Ragazzi
perdonate il ritardo
scioccante! Il liceo mi ha impegnato in un modo assurdo. Sto trascrivendo il capitolo
12 ma mi dispiaceva farvi aspettare. Vi posto così la prima parte del
dodicesimo capitolo, spero vi faccia piacere!!!
CAPITOLO 12: Strane Sensazioni (prima parte)
“Tu. Sicura e determinata.
Decisa fino all’inverosimile.
Senza sapere, senza riflettere,
senza spingersi un po’ più in là, oltre il
confine.
Oltre il tuo
cuore. Supponenza.
Piccole certezze derivate da insegnamenti, da quelle
regole,
dall’educazione, da quei sapori di casa…
Ma una cosa non avevi
considerato.
L’amore.”
-Mio Signore, qualcosa
è andato storto...-
La flebile voce squillante fu sovrastata da una più
forte, più fredda e crudele.
- Che cosa?!-
- Mio Signore, il nostro
generale si è ritirato all’ultimo momento...non c’è stato verso di
persuaderlo...penso lo abbia fatto per am...-
- Non osare dire quella parola!-
Peter si ritirò di scatto nell’angolo dell’angusta
stanza. Il rumore della sua schiena contro il freddo marmo rimbombò in modo
sinistro. Le ossa scricchiolarono febbrilmente, ma lui ignorò
il dolore.
Intanto, il Signore Oscuro misurava la stanza a lenti
passi, con il lungo mantello scuro che lo ricopriva completamente. Per alcuni
minuti, gli unici rumori furono il battere dei denti del servo e il fruscio del mantello del padrone. Poi parlò.
- Manca poco, Codaliscia. E noi non abbiamo tempo da
perdere. Portami qui il generale e vedrò di
dissuaderlo...con me non si scherza, e tu lo sai, vero mio vecchio amico?-
La voce lo ghiacciò fin dentro le
vene e si strinse ancora di più nel suo consunto mantello di cotone.
- Sì, mio Signore, lo so-
Voldemort si avvicinò all’ometto che si
chiuse ancora di più in se stesso, come un topo in gabbia.
Dal mantello ne uscì
una viscida mano che si avvicinò al volto di Codaliscia.
La mano raggrinzita era quasi totalmente scarna e le vene pulsavano tra le ossa ben visibili.
Un conato di vomito assalì Peter, che si rimproverò per
la sua mancanza di rispetto.
- Non aver paura di me...perchè
non mi hai ancora visto al culmine della rabbia...ma ti giuro, su tutto ciò che
sono, che se non andrà tutto secondo i miei piani,
l’unico responsabile...sarai tu-
Voldemort si allontanò, lasciando l’ometto con il viso
da topo più morto che vivo.
Uscì dalla stanza e Codaliscia sentì il rumore dei
passi del padrone farsi sempre più lontani. Sospirò.
Nella sua mente visualizzò la sua
forma animale e in un attimo l’uomo sparì, lasciando spazio ad un
minuscolo topo, leggero e rinsecchito.
Zampettò verso una fessura nella parete e si ci infilò.
Nella sua piccola mente da roditore, trovò la direzione
abbastanza velocemente e corse verso la sala insegnanti, dove si trovava il
generale.
Harry si allontanò dalle labbra di Hermione, portandosi
una mano sulla cicatrice infiammata.
Sotto le sue dita, il contatto
con lo sfregio era esageratamente doloroso e il ragazzo dovette togliere la
mano per evitare di ustionarsi.
Si trovavano nella stanza della ragazza
e, come di consueto, passavano le loro giornate a recuperare i loro
silenzi e i loro sentimenti oppressi, con coccole e baci.
E ogni giorno, Harry sentiva il suo cuore battere sempre
più forte, al semplice sfiorare di colei che gli era stata sempre affianco e
che lo sarebbe stata per sempre.
Ma quel giorno sentiva solo un gran freddo dentro, tranne
il viso, che bruciava e sudava in modo anomalo. Vedeva le immagini poco nitide, le fitte alla testa erano rapide e angoscianti
e sentiva urla e imprecazioni che gli affollavano la testa.
