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Autore: Kuruccha    08/03/2011    9 recensioni
Il destino dipende dalle decisioni prese.
[What if?][Long-fic]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 10 - Arrivo


Sokka sbuffò, alzandosi dal lungo tavolo della mensa. Quel giorno sembrava andare tutto storto. Già il fatto di essere arrivato in ritardo a richiedere il proprio pranzo, e trovarsi perciò costretto a mangiare ancora prugne di mare - non che comunque ci fosse della carne; carne vera, s'intendeva - era una ragione più che sufficiente per provare odio verso il mondo; come se tutto ciò non fosse bastato, l'unico posto disponibile dell'intera tavolata era quello esattamente di fronte ad Hahn. Neppure con il supporto del maestro Pakku, seduto alla sua destra e disposto a controbattere a qualsiasi provocazione, sarebbe riuscito a sopportare un intero pranzo incastrato lì. Aveva già provato una volta, e sapeva cosa volesse dire: Hahn era consapevole di non poterlo tormentare, e proprio per questo agiva nei modi più subdoli. Quella volta si era limitato a fissarlo per tutto il tempo, mentre mandava giù prugna dopo prugna, e ogni singolo boccone che gli si era irrimediabilmente bloccato in gola. Proprio per quella ragione, tra il mangiare senza alcuna voglia di farlo e il non mangiare affatto, aveva scelto la seconda possibilità; e anche questa volta, mollò lì il vassoio, si alzò ed andò via.
Peccato che il suo stomaco non fosse molto d'accordo con quella sua scelta.
Carne, carne, carne vera. Cosa darei per avere della foca-leone arrostita, pensava, rientrando in camera. Va bene anche un airone-dugongo. Anche una lepre-furetto.
Quando la coda di Momo, innocentemente salito sulla sua spalla, si trasformò davanti ai suoi occhi in una salsiccia, decise che durante il Consiglio di quella sera avrebbe sostenuto l'assoluta necessità di organizzare quella famosa battuta di caccia rimandata così tante volte.

In lontananza sentì il suono della campana della zona Est. Ancora un quarto d'ora e sarebbero state le due, e il suo turno sarebbe ricominciato. Quel giorno era di guardia sulle mura a Sud: un compito tranquillo, tutto sommato, perchè gli attacchi a quel settore erano sempre stati, seppur continui, abbastanza deboli. Cercò di ricordare la tabella dei turni per scoprire con chi avrebbe avuto a che fare quel pomeriggio. Hipak era a capo dei soldati semplici - è divertente, quel tipo, pensò - e non gli avrebbe certo dato del filo da torcere; piuttosto lo preoccupava Koho, a capo dei dominatori, che era diventato il più irritante tra tutti gli allievi di Pakku - pur essendo il livello di antipatia di Hahn ancora ben lontano. Niente di troppo difficile, insomma, tirando le somme.
Si adagiò senza troppa grazia sulle pellicce del suo letto, e il rumore del suo stomaco che ancora brontolava attirò Momo. Il lemure gli salì sulla pancia e poggiò una delle grandi orecchie all'altezza dello sterno, indicandogli con la minuscola mano il punto esatto da cui proveniva quello strano suono.
Sokka alzò appena la testa per controllare cosa stesse facendo.
 - No, Momo, non c'è nessun animale lì dentro - spiegò, gesticolando in aria con la mano destra. - Magari ce ne fosse uno.
Lo vide alzare la testolina e spalancare di nuovo quegli enormi padiglioni, voltando poi il capo verso la tenda che chiudeva la porta. Pochi attimi dopo, mentre Momo si slanciava verso la soglia con tutta l'energia che aveva in corpo - mozzando momentaneamente il fiato al povero ragazzo - vide Suki entrare, e fu come un raggio di sole tra tutto il malumore di quella mezza giornata.
Anche se il suo stomaco non la pensava allo stesso modo.
 - Sukiii! - chiamò, mettendosi a sedere.
 - Ah, ma sei qui! - disse lei, un gran sorriso in volto. - E dire che sono entrata furtivamente per non farmi vedere da nessuno - spiegò, accarezzando il candido pelo di Momo, che già le era salito su una spalla. Si avvicinò all'ammasso di coperte, da cui Sokka ancora la fissava.
