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Autore: deba    08/03/2011    6 recensioni
Lina è bella, è giovane, è stronza e si rivela dolce. Alec è bello, è immortale, è stronzo e si rivela dolce. Tra segreti mai svelati, verità nascoste, bugie che fanno male e sorprese inaspettate, nascerà un grande amore?
Storia ambientata circa un anno e mezzo dopo breaking dawn.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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possibilità

CAPITOLO 17

 

Possibilità

 

 

(POV Lina)

 

Freddo pungente.

Questo è quello che percepii una volta che le parole di mia madre divennero un suono udibile alle orecchie umane.

Cosa voleva dire che mio padre, non era mio padre? Questo spiegava tante cose è vero, il fatto ad esempio che per quanto volessi, non fossi mai riuscita a sentirmi parte di una famiglia ed il fatto che mio padre non mi avesse mai dimostrato l’affetto che ogni giorno speravo arrivasse.

 

Mi sembrava, mi avessero appena strappato una parte di me stessa che credevo mia, ma che solo ora mi avevano fatto intendere non fosse così. Anzi, non era mai stato così.

La mano di Alec che mi accarezzava la schiena, mi riportò alla cruda realtà.

Mi girai e cercai conforto nei suoi occhi. Non potei non pensare anche a Jane, solo che le sensazioni che provavo erano differenti. Nonostante entrambi avessero lo stesso sguardo, con lui non potevo provare paura, neanche se avessi voluto. Ehi! Un momento. Dov’erano finiti gli occhi rossi? Era tornato ad avere quegli occhi color verde misto viola che mi avevano fatto innamorare di lui. Ma quand’è che si era infilato le lenti?

La voce di mia madre però mi portò via da quel paradiso che mi stavo appositamente creando nel pensare ad Alec. Lo so. Cercavo in tutti i modi di distrarmi  da tutta quella situazione, perché continuavo a sperare che non stesse succedendo veramente.

 

“certo che fa freddo” disse mia madre.

Cercava forse di alleggerire l’atmosfera dopo quello che mi aveva detto? Illusa. La bomba che aveva appena sganciato non aveva ancora mostrato i suoi effetti.

Le lanciai un’occhiataccia.

“tesoro dì qualcosa..”

Questa poi…

“mamma ma cosa vuoi che dica? Mi stai dicendo che mio padre, non è mio padre e che quindi in tutti in questi anni ho sofferto per la mancanza d’affetto da parte di quello che avrebbe dovuto essere il mio papà e scopro che in fin dei conti l’astio che c’era era veramente colpa mia?”

“no piccola non è colpa tua, la colpa è solo mia e basta!”

“non chiamarmi piccola.” Le dissi con un sussurro gelido che la fece visibilmente rabbrividire.

“Neilina la colpa non è tua. Quella appartiene a me. Tuo padre…”

“non lo chiamare così.”.

Ora che sapevo non essere veramente mio padre, mi infastidiva dargli quell’appellativo che secondo me era un insulto per chi veramente era un papà.

 

“presumo che si fosse scoperto che non era mio…” lasciai al vento dire quella parola “… quando avevo 5 anni giusto?” chiesi, mentre la mia mente era in piena attività.

“giusto” rispose mia madre attenta, cercando di intuire cosa stessi per chiederle.

“perché non avete divorziato? Dov’è il mio vero padre?”

“tesoro se non abbiamo divorziato era perché io comunque amavo tuo padre e per lui, dopo quel che era successo, avrei fatto di tutto.”

Cosa stava dicendo?

“Siccome aveva appena iniziato il suo cammino verso il successo credeva che un divorzio avrebbe intaccato la sua immagine, così mi aveva semplicemente chiesto di continuare a vivere così, come due coinquilini nella stessa casa, più che a due sposati. Ed io avevo accettato perché non avrei saputo dove altro andare, volevo provare a riconquistare Michael e solo lui ci avrebbe potuto dare uno stile di vita dignitoso.”

“sei rimasta con lui solo per i suoi soldi?”