- Harry che succede?- la preoccupata
voce di Hermione lo destò da quello che sembrava un incubo. La guardò
con gli occhi sfocati, mentre un’altra fitta lo costringeva a piegarsi su se
stesso.
-...la cicatrice...-
-andiamo in infermeria, presto!-
La sua ragazza provò a tirarlo per un braccio, invano. Harry era immobile, raggomitolato sul letto e scosso da brividi di
dolore. Provò a scuoterlo, ma il ragazzo teneva le mani al viso
impedendo la visuale.
- HARRY!- provò a chiamarlo, ma non rispondeva, si
limitava solo a mugugnare parole sconnesse e prive di senso.
- Harry ti prego!-
Hermione con le lacrime agli occhi lo schiaffeggiò
terrorizzata: il ragazzo era completamente assente, quando fino a pochi attimi prima la stava baciando e le stava facendo
provare miriadi di emozioni.
La situazione degenerò: il ragazzo cominciò a muoversi
convulsamente, quasi in preda a un attacco epilettico.
Alzò le mani verso l’alto, come per afferrare qualcosa e Hermione poté vedere
la cicatrice.
La saetta era completamente scarlatta e da essa ne fuoriusciva un fiotto di sangue che gli ricopriva il
volto. La ragazza strillò e corse fuori dalla stanza,
in cerca di aiuto.
Si trovò davanti Ron che le corse incontro salutandola
allegramente.
- Ciao Herm, lo sai che...-
- Ron, ti prego corri!-
- Dove dovrei correre?!-
- Harry sta male, ho bisogno di
aiuto!-
L’amico sbiancò e
corse nella camera delle ragazze, senza preoccuparsi degli strilli di Pansy Parkinson.
- babbonofilo, non puoi
entrare!-
- stai zitta, idiota- disse
salendo le scale. Cosa diavolo era successo?
La Serpeverde arrossì e fulminò Draco che mostrava un
sorriso divertito ai suoi amici, beffandola.
Gli lanciò un cuscino e corse in bagno.
Intanto Ron e Hermione erano arrivati nella camera.
- Harry!- urlarono all’unisono, quando non lo trovarono
sul letto.
Lo chiamarono senza risposta. Hermione era disperata e si era attaccata al braccio di Ron con forza, quasi
facendogli male.
-...la cicatrice...-
Sentirono un sussurro e corsero dietro il letto di fronte
alla finestra, trovano Harry steso a terra.
Strisciava, cercando di raggiungere il comodino di Ginny.
Era pallido e il colore del sangue faceva a pugni con la
sua carnagione.
Hermione scoppiò in lacrime e lo raggiunse,
abbracciandolo.
- Harry, torna in te!-
Ron si avvicinò e guardò l’amico che cercava di
divincolarsi dalla ragazza per cercare di raggiungere il comodino.
- Herm, vuole quel bicchiere
d’acqua...- disse indicando il contenitore di vetro colmo d’acqua.
-prendilo!-
Raggiunse il comò e prese il bicchiere. Notò se era sul serio acqua e poi lo portò alla bocca dell’amico.
Ma Harry gli tolse con forza il
bicchiere e se lo versò in fronte, bagnandosi la cicatrice.
L’acqua, a contatto con la
cicatrice, si trasformò velocemente in vapore e avvolse i tre ragazzi.
-...grazie...-
Disse Harry prima di crollare tra le braccia di Hermione.
-Ci hai fatto prendere un bello spavento, Harry-
Ron lo guardò sorridente, passandosi una mano tra i
capelli. Il ragazzo, sebbene felicissimo, aveva gli occhi lucidi e l’aria
affaticata. Accanto a lui, Luna divideva il suo sguardo tra il rosso e Harry,
sorridendo.
