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Autore: maripotter    13/01/2006    3 recensioni
Cosa succede quando due persone continuano ad amarsi senza darlo a vedere nemmeno a loro stessi?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco

Ragazzi perdonate il ritardo scioccante! Il liceo mi ha impegnato in un modo assurdo. Sto trascrivendo il capitolo 12 ma mi dispiaceva farvi aspettare. Vi posto così la prima parte del dodicesimo capitolo, spero vi faccia piacere!!!

 

 

CAPITOLO 12: Strane Sensazioni (prima parte)

 

“Tu. Sicura e determinata.

Decisa fino all’inverosimile.

Senza sapere, senza riflettere,

senza spingersi un po’ più in là, oltre il confine.

 Oltre il tuo cuore. Supponenza.

Piccole certezze derivate da insegnamenti, da quelle regole,

 dall’educazione, da quei sapori di casa…

Ma una cosa non avevi considerato.

L’amore.”

 

-Mio Signore, qualcosa è andato storto...-

La flebile voce squillante fu sovrastata da una più forte, più fredda e crudele.

- Che cosa?!-

- Mio Signore, il nostro generale si è ritirato all’ultimo momento...non c’è stato verso di persuaderlo...penso lo abbia fatto per am...-

- Non osare dire quella parola!-

Peter si ritirò di scatto nell’angolo dell’angusta stanza. Il rumore della sua schiena contro il freddo marmo rimbombò in modo sinistro. Le ossa scricchiolarono febbrilmente, ma lui ignorò il dolore.

Intanto, il Signore Oscuro misurava la stanza a lenti passi, con il lungo mantello scuro che lo ricopriva completamente. Per alcuni minuti, gli unici rumori furono il battere dei denti del servo e il fruscio del mantello del padrone. Poi parlò.

- Manca poco, Codaliscia. E noi non abbiamo tempo da perdere. Portami qui il generale e vedrò di dissuaderlo...con me non si scherza, e tu lo sai, vero mio vecchio amico?-

La voce lo ghiacciò fin dentro le vene e si strinse ancora di più nel suo consunto mantello di cotone.

- Sì, mio Signore, lo so-

Voldemort si avvicinò all’ometto che si chiuse ancora di più in se stesso, come un topo in gabbia.

Dal mantello ne uscì una viscida mano che si avvicinò al volto di Codaliscia.

La mano raggrinzita era quasi totalmente scarna e le vene pulsavano tra le ossa ben visibili.

Un conato di vomito assalì Peter, che si rimproverò per la sua mancanza di rispetto.

- Non aver paura di me...perchè non mi hai ancora visto al culmine della rabbia...ma ti giuro, su tutto ciò che sono, che se non andrà tutto secondo i miei piani, l’unico responsabile...sarai tu-

Voldemort si allontanò, lasciando l’ometto con il viso da topo più morto che vivo.

Uscì dalla stanza e Codaliscia sentì il rumore dei passi del padrone farsi sempre più lontani. Sospirò.

Nella sua mente visualizzò la sua forma animale e in un attimo l’uomo sparì, lasciando spazio ad un minuscolo topo, leggero e rinsecchito.

Zampettò verso una fessura nella parete e si ci infilò.

Nella sua piccola mente da roditore, trovò la direzione abbastanza velocemente e corse verso la sala insegnanti, dove si trovava il generale.

 

 

Harry si allontanò dalle labbra di Hermione, portandosi una mano sulla cicatrice infiammata.

Sotto le sue dita, il contatto con lo sfregio era esageratamente doloroso e il ragazzo dovette togliere la mano per evitare di ustionarsi.

Si trovavano nella stanza della ragazza e, come di consueto, passavano le loro giornate a recuperare i loro silenzi e i loro sentimenti oppressi, con coccole e baci.

E ogni giorno, Harry sentiva il suo cuore battere sempre più forte, al semplice sfiorare di colei che gli era stata sempre affianco e che lo sarebbe stata per sempre.