 - Che c'è? - gli domandò lei, sedendoglisi vicino. Momo tornò sul grembo del ragazzo.
 - Niente, ti guardo. Non ti vedo da giorni, sai com'è - motivò lui, cercando di afferrare le sue mani coperte dai guanti. - Non da sveglia, perlomeno.
I loro turni, nell'ultimo periodo, erano stati davvero mal congeniati. Incrociarsi e poter trovare qualche minuto da trascorrere insieme erano sempre più delle vere imprese. Lei al mattino iniziava molto presto con il pattugliamento delle mura a ovest, e man mano che le ore passavano non desiderava altro che un caldo letto per dormire; Sokka, dal canto suo, era impegnato ogni sera fino a tardi per via del Consiglio di guerra. Senza contare, poi, che ufficialmente non dovevano quasi nemmeno vedersi.
Lei gli sorrise, e gli posò un rapido bacio sulle labbra.
 - Sei gelida! - le disse.
 - Sai com'è... il vento, la neve, il Polo Nord... Non è esattamente come stare dentro un vulcano - motivò lei, sarcastica.
Sokka rise. Si sfilò una delle manopole, e le appoggiò il palmo bollente sul naso freddo. Sulla pelle della mano, sentì la sua bocca tendersi in un sorriso, e la vide chiudere gli occhi per crogiolarsi in quella beatitudine. Che carina, pensò.
Inaspettatamente, non fu Momo a rovinare la magia del momento, bensì lo stomaco di Sokka. Un sonorissimo gorgoglio partì dal suo addome, allarmando per la seconda volta il lemure, che di nuovo accorse a vedere cosa fosse stato.
 - Hai ancora fame? - lo canzonò Suki.
 - Una gran fame. Non ho mangiato - spiegò.
Suki alzò gli occhi al cielo, immaginando quale fosse la causa del suo digiuno. - Ancora quel tipo? Vuoi che vada a picchiarlo?
Le gettò un'occhiataccia. - Posso fare da solo, non preoccuparti.
 - Sì, so che sei in grado di farlo, ma forse non lo fai abbastanza spesso - concluse.
Lontano, ancora una volta, risuonò il lungo rintocco della campana della zona Est.
 - Ma è tardissimo! - gridò lei, riscuotendosi e scattando in piedi. Iniziò a frugare tra le pellicce su cui era seduto Sokka. Vedendo che lui si limitava a guardarla senza capire, decise che sarebbe stato meglio spiegare. - Ti dispiace alzarti? Sto cercando il mio elastico per i capelli, credo di averlo dimenticato qui, e avevo detto alle ragazze che sarei tornata subito - disse.
 - Ah... Ah, era tuo allora - affermò, indicando la propria coda di cavallo.
Suki si mise le mani sui fianchi, la bocca tirata.
 - Il mio l'ha rubato Momo - si giustificò lui, alzando le spalle e sfoderando l'espressione più innocente del mondo. - Non ho colpe.
Momo si limitò a rovistare nella propria cuccia - una specie di elaboratissima amaca a forma di sacco, fissata al soffitto come un bozzolo, ovviamente opera di Sokka, - riemergendone con l'elastico trasformato in una collana decisamente originale.
 - Momo, me lo presti solo per oggi pomeriggio? Ti prometto che entro stasera lo riavrai - gli chiese Suki, alzando la testa verso l'apertura di quel nido. Il lemure la guardò ad occhi spalancati, facendo oscillare la testa da destra a sinistra. Poi, senza emettere un verso, si ritirò nella propria casetta.
 - Quello era inequivocabilmente un no, vero? - domandò lei retoricamente, rattristendosi. Si voltò verso Sokka, che già si stava sciogliendo i capelli per restituire il fermaglio alla legittima proprietaria.
 - Tieni - disse semplicemente, porgendoglielo. Suki afferrò l'elastico e, raccogliendo i capelli che prima le ricadevano sugli occhi, gli schioccò un sonoro bacio sul naso.
