su di un poderoso trono di platino
e perle.
“Onda
Felina,
Udorater Reika”
Le acque di
mari,
laghi e fiumi tra ciclopici scrosci e torbidi flutti si sollevarono
improvvisamente in un vortice d’indefinibili dimensioni,
concentrandosi sempre
più in alto in un enorme sole blu scuro.
Dai limpidi
zampilli fuoriuscì una donna non troppo alta, con tre lunghe
paia di baffi da
gatto dipinti all’altezza delle guancie, abbigliata con una
lunga mantella colore
azzurro, un largo abito turchese e un ceruleo
cappello a punta che ricopriva una corta ed arancione capigliatura a
caschetto.
Riverì
con il copricapo e prese
posto su di un solido trono di cobalto e zaffiri.
“Foglia
Selvaggia, Fullonaf Lomìc”
I petali, le
foglie e i semi dei più
svariati tipi di piante, spinte da chissà quale ignota
forza, presero all’istante
il volo e superarono la volta celeste, formando un colossale sole verde
intenso.
Dalla fitta
vegetazione emerse una ragazza
di aspetto gracile e
minuto, vestita con un lungo abito di seta verde, coperto sulle spalle
da una
corta mantellina beige, con un paio di occhiali a mezza luna e una
fluente
chioma castana, abbellita da una magnifica rosa porporina.
S’inchinò
e si
dispose su di un solenne trono di rame e smeraldi.
“Ombra
Bianca,
Phosight Yumi”
La luce con
la
quale i quattro soli irradiavano l’intero pianeta divenne
sempre più
abbagliante poi, tintasi di un vivo colore niveo, iniziò a
scomporsi in una
miriade di piccoli raggi splendenti che diedero origine ad un quinto
sole
giallo brillante.
Dai
luccicanti
lampi si materializzò una graziosa fanciulla di non
più di diciassette anni il
cui latteo colorito rispecchiava perfettamente la bianchissima
tonalità della
sua candida tunica, contrastata solamente dai corti capelli scuri e dai
grandi
occhi castani.
Rese
omaggio,
piegando le gambe e si mise a proprio agio su di un maestoso trono di
diamante
e perle.
Fuoco.
Vento.
Acqua.
Pianta.
Luce.
Cinque.
Cinque
devastanti
elementi.
Cinque
potenti
stregoni.
Cinque
giganteschi
soli che vegliavano intorno al pianeta garantendo ordine, pace e
serenità.
Soltanto un
trono
era misteriosamente rimasto senza padrone.
Un trono
vuoto.
Un trono di
piombo
e ametista.
“Sono
contento di
rivedervi tutti qui riuniti” esordì Faenost serio,
“Tuttavia mi duole
informarvi che il motivo della vostra convocazione è
tutt’altro che piacevole…”
proseguì, “…l’Ordo Magorum
è in pericolo; qualcosa di oscuro si sta
avvicinando”
concluse, risedendosi.
“Che
cosa vi turba,
mio signore?” chiese Lomìc preoccupata.
“Ultimamente
sono
stati registrati nelle regioni settentrionali diversi casi di
vampirismo; non
pochi stregoni sono morti dissanguati dopo essere stati brutalmente
martoriati
e fatti a pezzi”
Non poco
scossa
Reika prese parola: “Com’è possibile? I
Non-Morti non si erano mai esposti
tanto prima d’ora! Chi li avrebbe spinti a compiere tali
atrocità?”
“Le
informazioni
che possediamo sono molto poche” rispose lo Stregone Supremo
massaggiandosi le
tempie, “Tuttavia abbiamo ragione di credere che si tratti
dell’Oscura Baronìa;
girano delle strani voci sul conto della famiglia Blackbat; pare che
abbia
radunato una terribile squadra di vampiri pronti a tutto pur di
eseguire gli
ordini dei loro superiori; la chiamano
“Skia”” aggiunse sempre più
preoccupato.
Butch
esclamò quasi
indignato: “Non vi farete certo intimidire da un branco di
cadaveri ambulanti,
spero?! Mi meraviglio di voi, o Sommo; abbiamo affrontato minacce ben
peggiori
di questa! Non sarà questa sedicente banda di pipistrelli
antropomorfi a darci
del filo da torcere!”
Faenost si
rialzò
lentamente e replicò: “Questa volta è
diverso, Fiamma Solitaria”
“I
defunti che
abbiamo rinvenuto ci hanno reso consapevoli che il pericolo che incombe
all’orizzonte è più grande e terribile
di quanto possiamo immaginare.
I nostri
amici,
compagni e fratelli caduti vittime uno ad uno sotto i colpi di questa
diabolica
organizzazione mancavano di qualcosa, qualcosa
d’indispensabile, qualcosa di
essenziale e vitale allo stesso tempo:
l’ombra”