Ma quel giorno sentiva solo un gran freddo dentro, tranne il viso, che bruciava e sudava in modo anomalo. Vedeva le immagini poco nitide, le fitte alla testa erano rapide e angoscianti e sentiva urla e imprecazioni che gli affollavano la testa.

- Harry che succede?- la preoccupata voce di Hermione lo destò da quello che sembrava un incubo. La guardò con gli occhi sfocati, mentre un’altra fitta lo costringeva a piegarsi su se stesso.

-...la cicatrice...-

-andiamo in infermeria, presto!-

La sua ragazza provò a tirarlo per un braccio, invano. Harry era immobile, raggomitolato sul letto e scosso da brividi di dolore. Provò a scuoterlo, ma il ragazzo teneva le mani al viso impedendo la visuale.

- HARRY!- provò a chiamarlo, ma non rispondeva, si limitava solo a mugugnare parole sconnesse e prive di senso.

- Harry ti prego!-

Hermione con le lacrime agli occhi lo schiaffeggiò terrorizzata: il ragazzo era completamente assente, quando fino a pochi attimi prima la stava baciando e le stava facendo provare miriadi di emozioni.

La situazione degenerò: il ragazzo cominciò a muoversi convulsamente, quasi in preda a un attacco epilettico. Alzò le mani verso l’alto, come per afferrare qualcosa e Hermione poté vedere la cicatrice.

La saetta era completamente scarlatta e da essa ne fuoriusciva un fiotto di sangue che gli ricopriva il volto. La ragazza strillò e corse fuori dalla stanza, in cerca di aiuto.

Si trovò davanti Ron che le corse incontro salutandola allegramente.

- Ciao Herm, lo sai che...-

- Ron, ti prego corri!-

- Dove dovrei correre?!-

- Harry sta male, ho bisogno di aiuto!-

 L’amico sbiancò e corse nella camera delle ragazze, senza preoccuparsi degli strilli di Pansy Parkinson.

- babbonofilo, non puoi entrare!-

- stai zitta, idiota- disse salendo le scale. Cosa diavolo era successo?

La Serpeverde arrossì e fulminò Draco che mostrava un sorriso divertito ai suoi amici, beffandola.

Gli lanciò un cuscino e corse in bagno.

Intanto Ron e Hermione erano arrivati nella camera.

- Harry!- urlarono all’unisono, quando non lo trovarono sul letto.

Lo chiamarono senza risposta. Hermione era disperata e si era attaccata al braccio di Ron con forza, quasi facendogli male.

-...la cicatrice...-

Sentirono un sussurro e corsero dietro il letto di fronte alla finestra, trovano Harry steso a terra.

Strisciava, cercando di raggiungere il comodino di Ginny.

Era pallido e il colore del sangue faceva a pugni con la sua carnagione.

Hermione scoppiò in lacrime e lo raggiunse, abbracciandolo.

- Harry, torna in te!-

Ron si avvicinò e guardò l’amico che cercava di divincolarsi dalla ragazza per cercare di raggiungere il comodino.

- Herm, vuole quel bicchiere d’acqua...- disse indicando il contenitore di vetro colmo d’acqua.

-prendilo!-

Raggiunse il comò e prese il bicchiere. Notò se era sul serio acqua e poi lo portò alla bocca dell’amico.

Ma Harry gli tolse con forza il bicchiere e se lo versò in fronte, bagnandosi la cicatrice.

L’acqua, a contatto con la cicatrice, si trasformò velocemente in vapore e avvolse i tre ragazzi.

-...grazie...-

Disse Harry prima di crollare tra le braccia di Hermione.

 

-Ci hai fatto prendere un bello spavento, Harry-

Ron lo guardò sorridente, passandosi una mano tra i capelli. Il ragazzo, sebbene felicissimo, aveva gli occhi lucidi e l’aria affaticata. Accanto a lui, Luna divideva il suo sguardo tra il rosso e Harry, sorridendo.