 - Sei gelida - le disse ancora, stringendo gli occhi in una smorfia felice.
 - Stasera ti aspetto sveglia, promesso - gli sussurrò, senza interrompere il contatto.
Apprezzo lo sforzo, pensò. Le sorrise. - Buon pomeriggio - si limitò a dirle, baciandola ancora una volta.

 La campana delle tre lo risvegliò dal sonno in cui era scivolato, e lo fece sobbalzare dallo spavento nell'ammasso di coperte tra cui ancora si trovava. Maledizione, è tardissimo!, si rimproverò, sgusciando fuori dalla calda tana e cercando di infilarsi le scarpe il più rapidamente possibile. Saltellò su un piede, e con l'altro rovesciò il contenitore delle pergamene arrotolate. Momo, spaventato, uscì dal proprio bozzolo per controllare cosa stesse succedendo. Vide Sokka rovistare nelle sua borsa e, cogliendone la frenesia e pensando di sapere cosa stesse cercando, tornò nella cuccia a recuperare l'elastico che poco prima aveva così strenuamente difeso; si arrampicò lungo la sua schiena e glielo porse con due delle minuscole dita.
 - Grazie, amico - gli disse Sokka, rassettandosi il cappuccio e sistemandosi la casacca, abbottonandola di nuovo fino in fondo. Prese il fermaglio, si legò velocemente i capelli, si diresse verso la porta ed uscì in tutta fretta, con Momo ancora in spalla.

Che stupido. Come ho potuto addormentarmi? Ci mancava solo questa!, imprecò mentalmente, stringendo i denti. Ora sì che non avrò più scusanti con Koho! Cosa posso inventarmi? Aspetta che Hahn lo venga a sapere e poi non avrò più pace, continuò.
Correndo, imboccò il viale che portava alla Piazza Centrale. Qui c'era una scorciatoia, rimuginò, notando una stradina laterale. Senza pensarci un'altra volta, deviò la propria traiettoria e vi si infilò. Dopo dieci passi, notò che la viuzza terminava improvvisamente; davanti a lui, solo una barca che passava nel freddo canale. Sbuffò, si voltò e tornò sui propri passi, con Momo che gli si aggrappava più forte al cappuccio per non scivolare giù. Ci mancava solo che mi perdessi, si sgridò ancora.
A passo ancora più sostenuto, si infilò di nuovo nell'affollata strada principale, piena in quel momento di ragazzini che avevano appena finito le loro lezioni. Così, mentre rimproverava mentalmente quelle piccole lumache-tartaruga, pensò ancora una volta che in effetti quella avrebbe potuto essere annoverata definitivamente nella categoria "brutte giornate".
E, tutto preso dai suoi rimuginamenti e dalla sottile ira che provava verso il mondo, non alzò gli occhi al cielo per vedere quella nuvola che si muoveva un po' troppo velocemente rispetto alle altre; e non notò fino all'ultimo la folla che si imbottigliava sul ponte proprio davanti a lui, puntando con gli indici il grande ammasso di nebbiolina bianca.
Fu Momo il primo dei due ad accorgersi di quella stranezza; improvvisamente, annusò l'aria, aprì le grandi orecchie e iniziò a emettere degli strani suoni ad una velocità strabiliante e ad un volume altissimo, come se volesse gridare a gran voce.
 - Momo, stai calmo! Che c'è? - chiese Sokka, infastidito, coprendosi le orecchie.
Il lemure, dopo aver strattonato i capelli del ragazzo fino a fargli male, improvvisamente usò la testa di Sokka come trampolino di lancio e si tuffò verso la candida nuvola, spiegando le ali dopo tantissimo tempo, continuando a gridare.
A Sokka parve di sentire in lontananza un verso familiare che non udiva tantissimo tempo.
Non può essere, si disse, alzando finalmente il viso verso il cielo, e riconoscendo immediatamente quel banco di nebbia in cui anche lui si era nascosto tante volte. Lo vide scomparire oltre un alto edificio, in direzione nord.