Dissi inviperita. Non potevo credere alle mie orecchie.

“anche per questo, ma non solo per questo. Io lo amavo, ed ora anche se non c’è più quel sentimento, provo del semplice bene come per un amico. Io tesoro alla fine volevo solo che vivessi con due genitori.”

“ma se manca l’affetto, mi puoi mai dire che famiglia è?” le gridai. Tutto il dolore covato negli anni, stava venendo a galla. Il vaso era pieno e quelle rivelazioni, furono la goccia che lo fece traboccare.

Lei abbassò lo sguardo. Sapeva che avevo ragione, o forse se ne era resa conto solo ora.

“perdonami…” mormorò a bassa voce che a stento non la sentii. Finsi così di non aver udito e le ricordai la seconda domanda e quella più importante.

“dov’è il mio vero padre?”

“non lo so”

Sgranai gli occhi e lei vedendo la mia reazione, probabilmente temendo un’altra sfuriata si affrettò ad aggiungere.

“devi sapere che nel primo anno di matrimonio tuo padre…” si bloccò dal mio sguardo ghiacciato “Mi-Michael..” aggiunse tremante “lavorava tantissimo per ingrandire la sua impresa, così, spesso andava all’estero. Quell’estate anche il marito di Rebecca era via, così decidemmo di andare a fare una vacanza assieme…”

“Rebecca chi?” la interruppi, non capendo chi fosse questa.

“La madre di Diego, no? Se non sbaglio viene anche lui alla tua scuola.”

Oddio. Ecco perché non sapevo chi fosse.

“ok ok vai avanti” le dissi sbrigativa.

Alec al pronunciare il nome di Diego aveva istintivamente chiuso le mani a pugno, lo odiava davvero tanto per il fatto che mi avesse baciata. Povero Diego, gli avevo involontariamente firmato la sua condanna a morte.

Allungai la mano e la misi sopra quella del mio amore per alleviare la sua emozione, si, come se io non ne avessi altre a cui pensare, ma per me lui, era più importante di me stessa.

Mi sorrise dolce e così rassicurata mi voltai verso mia madre, facendole cenno di continuare.

“io e Rebecca decidemmo di andare al Nord invece del caldo Sud, in Irlanda per la precisione, perché lei aveva una casa lì.

Li conobbi un uomo di nome Lugh, diventammo subito amici, anche se entrambi sapevamo che non era solo semplice amicizia quella che c’era tra noi. Era stato come un colpo di fulmine, ma io ero sposata. Ciò nonostante la sera prima della mia partenza, passai la notte con lui.

Tornata a Volterra feci finta di nulla. Non ero rimasta in contatto con Lugh, perché non sarebbe stato giusto né per me, né per lui e né per Michael, che infondo amavo.

Poco dopo mi accorsi di essere incinta e ammetto che pensavo potesse essere di Lugh, ma non volli approfondire la questione, perché altrimenti avrei dovuto dire tutto e così finsi che fosse Michael il padre. Ti misi nome Neilina, perché quello era il nome di tua nonna, la mamma di Lugh che in quella vacanza avevo potuto conoscere. Non sapevo perché ti misi quel nome allora, forse un presentimento.

 

Prima che tu compissi 5 anni ti ammalasti, non credo tu ricorda…”

No infatti non ricordavo, ma neanche mi sforzai di ricordare, ero troppo assorta nel racconto di mia madre. Feci di no con la testa e lei continuò.

“i medici non avevano capito da dove fosse spuntata quella malattia, così fecero fare degli esami a me e tuo… e Michael per capire se magari eravamo portatori di qualche gene. Ovviamente da come avrai intuito, fu allora che si venne a conoscenza che non era Michael tuo padre.

Dovetti così raccontare tutto.

Poi lasciai la casa per qualche tempo, perché Michael doveva sbollire la rabbia, così ne approfittai e tornai in Irlanda per cercare di rintracciare il tuo vero padre. Ma non lo trovai. Provai a casa di sua madre, ma scoprii essere morta l’anno prima e nessuno aveva più visto Lugh da allora.

