CAPITOLO 15
Al tuo fianco
(POV
Lina)
Alec
mi aveva appena raccontato ogni particolare inerente la sua vita. Chi fosse,
anzi cosa fosse, chi fossero i Volturi ed un pensiero subito mi balenò per la
mente, quando mi riferì il loro compito.
Dovevano
proteggere il loro segreto a tutti i costi. Io ero un ‘costo’. L’avevo intuito
subito. Forse era questo il motivo per cui il suo viso e le sue spalle
continuavano a rimanere tese.
Per
avere conferma delle mie tesi gli posi la domanda:
“io
so troppo, non è vero?”
E
come i suoi sgranarono, intuii che avevo ragione.
Da
come mi aveva parlato dei Volturi avevo anche già capito cosa mi sarebbe
successo, non ci voleva un genio.
Gli
avevo fatto capire che forse avevo intuito anche quello che mi sarebbe successo
e ancora una volta lasciò che fossi io a parlare:
“o
divento come te o muoio, giusto?”
Dopo
un tempo che per me parve infinito, con la paura che gli si leggeva negli
occhi, disse semplicemente:
“Si”.
Fu
solo allora, che mi resi conto delle mie stesse parole e dei miei stessi
pensieri. Sembrava stessimo parlando se andare al cinema o se guardare un film
in TV.
Cavoli
no.
Qui
si parlava di me, della mia vita. Dovevo decidere se passare la mia vita, anzi
no, l’eternità, trasformata in un mostro che per vivere avrebbe dovuto
succhiare via la vita agli altri oppure semplicemente morire, e farla finita
così.
Wow.
Due scelte molto ambite direi.
Ovviamente
io non volevo morire, insomma dovevo ancora compiere diciotto anni, per Dio.
Però il solo pensiero di dovermi cibare di… sangue. Oddio che orrore. Dover
vivere poi, sempre nell’ombra, per non destare sospetti e che avrebbero detto i
miei genitori? Bè niente ovvio, non m’importava, però non potevo di certo
sparire così all’improvviso. Non sapevo cosa pensare. Poi un richiamo nella mia
testa mi disse di alzare lo sguardo. Quando incontrai gli occhi rossi e
timorosi di Alec, un brivido mi percorse e tutto mi fu chiaro.
Quel
brivido non era paura, era un segno che mi portò alla realtà dei fatti.
Non
m’importava se avrei dovuto bere litri e litri di sangue.
Non
m’importava se non avrei più potuto camminare tranquilla di giorno, in mezzo la
gente.
Non
m’importava se avrei dovuto lasciare tutto ciò che conoscevo di questo mondo.
Non
m’importava se avrei dovuto vivere un’eterna dannazione, perché se Alec fosse
stato al mio fianco, sarebbe stato il paradiso. Sempre.
Mi
alzai decisa dalla posizione in cui mi trovavo prima. Ovvero inginocchiata di
fronte al mio Adone.
Mi
avviai verso la finestra e guardai fuori il cielo stellato, così bello non
l’avevo visto mai.
Presi
un lungo respiro e poi girai per guardare Alec.
Era
in piedi, le braccia distese lungo il corpo erano tese, come le sue mani
strette a pugno. Sembrava stesse aspettando che qualcuno gli desse un così
dire, colpo di grazia. Mi guardava con quella paura negli occhi, che aveva da
quando era arrivato.
Sperai
che le mie parole gli facessero tornare il sorriso.
“non
so tra le due proposte quale possa essere la migliore o la peggiore. Però solo
scegliendo una di esse potrò forse essere felice…”
Alec
stava trattenendo il fiato. Buffo, se fosse stato umano, sarebbe sicuramente
morto di asfissia.
“Alec…
voglio che tu mi trasformi… perché quello che a me importa di più… è stare per
sempre al tuo fianco!”
Solo
qualche secondo dopo parve capire veramente il senso delle mie parole.
Fulmineo
si materializzò tra le mie braccia e mi baciò in un modo che sfiorava la
disperazione.
“Lina,
se sapessi piangere, ora lo farei dalla gioia!”
Quelle
parole mi scaldarono il cuore.
“sei
felice della mia scelta?”
Io
stessa ero felice, perché avevo fatto tornare il sorriso sul suo bel volto.
“qualsiasi
fosse stata la tua scelta… io ti avrei seguito senza indugio..”
Come
scusa?
“cosa
vuoi dire con questo?” gli chiesi preoccupata per il senso di quelle parole.
“si
Lina, se anche tu mi avessi detto che avresti preferito morire, noi due saremmo
stati assieme. Perché anch’io mi sarei fatto uccidere con te!”
“o
Alec…”
Lo
abbracciai con il vuoto nel cuore, al solo pensiero della sua scomparsa dalla
faccia della terra.
“ti
amo”
“ti
amo anch’io”
E
restammo così, a guardarci negli occhi.
Dopo
quelle che per me furono ore, parlai. C’era ancora una cosa che volevo dirgli,
anzi chiedergli.
“Alec?”
“dimmi
piccola…”
“devo
essere trasformata subito, o si può aspettare un po’? cioè insomma, almeno il
tempo per sistemare tutte le cose e che nessuno si insospettisca, dato che
presumo non dovrò più farmi vedere dalla gente che mi conosce…”
“credo
non ci sia problema… però dovrò parlarne prima con Aro. Anche perché credo ti
vorrà conoscere.”
A
quella frase lo sentii irrigidirsi.
“cosa
c’è?”
“non
mi fido di Aro. Ha sicuramente in mente qualcosa”.