-Già Harry, per poco non gli si sono sbiaditi i capelli a Ron…-

-...lo avrei voluto vedere...il primo Weasley senza capelli rossi-

Disse Harry sorridendo, accomodandosi meglio e raddrizzando il busto. Si trovava in infermeria e non ne capiva il motivo. Si affrettò a chiederlo all’amico.

Il ragazzo si guardò intorno sfregandosi il naso, sospirando, poi iniziò a raccontare quello che è successo. Alla fine, aggiunse:- Vorrei che Silente fosse qui, Harry. Ne abbiamo bisogno e…- si guardò intorno. L’infermiera era nel suo ufficio, la si sentiva canticchiare qualcosa in bulgaro.- Harry, noi non siamo al sicuro, qui.-

-Cosa vuoi dire? Non capisco.-

Si portò per un attimo la mano alla cicatrice, strofinandola. Gli bruciava lievemente, come se qualcuno con una fiaccola gli stesse sfiorando la fronte.

Sentì un singhiozzo soffocato accanto a lui.

Si voltò e vide Hermione rannicchiata in una poltroncina. Era distrutta. I capelli erano legati con un fiocco e lasciavano vedere il viso impallidito e gli occhi lucidi e arrossati. Teneva le braccia intorno alle gambe e la testa era appoggiata sulla spalla.

L’immagine di Harry era viva ancora in lei e la terrorizzava ancora a tal punto ce continuava a tener stretta la mano al suo ragazzo, che sembrava in preda agli incubi.

Sospirò, mentre il moro mugugnava nel sonno e cercava di trovare una posizione migliore a quella in cui si trovava.

Era così dolce. Così gentile. Così bello.

Era sempre stato l’eroe della ragazza, ma ora era il SUO eroe.

Vederlo soffrire le faceva sempre un terribile effetto. Sentiva da anni che se a lui fosse capitato qualcosa, lei ne sarebbe morta.

E ora che entrambi erano consapevoli dei sentimenti dell’altro, tutto ciò che Hermione si era moltiplicati, accrescendo ogni giorno di più.

E questo la rendeva felice, si sentiva come una bambina allegra e libera, ma con questa gioia, era cresciuta anche la paura.

La paura di perdere la sua amicizia, la paura di perderlo.

Harry sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Si era ridotta in quello stato, per lui?

Allungò una mano verso quella della ragazza e la fece avvicinare a sé, sorridendole.

-Ehi piccola, sto bene, scusami per averti fatto preoccupare…io, non me lo perdonerò mai.- Chinò il capo.

Hermione scoppiò a piangere e gli buttò le braccia al collo. Lui la strinse con quanta più dolcezza aveva, sprofondando la testa tra i suoi capelli e respirandone il profumo.

Era davvero questo il prezzo della felicità?

Fare soffrire le persone amate fino alla disperazione, essere impotenti.

Eppure lei non si era tirata indietro. Sempre lì, sempre accanto a lui, pronta a dargli una stretta di mano per confortarlo o un semplice sguardo.

La strinse ancora di più, mentre la cicatrice smetteva di bruciargli e la fronte si rilassava. Sarebbero rimasti così in eterno ma uno sbuffo li fece allontanare malvolentieri.

- Scusate se disturbo questo momento così toccante, ma devi prendere la pozione, Harry Potter- l’infermiera aveva esagerato molto nel pronunciare il suo nome, ma tutti fecero finta di niente.

La donna gli diede la pozione che sapeva di cavoli bolliti e quando Harry fece una faccia che esprimeva tutto il suo disgusto l’infermiera cominciò a scuotere la testa, inondando la stanza del suo forte profumo di pino.

- se Harry non è morto per la cicatrice, morirà per questa puzza...- disse Ron agli amici, che si sforzarono di non ridere, nonostante la tensione fosse ormai passata. L’infermiera continuava a fissarli di sottecchi come se da un momento all’altro dovessero spuntare a tutti e cinque delle altre braccia di scorta.

 

 

A tra poco la seconda parte, recensite comunque, scusate ancora L

 

  
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