Sconfortata tornai qui e dopo che feci quel patto con Michael…”lasciò la frase in sospeso facendomi intendere che poi la storia insomma la conoscevo.

“Di Lugh non ho niente, se non questa foto che porto sempre con me” prese la sua borsa e dal portafogli tirò fuori una fotografia sgualcita e un po’ ingiallita dal tempo.

Fissai le persone sorridenti al centro della foto. Involontariamente mi misi a piangere vedendo raffigurato quello che probabilmente era mio padre e che non avrei mai incontrato. Era un uomo bellissimo con dei capelli neri e degli occhi azzurro ghiaccio come i miei. Ora sapevo chi dovevo ringraziare per averli. Ero felice di portare qualcosa di suo. Guardai anche l’altra persona. Mia madre quando portava ancora i capelli neri. Era felice. Mi si strinse il cuore, non l’avevo mai vista sorridere come in quella foto.

Le lacrime sgorgarono più insistenti.

Le braccia salde e forti di Alec mi abbracciarono facendomi intuire tutto il suo conforto. Ero felice di poterlo avere al mio fianco. Lui per me ci sarebbe sempre stato.

Provai pena per mia madre, che invece nel suo passato aveva perso probabilmente l’uomo della sua vita. Quello che sarebbe riuscito di sicuro a renderla felice. Mi bastava guardarlo negli occhi in quella foto. Il mio papà aveva uno sguardo gentile. Era una persona buona, di sicuro.

Stavo per alzarmi e abbracciare mia madre, alla quale stavano iniziando a scendere alcune lacrime, quando mi bloccai all’idea che mi era balzata in mente. Era meschina lo so, ma sarebbe stato meglio per tutti.

Avrei potuto usare questa storia per tagliare i ponti con la Lina umana, così non avrei dovuto dare loro spiegazioni. Avrei potuto dire loro che non potevo continuare a vivere così e me ne sarei andata in modo teatrale oppure come un’adolescente quando scappa di casa lasciando una lettera sul cuscino.

 

Non provavo più il rancore che avevo per mia madre, perché in parte sapevo che anche lei aveva sofferto moltissimo, per quello che non avrebbe mai avuto.

 

Ma ormai avevo deciso. Avevo deciso che il mio futuro era Alec. Io non mi sarei lasciata scappare così la felicità, perché non sempre la vita ci offre una seconda possibilità, proprio come i Volturi, ridacchiai mentalmente facendo quel paragone, neanche fossero Dio.

Era giunta l’ora di mettere in atto il mio piano. Avrei iniziato con una finta incazzatura dovuta dalle recenti rivelazioni.

Mi alzai di scatto con un viso furente.

“tesoro…” mi chiamò preoccupata mia madre.

“mi dispiace, ma non posso fingere di perdonarti. Il dolore che ho provato in tutti questi anni non verrà cancellato così su due piedi.”

Detto questo me ne andai a passo spedito, non so dove tirai fuori quella forza, il mio istinto mi gridava di tornare indietro.

Sentii Alec salutare frettolosamente mia madre e poi poco dopo le sue braccia erano intorno alle mie spalle. Ci dirigemmo così verso quella che era la nostra meta prima di incontrare mia madre.

Una volta giunti alle rovine ci sedemmo sul nostro posto.

Il mio viso doveva essere spaventoso dopo il pianto convulso che avevo avuto prima.

Continuavo a fissare il vuoto di fronte a me, quando dopo un tempo indefinito Alec parlò.

“Lina ti conosco. So perfettamente che quella di prima era una finta.”

Mi girai stupita verso il mio angelo nero. Quando incrociai il suo sguardo la mia maschera andò in frantumi trasformandosi in lacrime amare.

 

 

 

Beeeeene!!!!!!

Ragazze non riesco stare lontana da questa ff, e non posso fare a meno di scrivereee!!!

Ditemi che ne pensate di questo capitolo e della storia della madre di Linaaaa!!!???

Un bacione

  
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