Il suo cervello non riuscì a pensare nulla di razionale, e l'intera mente sembrò andare in tilt; davanti agli occhi niente, solo bianco.
Le gambe gli si mossero da sole, e cominciò a inseguire Momo più veloce che potè, lo stomaco in subbuglio.

Quando finalmente raggiunse il grande spiazzo davanti al Palazzo Reale - il luogo in cui Aang e Katara avevano preso lezioni sul Dominio dell'Acqua dal maestro Pakku - la nebbia era già scomparsa, e Appa era già visibile in tutta la sua maestosa pelosità. La gente tutt'intorno si teneva a distanza di sicurezza, timorosa nei riguardi di quello strano animale letteralmente apparso dal nulla; un gruppo di uomini si era già allontanato per domandare l'aiuto di qualche addetto alla sicurezza della città.
Sentì Momo atterrargli ancora una volta sulla testa, anche lui misteriosamente ammutolito.
Vide Toph - era lei, senza ombra di dubbio - alzarsi in piedi sulla sella di Appa e stiracchiarsi, alzando le braccia al cielo. Si è irrobustita ancora, si disse, notando che la ragazzina aveva perso quell'aspetto infantile in favore di una massa di muscoli degna di un vero Dominatore della Terra. Dovrò stare ancora più attento ai suoi pugni, era già capace di rovesciarmi prima, figurarsi cosa può fare adesso!, continuò, un principio di immensa gioia che gli si faceva strada all'altezza del cuore. Toph si voltò verso la propria destra, accompagnata da un sonoro verso proveniente dal fondo della gola di Appa.
Apparve Aang, che saltò via accompagnato dal dominio e planò sulla testa di Appa per grattargli il ciuffo di peli sulla fronte, mormorandogli qualcosa. Almeno lui è rimasto piccolo come al solito, commentò, sorridendo nel riconoscere quella testa pelata e quella freccia blu, e sentendo il petto incredibilmente leggero.
Poi vide Katara.
Come al solito - proprio come se la ricordava, e come la vedeva ogni volta che pensava a lei - aveva le mani sui fianchi, e stava battibeccando con qualcuno, probabilmente Toph, per qualcosa che non aveva fatto o che stava facendo. Anche se era troppo lontano per sentire chiaramente cosa dicesse, la sua voce gli risuonò nelle orecchie come se si fosse trovato lì al suo fianco. Aveva il solito cipiglio deciso, con le sopracciglia arcuate in quel modo così tipico di lei, e il busto leggermente sporto in avanti - e solo nel vederla si rese conto davvero di quanto gli fosse mancata, lei più di tutti gli altri. E fu proprio Katara a voltarsi per prima e a vederlo in mezzo a tutta quella gente, come se i loro sguardi fossero ancora legati da quel filo invisibile che si era spezzato nel momento in cui era partito per andare a cercare il loro padre; lo vide, e immediatamente sorrise.
Sokka sentì le lacrime salirgli agli occhi. Deglutì e ricacciò indietro, con lo sguardo che gli si appannava e le guance che gli si facevano incredibilmente calde. Sorrise, e prese fiato a bocca aperta.
 - GRUPPO DELL'AVATAR AL COMPLETO! - gridò a gran voce, correndo verso di loro, mentre anche Aang e Toph si voltavano nella sua direzione.

Si lanciò verso di loro in uno di quegli abbracci collettivi che mai aveva apprezzato, ma che ora gli parve la cosa più calda dell'universo, e non potè fare a meno di godersi quel vortice di profumi - di vento, con un fondo di odore di bruciato, e di legno, e di sapone e di miele - e di riconoscere la familiarità di ognuno di essi; e quando si separarono, dopo un tempo che sembrò un attimo, notò che in effetti Aang era cresciuto almeno un po', ma che Toph era ormai più alta di lui; e Katara somiglia sempre più alla mamma, pensò, osservandone i tratti più femminili, e le dita allungate, e gli occhi grandi. L'abbracciò ancora una volta. Anche gli altri due si unirono ancora a quella dimostrazione d'affetto, quasi schiacciati dalla schiena di Appa, che voleva partecipare, e tormentati dai gridolini di felicità di Momo.