Io
non conoscevo questo Aro. Perché questa cosa turbava così il mio amore?
“ed
è una cosa preoccupante?”
“si!
E non puoi immaginare quanto!”
Lasciai
in sospeso il discorso. Non volevo rovinare questo momento con altri problemi.
La ‘questione Aro’ l’avremmo affrontata un’altra volta. Ora volevo solo bearmi
di questo momento, come se il mondo fosse normale, così come per me è sempre
stato. Volevo per un secondo fingere, che il mio Alec fosse solo Alec e che
stessimo qui, su questo letto, accoccolati come fanno due fidanzatini normali.
Vivendo appieno ogni singolo secondo passato assieme.
(POV
Alec)
Non
credevo sarei mai riuscito a raggiungere un apice di felicità come questo.
Lei
mi aveva detto che volevo stare al mio fianco, per sempre.
Non
avrebbe mai potuto dirmi parole più belle.
Ero
stato in tensione per tutto il tempo dal mio arrivo da lei. Anche dopo che
diceva di accettarmi per quello che ero. Ero in tensione perché ancora dovevo
porre il dilemma più mostruoso: o la dannazione eterna o la morte. Ma lei mi
aveva ancora una volta salvato dal mio baratro infernale. Aveva detto che si
sarebbe trasformata solo per me. Perché la cosa che le importava di più era
stare con me, per l’eternità. Ed io non potevo desiderare nulla di più.
Ovviamente
poi il ricordo della realtà mi era tornato in mente. Quella realtà che portava
il nome di Aro.
Aro
aveva in mente qualcosa, ma ancora non capivo cosa. E ciò mi irritava a morte.
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Mezz’ora
prima dell’alba dovetti sottrarmi dalle braccia di Lina. Lei aveva da poco
preso sonno e per questo non la volevo svegliare. Ma dovevo andarmene. Dove
tornare a palazzo e riferire poi ad Aro la richiesta di Lina. Le scrissi un
biglietto, non volevo che una volta svegliata si spaventasse non trovandomi lì
accanto a lei.
“Piccola,
non preoccuparti. Sono tornato a Palazzo per parlare con i miei Signori, ma
tornerò nel pomeriggio. (dovrebbero tornare le nuvole).
Mi
manchi già.
Ti
amo
Alec”
Lo
appoggiai sul cuscino al mio posto e dopo averla guardata per un’ultima volta,
me ne andai.
Una
volta arrivato a palazzo chiesi udienza con Aro. Poco dopo avuto la conferma,
mi avviai verso la sala dei troni.
C’era
solo lui nella sala, oltre a Renata alle sue spalle e Santiago vicino alla
porta.
Il
fatto che ogni volta che parlasse con me ci fosse anche Renata, mi puzzava alla
grande. Di cosa aveva paura?
“Alec
mio caro”.
La
sua voce pacata mi arrivò con irritazione alle orecchie.
“avvicinati
ti prego. Fammi vedere com’è andata la tua missione” disse, ironizzando
sull’ultima parola.
A
malincuore mi avvicinai a lui.
Allungai
un braccio e lui lo afferrò saldamente.
Passarono
cinque minuti e nel suo volto vidi passare, meraviglia, felicità, sorpresa e
forse per un secondo anche timore. Ma di quest’ultimo non ne ero veramente
sicuro.
Dopo
che sciolse la presa, mi sentii irrimediabilmente meglio.
“non
sai quanto sia felice, Alec, che lei abbia accettato di diventare una di noi!”
“Lo
sono anch’io.”
Dissi
incolore. Non mi fidavo di lui.
Lui
non era solito regalare l’immortalità così gratuitamente, a meno che…
“sia
chiaro che approvo le richieste della tua compagna!”
Come?
Mi ero perso in quella nuova probabilità…
“richieste?”
“le
concederò un po’ di tempo per far si che la gente non si insospettisca della
sua assenza.”
Ah
si. Ma certo. Non avevo dubbi che glielo avrebbe concesso. Insomma dovevamo
tutti collaborare per restare più anonimi possibili.
“e
sarei felice, che una volta coperto il sole, andassi a prendere la tua cantante
e la portassi al mio cospetto. Sono veramente euforico, voglio conoscerla.”
Disse
divertito, così tanto da mettere i brividi.
Un
secondo … cosa?
“la
mia cantante?”
“Alec
dici davvero? Non ti sei mai reso conto che era la tua cantante? All’inizio ti
sei trattenuto davvero molto senza accorgertene, ma l’amore incondizionato che
hai provato subito per lei, ti ha fatto dimenticare il richiamo del suo sangue.
L’amore a volte è davvero straordinario. Eccellente.”
Disse
unendo le mani. Sembrava stesse parlando della buona riuscita di un qualche
esperimento scientifico.
Tuttavia
non badai a lui più di tanto. Ero ancora scioccato dal fatto di non essermi
reso conto che Lina fosse la mia cantante. Questo forse poteva spiegare la mia
infatuazione fin da subito nei suoi confronti.
Volevo riflettere ancora un po’ su questo
fatto, così mi congedai dal mio signore e mi avviai verso il mio alloggio. Il
sole sarebbe stato coperto tra 6 ore. Avevo tutto il tempo per pensare sugli
ultimi avvenimenti della mia vita.
Saaalve!!
Sono riuscita a
postare anche oggi.. siiii!!
Spero ne siate
contente… così come spero vi sia piaciuto la risposta di Lina!!!!
Ditemi ditemi
ditemi!!!
Buona domenica
Un bacione