-Già Harry, per poco non gli si
sono sbiaditi i capelli a Ron…-
-...lo avrei voluto vedere...il primo Weasley senza
capelli rossi-
Disse Harry sorridendo, accomodandosi meglio e
raddrizzando il busto. Si trovava in infermeria e non ne
capiva il motivo. Si affrettò a chiederlo all’amico.
Il ragazzo si guardò intorno sfregandosi il naso,
sospirando, poi iniziò a raccontare quello che è successo. Alla fine, aggiunse:- Vorrei che Silente fosse qui, Harry. Ne
abbiamo bisogno e…- si guardò intorno. L’infermiera era nel suo ufficio,
la si sentiva canticchiare qualcosa in bulgaro.-
Harry, noi non siamo al sicuro, qui.-
-Cosa vuoi dire? Non capisco.-
Si portò per un attimo la mano alla cicatrice,
strofinandola. Gli bruciava lievemente, come se qualcuno con una fiaccola gli
stesse sfiorando la fronte.
Sentì un singhiozzo soffocato accanto a lui.
Si voltò e vide Hermione
rannicchiata in una poltroncina. Era distrutta. I capelli erano
legati con un fiocco e lasciavano vedere il viso impallidito e gli occhi
lucidi e arrossati. Teneva le braccia intorno alle gambe e la
testa era appoggiata sulla spalla.
L’immagine di Harry era viva ancora in lei e la terrorizzava
ancora a tal punto ce continuava a tener stretta la
mano al suo ragazzo, che sembrava in preda agli incubi.
Sospirò, mentre il moro mugugnava nel sonno e cercava di
trovare una posizione migliore a quella in cui si
trovava.
Era così dolce. Così gentile. Così bello.
Era sempre stato l’eroe della ragazza, ma
ora era il SUO eroe.
Vederlo soffrire le faceva sempre un terribile effetto.
Sentiva da anni che se a lui fosse capitato qualcosa, lei ne sarebbe
morta.
E ora che entrambi erano consapevoli dei sentimenti
dell’altro, tutto ciò che Hermione si era
moltiplicati, accrescendo ogni giorno di più.
E questo la rendeva felice, si sentiva
come una bambina allegra e libera, ma con questa gioia, era cresciuta anche la
paura.
La paura di perdere la sua amicizia, la paura di perderlo.
Harry sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Si era ridotta in quello stato, per lui?
Allungò una mano verso quella della
ragazza e la fece avvicinare a sé, sorridendole.
-Ehi piccola, sto bene, scusami
per averti fatto preoccupare…io, non me lo perdonerò mai.- Chinò il capo.
Hermione scoppiò a piangere e gli buttò
le braccia al collo. Lui la strinse con quanta più dolcezza aveva, sprofondando
la testa tra i suoi capelli e respirandone il profumo.
Era davvero questo il prezzo
della felicità?
Fare soffrire le persone amate fino alla disperazione,
essere impotenti.
Eppure lei non si era tirata
indietro. Sempre lì, sempre accanto a lui, pronta a dargli
una stretta di mano per confortarlo o un semplice sguardo.
La strinse ancora di più, mentre la cicatrice smetteva di
bruciargli e la fronte si rilassava. Sarebbero rimasti così
in eterno ma uno sbuffo li fece allontanare malvolentieri.
- Scusate se disturbo questo momento così toccante, ma
devi prendere la pozione, Harry Potter- l’infermiera aveva esagerato
molto nel pronunciare il suo nome, ma tutti fecero finta di niente.
La donna gli diede la pozione che sapeva di cavoli bolliti e
quando Harry fece una faccia che esprimeva tutto il suo disgusto l’infermiera
cominciò a scuotere la testa, inondando la stanza del suo
forte profumo di pino.
- se Harry non è morto per la cicatrice, morirà per questa
puzza...- disse Ron agli amici, che si sforzarono di non ridere, nonostante la
tensione fosse ormai passata. L’infermiera continuava a fissarli di sottecchi
come se da un momento all’altro dovessero spuntare a tutti e cinque delle altre
braccia di scorta.
A tra poco la seconda
parte, recensite comunque, scusate ancora L