 - Come siete cresciuti - bisbigliò, strofinando il naso sui capelli della sorella e sentendosi ancora una volta il grande del gruppo.
 - Tu invece non sei cambiato di una virgola - disse Toph con fare deciso, strattonandogli i capelli raccolti nella coda.
 - Come sarebbe a dire? - le rispose in tono indignato, voltandosi verso di lei - Ho la barba, ora!
Gli altri tre ammutolirono.
 - Ha la barba? - chiese Toph, voltandosi in direzione di Aang, non potendo effettivamente vedere quel particolare.
 - Quale barba?
 - A me non sembra - concluse Aang.
 - Ma come no, è proprio qui! - spiegò, strofinando la faccia sulle guance dei compagni. Momo li guardò, in equilibrio sul naso di Appa, piegando la testolina.
 - Io non sento nulla - disse ancora Toph.
Sokka si allontanò con espressione delusa, abbassando le spalle.
 - Piuttosto, mi vuoi spiegare perchè Momo ha un cappottino di pelliccia? - domandò Aang, notando solo in quel momento lo strano indumento grigio che ornava il piccolo lemure. - Questo va contro le leggi della natura! Lui ha già una pelliccia! - continuò, tendendo le mani a Momo, che nel frattempo aveva iniziato a vantarsi della giacca dopo aver sentito che si parlava di lui.
 - Aveva freddo - motivò Sokka, - L'ha cucito Suki.
 - Suki è qui al Polo Nord? - chiese Katara, sorridendogli.
 - Togliglielo subito! - insistette Aang.
Momo si strinse più forte nel proprio cappottino, guardando Sokka.
 - Momo è abbastanza grande per decidere da solo - gli rispose, in tono deciso. Ottenne un verso d'approvazione da parte del lemure.
 - Sì, Suki è qui - le rispose, voltandosi verso Katara. - E' una storia lunga, e ci sono tante cose che devo spiegarvi. Innanzitu-
 - No! Fermo! - gli gridò Aang - Non ora! Prima c'è una cosa che devo chiederti - continuò, facendosi serio.
 - Quale cosa? - domandò Sokka, prevedendo guai.
 - Dove sono le foche-pinguino?
 - Come, scusa? - replicò, allibito.
 - Ho detto, dove sono le foche-pinguino?
Sokka ammutolì.
 - Scusami. Non ho avuto il coraggio di dirglielo - spiegò Katara, poggiando una mano sulla spalla destra del fratello.
 - Dire cosa? - chiese Aang, innocente.
Seguì un altro attimo di silenzio.
 - Aang - cominciò Sokka, poggiando a propria volta entrambi i palmi sulle spalle di Aang, che lo guardava serissimo - Non ci sono foche-pinguino al Polo Nord. Vivono solo al Polo Sud.
Negli occhi del povero ragazzo si fece spazio la disperazione più viva.
 - Non è possibile. Sono sicuro che- cioè, voglio dire- non è possibile- Katara! - farfugliò, disperato.
Tutti risero. Nel sentirli felici, anche la voce di Appa si unì alla loro, assordandoli.
Come mi siete mancati, fu l'unica cosa che Sokka riuscì a pensare, e guardandoli ridere ricacciò indietro ancora una volta quelle lacrime di felicità.



*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
8.3.2011
Finalmente il gruppo è di nuovo unito, e Sokka può smettere di farsi maltrattare ;_;! O almeno lo spero. In tutto ciò ho capito che Sokka non sa stare da solo. XD Ora sarà finalmente un po' più allegro <3
Sono riuscita a non far apparire Zuko-prezzemolino nemmeno in questo capitolo. Ne sono fiera. XD
Questo è stato un capitolo di passaggio, ma oltremodo divertente da scrivere. Le scene finali - i pinguini, il cappottino, la barba - erano nella mia testa dal secondo capitolo, e aspettavano solo il momento giusto per venire fuori. XDDD
Passo e chiudo... e nel prossimo capitolo, Zuzu ci sarà di sicuro ù_ù
Buona festa della donna a TUTTE :D
Kuruccha
   
 
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